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Vivere 3 mesi con 400 euro, il dramma di una mamma :“Non avevo abbastanza soldi per sfamare le mie figlie”

Sopravvivere quasi tre mesi potendo contare su soli 400 euro. E’ il dramma di una mamma coraggiosa del popolare quartiere romano di Tor Marancia (a Roma), che senza lavoro né cassa integrazione ha dovuto affrontare i difficili mesi segnati dall’epidemia di coronavirus contando solo sulle sue forze. Elizia è una madre poco più che trentenne che vive sola con le sue due bambine di 5 e di 6 anni. Nonostante la drammatica situazione economica, per Elizia e i suo figli non è arrivato nessun sostegno economico, ma questa giovane mamma è riuscita a far fronte alle difficoltà quotidiane per quasi tre mesi potendo contare su soli 400 euro. Per la donna infatti non c’è stato il supporto al reddito che sarebbe dovuto arrivare dal bonus regionale, né la cassa integrazione mai sbloccata. E anche i contributi del Governo erano inaccessibili proprio perché figurava in attesa della cassa integrazione. Niente da fare neppure per i buoni spesa che sarebbero dovuti arrivare dal Comune di Roma: cedolini da spendere in alimentari sono in ritardo.

Come ha riportato Romatoday, la denuncia ha preso il via dalle difficoltà riscontrate nella compilazione della domanda per il bonus del progetto Nessuno escluso con il quale la Regione Lazio ha messo in campo 40milioni di euro a sostegno di tutti quei lavoratori con redditi bassi che hanno visto il proprio reddito azzerarsi per sospensione delle attività o per licenziamento legati all’emergenza coronavirus. “Si trattava di una procedura piuttosto complicata dal momento che bisognava creare un unico pdf da quattro pagine che non doveva pesare più di un mega – ha spiegato Elizia – Inoltre bisognava presentarla velocemente perché sapevo che era un contributo disponibile fino a esaurimento fondi e temevo di non rientrare”. Nella fretta di inviare la domanda però Elizia dimentica una firma, che le sarà poi fatale per far bloccare totalmente il processo di candidatura: “Ho inviato un modulo senza una firma e per molto tempo non ho più avuto riscontro. Ho aspettato una mail di conferma, ho controllato più volte sul sito ma l’home page non cambiava mai. Quando ho visto che erano uscite le graduatorie (pubblicate il 29 maggio 2020, ndr) mi sono accorta che ero tra gli esclusi. Inoltre, ormai, era passato il 3 giugno e non c’erano più i margini di tempo per ripresentare la domanda”.
Dopo aver saputo di essere stata esclusa anche dal bonus regionale, a quel punto Elizia veniva da quasi tre mesi senza alcuna entrata economica. “Sono una domestica e prima dell’emergenza avevo due diversi contratti da poche ore per due differenti datori di lavoro. Considerando anche gli assegni familiari arrivavo a circa 800 euro al mese. Uno di questi due mi ha messo in cassa integrazione. Il secondo lavoro invece l’ho dovuto interrompere perché la scuola era chiusa e non sapevo a chi lasciare le mie bambine”. Intanto a marzo arriva il primo assegno della cassa integrazione, circa 400 euro, pecca però che da quella pima entrata non ne sono più susseguite altre fino alla metà di giugno: “Abbiamo vissuto marzo, aprile, maggio e la prima metà di giugno con quei 400 euro”. Niente contributi statali “perché era già destinataria della cassa integrazione – ha raccontato la giovane mamma -. Ogni volta che leggevo di un bonus mi sembrava di scontrarmi con mille motivi per restare esclusi. Sono arrivata a pensare che se non avessi avuto la cassa integrazione sarebbe stato più semplice”.Intanto il tempo passava, ed Elizia e le sue bambine di fronte al baratro della paura di non riuscire ad avere nemmeno i soldi per mangiare. “Non è una bella sensazione, ho avuto paura. Alcuni giorni le mie bambine chiedevano di poter mangiare qualche cosa in particolare e sono stata costretta a spiegare loro che non avevamo abbastanza soldi. Inoltre erano molto stanche dal dover stare chiuse in casa, mi sembrava che avessero addirittura cambiato carattere. I pacchi alimentari che ci sono arrivati grazie al servizio Municipio solidale (VII municipio, ndr) ci sono stati di grande aiuto”.
Anche dopo la quarantena però i problemi economici di questa mamma e della sua famiglia non sono finiti. “Io e le mie due bambine riuscivamo a vivere con un reddito basso solo perché viviamo in un’occupazione. Siamo in lista per una casa popolare ma abbiamo troppo pochi punti per sperare che arrivi. Non si trovano case in affitto a meno di 500 euro al mese. Case piccole, dove ci staremmo a malapena. Come possiamo pensare di vivere con i restanti 200-300 euro al mese? Non è possibile”. Ora quel reddito si è ulteriormente assottigliato. “Sto cercando di tornare al lavoro ma gli asili sono chiusi. Hanno aperto i centri estivi ma sono a pagamento, i posti gratuiti sono limitati e quando ho chiesto informazioni mi è stato detto che sono finiti. Mi hanno chiesto 120 euro a settimana per tutte e due le bambine. Ma io non ho tutti questi soldi. Peccato che senza questi centri estivi non posso andare a lavorare”.

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