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Lavorare da casa: smart working in Italia

I tempi cambiano. Il lavoro pure. Ecco lo Smart Working, una nuova modalità di lavoro – Lavorare senza doversi recare fisicamente nella propria sede d’azienda? Una possibilità che stuzzica ben 8 professionisti su 10 (82%) che sarebbero ben felici di poter lavorare da casa. Peccato che solo il 35% delle imprese afferma di offrire ai propri dipendenti la possibilità di lavorare “da remoto”.

Tradotto in parole semplici, è una nuova modalità di lavoro che consente  di svolgere l’attività in parte all’interno e in parte all’esterno dell’azienda che sarà libera di elaborare un modello di Smart Working su misura, in grado cioè di rispondere alle esigenze dei lavoratori senza, ovviamente perdere di vista la qualità della prestazione. Mandato in pensione il “vecchio” telelavoro, si apre dunque una nuova era. Parola d’ordine? Flessibilità.

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Una nuova modalità di lavoro “da remoto”

Le ultime sperimentazioni di questa nuova modalità di lavoro “da remoto” (da casa, ma anche dal bar, dalla panchina di un parco e perfino dalla spiaggia) sono state avviate nelle settimane scorse: alla Findus e al Demanio, per non parlare della Ferrero che dal 29 gennaio ha triplicato i dipendenti che la utilizzano, o della Siemens che la estende a tutto il personale. Ma si tratta solo di pochi esempi di un fenomeno cresciuto.

Una notizia, insomma, che avrà fatto sorridere quanti non ne possono più di recarsi tutti i giorni in ufficio ma, soprattutto, che d’ora in poi potranno gestire più facilmente esigenze personali e lavorative. 

Smart working è una parola abbastanza nuova per il panorama italiano. In molti Paesi europei una buona fetta della popolazione, per alcuni giorni al mese, non lavora nella sede ufficiale della società, ma dà il suo contributo da casa o in un ufficio distaccato

Grazie a smartphone, tablet e computer, per molti lavori è praticamente inutile andare in ufficio e occupare la scrivania: si può essere molto più produttivi da casa, migliorando la propria vita e allentando i ritmi. In Italia sono partiti diversi progetti pilota, soprattutto nelle grandi aziende, mentre le PMI si sono fatte trovare impreparate e nella maggior parte dei casi nemmeno sono a conoscenza della possibilità dello smart working.

Quali sono i risvolti positivi

Per normalizzare la questione, dal 2016 è in Parlamento un disegno di legge per legalizzare lo smart working, fissando dei paletti ben precisi e spiegando i vantaggi per il lavoratore e per l’azienda.

In ogni caso, è certo che il fenomeno ha risvolti positivi sia per le aziende – che nel 67% dei casi hanno registrato un incremento nella produttività, oltre a una diminuzione dei costi fissi per la gestione degli uffici tradizionali (21%) – sia per i professionisti. Questi ultimi infatti annoverano fra i principali vantaggi la maggiore autonomia organizzativa (33%), la riduzione dei tempi e costi sul tragitto casa-lavoro (28%), oltre a un migliore equilibrio fra lavoro e vita privata (25%). Fra le aziende italiane che consentono lo smart working, il 91% fornisce gli strumenti tecnologici necessari per il lavoro smart.

 Il lavoratore, invece, di andare in ufficio, svolge il proprio lavoro da casa o da un ufficio distaccato dalla sede centrale, gestendo al meglio gli orari. In alcune aziende, il lavoro agile si è concretizzato in una maggiore autonomia dell’orario di lavoro, adattandola ai diversi carichi quotidiani.

Cosa prevede il disegno di legge sullo smart working

Il primo paletto da rispettare nel nuovo DDL sullo smart working è il reddito annuo del lavoratore che deve superare i 30.000 euro. Una novità molto interessante è il principio di parità di trattamento normativo e distributivo, ovvero il lavoratore che usufruisce dello smart working non deve guadagnare di meno rispetto a un pari grado che lavora in ufficio. Il dipendente lavorando da casa non viene meno al suo dovere e per questo motivo il compenso deve essere commisurato agli obiettivi raggiunti e non al luogo dove lavora.

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I benefici dello smart working

Ufficialmente in Italia ci sono circa 250.000 smart workers, anche se è complicato riuscire a dare un numero esatto. Dai dati disponibili si evince che c’è una grande differenza tra le grandi aziende e le piccole e medie imprese. Mentre nel primo caso ci sono dei veri e propri progetti per invogliare i dipendenti a lavorare da casa, nelle PMI c’è ancora una sorta di ostracismo. Gli imprenditori non ne conoscono il significato e non sanno di cosa si tratta. E per questo motivo preferiscono non dare la possibilità ai propri dipendenti di lavorare da remoto. 

Molte piccole aziende sono ancora legate all’idea che il lavoro da casa dia troppe libertà al dipendente che ne potrebbe approfittare lavorando di meno. In realtà non è così. Lo smart working aumenta la produttività del lavoratore e la qualità del suo operato. Inoltre, per le PMI c’è anche un risparmio sotto il punto di vista dello spazio occupato e delle risorse spese per l’energia elettrica.

Eppure, i benefici economico-sociali potenziali sono enormi: l’adozione di un modello maturo di smart working – spiegano – può produrre per le imprese meno assenteismo e minori costi, con un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore, che a livello di sistema Paese significa 13,7 miliardi di euro di benefici complessivi. Per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti; per l’ambiente, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno.

In conclusione

L’arrivo delle nuove tecnologie sta cambiando il modo di lavorare e di conseguenza si modifica anche la struttura aziendale, che spesso ormai deve rispondere ad altri criteri. Certo ogni impresa ha le sue caratteristiche perché un metodo applicato in un luogo non è detto funzioni in un altro, bisogna calarsi nei bisogni di ogni singola realtà produttiva ma i risultati si vedono. Insomma lo smart working è l’evoluzione moderna del posto di lavoro: autonomia e collaborazione, tecnologie e spazi di lavoro. Come dire che dare fiducia è meglio che controllare e che condividere oggi funziona di più che isolare i dipendenti nelle mura di un ufficio.

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