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Meloni voltafaccia. La premier lo ha fatto di nuovo: lo stop allo sconto in fattura stabilito dal governo da un giorno all’altro, senza confronti con sindacati e imprese, rappresenta l’ennesima promessa di campagna elettorale infranta dalla presidente del ConsiglioLeggi anche>>>Lo stop allo sconto in fattura spacca la maggioranza

Ma stavolta il voltafaccia della Meloni potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang, perché a detta degli addetti ai lavori – imprese, geometri, architetti – i contenziosi giudiziari e la rivolta sociale sono inevitabili. E anche da dentro la maggioranza di governo i mal di pancia si moltiplicano. 

Ennesimo voltafaccia della Meloni, dunque, che in un video diffuso sui suoi social pochi giorni prima del voto dello scorso settembre annunciava che, in caso di vittoria, non avrebbe mai cambiato le regole dei bonus in corso d’opera. “L’intento del Superbonus edilizio è lodevole, rinnovare il nostro patrimonio edilizio in funzione della transizione ecologica – disse Giorgia Meloni in un video diffuso sui social il 17 settembre e tuttora disponibile -. Ma noi non cambieremo mai le regole in corso d’opera. La norma è scritta male, ha prodotto frodi e aumento dei prezzi. Per provare a correggere gli errori iniziali il Governo ha provato a cambiare più volte le regole di funzionamento e di accesso al fondo, con sedici i provvedimenti normativi. Modifiche sempre più stringenti che hanno mandato in crisi piccole imprese e lasciato nel limbo migliaia di cittadini. Fratelli d’Italia è sempre intervenuta chiedendo che non si cambiassero le regole in corso e proponendo più volte misure per sbloccare il mercato dei crediti incagliati e favorire la ripresa dei lavori nei cantieri”. Leggi anche Superbonus, arriva lo stop definitivo: il governo cancella lo sconto in fattura

Meloni rivendicava anche l’obiettivo di FdI di “sbloccare il mercato dei crediti, tutelando gli esodati del superbonus, cioè imprese e cittadini rimasti rispettivamente con crediti fiscali e lavori bloccati, rimasti prigionieri delle frequenti modifiche normative. Per il futuro l’intento prefissato era un riordino dell’intero sistema delle agevolazioni edilizie esistenti: saremo sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l’Italia”. E citava le correzioni presentate dal suo partito. “L’ultimo emendamento di Fratelli d’Italia approvato nei giorni scorsi nell’ambito lavori  di convesione del decreto Aiuti bis prevede una norma che corregge la questione di responisabilità in solido delle banche o dei fornitori eccedenti crediti i quali, da adesso, rispondono solo in caso di colpa grave o dolo – spiegava a settembre Meloni nel video -. Un primo passo che serve a facilitare lo sblocco dei mercato dei crediti e consente alle banche di operare con maggiore serenità. Una norma che dovrebbe facilitare le imprese che si trovano oberate di crediti chiusi nei loro cassetti fiscali”. 

Ma una volta arrivata al governo Meloni si è rimangiata tutto: stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito al posto della detrazione, ad eccezione di quelli per cui sia già stata presentata la Cila. È chiaro che la Meloni ha operato lo stop ai bonus per rispettare i vincoli europei sul deficit, ma il prezzo è quello di mandare in tilt il sistema economico del paese. Il presidente di Confartigianato Marco Granelli calcola  in 47mila i posti di lavoro a rischio, non solo in edilizia. Il presidente di Confapi Aniem, Rocco Di Giuseppe, parla di “impatti potenzialmente devastanti, mentre ci va giù duro Paola Marone, presidente di Federcostruzioni Confindustria. “Così si distruggono imprese di costruzioni, professionisti e famiglie – dice -. Il comparto delle costruzioni è fondamentale per l’economia del nostro Paese, come ha dimostrato la crescita del Pil del 2022, sostenuto in larga parte dalla nostra filiera. Adesso, purtroppo, ci ritroveremo a fare i conti con fallimenti, contenziosi per opere incomplete e lavoratori espulsi dal mercato. Restano gli incentivi fiscali con recupero spalmato negli anni come meccanismo di detassazione. Siamo di fronte ad un disastro e va tentata ogni via per scongiurarlo”. 

A poco serve la difesa d’ufficio di Fratelli d’Italia, che per bocca del deputato Foti ha definito il superbonus “una bomba ad orologeria che prima o poi doveva scoppiare”, visto che le parole pre elettorali della Meloni non si possono cancellare. “Nessuna modifica normativa per chi già iniziato i lavori che rientravano nel 110” aveva detto la premier. Pochi mesi dopo il voltafaccia. L’ennesimo.