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Arrestato per corruzione Marcello Minenna, uomo vicino al M5S: lucrava sulle mascherine

Marcello Minenna è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Forlì e si trova attualmente agli arresti domiciliari. Si tratta dell’ex direttore dell’Agenzia delle Dogane, attuale assessore all’ambiente della Regione Calabria ed ex assessore del Comune di Roma, considerato molto vicino al M5S di Giuseppe Conte e Beppe Grillo. L’accusa nei suoi confronti e degli altri arrestati è di corruzione per aver lucrato sulle mascherine durante la pandemia.
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Marcello Minenna arrestato corruzione

Marcello Minenna arrestato per corruzione

Oltre a Marcello Minenna, è stato arrestato per corruzione su disposizione della Dda di Bologna anche l’ex parlamentare della Lega Gianluca Pini, anche lui ai domiciliari. Ma anche funzionari della prefettura di Ravenna e dell’Ausl Romagna. In tutto sono stati 34 i provvedimenti cautelari emessi.

Secondo quanto riporta Repubblica, Gianluca Pini, considerato molto vicino al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, avrebbe promesso a Marcello Minenna di accreditarlo nel partito ‘Lega Salvini Premier’. E gli avrebbe inoltre garantito la riconferma della nomina a direttore generale dell’Agenzia delle Dogane con il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni.

In cambio Marcello Minenna lo avrebbe favorito facendo sbloccare un carico di mascherine che il leghista ha poi venduto alla Asl di Forlì, mettendo in piedi un affare da 3,5 milioni di euro. Per questo Minenna è stato arrestato insieme agli altri per corruzione. Da quanto si apprende, l’inchiesta sarebbe nata da un’operazione antidroga della Squadra Mobile di Forlì nel gennaio del 2020. le intercettazioni avrebbero svelato questo giro illecito legato alle mascherine. Secondo la Procura bolognese, infatti, “è stato così possibile disvelare due veri e propri sistemi di illecito arricchimento, facenti rispettivamente capo agli universi economici riconducibili in particolare a un imprenditore forlivese e all’ex parlamentare. L’imprenditore si giovava di importanti conoscenze criminali legate alla malavita albanese e al narcotraffico per approvvigionarsi di denaro da reinvestire in attività formalmente lecite o per acquisto di immobili”.
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