La nuova tecnologia è utile in moltissimi ambiti. Applicata agli oggetti di uso quotidiano facilita le azioni della nostra vita, nel settore lavorativo riesce a sgravare dai lavori pesanti e ci permette di restare sempre connessi. Il dibattito contemporaneo sull’impatto che l’intelligenza artificiale continuerà ad esercitare sulle nostre vite è tuttora in corso.
I robot saranno amici dell’uomo? Aumenteranno davvero la nostra qualità di vita? Il progetto ENEA ha voluto provarci con i robot che aiutano i bambini autistici attraverso una comunicazione semplice, fatta apposta per le loro esigenze. Si chiama “interazione robot-mediata“: si tratta di un approccio totalmente innovativo che segue la relazione tra il bambino autistico e la famiglia, o il dottore che lo ha in cura, attraverso un mediatore speciale: un robot.
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Robot come mediatori tra adulti e bambini affetti da DSA
La sperimentazione, unica nel suo genere, nasce ad opera della dott.ssa Temple Grandin, che segue i bambini affetti dall’autismo fin dagli anni ’60. “Ci sono quei bambini intelligenti, geeky, che hanno un pizzico di autismo, ed è lì che si deve lavorare per entusiasmarli, facendogli fare cose interessanti. Le mie interazioni sociali sono state il frutto della condivisione di interessi”.
La Grandin è professoressa alla Colorado State University.
Le nuove tecniche all’avanguardia rappresentate dall’interazione robot-mediata costituiscono una ulteriore forma di coinvolgimento emotivo per il bambino autistico.
É infatti noto che i bambini sono molto stimolati da oggetti elettronici come tablet e pc, per questo gli strumenti digitali sono entrati a pieno titolo come strumenti fondamentali nelle terapie neuropsichiatriche che li vedono coinvolti.