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Non è L’arena, Giletti sulla chiusura: “Per la Dia Baiardo copriva Berlusconi”

Chiusura Non è L’arena, Giletti sulla teoria della Dia. Prima della chiusura della trasmissione de La7, il conduttore avrebbe anticipato il contenuto delle future puntate al giornalista Marco Lillo del Fatto quotidiano. Il fulcro sarebbero state le indagini dei rapporti con la mafia di Silvio Berlusconi e Marcello dell’Utri. A dichiararlo è lo stesso giornalista del Fatto, che era stato invitato come esperto. La scaletta prevedeva, tra l’altro, intercettazioni tra Berlusconi e Dell’Utri, e i milioni di euro che il primo avrebbe versato al secondo.
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Chiusura Non è L'arena Giletti sulla teoria della Dia
Il faccendiere del boss Graviano, Salvatore Baiardo, e Massimo Giletti

La chiusura di Non è L’arena, Giletti sulla teoria della Dia

Circa la chiusura di Non è L’arena, Giletti sulla teoria della Dia. L’antimafia ritiene che: “Graviano ha inteso ‘coprire’ Berlusconi, non lo ha voluto tradire raccontando tutto quello che sa, sia nei rapporti con suo nonno e suo cugino, sia in rapporti ulteriori e diversi di cui Berlusconi era attore, ma che non ha voluto specificare”. La Dia ha voluto sentire anche Giletti per approfondire gli attentati di Cosa Nostra del 1993 e quelli mancati del 1994. Nello specifico, il mancato attentato ai carabinieri allo stadio Olimpico di Roma del 23 gennaio di quell’anno. “Berlusconi è stato il mandante delle stragi?”, chiedevano gli inquirenti al boss Graviano: “Non so dire se è stato lui”, rispondeva il boss, come riporta Marco Lillo. Ma la teoria della direzione antimafia resta quella appena descritta. I fatti raccontano che subito dopo l’attentato mancato, Graviano viene arrestato e da quel momento è al 41 bis.

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