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Polonia e Ungheria, veto al Recovery Fund. Gli amici di Salvini bloccano gli aiuti all’Italia

Ungheria e la Polonia hanno esercitato il diritto di veto, bloccando di fatto il Recovery Fund. Con il NO all’adozione del bilancio dell’Unione europea, resta nel congelatore il massiccio piano di ripresa per affrontare la crisi sanitaria. Budapest e Varsavia hanno posto il veto per opporsi all’accordo raggiunto da presidenza tedesca ed Europarlamento sul legame tra concessione dei fondi Ue e rispetto dello Stato di diritto (indipendenza della magistratura, rispetto dei diritti fondamentali). Sebastian Fischer, portavoce della presidenza tedesca, ha scritto che “gli ambasciatori non sono riusciti a raggiungere l’unanimità necessaria per avviare la procedura scritta a causa delle riserve espresse da due stati membri” e che “due Paesi membri hanno espresso riserve su un elemento del pacchetto, ma non sulla sostanza dell’accordo di Bilancio”.

Ecco dunque a cosa porta il sovranismo che in Italia piace tanto anche a Meloni e Salvini. Con questo veto al Recovery Fund, l’arrivo dei soldi europei all’Italia sliteranno ancora di più. A questo punto si parla di giugno 2021, come minimo. “Sollecito gli Stati membri ad assumere responsabilità politica e fare i passi necessari per finalizzare l’intero pacchetto” del Bilancio Ue e Recovery Fund. Così su Twitter il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn, che si dice “deluso” per il mancato accordo alla riunione degli ambasciatori Ue (Coreper). “Non è una questione di ideologie, ma di aiuto ai nostri cittadini nella peggior crisi dalla Seconda guerra mondiale”, afferma.

“Lo stato di diritto non riguarda un paese in particolare, né riguarda l’est o l’ovest. È neutro e si applica a tutti. Se si rispetta lo Stato di diritto non c’è nulla da temere. Negare all’intera Europa i finanziamenti per la crisi nella peggiore crisi da decenni è irresponsabile” scrive su Twitter il presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, che ha criticato il veto dei governi polacco e ungherese. “Se Orbàn e Kaczynski vogliono interrompere l’uso di questi fondi per tutti, allora dovranno spiegarlo ai milioni di lavoratori e imprenditori, ai sindaci e agli studenti, ai ricercatori e agli agricoltori che contano sul sostegno di questi. fondi”, ha sottolineato.

“Il potere di veto è obsoleto per l’Ue e dannoso per chi lo esercita. O l’Europa unita si comporta da superpotenza di diritti e valori, o i singoli stati perderanno nella competizione globale. Sosteniamo la mediazione tedesca, su NextGenerationEu e QFP (bilancio) non si può perdere tempo”. Lo scrive in un tweet il ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, dopo il veto posto da Ungheria e Polonia.

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