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Lavoro giovani: serve cambiamento per incentivarlo

La questione del lavoro giovanile è un argomento caldissimo, specialmente nel nostro Paese, una delle Nazioni europee con il tasso di disoccupazione più elevato. Scopriamo perché e come, questa piaga, potrebbe essere sconfitta.

Il lavoro per i giovani: una soluzione efficace si trova con un approccio diverso.

Apparentemente sembra una contraddizione, ma in Italia, il fatto che la popolazione sia nello stesso tempo più longeva e più sana, crea problemi per quanto riguarda il lavoro dei giovani. L’insieme della aumento della speranza di vita media, con la spesa in pensioni e sussidi per chi è vicino all’uscita dal mondo del lavoro, è una pietra pesante da sollevare.
Se andiamo a vedere i conti delle pensioni scopriamo che in Italia il totale della spesa pensionistica vale quattro volte quello che viene speso in attività di formazione e ricerca. A questo si aggiungono i vari sussidi che sono destinati a chi è in procinto di lasciare il lavoro, ed anche in questo caso l’importo è quattro volte quello che si spende per preparare i nuovi assunti.
Il confronto rende evidente che questo non rappresenta un bene per il futuro dell’Italia, che deve porre una maggiore attenzione alla strategia attualmente messa in atto, e cambiarla per poter cambiare davvero il Paese.
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Le riforme delle pensioni ed il lavoro dei giovani

In Italia per quanto riguarda il problema delle pensioni non siamo di certo stati a guardare e negli ultimi 25 anni sono state ben 7 le riforme attuate dai vari governi che si sono succeduti, a partire da quella messa in atto dal governo presieduto da Amato nel 1992.
Nonostante questo e le proteste contro l’ultima delle riforme, la famigerata legge Fornero, secondo quanto è stato indicato nell’ultima legge finanziaria approvata, la spesa del nostro Paese per quanto riguarda le pensioni avrà una riduzione significativa solo dal 2010.
La spesa italiana per le pensioni è oggi la più alta tra quelle dei paesi europei; rispetto alla Germania si tratta di 6 punti di Pil in più, per un valore di circa 90 milioni di euro di possibile risparmio. Questo nonostante i tedeschi abbiano una struttura demografica molto vicina alla nostra ed il loro welfare sia più sviluppato rispetto a quello italiano.
L’approccio dei governi italiani è stato dunque poco o per niente producente, ed ha fatto certamente sviluppare uno scontro generazionale, con i più giovani delle famiglie italiane che sono in molti casi “sovvenzionati” dai pensionati delle stesse famiglie.

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Quali sono i cambiamenti necessari per il lavoro dei giovani

Il primo cambiamento è quello che deve riguardare il mondo del lavoro e quello delle università. Si deve pertanto pensare ad una alternativa sistematica tra studio e lavoro per quanto riguarda i ragazzi, con corsi e stage di formazione, ma nello stesso tempo questo sistema deve essere esteso a tutta la vita lavorativa delle persone.
Un jobs act veramente innovativo potrebbe essere quello che interessa i lavoratori più anziani, in modo da invogliare le aziende a creare dei “tutor” per i giovani, trasferendo così le esperienze. Oltre a questo valorizzare l’esperienza anche con consulenze e volontariato. In Italia le persone occupate tra le ultra 65enni sono il 10%, mentre in Svezia raggiungono il 25%.
Il secondo cambiamento è relativo alle tecnologie; se analizziamo le “interfaccia” esistenti tra persone e macchine si scopre che sono progettate a misura dei giovani, molto più pronti e immersi nella tecnologia, mentre sono proprio i più anziani ad averne maggiore bisogno.
Risulta significativa una operazione portata avanti in un laboratorio di Lucca; mentre i giovani trasmettono le loro conoscenze agli anziani sull’uso delle macchine, questi ultimi cercano di far capire ai ragazzi come dovrebbero essere i computer con i quali poter dialogare senza problemi. Da questo scambio nascono le nuove applicazioni.
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