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Stop alle caldaie a gas naturale dal 2029: eccezioni e modifiche possibili

Caldaie a gas naturale vietate dal 2029. Tra sei anni, nel 2029, le caldaie a gas in tutta l’Unione Europea non potranno più funzionare. La bozza di revisione del regolamento 813/2013/Ue in discussione prevede standard tecnico-produttivi molto rigorosi. Questi comporterebbero l’esclusione dalla vendita delle caldaie a gas, comprese quelle alimentate da gas rinnovabili. Tuttavia, si sta aprendo una possibilità e il divieto di commercializzazione a partire dal 2029 è meno sicuro.
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Stop della Commissione europea alle caldaie alimentate a gas o gasolio.
Gli adempimenti per le caldaie a gas dal 2029

L’Unione europea vieta le caldaie a gas naturale del 2029

Ecco quali eccezioni e quali adempimenti compiere per la decisione Ue: caldaie a gas naturale vietate dal 2029. Il 27 aprile scorso è partita la riunione del Consultation Forum della Commissione Europea. Al centro dell’incontro la revisione del regolamento Ecodesign.

Tra le proposte emerse, l’idea di stabilire un livello minimo di efficienza del 115% per le caldaie. Una sfida ostica, considerando le tecnologie attualmente disponibili e che potrebbe escludere alcune tecnologie che utilizzano biogas o idrogeno. Se venisse adottato il livello minimo di efficienza stagionale del 115%, le uniche soluzioni incentivabili potrebbero essere le pompe di calore. Dopo la riunione del 27 aprile, è stata aperta una fase di 8 settimane per consentire ai soggetti interessati di inviare i loro pareri alla Commissione. In modo inaspettato, però, Bruxelles ha anticipato la prossima riunione al 12 giugno, prima dello scadere delle settimane previsto. Tra i punti all’ordine del giorno anche il divieto di vendita delle caldaie a gas a partire da settembre 2029.

Modifiche al regolamento Ue: i favorevoli e i contari

La bozza di revisione del regolamento Ue suscita l’opposizione di alcuni Paesi, tra cui l’Italia. Con loro, gli operatori del settore. Enti come Proxigas, Assogasliquidi, Assortermica, Federcostruttori e Appia Italia sono contrarie. Organizzazioni non governative come Eeb e ECOS, insieme ai produttori di pompe di calore, sono invece favorevoli.

I dubbi inducono la Commissione a esaminare più approfonditamente la questione e magari a rivedere la sua posizione che sembrava molto rigida alla fine di aprile. In sostanza, la Commissione ha rilevato che in alcune “situazioni particolari potrebbe non esserci una soluzione tecnica per sostituire la caldaia con una delle alternative disponibili”.

Durante la riunione del 12 giugno, gli esperti dovranno identificare tali situazioni particolari e dimostrare eventualmente la necessità di introdurre eccezioni al livello di efficienza del 115%.

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