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Le start up italiane sempre più ignorate in patria: ecco il quadro nazionale

Credere alla propria idea per creare una Start up

Dietro una start up c’è sempre un individuo che a un certo punto della sua vita ha avuto la fortuna di avere un’idea innovativa e, a volte, rivoluzionaria. Come per le malattie, anche le buone idee possono propagarsi per contagio, convincendo sempre più persone della bontà e della validità della pensata originale. Così si sviluppa una nuova impresa creativa, da una persona coraggiosa e brillante che per prima ha saputo credere in se stessa e poi è riuscita a convincere altre persone a seguirla. Spesso queste imprese hanno storie affascinanti e avvincenti, al limite del romanzo d’avventura. Purtroppo, però, in Italia queste realtà spesso non vengono apprezzate e chi ha elaborato l’idea potenzialmente vincente, è costretto ad emigrare all’estero per avere fortuna. Sembrano storie di un secolo fa, di migranti con la valigia di cartone che si imbarcano per attraversare l’Oceano in cerca di fortuna. Invece sono realtà contemporanee, molto spesso altamente specializzate e avanzate tecnologicamente, cittadine di diritto del territorio vasto e inesplorato della new economy. Occasioni che spesso l’Italia si fa sfuggire di mano per mancanza di coraggio e lungimiranza mentre potrebbero essere la spina dorsale dell’economia dei prossimi decenni.

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start up in italia la situazione

Una Start up italiana contro un monopolio europeo

Un esempio eclatante è rappresentato dalla star tup ideata e guidata dal trentottenne romano Davide D’Atri che in sei anni di attività è riuscito a mettere in crisi il monopolio dei diritti d’autore non solo in Italia ma nell’intero continente. Con cinque milioni di fatturato in tutta Europa, questa idea ha convinto il 10% dei musicisti italiani, tra i quali nomi molto famosi, ad abbandonare la SIAE per passare alla gestione dei diritti d’autore ideata da D’Atri. Un percorso difficile quello dell’imprenditore romano viste le implicazione politiche che ha dovuto affrontare, ma alla fine gran parte dei paesi europei ha finito con il dargli ragione. Oggigiorno, infatti, solo in Italia è rimasto il monopolio sulla gestione dei diritti d’autore mentre negli altri stati europei il mercato si è aperto alla concorrenza. Una rivoluzione che D’Atri non ha soltanto cavalcato ma anche spinto e fomentato grazie alla sua idea innovativa. Purtroppo, però, per riuscirci, ha dovuto emigrare a Londra, perché in Italia non c’è un terreno ricettivo adatto per lo sviluppo di attività emergenti.

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Consigli utili per avere successo con la propria Start up

Il problema italiano, secondo D’Atri, sta nel fatto che gli investitori del nostro paese cercano ritorni sicuri ma soprattutto rapidi, mentre anche una buona start up può aver bisogno di diverso tempo per riuscire ad esprimere il proprio potenziale, quindi produrre utili. Un consiglio che l’imprenditore romano si sente di dover rivolgere ai giovani startupper italiani è quello di tenere in considerazione l’idea di abbandonare il Belpaese per correre dietro alla propria idea. In Europa, e nel Regno Unito soprattutto, il mercato è molto più maturo e ricettivo alle novità, quindi molte più possibilità concrete di far crescere la propria start up. Purtroppo dove ci sono grandi numeri, ci possono essere anche individui malintenzionati, quindi lo stesso D’Atri mette in guardia dallo scegliere il Mentor, ossia quella figura professionale che aiuta l’idea a tramutarsi in impresa, più adatto ma soprattutto professionale e sincero. Quindi, verrebbe da dire, non fidarsi dei “Gatti e Volpi” che promettono crescite stratosferiche in pochi mesi e affidarsi a “Grilli Parlanti” che consiglino in maniera onesta. L’ultimo suggerimento che lascia D’Atri ai suoi emuli è quello di essere disposti a sacrificare tutto il resto della propria vita per dedicarsi all’idea che potrebbe portarli al successo. Come in un film o in un romanzo, la vita dello startupper è molto simile a quella di un eroe, da vivere con coraggio, dedizione, abnegazione e convinzione.

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