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Boom di concorsi pubblici: la PA torna ad assumere ma 1 candidato su 6 rinuncia

Dopo due anni di pandemia la PA torna ad assumere, ma 1 candidato su 6 rinuncia al posto fisso. Complice l’entrata a regime dello sblocco del turn over e la semplificazione delle procedure, rispetto all’epoca pre-Covid, la macchina dei concorsi pubblici è ripartita a pieno regime e a ritmi decisamente più intensi. Nonostante il posto fisso sia ancora ambito tra le nuove generazioni, è stato riscontrato un tasso di scopertura dei posti disponibili pari al 16,5%. A segnalarlo è stato il rapporto annuale del centro studi Formez, presentato giovedì 2 febbraio, che ha evidenziato dinamiche e un approccio al bando, sia da parte dei candidati che degli uffici pubblici, rinnovato e diverso rispetto al passato.

La PA torna ad assumere, ma in tanti i posti vacanti
In base ai dati della ricerca, il numero maggiore di posizioni vacanti è tra quelle a tempo determinato, una novità essendo requisito tra l’altro fondamentale secondo le regole europee per le selezioni del Pnrr, dove il dato sale al 20%. Si tratta di circa il doppio rispetto a quello che accade per le assunzioni a tempo indeterminato. Nel dettaglio, guardando ai profili richiesti, è emerso che per le assunzioni di informatici e tecnici sono oltre la metà, esattamente 6 su 10, i concorsi che rimangono vacanti. Ciò avviene anche nel 50% dei casi di ricerca di ingegneri, addirittura il 71,6% per gli architetti. Nella sezione giuridico-amministrativa, il vuoto scende al 14,6%.


Mancanza di candidati: ecco i motivi
Come anticipato dal Sole 24 Ore, il rapporto Formez ha mostrato che nel biennio 2021-2022 sono stati attivati 124 bandi pubblici con cui sono state cercate quasi 40 mila persone (per la precisione 39.759). Sono giunte oltre 2 milioni di domande pari a 641 mila candidati unici, ma nel 41,5% dei casi hanno presentato il proprio profilo per molteplici posizioni. Circa 60 mila persone hanno concorso per almeno 5 posti di lavoro, ben 1.381 sono stati selezionati in 15 bandi.
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Nella PA torna che torna ad assumere, il nuovo fenomeno che è emerso da tali dati è stata una sorta di concorrenza interna tra i diversi uffici dell’amministrazione pubblica, che devono rendersi attrattivi puntando su altri elementi. “Tra le principali ragioni di scelta c’è il trattamento economico – ha spiegato il presidente Formez, Alberto Bonisoli, durante la presentazione del rapporto -, anche se mettendo le diverse PA a confronto non emergono sostanziali differenze. Ciò che influisce è la localizzazione della sede, ma anche la reputazione: ci siamo accorti che questo elemento spesso prevale anche sul tipo di contratto”. Il presidente Formez, ha poi preso ad esempio un concorso al ministero dell’Economia e della Finanza, che ha riscontrato un notevole successo, anche se a tempo determinato, se messo a confronto con un Cufa (concorso unico per funzionari amministrativi) a tempo indeterminato.


PA: le prospettive professionali
“C’è un altro elemento che pesa sulla scelta dei candidati selezionato – ha aggiunto Bonisoli -: le prospettive professionali. Nel settore privato è normale che un’azienda racconti quale sarà il percorso del nuovo impiegato. Avere un percorso ben delineato inizia ad essere una richiesta frequente anche tra i candidati ai bandi pubblici”. A maggior ragione se accettare una posizione implica allontanarsi dal proprio luogo di origine: infatti, il 68% degli aspiranti dipendenti pubblici vive nelle regioni del Sud Italia e non è disposto al trasferimento al Nord se non per condizioni adeguate.

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