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“Non è pentito”: stupro di Palermo, ecco perché il gip ha riportato in carcere il minorenne coinvolto

Stupro di Palermo, il minorenne torna in carcere. Guai per il settimo componente del branco che avrebbe violentato la diciannovenne al Foro Italico il 7 luglio. Il gip aveva inizialmente deciso per la scarcerazione, date le parole convinte del giovane (“Mi sono rovinato la vita”), ma i fatti successivi hanno dato ragione alla Procura, che aveva protestato da subito. Il giovane rientrerà dunque al carcere minorile “Malaspina”, dove il neomaggiorenne attenderà gli sviluppi del processo. Intanto, i media diffondono foto e nome del ragazzo.
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Immagini dalle telecamere per lo stupro di gruppo a Palermo
Un frammento dalle videocamere del 7 luglio che riprendono la giovane vittima seguita dal branco

In seguito allo stupro di Palermo, il minorenne torna in carcere: ecco perché

Ecco perché dopo lo stupro di Palermo il minorenne torna in carcere dopo la prima scarcerazione. Dopo il primo interrogatorio, il pentimento e la scarcerazione per andare in una comunità, il ragazzo è però riuscito a mandare dei segnali sui social. Frasi piuttosto inquietanti che evidenziano la totale comprensione del gesto compiuto, e sono indirizzate alla provocazione e alla ricerca del consenso.
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Gli screenshot dei post e dei commenti sono stati raccolti in un dossier, che è stato indirizzato nuovamente alla procura dei minori. Unitamente ai messaggi in chat che dimostravano che il ragazzo sapesse che la vittima non era affatto consenziente, al contrario di quanto aveva dichiarato all’interrogatorio. Da qui la richiesta di una nuova incarcerazione, che stavolta è stata accolta.
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La foto e il nominativo del ragazzo coinvolto nello stupro di gruppo a Palermo

I media hanno diffuso il selfie che il ragazzo ha scattato prima di essere affidato alla comunità nella quale è stato per pochi giorni, prima di essersi vantato dell’accaduto. La Stampa asserisce anche il neomaggiorenne, Riccardo Parrinello, abbia concesso anche alcune videointerviste. Insomma, le autorità avrebbero commesso un grave errore concedendogli un breve momento di libertà, durante il quale il ragazzo ha semplicemente diffuso quanto fatto e cercato consenso sui social, scatenando sì, indignazione, ma anche un senso di emulazione e di ammirazione.

Selfie di Riccardo Parrinello
Riccardo Parrinello e il selfie prima di entrare nella struttura di protezione

Questo il tenore dei messaggi sui social, diffusi dai media. “La galera è il riposo dei leoni”; “Le cose belle si fanno con gli amici…”; alludendo alla violenza di gruppo, “Come farò a uscire con tutte?”. Nelle chat con gli amici: “Compare, l’ammazzammo, è svenuta più di una volta. Ci siamo divertiti”; “Abbiamo fatto un macello, lei si è sentita male ed è svenuta più volte”; ma il suo interlocutore gli risponde: “Però è brutto così”. E lui rispondeva: “Macché, è troppo forte”.
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La scelta della nuova incarcerazione

A seguito del dossier che dimostra di fatto il mancato pentimento del giovane, è arrivata la decisione del gip. “Lungi dall’avere iniziato un percorso di consapevolezza, ha continuato a usare il telefono per vantarsi delle sue gesta, cercare consenso sui social e manifestare adesione a comportamenti criminali”. Il che giustifica la nuova incarcerazione.

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