Terribile attentato avvenuto a Peshawar, in Pakistan, dove un kamikaze si è fatto esplodere all’interno di una moschea durante la preghiera, provocando decine di morti. A rivendicare il sanguinoso attacco nella capitale della provincia di Khyber Pchakhtunkhwa, confinante con l’Afghanistan, sono stati i talebani pakistani. Gruppo ufficialmente separato dai talebani afghani, ma strettissimo alleato dei suoi vicini. “Almeno 32 persone sono state uccise e oltre 140 sono rimaste ferite”, dichiara in conferenza stampa Ghulam Ali, governatore del Khyber Pakhtunkhwa.
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Decine le vittime dell’attentato di Peshawar in Pakistan
Secondo quanto si apprende, la maggior parte delle vittime dell’attentato sarebbero agenti di polizia, perché la moschea dove è avvenuta l’esplosione si trova all’interno di un grande complesso super controllato, all’interno del quale si trovano alcuni edifici del governo e anche il quartier generale della polizia di Peshawar. Anche per questo motivo è ancora mistero su come abbia fatto l’attentatore ad entrare indisturbato in quella zona per poi mettere in pratica il suo piano stragista.

La rivendicazione dei talebani
Come appena accennato, a rivendicare l’attentato è stato il gruppo dei talebani pakistani denominato Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), tramite il suo comandante Sarbakaf Mohmand. Lo scopo di questo gruppo estremista, operativo da circa 15 anni, è un’applicazione più rigorosa delle leggi islamiche in Pakistan e una riduzione della presenza militare nelle ex regioni tribali. Immediata la reazione del primo ministro pakistano Shahbaz Sharif, il quale ha promesso che il governo agirà in modo rapido e severo per assicurare alla giustizia e punire i responsabili dell’attentato di Peshawar.