Durante il 129esimo incontro annuale della Geological Society of America, tenutosi a Seattle dal 22 al 25 ottobre scorsi, si è dibattuto a lungo sulla situazione della crosta terrestre e i suoi spostamenti.
Due geofisici hanno presentato una teoria, pubblicata anche sul Geophysical Research Letters, dove hanno dimostrato che i terremoti più forti sembrano avvenire ogni 32 anni di media. Le cause di questo intervallo e la concentrazione degli smottamenti terrestri sarebbe da indurre al movimento terrestre, che cambia la durata del giorno e conseguentemente anche il campo magnetico terrestre. Essendo legato al movimento del ferro fuso, le sue variazioni possono interessare anche il mantello terrestre, ripercuotendosi su piccoli spostamenti nella litosfera, parte più esterna della crosta terrestre.
Questo ipotizzando che ciò che succede al nucleo interno della Terra potrebbe avere ripercussioni sulla nostra superficie.
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Quando tremerà ancora la Terra?
Prevedere quando la Terra tremerà sarebbe una utilissima scoperta scientifica, ma difficile da attuare.
Un’altra teoria ha ipotizzato che i piccoli rallentamenti della Terra, che poi accelera di nuovo, producono terremoti anche molto violenti. Roger Bilham, professore all’Università del Colorado e co-autore della ricerca, ha spiegato come il fenomeno del rallentamento-accelerazione della Terra può divenire un pericolo: “Il fenomeno porta ad un aumento da 2 a 5 terremoti rispetto alla media. L’incremento dei sismi avviene circa 5 anni dopo l’inizio del rallentamento. Un dato importante nel campo della previsione dei sismi a lungo termine”.
Per questo il prossimo anno, 2018, dovrebbe essere l’anno in cui i terremoti si incrementano, arrivando fino a 5 in più della media normale che è di 18.