Vai al contenuto

Bimbo morto in un incidente, la lettera del pediatra che lo aveva soccorso: “Non sai cosa avrei dato per salvarti”

Il protagonista di questa drammatica vicenda si chiama Giorgio Cuffaro. L’uomo di professione fa il pediatra e, per puro caso, si è trovato a dover soccorrere un bimbo vittima di un incidente stradale nel giorno di Pasqua. Nonostante i suoi sforzi compiuti per rianimarlo però, il piccolo di appena due anni è morto qualche settimana dopo in ospedale a causa di gravi complicazioni. Ora il pediatra, disperato, gli scrive sui social una drammatica lettera aperta.
>>>>> La difesa di Alessia Pifferi: “Grave ritardo mentale”
Leggi anche: Terribile incidente stradale a Portogruaro: il 18enne muore mentre era in macchina con il papà

pediatra lettera bimbo morto

La lettera del pediatra al bimbo morto

“No, non sono stato un eroe. – comincia così la lettera aperta del pediatra al bimbo morto – Ho solo fatto, nel miglior modo possibile, il mio dovere, di medico e cittadino. Perché sì, ogni cittadino è tenuto a soccorrere. E ogni cittadino dovrebbe, a mio avviso, sapere esattamente cosa fare in situazioni simili, indipendentemente”.

“Non ho perso un attimo, sai? – il pediatra racconta nella lettera quei momenti vissuti accanto al bimbo ora morto – Quando ho capito che non respiravi e il tuo cuore non batteva, ti ho preso in braccio, messo in sicurezza, valutato rapidamente e iniziato a massaggiare e ventilare senza perdere un istante, come da linee guida. Il tuo papà mi ha detto che erano passati solo pochi secondi dall’incidente. Che fortuna!, ho pensato. Ero fiducioso. Il tuo volto, dopo pochi istanti, è tornato roseo, a dirmi che stavamo andando bene, e non mi sono perso d’animo. E tu ci hai messo del tuo, quando il tuo cuoricino ha ripreso a battere regolarmente, con forza”, racconta commosso il medico.

“Non credevo alle mie dita, alle mie orecchie. Ai miei occhi. – prosegue la lettera del pediatra al bimbo morto – Non sai cosa avrei dato per salvarti per davvero e un giorno, magari, sì, poterti abbracciare. O guardarti giocare, correre, saltare. Anche solo in silenzio e da lontano. La mia sola piccola grande consolazione è aver dato a te e ai tuoi portentosi genitori un po’ di tempo, per parlarti, accarezzarti, coccolarti. Sono certo tu, con loro, abbia fatto un bel pieno di Amore, dopo il nostro incontro. Spero che i nostri politici, nei loro programmi acchiappa-like, trovino spazio per rendere i corsi di primo soccorso obbligatori e capillari, dalle scuole medie inferiori in poi”, conclude il medico lanciando un appello alla politica.
Leggi anche: Muore a 22 anni la carabiniera Emily Vegliante vittima di un incidente stradale
>>>>> Decreto Lavoro, caccia ai “furbetti della Naspi”.