Sandra Milo ha 90 anni ma non ha alcuna intenzione di fermarsi. È in uscita in questi giorni l’ultimo film a cui ha partecipato, intitolato ‘Che bella storia la vita’, dei regista fiorentino Alessandro Sarti. “Ho accettato perché mi piace quando un regista narra una storia sulla speranza con passione, fuori dai soliti canoni del grande cinema”, dichiara l’attrice durante una lunga intervista rilasciata a Repubblica. Ma a far esplodere la polemica sono i suoi giudizi durissimi contro il movimento #metoo e contro le donne che denunciano molestie dopo troppi anni.
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Il cinema non mi ha mai abbandonato, sono io che ho abbandonato lui. – rivela Sandra Milo a Repubblica – La prima volta fu nel 1961 dopo le contestazioni a Venezia per Vanina Vanini di Rossellini: l’anno prima dovevo vincere la Coppa Volpi, poi dall’altare alla cenere. Di punto in bianco non mi voleva più nessuno. Ma io sono una guerriera, non accetto ciò che è ingiusto se non quello che viene dal cielo, che non si giudica mai. Alla mia bellezza non posso che essere grata, perché se non fossi stata così, non avrei fatto quello che ho fatto. Anzi, già a 50 anni avevo paura di perderla e mi sono sottoposta a un lifting. Ero felice, era come se mi sentissi salva. Niente di invasivo, seguito negli anni da qualche punturina. Poi con il Covid ho smesso. Certo, come ogni cosa anche nella bellezza c’è il rovescio della medaglia”.

Sandra Milo contro il #metoo e le donne che denunciano molestie
“Quando ero giovane la donna veniva considerata niente di più del riposo del guerriero. – ricorda ancora Sandra Milo – Le belle erano per forza stupide, soprattutto se bionde, e anche io ho obbedito a quella tacita legge. Poi finalmente è arrivato il Sessantotto, la lotta per i diritti delle donne che io ho abbracciato sin da subito, persino incatenandomi davanti a Montecitorio. Finalmente, abbiamo conquistato anche il diritto ad essere intelligenti, oltre che belle. Ma sia chiaro: io non ho niente contro gli uomini, anzi, credo si debba lottare fianco a fianco”. Poi arriva la parte più scottante dell’intervista dove punta il dito contro il #metoo e la denuncia di molestie.