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Rialzo dei mutui, gli effetti sul mercato italiano fino al +65%

Rialzo dei mutui al 65%. L’effetto del nuovo rialzo dei tassi d’interesse annunciati la settimana scorsa dalla Bce ha una ricaduta pesante sul mercato dei mutui italiano. Il dossier della Federazione autonoma dei Bancari italiani (Fabi). “Per quanto riguarda i nuovi mutui le rate di quelli a tasso fisso sono destinate a raddoppiare, mentre per quelli a tasso variabile il rimborso mensile dovrebbe salire del 50-60%“.
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Rialzo dei nuovi mutui dopo le decisioni della Bce

Tasso dei mutui in rialzo del 65%

La BCE ha deciso di aumentare i tassi di interesse, cioè il prezzo del denaro che le banche si scambiano tra di loro. Questo aumento ha avuto un effetto diretto sui mutui, che sono diventati più costosi per i clienti. Il tasso dei mutui in rialzo del 65%. Ma perché la BCE ha preso questa decisione? La BCE ha preso questa decisione per evitare l’aumento dell’inflazione. L’inflazione è quando il prezzo dei beni e dei servizi aumenta nel tempo, e può essere molto dannosa per l’economia se diventa troppo alta. La banca europea guidata da Christine Lagarde, quindi, ha deciso di aumentare i tassi di interesse per limitare la spesa eccessiva e mantenere sotto controllo l’inflazione. Tuttavia, questo aumento dei tassi di interesse ha avuto un impatto diretto sui mutui, in particolare in Italia.

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Nel suo dossier, la Fabi sottolinea che l’ennesimo rialzo del costo del denaro renderà inevitabili ulteriori innalzamenti dei tassi d’interesse “su tutti i tipi di finanziamento”. La federazione lancia l’allarme sulle famiglie indebitate: 6,8 milioni, pari a circa il 25% del totale. “Di queste, 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa”.

Il trend dei tassi d’interesse e gli effetti sui nuovi mutui

Lo scorso anno i tassi di interesse sui prestiti sono aumentati gradualmente, ma in modo elevato, per questo motivo nuovi rialzi sono inevitabili, per l’inflazione e per il costo del denaro, aumentato del 3,75%. Oggi, comprare un’automobile da 25 mila euro con tasso del 12,7% su un piano decennale di rate, costa più di 8.200 euro in più rispetto al 2021.

La ricaduta di tutto questo sui nuovi mutui è che le rate di quelli a tasso fisso sono destinate a raddoppiare, mentre per quelli a tasso variabile, il rimborso mensile salirà del 50 o del 60%.

Il dossier Fabi sottolinea che “per un mutuo a tasso fisso da 200 mila euro di 25 anni (il tasso medio applicato dalle banche potrebbe essere nettamente superiore al 5%), la rata mensile sarà di 1.218 euro; per un prestito da 100.000 euro, sempre di 25 anni, col tasso al 5,1%, la rata mensile sarà, invece, di 597 euro”.

La bce alza i tassi contro l'inflazione
La sede della Bce

Il rialzo dei tassi sui vecchi mutui

I vecchi mutui non registrano nessuna differenza per quelli a tasso fisso, mentre le rate di quelli a tasso variabile hanno subito aumenti fino al 65%. “Il valore complessivo dei mutui per l’acquisto di abitazioni ammontava, a fine febbraio 2023, a 426 miliardi di euro, in crescita di 50 miliardi rispetto a fine 2017 (+13,5%)”.

Su 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo pendente sono circa 3,5 milioni. Per quanto riguarda i cittadini, 6,8 milioni di essi sono indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali.

L’impegno delle banche per i mutui in rialzo

L’impegno bancario per far fronte al rialzo dei mutui, tra credito al consumo e prestiti personali, hanno erogato 253 miliardi di euro di prestiti, in linea con i valori di fine 2017, ma in costante e prevedibilmente brusco rallentamento.

Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, conclude: “L’ennesimo aumento del costo del denaro da parte della Banca centrale europea rappresenta un altro pesantissimo macigno sui prestiti bancari e sull’intera economia italiana. I rischi sono due: un rallentamento molto forte del mercato immobiliare e dell’edilizia e una riduzione molto evidente degli investimenti delle imprese, che frenerà l’occupazione. Come un film già visto, alla decisione della Federal Reserve americana, è seguita la decisione fotocopia della Banca centrale europea”.

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