Il governo taglia le pensioni nel Decreto Lavoro. Per finanziare il Decreto Lavoro il governo torna a tagliare sulle pensioni. La denuncia di Repubblica. Dopo lo scandalo del Reddito di cittadinanza rifinanziato togliendo i fondi all’occupazione giovanile e femminile, anche le pensioni saranno tagliate. E non per ridare l’ossigeno tolto a Opzione Donna, come promesso da Meloni, ma sempre per coprire il finanziamento del decreto colabrodo. Decisioni emergenziali che potevano essere ampiamente previste se non fosse intervenuta l’ideologia meloniana contro due misure fondamentali per il Paese: il reddito di cittadinanza, che andava riformato, ma non brutalmente mutilato, e i fondi per la creazione di posti di lavoro. Ecco cos’è successo.
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Per il Decreto Lavoro il governo taglia le pensioni
Per far funzionare il Decreto Lavoro varato con difficoltà, Meloni ha deciso: il governo taglia le pensioni. Dopo Opzione Donna e il fondo per l’occupazione giovanile, la nuova vittima del claudicante Decreto Lavoro è l’Ape, il sistema pensionistico. L’Ape è riservato ai lavoratori precoci, a quanti hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo, anche non continuativo, prima dei 19 anni. Il danno per i lavoratori precoci è doppio, perché per ottenere questa misura, occorre anche rispettare la cosiddetta Quota 41, difesa dalla Lega. Saranno diminuiti dunque, anche gli importi delle pensioni per chi ha ben 41 anni di contributi.
Il Decreto Lavoro, in sintesi, contiene un doppio prelievo sui fondi stanziati per l’Ape. Un prelievo coprirà l’aumento dell’assegno unico per i figli orfani di un genitore. Questa misura produrrà trenta milioni in meno per i precoci. Il secondo taglio riguarda le disposizioni finanziarie del Decreto Lavoro, dunque la copertura generale della legge. Questo produrrà una traslazione di cinque milioni ulteriori in meno, all’anno, a partire dal 2025.