Non c’è concerto del Primo Maggio, immancabilmente, senza il solito codazzo di polemiche, accuse e veleni. Anche l’edizione 2023 non è stata esente da critiche, che si sono concentrate in particolare su un aspetto: la sponsorizzazione della kermesse. Tra i marchi che hanno dato il loro sostegno all’evento, infatti, ecco spuntare anche Just Eat, la multinazionale del delivery food. Finita più e più volte nel mirino per la condizioni di lavoro dei rider, definiti spesso come “gli schiavi dell’epoca contemporanea”. Non è mancato chi ha parlato apertamente, sui social, di ipocrisia. (Continua a leggere dopo la foto)
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Vero infatti che Just Eat dà lavoro a 6 mila dipendenti in Italia, subordinati e pagati a ore, come succede a tante altre categorie di lavoratori. Ma nel nostro Paese, come sottolineato da Linkiesta, i rider attualmente attivi, vale a dire quelli che lavorano con cadenza periodica, sono quasi 30mila. Ad oggi, questi ciclofattorini lavorano in base a una normativa che li rende o autonomi occasionali o lavoratori con partita iva. (Continua a leggere dopo la foto)
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