Emma Bonino critica le riforme costituzionali promesse dal Governo, e lo attacca sulla tempistica del Pnrr. In un’intervista rilasciata a Repubblica, Emma Bonino, leader di +Europa, ex ministra degli Esteri ed ex commissaria Ue, affronta diversi argomenti riguardanti la democrazia, il ruolo del governo e dell’Unione Europea, nonché le preoccupazioni istituzionali. Riguardo alle preoccupazioni sull’erosione della democrazia, Bonino afferma: “Meloni e Salvini hanno sempre considerato Orbán un modello. Detto ciò, prima di preoccuparci eccessivamente, dobbiamo reagire punto per punto e avere fiducia nell’Unione Europea”. Rispondendo alla domanda sul rischio di scivolare verso l’autocrazia, come evidenziato da Joseph Stiglitz, Bonino ha concordato sull’idea che l’erosione dello Stato di diritto sia un processo progressivo, mettendo in evidenza gli attacchi ai diritti civili, all’aborto e alla comunità Lgbtqia+ come elementi comuni. E sostiene che, anziché limitarsi a invocare i rischi, è necessario opporsi passo dopo passo, sia nel Paese che in Parlamento.
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Bonino contro le riforme costituzionali: “Erosione dello stato democratico”
Su Repubblica, Emma Bonino critica le riforme costituzionali promesse dal Governo. Sul pericolo che il governo Meloni svuoti il Parlamento, Bonino ha riconosciuto l’esistenza di una tendenza preoccupante che persiste da tempo e ha affermato che la situazione con Meloni è ancora più grave, poiché lei gode di una maggioranza molto forte e guida un governo politico voluto dai cittadini. Sottolinea l’importanza di attendere i testi ufficiali per comprendere meglio le intenzioni del governo.
Nonostante le sue preoccupazioni su diverse questioni evidenzia l’importanza di una risposta proattiva e coerente a queste sfide, sottolineando il ruolo chiave dell’Unione Europea in questo contesto. Sui possibili stravolgimenti istituzionali, Bonino ha espresso preoccupazione per il cambio di opinione di Meloni sul presidenzialismo e sull’Unione Europea, nonché per le attuali proposte di autonomia differenziata, che ha descritto come un progetto antiquato e costoso, poco adatto a governare la rivoluzione tecnologica che ci attende.