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Tecnologia: Google potrebbe tornare in Cina, ecco perché

Google starebbe ultimando un piano per rientrare in Cina . Secondo la stampa americana, infatti, gli ingegneri di Big G starebbero lavorando su una nuova piattaforma che consentirà di riabilitare il servizio in Cina, filtrando i siti web e i termini di ricerca che sono stati inseriti nella lista nera dal governo di Pechino. Secondo un riservatissimo documento interno riportato dal sito The Intercept, la multinazionale simbolo dell’economia digitale, fuggita dalla Cina nel 2010, starebbe preparando un clamoroso ritorno sul territorio del Dragone. Una versione del suo motore di ricerca programmata per rispettare i desiderata del governo cinese, quindi per rendere inaccessibili agli utenti tutti i contenuti che Pechino ritiene sensibili: democrazia, diritti umani, dissidenti, ma anche le decine di parole chiave sgradite che di giorno in giorno le autorità aggiungono alla “lista nera”. 

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Un motore di ricerca personalizzato

Google è il motore di ricerca più famoso e utilizzato al mondo, ma non è presente proprio in tutti i paesi del mondo. Nel 2010, per esempio, ha lasciato la Cina a causa di problemi con il governo: in quell’occasione accusò il governo di Pechino di minare la libertà di espressione, minacciare i dissidenti e anche di promuovere attacchi informatici contro determinate compagnie (tra le quali, per l’appunto, la Casa di Mountain View). Ma le cose potrebbero presto cambiare. Google potrebbe avere in sviluppo un motore di ricerca personalizzato, realizzato ad hoc per la Repubblica Popolare Cinese. Fondamentalmente lo stesso di sempre, ma con un algoritmo potenziato in grado di censurare di base siti, parole e tutto ciò che non è visto di buon grado dalla Cina; una sorta di compromesso con gli enti governativi, insomma. 

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La Cina smentisce

Le notizie che Google potrebbe tornare sul mercato cinese non sono vere. Lo riferisce China Securities Daily, media di proprietà statale, riportando informazioni ottenute dai “dipartimenti competenti”. Google, a quanto si era appreso, sta valutando l’ipotesi di rilanciare il suo motore di ricerca nel paese, fornendone una versione censurata, che bloccherebbe alcuni siti e alcuni termini: quindi una marcia indietro rispetto ad otto anni fa, quando Google aveva abbandonato la Cina proprio per via della censura. Questo motore di ricerca personalizzato per la Cina sarebbe nella pratica una app android chiamata momentaneamente Dragonfly; la Cina al momento ha smentito la vicenda, che tuttavia sembra lungi dall’essere conclusa. Nel frattempo quasi tutte le altre multinazionali d’Occidente, più o meno tecnologiche, si sono piegate alle volontà di Pechino pur di non essere allontanate dal mercato di domani. Però Google è la guida del nostro mondo digitale, la mappa nel labirinto di informazione della Rete. Può darsi pure che alla fine in Cina non ci torni, ma se davvero si è piegata alla censura non potremo più guardarla con gli stessi occhi.

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