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Età pensionabile per i giovani e aspettativa di vita: ecco il futuro delle nuove generazioni

Ocse: l’età pensionabile dei giovani italiani sarà tra le più alte fra i Paesi industrializzati
Insieme alla prospettiva di vita aumenta l’età pensionabile per i giovani che entrano nel mondo del lavoro. È l’altra faccia di una medaglia che vede l’Italia tra i Paesi con la migliore aspettativa di vita. Alla base del calcolo dell’OCSE secondo cui un ventenne entrato nel mondo del lavoro nel 2016 non potrebbe andare in pensione prima di avere compiuto 71,2 anni è il meccanismo di aumento progressivo ed automatico dell’età pensionabile.
Un espediente introdotto dalla cosiddetta “riforma Fornero” per contenere in modo incisivo i costi legati alla spesa previdenziale. La valutazione dell’OCSE considera una carriera priva di interruzioni e per questo è indicativa e suscettibile di variazioni.

Pensioni e sostenibilità dei conti italiani

Non è un mistero che ormai da diversi anni la UE tenga i conti Italiani sotto la lente d’ingrandimento e proprio la spesa previdenziale rappresenta una delle più impegnative voci di bilancio, costituendo circa il 15% del Pil. Una cifra imponente che registra, però, un netto calo rispetto al 16% del 2013 proprio grazie alle riforme avviate negli anni scorsi.
L’OCSE conferma che tale riduzione sarà ancora più incisiva nei prossimi anni, per scendere fino al 13,8% nel 2060. L’Italia, infatti, insieme a Danimarca e Olanda, fa parte del ristretto numero di Paesi europei che porterà l’età pensionabile oltre i 68 anni.
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Pensioni: il terreno di scontro fra generazioni

Quella dell’aumento dell’età pensionabile per i giovani non è semplicemente una questione di conti da far quadrare. È invece un vero e proprio terreno di conflitto fra generazioni. Se in passato era possibile andare in pensione dopo soltanto 20 anni di lavoro, i nostri giovani hanno oggi prospettive assai più difficili e incerte, dovendo scontare le conseguenze di politiche davvero poco lungimiranti.
Tutto ciò tenendo conto che che l’età effettiva di pensionamento è oggi di 63 anni, ben 4 anni e 4 mesi inferiore all’età legale fissata a 66,7 anni. Un divario rilevante, il maggiore dell’area OCSE, che vede in media una differenza molto più contenuta: 0,2 anni per le donne e 0,8 per gli uomini.

L’Italia nel contesto OCSE: le misure per un migliore equilibrio sociale

Tra i 35 Paesi dell’area OCSE non è solo l’Italia a fare i conti con l’esigenza di aumentare l’età pensionabile per i giovani lavoratori. Longevità e bassa natalità costringono anche la Danimarca, l’Olanda, la Finlandia, la Slovacchia e il Portogallo a considerare l’aspettativa di vita nei calcoli per la spesa previdenziale.
Soltanto in Danimarca, però, l’età pensionabile sarà superiore a quella dei lavoratori italiani e salirà a 74 anni.
Nonostante ciò il tasso di dipendenza degli anziani dalle giovani generazioni raddoppierà: significa che la percentuale di over 65 rispetto agli individui di età compresa tra 15 e 64 anni salirà oltre il 72%. Per questo l’OCSE mette l’accento sulla necessità di intervenire per riformare l’intero assetto sociale italiano, affinché i nostri giovani possano godere dei frutti del proprio lavoro.
Occorrono dunque politiche che prevedano migliori investimenti nel mondo del lavoro e concrete agevolazioni fiscali e finanziamenti per le aziende che assumono giovani. Garantire un’occupazione più diffusa e un ingresso tempestivo nel mondo del lavoro è l’obiettivo che il nostro Paese deve imporsi per vincere la sfida della sostenibilità e dell’equità del nostro sistema pensionistico.
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