C’è un mondo, quello gialloverde con particolare insistenza dalla parte grillina, in guerra aperta con la stampa, alla quale nei mesi non ha risparmiato accuse e veleni. Parole di fuoco alle quali ha scelto di rispondere Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera che proprio dalle pagine della sua vecchia creatura ha consigliato ai colleghi di “fare fino in fondo il loro mestiere. Troppo spesso nelle interviste televisive accade di vedere il microfono lasciato nelle mani del politico. Come pure bisogna smetterla con le interviste fatte via mail sui quotidiani. Sono pessime”.
Sulle recenti parole di Di Battista contro il mondo dell’informazione, l’analisi è spietata: “Espressioni così volgari non le ricordo in passato, ma essendo questi nuovi politici più maleducati e più ignoranti dei loro predecessori non mi stupisco. Il fastidio e a volte persino l’odio nei confronti dei giornalisti si è manifestato in tanti momenti. Ricordo l’editto bulgaro o le ‘iene dattilografe’ di Massimo D’Alema. Ma gli insulti qualificano solo chi li pronuncia. Trovo invece più grave l’uso minaccioso dello strumento legislativo da parte del governo”.
Una frase, quest’ultima, che ha come chiaro destinatario Luigi Di Maio, che da mesi insiste su una legge per l’editoria al momento ancora fumosa. “Questi gettano sul tavolo una legge come fosse un manganello. E’ come dicessero: ‘Ti colpirò in altro modo’. Ecco, qui io ci vedo qualcosa di preoccupante. Un riflesso autoritario. Una violenza implicita. La politica ha il diritto di regolare i settori, ma se si arriva al punto di usare strumenti di legge a scopo ritorsivo allora siamo all’anticamera dell’autoritarismo.Insulti ai giornalisti, il M5S rincara la dose e prepara “leggi speciali” per la stampa