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Decreto fiscale, il governo buste paga pesanti, l’opposizione: “Misure insufficienti”

Taglio del cuneo fiscale, buste paga e tasse, cosa succede con il decreto in approvazione. Mercoledì 26 aprile il Governo tornerà al lavoro sulle misure fiscali in commissione Finanze. L’obiettivo è quello di esaminare il disegno di legge delega sulla riforma fiscale, approvato lo scorso 16 marzo in Consiglio dei ministri. La partita è cruciale: gli obiettivi di Meloni puntano sulla semplificazione e l’abbassamento delle tasse. I rischi sono l’assenza di copertura finanziaria e la ricaduta sulla pressione fiscale. Ecco cosa potrebbe cambiare e le critiche dell’opposizione.
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L’esecutivo Meloni al banco di prova della politica fiscale

Il calendario sul taglio del cuneo e le buste paga

Ecco il calendario per portare all’approvazione del taglio del cuneo fiscale, buste paga e tasse. Mercoledì 26 aprile la Commissione Finanze lavorerà sul decreto approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 16 marzo. I relatori del disegno di legge sono Alberto Gusmeroli (Lega) e Fabrizio Sala (Forza Italia). Se approvato alla Camera, il disegno andrà in Senato, per essere poi definitivamente approvato o rinviato per correzioni. A quel punto ci saranno 24 mesi di tempo per i decreti attuativi.

Ma le partite sul fisco non finiscono qui. Si giocano in contemporanea quella sul maxidecreto Lavoro, in discussione proprio il 1 maggio. A seguire, dovrà essere discusso un ulteriore taglio al cuneo fiscale. Ma analizziamo con ordine i provvedimenti al vaglio del governo e del parlamento.

Il taglio del cuneo fiscale e buste paga più ricche, snodi delle politiche di Meloni

L’esecutivo vorrebbe riformare il fisco seguendo tre direttive: la semplificazione del sistema, il riequilibrio del rapporto tra cittadini e fisco, l’abbassamento delle tasse. La volontà deve fare i conti con una necessaria riduzione della pressione fiscale senza mettere e la conseguente copertura economica.

Il Documento di economia e finanza beneficia di un risparmio di 3.5 miliardi che dovrebbe essere usato per per abbattere di un punto i contributi a carico dei lavoratori con redditi fino a 35 mila euro. Un taglio del cuneo ulteriore, da aggiungere alle riduzioni introdotte dal governo Draghi e dalla recente legge di Bilancio. Nel concreto, il taglio del cuneo raggiungerà il 3% per i redditi inferiori ai 35 mila euro e del 4% per redditi sotto i 25 mila euro. “Il primo maggio, invece di essere ai concerti, saremo ad approvare un nuovo taglio delle tasse per gli stipendi più bassi: chi ha stipendi fino a 25 mila euro avrà fino a 50 euro in più in busta paga”, dichiara Matteo Salvini. Entrambi i provvedimenti, però, arrivano tardivamente e riguarderanno solo il 2023.

Le critiche al taglio del cuneo fiscale da parte dell’opposizione

L’opposizione ha respinto in blocco tutta l’operazione del governo. Partito democratico e Cinque stelle contestano tanto le misure in materia di lavoro, quanto gli interventi in materia di pressione fiscale. Il Pd accusa il governo di “sbandierare un taglio del cuneo fiscale con cui metterà una piccola misura di qualche mese alla voragine della perdita del potere d’acquisto dei salari”. Ancora, Elly Schlein liquida l’approvazione del decreto Lavoro il 1° maggio come una vera “provocazione”, perché comporterà “un aggravio della precarietà del lavoro”.

Da parte del M5S, la critica riguarda “un nuovo attacco al mondo del lavoro nel giorno in cui si festeggiano milioni di lavoratori. Gli interventi a gamba tesa sul reddito di cittadinanza, così come quelli sul decreto Dignità, renderanno ancora più precaria l’esistenza di milioni di giovani che non riescono a costruirsi un futuro”.

Leggi anche: Dichiarazione precompilata 2023, le novità dal 2 maggio. Meloni ha perso la fiducia dei suoi elettori. Il Governo fa marcia indietro sul Reddito di cittadinanza, era prevedibile ma creerà un buco da 660 milioni. 

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