Jeff Bezos news Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/jeff-bezos/ I segreti del potere - Notizie e retroscena Tue, 17 Jan 2023 12:32:50 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.3 https://www.business.it/wp-content/uploads/2023/01/cropped-Favicon_Business.it_-32x32.jpg Jeff Bezos news Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/jeff-bezos/ 32 32 Così i quattro titani del Tech avrebbero sbaragliato la concorrenza con pratiche scorrette https://www.business.it/titani-tech-congresso-pratiche-scorrette/ Thu, 30 Jul 2020 17:23:52 +0000 https://www.business.it/?p=67978 Troppo potere e controllo per i quattro titani del Tech. “Gli imperatori dell’economia online”, così li ha definiti David Cicilline, deputato democratico e presidente delle commissione antitrust della Camera, le quattro grandi compagnie di High Tech, Amazon, Apple, Google e Facebook, i cui Ceo sono stati chiamati oggi a testimoniare al Congresso Usa. “Prima della… Leggi tutto »Così i quattro titani del Tech avrebbero sbaragliato la concorrenza con pratiche scorrette

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Troppo potere e controllo per i quattro titani del Tech. “Gli imperatori dell’economia online”, così li ha definiti David Cicilline, deputato democratico e presidente delle commissione antitrust della Camera, le quattro grandi compagnie di High Tech, Amazon, Apple, Google e Facebook, i cui Ceo sono stati chiamati oggi a testimoniare al Congresso Usa. “Prima della pandemia queste aziende erano già dei titani nell’economia. Ora probabilmente emergeranno più forti e potenti che mai dalla pandemia”, ha affermato Cicilline. I Quattro Cavalieri della Tech si sono disimpegnati bene di fronte a politici affamati di protagonismo e pronti ad attaccarli su tutti i fronti. Però anche se superata la prima battaglia con l’arcigno Congresso senza grandi perdite, a partire da oggi per i “Quattro giganti del Tech” incomincia il lungo viaggio verso leggi che ne limiteranno l’influenza, come le banche o le compagnie aeree.Apple non dominante, niente garanzie per Amazon
“Non abbiamo una posizione dominante in nessun mercato o in nessuna categoria di prodotto con cui facciamo affari”. Lo ha detto Tim Cook, Ceo di Apple, all’inizio della sua testimonianza di fronte alla commissione antitrust della Camera dei rappresentanti, tralasciando però l’eccezione dell’Apple Store. Anche Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha affermato da canto suo di non poter garantire che la società non acceda ai dati dei venditori terzi per creare prodotti concorrenti. Un’accusa che la società e i suoi dirigenti avevano precedentemente negato. “Abbiamo una politica contro l’uso di dati specifici del venditore per aiutare la nostra attività di marca privata”, ha detto Bezos, in risposta a una domanda della rappresentante Pramila Jayapal, democratica dello stato di Washington. “Ma non posso garantirvi che quella politica non è stata violata”, ha aggiunto il numero di Amazon. Le autorità di regolamentazione negli Stati Uniti e in Europa hanno esaminato attentamente le relazioni di Amazon con le aziende che vendono sul suo sito e se il gigante dello shopping online ha utilizzato i dati dei venditori per creare i propri prodotti con il marchio del distributore. Come ha segnalato da Repubblica, il problema delle autorità anti-trust, ben evidenziato in Congresso, è che sono costrette a utilizzare regole disegnate per un mondo “analogo” per frenare giganti digitali. Il classico modello per incoraggiare la concorrenza, a Washington come a Bruxelles, è allentare la morsa di giganti aziendali sull’offerta dei prodotti. Ma Google, Facebook e compagnia derivano il proprio potere di mercato dal controllo della domanda: nessuno ci costringe a utilizzare Google, comprare i libri su Amazon o avere un profilo su Facebook. Lo facciamo perché è comodo, utile, divertente. Questa impotenza dell’anti-trust non garantisce però ai titani del Tech di uscire indenni da questo conflitto. Come ci insegna la storia, quando un settore diventa “troppo” importante, il Congresso passa leggi speciali per ridimensionarlo. È successo all’industria petrolifera, ad automobili, sigarette e finanza.mark zuckerberg parlamento europeo facebookQuando nel ’94 quando Netscape aprì Internet alle masse, c’erano 100 milioni di computer nel mondo. Oggi, 4 miliardi di persone, tre quarti della popolazione adulta, hanno uno smartphone. La crescita stratosferica della tecnologia ha creato una nuova categoria di miliardari: i quattro titani seduti (virtualmente) di fronte al Congresso hanno un valore netto più grande dell’economia del Portogallo.Il nodo della questione per le decisioni legislative però è che a differenza delle aziende del passato, la popolazione non odia i titani del Tech. Quando gli Usa attaccarono le aziende petrolifere o i produttori di nicotina o le banche, l’opinione pubblica era a favore di misure dure. The Verge ha chiesto agli americani che effetto avessero queste aziende sulla società e più del 70% ha detto che Google e Amazon facevano del bene. In uno scenario come questo, sarà difficile per l’anti-trust capire quali misure adottare. L’unica certezza che abbiamo al momento è che quello che è andato in scena al Congresso, è solo l’inizio di un processo che porterà a nuove regole nel mondo del digitale a livello globale.

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Nuova collaborazione per Amazon: stavolta punta sul cibo a domicilio e investe mezzo miliardo in Deliveroo https://www.business.it/nuova-collaborazione-per-amazon-stavolta-punta-sul-cibo-a-domicilio-e-investe-mezzo-miliardo-in-deliveroo/ Tue, 21 May 2019 19:16:41 +0000 https://www.business.it/?p=46695 Dopo aver investito massicciamente nei supermercati, Amazon si concentra ancora sul settore del cibo, ma questa volta però scommettendo sul servizio di consegne dei pasti a domicilio. Il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos ha deciso di punatare su Deliveroo, società che nei giorni scorsi, ha annunciato la partecipazione di Amazon con 575 milioni di… Leggi tutto »Nuova collaborazione per Amazon: stavolta punta sul cibo a domicilio e investe mezzo miliardo in Deliveroo

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Dopo aver investito massicciamente nei supermercati, Amazon si concentra ancora sul settore del cibo, ma questa volta però scommettendo sul servizio di consegne dei pasti a domicilio. Il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos ha deciso di punatare su Deliveroo, società che nei giorni scorsi, ha annunciato la partecipazione di Amazon con 575 milioni di dollari (514 milioni di euro al cambio attuale) al finanziamento della società londinese, accanto ai preesistenti investitori T. Rowe Price, Fidelity Management e Research Company e Greenoaks. La stessa società delle consegne ha precisato che “questo significa che Deliveroo ha raccolto in totale fino ad oggi 1,53 miliardi di dollari”.
Secondo la società inglese di consegne a domicilio, il nuovo investimento contribuirà a far crescere il team di ingegneri di Deliveroo con sede a Londra, nonché di ampliare la portata delle consegne di Deliveroo e portare nuove innovazioni nel settore del cibo e sviluppare nuovi prodotti, come ad esempio attraverso le super cucine per il solo delivery “Edition”. Will Shu, fondatore e CEO di Deliveroo, ha dichiarato: “Amazon è stata un’ispirazione per me personalmente e per l’azienda, e non vediamo l’ora di collaborare con un’organizzazione così ossessionata dal ruolo dei clienti”. Dall’altro lato, Doug Gurr Country Manager di Amazon UK, ha dichiarato stupore per l’entusiasto approccio di Delivero e per la loro dedizione nel fornire ai clienti una selezione sempre crescente di ottimi ristoranti, oltre a comode opzioni di consegna.
Amazon muove così massicciamente sull’Europa, scommettendo su una società che anima la competizione nel Vecchio continente con Just Eat e Uber Technologies. Lo stesso servizio Prime Now, d’altra parte, ha proiettato Amazon su questo segmento di mercato lanciando offerte di consegne nelle maggiori città britanniche nell’arco di due ore.

 

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Amazon schiacciato dal concorrente Alibaba, chiude il sito cinese https://www.business.it/amazon-schiacciato-dal-concorrente-alibaba-chiude-il-sito-cinese/ Wed, 24 Apr 2019 15:02:42 +0000 https://www.business.it/?p=45194 Amazon, il colosso dell’e-commerce in occidente, è stato sconfitto dai suoi concorrenti asiatici fino al punto di chiudere il suo store online cinese. La notizia si è appresa in una nota citata dal Financial Times e resa pubblica proprio dal gruppo di e-commerce statunitense, specificando che dal 18 luglio verrà terminato il servizio di vendita… Leggi tutto »Amazon schiacciato dal concorrente Alibaba, chiude il sito cinese

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Amazon, il colosso dell’e-commerce in occidente, è stato sconfitto dai suoi concorrenti asiatici fino al punto di chiudere il suo store online cinese. La notizia si è appresa in una nota citata dal Financial Times e resa pubblica proprio dal gruppo di e-commerce statunitense, specificando che dal 18 luglio verrà terminato il servizio di vendita per conto delle terze parti su Amazon.cn. Gli utenti potranno continuare ad acquistare dai siti esteri di Amazon e ricevere gli articoli tramite la rete internazionale, ma è chiaro che si tratterà di molte meno spedizioni, probabilmente più specifiche e che richiederanno tempi di attesa più lunghi, mentre resteranno pienamente attivi i prodotti come i Kindle e soprattutto i servizi in cloud di Aws.
amazon-aumenta-salario-dipendentiIl mercato online cinese risulta un segmento di mercato dove è forte la competizione con i giganti locali dell’e-commcerce, Alibaba e Jd, e anche un gigante mondiale dello shopping online come Amazon, non è riuscito a non rimanerne schiacciato. Dunque i cambiamenti che si verificheranno da luglio prossimo potrebbero riguardare anche i network di logistica e i magazzini del gruppo. Il colosso dell’e-commerce, che continuerà a offrire in Cina i prodotti di cloud computing attraverso Amazon Web Services, dopo aver comunicato la notizia ai suoi dipendenti in Cina, ha anche offerto loro un sostegno nella ricerca di un nuovo posto di lavoro.

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Amazon pensa a un servizio di musica in streaming gratis in stile Spotify https://www.business.it/amazon-pensa-a-un-servizio-di-musica-in-streaming-gratis-in-stile-spotify/ Fri, 19 Apr 2019 16:31:37 +0000 https://www.business.it/?p=44964 Amazon potrebbe presto lanciare un servizio di musica in streaming gratuito finanziato da spot pubblicitari. A darne la notizia è stato Billboard, e il debutto potrebbe addirittura avvenire già nei prossimi giorni. Un colpo basso che potrebbe costare caro a Spotify. Il colosso dell’E-commerce al momento propone lo streaming musicale con i due servizi Amazon… Leggi tutto »Amazon pensa a un servizio di musica in streaming gratis in stile Spotify

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Amazon potrebbe presto lanciare un servizio di musica in streaming gratuito finanziato da spot pubblicitari. A darne la notizia è stato Billboard, e il debutto potrebbe addirittura avvenire già nei prossimi giorni. Un colpo basso che potrebbe costare caro a Spotify. Il colosso dell’E-commerce al momento propone lo streaming musicale con i due servizi Amazon Prime Music (gratis per i clienti di Amazon Prime) e Prime Music Unlimited (che prevede il pagamento di una quota mensile in stile Netflix).
Secondo la fonte, il colosso di Jeff Bezos è disposto anche a pagare alcune etichette discografiche pur di lanciare al meglio l’offerta gratuita di canzoni. Il servizio gratuito permetterebbe di riprodurre musica sull’ecosistema di altoparlanti di Amazon. Spotify, dunque, potrebbe non essere più il solo servizio che prevede un parte free per l’ascolto della musica in streaming. Nonostante gli ultimi dati la vedano in affanno rispetto ad Apple Music, la società guidata da Daniel Ek può contare ad oggi su 96 milioni di utenti paganti.

 

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Dal web ai negozi fisici: Amazon aprirà la sua prima catena di supermercati https://www.business.it/dal-web-ai-negozi-fisici-amazon-aprira-la-sua-prima-catena-di-supermercati/ Sat, 09 Mar 2019 12:39:23 +0000 https://www.business.it/?p=41954 Amazon, la regina incontrastata del commercio online con 232,9 miliardi di dollari di fatturato solo nel 2018, espande la sua rete di distribuzione e punta sul settore delle vendite tradizionali: dopo il lancio di Amazon Go, i piccoli supermarket senza casse in cui si può acquistare cibo già pronto, il colosso dell’e-commerce di Bezos è… Leggi tutto »Dal web ai negozi fisici: Amazon aprirà la sua prima catena di supermercati

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Amazon, la regina incontrastata del commercio online con 232,9 miliardi di dollari di fatturato solo nel 2018, espande la sua rete di distribuzione e punta sul settore delle vendite tradizionali: dopo il lancio di Amazon Go, i piccoli supermarket senza casse in cui si può acquistare cibo già pronto, il colosso dell’e-commerce di Bezos è pronto ad aprire una nuova catena di supermercati reali fatti di mattoni e scaffali, e questa volta non automatizzati ma con commessi in carne e ossa. Ad anticipare la notizia è il Wall Street Journal. Stando alla fonte, i contratti d’affitto per alcuni spazi destinati ad ospitare questi negozi sono già pronti, e il primo Store dovrebbe essere inaugurato a Los Angeles già entro la fine di quest’anno, per seguire con altre aperture all’inizio del 2020.

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Dall’online al commercio fisico
Gli investimenti nei punti vendita fisici però sono già da qualche anno nei piani del colosso americano. Il piano di espansione era iniziato già nel 2017, quando la compagnia fondata da Bezos aveva speso quasi 14 miliardi di dollari per acquistare la catena di supermercati “bio” Whole Foods, che si caratterizza per avere un’offerta di prodotti (e di conseguenza una clientela) di fascia alta. Adesso però la nuova catena di Amazon si prospetta molto più in linea con il genere del supermercato tradizionale rispetto a Whole Foods, con una gamma d’offerta più ampia e prezzi più concorrenziali mirati verso un pubblico più tradizionale.
I vantaggi
La mossa di Amazon punta ad ampliare i propri confini al di là del mercato online, dove il colosso dell’e-commerce si è praticamente accaparrato quasi tutto. Del resto, la capacità dell’azienda di adattarsi e operare su canali differenti a quello digitale la colloca già oggi in una categoria a sé stante nel settore della distribuzione. Oltre ai supermercati fisici, il modo per far toccare ai clienti i prodotti dal vivo e allargare il proprio business, negli ultimi mesi il colosso aveva lanciato anche l’idea dei mobili low cost su stile Ikea. Un ulteriore conferma che l’arma vincente su cui Amazon ha deciso di puntare è proprio la grande distribuzione, considerati anche i ricavi che ne potranno derivare.

 

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Amazon: potrebbe presto valere 1 trilione come Apple https://www.business.it/amazon-potrebbe-presto-valere-1-trilione-come-apple/ Wed, 22 Aug 2018 08:00:57 +0000 https://www.business.it/?p=30655 Ormai il traguardo è stato raggiunto e superato! Ora lo si può dire di certo: Apple è la prima azienda al mondo il cui valore ha superato la soglia di 1000 miliardi di dollari,

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Ormai il traguardo è stato raggiunto e superato! Ora lo si può dire di certo: Apple è la prima azienda al mondo il cui valore ha superato la soglia di 1000 miliardi di dollari, ovvero di un trilione.  Nessun’altra azienda è mai riuscita a raggiungere un simile traguardo. I suoi titoli, del resto, continuano a salire e si aspetta che presto la Apple riuscirà a raggiungere persino la soglia di 1,1 trilioni. Ma alcuni analisti prevedono che Amazon possa entrare nel club delle aziende da trilioni di dollari. Gli analisti, ora sono pronti a scommettere su un risultato storico per il colosso di Jeff Bezos. A puntare sul gruppo americano del commercio elettronico e del cloud sono in particolare gli analisti di Macquarie, che hanno pubblicato una nota entusiastica alla luce dei risultati messi a segno da Amazon nel primo trimestre del 2018. Le azioni del gigante di gadget retail / cloud / media / consumer sono aumentate di quasi il 65% nel 2018. Gli analisti prevedono che le vendite di Amazon aumenteranno del 32% rispetto a ben $ 265 miliardi quest’anno.

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I segreti del successo di Amazon

Amazon non resta fermo a guardare e, a breve, potrebbe raggiungere o superare Cupertino in questa impresa. Il divario si è rapidamente ridotto tra i valori di mercato delle due società; Apple, da sempre ritenuta la prima azienda a raggiungere 1 trilione di dollari, ha iniziato l’anno con titoli valutati del 50% in più rispetto a quelli di Amazon. Tuttavia, le azioni di Amazon sono aumentate così velocemente aggiungendo “l’equivalente della capitalizzazione totale di Walmart in soli sei mesi“ come riporta la rivista Bloomberg. Solo tre anni fa, Amazon non era nella lista delle migliori 40 aziende, ma questa situazione è cambiata con l’aumento della spesa da investire, dalla vendita online, dalla tecnologia informatica (si pensi ad Amazon Echo) e, più recentemente, dall’acquisto di Whole Foods. Questi affari hanno iniziato presto a dare i propri frutti e, di conseguenza, è aumentato l’entusiasmo degli investitori.

Apple ha occupato il podio fra le aziende di maggior valore negli ultimi sei anni. Nel 2010, in particolare, ha superato Microsoft e nel 2012 ha sottratto il titolo a ExxonMobil. All’inizio di gennaio, la capitalizzazione di Apple ha raggiunto 900 miliardi di dollari, fino ad arrivare a un incremento del valore azionario che ha portato la società a raggiungere il traguardo del trilione di dollari. Alcune proiezioni all’inizio di quest’anno hanno evidenziato la possibilità che Amazon batta Apple. Anche se la maggior parte degli analisti vede ancora Apple come la prima società in grado di mantenere questo traguardo. Tuttavia, dato che il valore delle scorte di Amazon è aumentato, non sembra più così impossibile superare la società di Cupertino.

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Amazon continua a innovare

Amazon, in particolare, continua a innovare, come dimostra anche il programma emergente di advertising che fa concorrenza a Google e Facebook. Oltre 10 mila imprese italiane vendono su Amazon e più di un terzo esportano i loro prodotti soprattutto in Europa e alcune anche in tutto il mondo: nel 2017 queste aziende hanno raggiunto la cifra record di vendite all’estero di oltre 350 milioni di euro. L’azienda di Bezos viene premiata dai suoi azionisti proprio per la strategia di espansione di lungo periodo, che punta alla conquista dei mercati internazionali, con l’Europa in pole position per fare da traino a business multiforme che include l’offerta video e musica in streaming, gli speaker Echo per la casa intelligente, l’assistente vocale Alexa e presto anche un robot domestico.

Oggi Amazon è la seconda più grande azienda americana per capitalizzazione di mercato e sebbene la Apple sia comunque la prima ad aver raggiunto il magnifico traguardo con le sue azioni che crescono di giorno in giorno, non sarà però l’ultima in quanto anche le altre aziende si stanno avvicinando a quel limite. Occorre, quindi, prestare attenzione anche agli inseguitori della Apple, che sono principalmente 4: Amazon, Google, Microsoft, Facebook. Tutte e 4 hanno i propri punti forti e quelli deboli. Anche il loro prezzo sul mercato è ampiamente diverso, ma sono tutte delle aziende ugualmente importanti.

Amazon è un’azienda self-made che si è sviluppata solo come un’attività di puro commercio. Qui è possibile acquistare gli oggetti provenienti anche dai più lontani angoli del mondo. Tutto ciò che serve è semplicemente recarti sul sito di Amazon e dinnanzi a te si aprirà un mondo. Qui puoi acquistare tutto ciò che vuoi, anche dagli articoli più semplice a quelli più complessi o difficili da trovare. Dovrai solo attendere che i funzionari della Amazon trovino l’oggetto dei tuoi desideri e te lo spediscano. Si pensa che avrà comunque una crescita lenta, ma costante, motivo per cui prima o poi comunque sfiorerà e poi supererà il traguardo da 1 trilione di dollari. Il tempo lo farà vedere, ma a noi non resta che attendere. Del resto i piani sono tanti, gli investimenti sono troppi e le idee per il futuro fanno letteralmente impazzire il mercato spingendolo verso quella soglia così tanto agognata e sognata.

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Lavoro, 8 segreti per diventare un leader come Jeff Bezos https://www.business.it/segreti-diventare-come-bezos/ Thu, 21 Jun 2018 10:38:51 +0000 https://www.business.it/?p=28798 Due professori della Harvard Business School, intervistati dal famoso magazine online inc.com, spiegano cosa serve per imporsi come leader migliori e poter cambiare davvero le cose. In primo luogo, il solo progetto di trasformare un’idea in un’azienda che vale miliardi non basta, ma bisogna costruire le basi affinchè, dopo il primo passo, si riesca ad… Leggi tutto »Lavoro, 8 segreti per diventare un leader come Jeff Bezos

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Due professori della Harvard Business School, intervistati dal famoso magazine online inc.com, spiegano cosa serve per imporsi come leader migliori e poter cambiare davvero le cose.

In primo luogo, il solo progetto di trasformare un’idea in un’azienda che vale miliardi non basta, ma bisogna costruire le basi affinchè, dopo il primo passo, si riesca ad intraprendere la vera scalata verso il successo.

I due professori in questione sono Jeffrey Rayport, HBS Senior Lecturer  e Shikhar Ghosh, HBS Professor of Management Practice. Insieme hanno definito ben 8 punti chiavi per raggiungere la vetta e cercare di acquisire una posizione di crescita.

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1. Combina la visione d’insieme con i dettagli


Questo è il punto di partenza, ciò suggerisce la nascita di cosa verrà dopo. Come scovare i nuovi Jeff Bezos, come diventare il Nuovo Jeff Bezos? In molti se lo chiedono e sono interessarti a migliorarsi, ma non sanno cosa fare. La ricetta di Rayport è questa: “Per individuare i prossimi Bezos, cerca qualcuno che vicino a te che sia competente e lungimirante, capace di concentrarsi sia sulle persone, che sulla cultura, e che nutra anche particolare attenzione per i dettagli, senza però perdere di vista la missione principale“.

Bezos è eccezionale in questo senso. Una sorta di pifferaio magico, che suona il suo strumento mentre tutti gli altri lo seguono ammaliati. Mai dimenticare che la visione d’insieme è composta come un puzzle di piccoli pezzi, che devono incastrarsi perfettamente, collaborando l’uno con l’altro.

Leadership: 10 consigli per essere un leader vincente

2. Non smettere mai di imparare

Un altro tratto importante che distingue un leader lungimirante da un leader rassegnato è la costante capacità di continuare ad apprendere. Essere curiosi, imparare, studiare e ancora imparare. In questo modo non si resta indietro ma si acquista invece la capacità di modificare la propria visione restando al passo con i tempi.

Il professor Rayport infatti sottolinea che: ”Le persone come Bezos sono studenti voraci, che cambiano quando sono esposti a nuove informazioni. Esaltiamo le virtù dell’apprendimento, eppure la maggior parte delle persone smette di studiare una volta terminata la scuola“.

3. Cambia cultura mentre la tua azienda cresce

Tali leader sono in grado di crescere grazie ad una cultura che si traduce in formazione e che si evolve costantemente. Ciò significa che quando le loro aziende crescono, possono creare e gestire gli input organizzativi producendo comportamenti con persone che condividono con loro i valori dell’azienda.

Rayport ha spiegato molto chiaramente a cosa si riferisce:

La cultura non significa essere nostalgici dei bei vecchi tempi, quando non esistevano incontri informali e nessun reparto Risorse Umane. Infatti affinché, la cultura cambi e si sviluppi, è necessario sapere su quali leve di gestione si deve puntare per far sì che le persone agiscano in base a tali valori.

Prendiamo ad esempio sempre lui, Jeff Bezos: è risaputo che ha rituali fisici e tangibili, come lasciare una sedia vuota alle riunioni per il cliente o chiedere a tutti di leggere un memo di sei pagine prima di iniziare una riunione.

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4. Abbina la strategia alla fase di crescita della tua azienda

È intelligente osservare come le fasi relative ai diversi round di finanziamento possano influire positivamente o negativamente durante le fasi di crescita dell’azenda. L

La prima strategia da adottare è tale per cui prima di ottenere un prodotto adeguato sul mercato di riferimento, bisogna basarsi su investimenti e sui cosiddetti business angel.

Una volta trovato il prodotto adeguatamente rivolto ad un settore di mercato, la strategia aziendale dovrebbe prevedere una capitalizzazione al fine di crescere più velocemente possibile.

5. Adattarsi alla potenza del tre

Il professor Ghosh crede con convinzione che un’azienda di successo dovrebbe seguire tre regole. “Ad ogni potenza di tre – il numero di persone nell’organizzazione (30, 90, 270, 810) – tutto cambia. Quando l’azienda è piccola, il leader può tenere sotto controllo tutti, ma quando inizia a crescere si aggiungono nuovi livelli, una differente divisione del lavoro, si è più specializzati e le persone con le quali si è iniziato non potranno più avere lo stesso tipo di contatto diretto con il leader come era accaduto fino a poco prima”. Il cambiamento sta quindi alla base della crescita.

6. Gestire la tensione tra processo e cultura

Spesso si crea una battaglia vera e propria tra cultura e processo di crescita. Secondo Ghosh, “i manager entrano in azienda e vogliono creare processi formali, ma i processi funzionano per attività come la contabilità, mentre non funzionano per il lavoro creativo, nel quale invece è meglio stabilire obiettivi precisi e consentire alle persone di capire come arrivarci.

Spesso viene richiesto un processo più formale, che entra in contrasto con la storia e la mitologia dell’azienda, un esempio? L’idea che tutti debbano lavorare 24 ore al giorno per una settimana prima della fine di un trimestre per raggiungere gli obiettivi è sbagliato”.

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7. Let Go to Go Further

Quando un’azienda diventa più grande, il leader deve accettare che una nuova eventuale risorsa, considerata un talento, potrà fare cose diverse in modo diverso e magari commettere errori.
Ma se il leader non molla e cerca di guardare lontano, la società sarà in grado di scalare la vetta del successo. Ghosh ha infatti dichiarato: ”Se il fondatore continua ad essere il principale risolutore di problemi, le persone che ingaggia per dirigere non diventeranno mai leader efficaci. Il fondatore dovrebbe invece creare un nuovo sottogruppo, che sicuramente commetterà errori ma ha imparerà, diventerà più efficiente e raggiungerà gli obiettivi. Il leader non dovrà quindi intervenire perché se lo farà peggiorerà la situazione”.

8. Rendi lo scopo comune più forte del caos

Il ruolo del leader è quello di assicurarsi che le forze siano convogliate al meglio. ”Man mano che un’azienda cresce, diventa più specializzata e le funzioni aziendali più specifiche: l’unico modo per mantenere insieme le funzioni di vari settori come ingegneria, finanza, vendite e così via è ricordare continuamente tutti gli obiettivi dell’azienda, qual è la missione, ma soprattutto quali sono i valori e i comportamenti desiderati”.

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Jeff Bezos, i valori fondamentali per raggiungere il successo https://www.business.it/jeff-bezos-i-valori-fondamentali-per-raggiungere-il-successo/ Tue, 05 Jun 2018 07:00:19 +0000 https://www.business.it/?p=27880 Jeff Bezos è senza dubbio tra gli uomini più invidiati del pianeta. A giusta ragione, aggiungiamo noi: con i suoi 112 miliardi di dollari di patrimonio stimato, è lui a guidare tutte le classifiche dei più ricchi del pianeta. Molti curiosi, ma soprattutto quegli imprenditori che cercano in tutti i modi di carpire i suoi… Leggi tutto »Jeff Bezos, i valori fondamentali per raggiungere il successo

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Jeff Bezos è senza dubbio tra gli uomini più invidiati del pianeta. A giusta ragione, aggiungiamo noi: con i suoi 112 miliardi di dollari di patrimonio stimato, è lui a guidare tutte le classifiche dei più ricchi del pianeta.

Molti curiosi, ma soprattutto quegli imprenditori che cercano in tutti i modi di carpire i suoi segreti di successo, scavano nella vita e nella professione a caccia di indizi.

A quanto pare, esistono linee guida importanti, come le lettere che negli anni Bezos ha scritto circa il suo percorso lavorativo.

Vent’anni di consigli preziosi, atti a capire come comportarsi, ma soprattutto quali errori evitare. Chi ha potuto visionare questo importante patrimonio di saggezza, ha svelato una verità speciale: non si tratta di tattiche precise, ma di sani e semplici principi attuati con coscienza.

Queste lettere risultano ovviamente permeate anche da numeri impressionanti, come i circa 100 milioni di membri premiati a livello globale: la filosofia di Bezos e della sua azienda è meritocratica, così come lo sono i consigli che si ripetono negli anni. Sempre gli stessi, sempre validi: sono quelli che hanno dimostrato lungimiranza e saggezza, portando Amazon dove si trova oggi.

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I principi fondamentali

 

Il giornalista di inc.com Julian Hayes si è preso un intero fine settimana per leggerle tutte, alla fine ne ha ricavato tre estremamente importanti e degne di nota: come si diventa top performer?

Ecco il principio numero 1:  Se hai bisogno di un supporto completo per ogni decisione, non avrai mai successo

Cosa intende Bezos? Che bisogna guardare avanti, in maniera lungimirante, senza focalizzarsi sugli ostacoli lungo la strada. Una lettera in particolare, scritta nel 2000, si focalizzava su un dato negativo, l’80% della azioni in calo rispetto all’anno precedente. Ma Bezos scriveva di come in realtà la la società fosse in una buona posizione se esaminata a lungo termine, nonostante il dato. Insomma, la crescita, il miglioramento e il raggiungimento dei risultati sono i parametri più affidabili a cui guardare per capire la salute dell’azienda, senza fermarsi alle apparenze.

Conoscere la propria strategia è fondamentale per centrare l’obiettivo, non importa quanto ci vorrà. “Non rivendichiamo che sia la filosofia giusta, affermiamo solo che è nostra!”, afferma Bezos. L’importante quindi è avere chiara la filosofia da utilizzare come una vera e propria bussola e stabilire la visione di insieme di dove, alla fine del percorso, si desidera arrivare.

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Il secondo principio

 

Per quanto riguarda il secondo principio, eccolo: “operare sempre con una mentalità da principiante”.

In che senso?

Da molte altre lettere si evince che ad Amazon è sempre il fatidico Giorno n.1. Bezos ha ripetuto questo principio anche fuori dalle lettere, e molti si sono domandati cosa significhi, ma soprattutto perché sia così importante: ebbene, partire sempre dal giorno 1 significa avere sempre l’entusiasmo di affrontare nuove sfide, senza sedersi mai. Da un discorso del 2016, Bezos parlava proprio di questo argomento, dichiarando che “il secondo giorno è la stasi, seguito dall’irrilevanza, seguito da un doloroso declino doloroso, seguito dalla morte, ed è per questo che è sempre il primo giorno in Amazon”. Mantenere dunque una mentalità da principianti è fondamentale perché consente di operare un senso di urgenza e una sana paura, entrambi fondamentali per la crescita. In un’altra lettera, dove cita questo argomento, Bezos continua dichiarare che “Non c’è riposo per chi è stanco, ricordo costantemente ai nostri dipendenti di aver paura, di svegliarmi ogni mattina terrorizzati: non della nostra concorrenza, ma dei nostri clienti, i nostri clienti hanno reso il nostro business quello che è, sono quelli con con cui abbiamo una relazione. Loro sono quelli a cui dobbiamo un grande obbligo e li consideriamo fedeli a noi  fino al momento in cui qualcun altro offre loro un servizio migliore”.

Più chiaro di così!

Leggi anche: I segreti di Jeff Bezos: ecco com’è riuscito a diventare l’uomo più ricco del mondo

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Il terzo principio

 

Infine l’ultimo dei tre principi fondamentali: “mantenere te stesso e tutti coloro che lavorano con te al livello più alto possibile”. Come a dire: i dettagli contano. Avere uno standard elevato non è facoltativo, è una necessità se si desidera essere i migliori. Comprendendo ciò, Bezos non si è limitato a mantenere solo uno standard più elevato, ma ha saputo mantenere tutto il suo ambiente ad uno standard più alto della concorrenza. Una delle famose lettere conteneva questa citazione: “Non è facile lavorare qui da noi. Puoi lavorare a lungo, con difficoltà o con intelligenza, ma su Amazon.com non puoi scegliere di restare a metà ma essere coerente al 100%. Stiamo lavorando per costruire qualcosa di importante, qualcosa che è importante per i nostri clienti, qualcosa che potremmo mostrare ai nostri nipoti: cose del genere non sono fatte per essere facili”.

Niente per Bezos passa dalla superficialità e dalla incostanza. Scegliere di essere come lui presuppone disciplina e un metodo, basta essere concentrati sull’obiettivo finale e non mollare mai, per nessun motivo.

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Jeff Bezos: Blue Origin e il piano per colonizzare la Luna https://www.business.it/jeff-bezos-blue-origin-piano-colonizzare-la-luna/ Thu, 31 May 2018 10:32:22 +0000 https://www.business.it/?p=27452 Jeff Bezos, insieme a Blue Origin, sembra pronto a mettere in atto il suo piano per la colonizzazione della Luna. Ad annunciare i grandi piani per lo sfruttamento del nostro satellite naturale è stato lo stesso Jeff Bezos, durante la Space Development Conference di Los Angeles, meeting durante il quale il CEO di Amazon ha… Leggi tutto »Jeff Bezos: Blue Origin e il piano per colonizzare la Luna

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Jeff Bezos, insieme a Blue Origin, sembra pronto a mettere in atto il suo piano per la colonizzazione della Luna. Ad annunciare i grandi piani per lo sfruttamento del nostro satellite naturale è stato lo stesso Jeff Bezos, durante la Space Development Conference di Los Angeles, meeting durante il quale il CEO di Amazon ha espresso le sue idee per un prossimo futuro e per lo sviluppo dei progetti della sua Blue Origin. Nessun paragone con SpaceX di Elon Musk e con il suo piano di colonizzazione di Marte: Bezos sembra avere un’idea molto precisa del futuro spaziale del nostro Pianeta…

Jeff Bezos: la Luna, un polo industriale perfetto

Dimenticate Elon Musk e la sua volontà di creare un insediamento terrestre autosufficiente sul Pianeta Rosso. Jeff Bezos – CEO di Amazon nonché uomo più ricco del mondo – sembra essere molto più pragmatico tanto da avere individuato come obiettivo non un pianeta da scoprire, bensì l’oramai ultra studiato satellite terrestre.

La Luna, stando a quanto affermato da Bezos durante la Space Development Conference di Los Angeles, rappresenta infatti il luogo ideale (nonché quello più vicino alla Terra) per la creazione di una colonia industriale. “In un futuro non troppo lontano – sto parlando di decenni, forse di 100 anni” – ha spiegato “diventerà molto più semplice fare nello Spazio molte cose che oggi siamo obbligati a fare sulla Terra, questo poiché avremo molta più energia da utilizzare. Dovremo lasciare questo pianeta. Lo lasceremo e questo migliorerà le cose sulla Terra”.

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Cosa significa tutto ciò? Vista la sua vicinanza al nostro Pianeta nonché la sua (quasi) completa conoscenza da parte dell’uomo, la Luna – almeno per Jeff Bezos – sembra essere la candidata ideale per trasformarsi in un polo per l’Industria Pesante, un luogo dove fabbricare tutto il necessario per diventare una società multiplanetaria. Così come per Elon Musk, anche per Bezos sembra che nel futuro del genere umano non esista altra soluzione se non quella di andare alla scoperta (e colonizzazione) di altri pianeti.

Bezos ha specificato inoltre che, ovviamente, la Terra dovrà – almeno inizialmente – fornire ancora molti materiali alla Luna, in quanto non presenti sul satellite. Nonostante questo, la colonizzazione della Luna per Bezos rappresenta solo “un gioco da ragazzi”.

Luna: il luogo perfetto per l’industria spaziale

A questo punto non rimane che da chiedersi come mai la Luna, nostro satellite naturale, rappresenti il luogo designato da Jeff Bezos per la crescita della sua Blue Origin. Il CEO di Amazon, durante la conferenza a Los Angeles, ha spiegato che la Luna è il luogo ideale per essere trasformato in un polo per l’industria spaziale poiché gode della luce solare 24 ore su 24, perfetta per alimentare costantemente le celle solari: in questo modo si andrebbe a produrre costantemente energia elettrica (pulita) da utilizzare per la produzione industriale.

“È come se qualcuno avesse preparato tutto questo per noi” – ha spiegato Jeff Bezos. Non solo, l’imprenditore più ricco del mondo ha anche precisato che il nostro satellite è anche un’importante fonte di regolite, che può essere estratta facendo attenzione a non respirare la polvere.

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Quali sono, però, i piani per portare avanti questa impresa? Jeff Bezos ha già ipotizzato una partnership con la NASA, al fine di creare un lander lunare capace di portare sul satellite 5 tonnellate di materiale utile per avviare le prime produzioni nonché le prime abitazioni per i membri delle colonie.
Nonostante il piano per la colonizzazione della Luna sembra essere pronto, è comunque troppo presto per parlare di tempistiche: certo è che Blue Origin ha previsto il lancio del suo primo razzo orbitale già nel 2020.

Leggi anche: “Uomini più potenti del mondo: i grandi 12 della tecnologia”

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Jeff Bezos, consigli per affrontare le critiche in modo positivo https://www.business.it/jeff-bezos-consigli-per-affrontare-le-critiche-in-modo-positivo/ Tue, 29 May 2018 08:40:35 +0000 https://www.business.it/?p=25922 Siamo tutti facili bersagli di critiche: sul lavoro, in famiglia, perfino da quelli che consideriamo nostri amici. Esistono differenti modi di reagire, ma non sempre sono quelli più positivi. Spesso il nostro atteggiamento a riguardo diventa cupo, negativo, così anche un successivo consiglio può essere preso in modo sbagliato. Leggi anche: Jeff Bezos, patrimonio e storia:… Leggi tutto »Jeff Bezos, consigli per affrontare le critiche in modo positivo

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Siamo tutti facili bersagli di critiche: sul lavoro, in famiglia, perfino da quelli che consideriamo nostri amici. Esistono differenti modi di reagire, ma non sempre sono quelli più positivi. Spesso il nostro atteggiamento a riguardo diventa cupo, negativo, così anche un successivo consiglio può essere preso in modo sbagliato.
Leggi anche: Jeff Bezos, patrimonio e storia: 10 cose da sapere sul patron di Amazon

Come gestire le critiche secondo Bezos

Il numero uno di Amazon Jeff Bezos è un bersaglio molto criticato, d’altronde perché non dovrebbe? Grazie alla sua azienda è balzato al primo posto della classifica dei più ricchi del mondo, continua a gestire e innovare i suoi progetti in modo lungimirante e originale, senza farsi tanti scrupoli. Questo atteggiamento suscita invidia, e se molti lo criticano può però contare su un numero altrettanto cospicuo di sostenitori. Jeff Bezos si mostra rilassato e perfettamente a suo agio con il ruolo che detiene. Dà consigli ai suoi dipendenti, ai suoi collaboratori, agli amici imprenditori. E tutti ovviamente, pendono dalle sue labbra.
jeff bezos amazon lettera azionisti 2018Come gestire al meglio le critiche è qualcosa che ognuno di noi vorrebbe imparare. Ci vorrebbe una specie di “corso di aggiornamento”, che è poi proprio quello che Bezos ha tenuto a Kevin Plank, CEO di Under Amour.
Cosa è successo?
Recentemente il noto imprenditore è stato attaccato da numerose critiche, che lo hanno portato a cercare il consiglio di altri colleghi. Il prezzo delle azioni di Under Amour è diminuito del 45% nel 2017 e la società ha subito moltissime perdite da quando è diventata pubblica.
Successivamente, gli analisti di Wall Street hanno declassato il titolo, riempiendo le pagine dei giornali di recensioni negative sulla stessa Plank, anche perché aveva sostenuto pubblicamente il presidente Trump.
Di conseguenza, altro che gestione delle critiche! Un vero e proprio allarme ha colpito l’azienda da tutti i punti di vista possibile, mettendo alle strette Kevin Plank.

Il caso Plank

Cos’ha detto dunque Bezos per cercatore di risollevare le critiche che hanno coinvolto così pesantemente Under Amour? Una frase spiazzante: “La prima cosa che faccio quando ascolto le critiche è chiedermi se hanno ragione”.
Sulle prime, Plank è rimasto interdetto, poi, come ha confessato alle pagine del Baltimore Business Journal, che ha apprezzato il consiglio, visto che non era proprio nella sua natura stare fermo ad ascoltare e ripete ciò che lo stesso Bezos gli ha rivelato:
Pensaci, perché crescere come imprenditore è come essere là fuori, devi esser pronto a combattere. So che se qualcuno dice qualcosa di male, vorresti dargli un pugno e contrattaccarlo, ma io ti mostrerò come dovrebbe essere. Quando arrivi veramente alla sicurezza di non essere difensivo, ma alla sicurezza di poter ascoltare ciò che le persone stanno dicendo e capisci davvero, sei arrivato, anche se lo reputi un atteggiamento quasi in contrasto con l’essere un imprenditore“.
Leggi anche: Jeff Bezos Vs Elon Musk: Blue Origin e SpaceX, differenze e analogie

colloquio-di-lavoro-difetto-maggioreAscoltare, mettersi in gioco, diventare sicuro

É vero che un imprenditore che ha speso tempo, denaro, lacrime e sudore non è certo propenso ad “ascoltare” qualcuno che voglia solo criticare il suo operato. Ma la verità, proprio come ha detto Bezos, è quella di diventare sicuri di se stessi, perché ci vuole molta sicurezza per non stare sulla difensiva.
La sicurezza entra in gioco sopratutto quando si sa quanto si è fatto, quanti sacrifici per arrivare a ciò che si è realizzato. Infatti se qualcuno si permette di criticare tutto ciò che si è creato e ne mostra dei difetti, ciò non significa che non si può essere estremamente fieri del lavoro svolto e dei risultati ottenuti.
La critica deve essere semplicemente metabolizzata come parte del miglioramento, quindi accoglierla vuol dire crescere.
Bezos ci è arrivato da solo, e consiglia ai suoi amici imprenditori di capire cosa c’è di verità nelle critiche. “Non sto dicendo che l’80 o il 90 percento delle critiche è giusto, ma se c’è qualcosa che possiamo prendere da esso, dobbiamo almeno avere l’umiltà, la pazienza e la maturità per renderci conto che potrebbe farci migliorare”.
Insomma, il segreto è capire il margine di miglioramento e sfruttare le accuse per andare sempre più avanti, senza per questo restarci male e contrattaccare, altrimenti la cosa potrebbe diventare controproducente.

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Jeff Bezos Vs Elon Musk: Blue Origin e SpaceX, differenze e analogie https://www.business.it/jeff-bezos-vs-elon-musk-blue-origin-e-spacex-differenze-e-analogie/ Wed, 02 May 2018 08:00:29 +0000 https://www.business.it/?p=24198 Jeff Bezos ed Elon Musk, entrambi imprenditori visionari ed entrambi interessati allo Spazio tanto da fondare rispettivamente Blue Origin e SpaceX. Nonostante questo, il loro istinto all’esplorazione dello Spazio che ci circonda nasce da due convinzioni molto differenti. Il patron di Amazon, infatti, ha fondato la sua Blue Origin allo scopo di rendere lo Spazio… Leggi tutto »Jeff Bezos Vs Elon Musk: Blue Origin e SpaceX, differenze e analogie

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Jeff Bezos ed Elon Musk, entrambi imprenditori visionari ed entrambi interessati allo Spazio tanto da fondare rispettivamente Blue Origin e SpaceX. Nonostante questo, il loro istinto all’esplorazione dello Spazio che ci circonda nasce da due convinzioni molto differenti. Il patron di Amazon, infatti, ha fondato la sua Blue Origin allo scopo di rendere lo Spazio anche la meta perfetta per i turisti più avventurosi. Elon Musk, invece, vede nell’esplorazione spaziale e nella colonizzazione di nuovi pianeti una delle speranze di sopravvivenza della Terra e della razza umana: è proprio con quest’idea, infatti, che ha previsto di portare l’uomo su Marte entro il 2030 al fine di iniziare i primi progetti di colonizzazione del Pianeta Rosso.

Jeff Bezos e Blue Origin

Da sempre convinto che l’esplorazione spaziale sia fondamentale per mantenere viva la curiosità umana e la sua spinta all’esplorazione, Jeff Bezos nel 2000 fonda Blue Origin. Nata come startup, la sua azienda con sede a Kent si focalizza sin da subito su voli spaziali sub-orbitali destinati al trasporto di turisti nello Spazio. Stando a quanto dichiarato dall’uomo più ricco del mondo, però, Blue Origin non è riuscita a rispettare le tappe che si era inizialmente prefissata: effettuare un volo a settimana già a partire dal 2010. Nel 2008, Bezos e il suo team hanno rivisto i programma spostando la dead-line al 2018: entro fine 2018, quindi, vedremo probabilmente i primi turisti salire a bordo di New Shepard.

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New Shepard è una delle tecnologie più innovative tra quelle ideate da Blue Origin. Si tratta, in particolare, di un sistema di volo sub-orbitale (almeno per ora lo standard per la nascente industria del turismo spaziale) formato da un razzo e da una capsula. La particolarità dei razzi utilizzati di recente è quella di essere riutilizzabili almeno in parte: la capsula, invece, è progettata per ospitare tre o più astronauti. Come annunciato poche ore fa, il sistema New Shepard ha portato a termine con successo anche l’ottavo test di lancio.

Elon Musk e SpaceX

Nel 2002 l’imprenditore visionario Elon Musk fonda SpaceX. L’obiettivo è chiaro sin da subito: abbattere notevolmente i costi di accesso allo Spazio e creare sistemi tecnologici capaci di portare l’uomo su Marte, al fine della colonizzazione del Pianeta Rosso. Negli anni, l’azienda ha sviluppato lanciatori quali Falcon 1, Falcon 9 e Falcon Heavy e si è distinta – tra le altre cose – per essere stata la prima società privata ad inviare rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale.
jeff-bezos-elon-musk-blue-origin-spacexIl fine ultimo, comunque, rimane Marte: Elon Musk – convinto di poter portare l’uomo sul Pianeta Rosso tra il 2030 e l’inizio del 2040 – ha stimato il costo totale di una prima colonizzazione in 36 miliardi di dollari, 500mila dollari a testa (circa). Durante il meeting della Royal Aeronautical Society di Londra, infatti, Musk ha affermato “Saranno necessarie milioni di persone per una colonia su Marte, per cui 80.000 è soltanto il numero di persone inviate su Marte ogni anno. So bene che può sembrare una follia. Non sono diventato pazzo, e nemmeno credo che la SpaceX possa fare tutto questo da sola. Ma se l’umanità spera di diventare una specie multi-planetaria, dobbiamo trovare un modo per spostare milioni di persone su Marte”.
I razzi di SpaceX, a differenza di quelli di Bezos, sono pensati per voli orbitali ma anch’essi sono in parte riutilizzabili: non solo, Elon Musk ha di recente affermato di voler lavorare ad enormi palloni gonfiabili al fine di recuperare anche altre parti dei razzi.
Leggi anche: “Elon Musk: ecco perché odia le riunioni”

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Jeff Bezos e Blue Origin: successo per l'ottavo lancio di prova https://www.business.it/jeff-bezos-blue-origin-successo-lottavo-lancio-prova/ Tue, 01 May 2018 08:00:14 +0000 https://www.business.it/?p=24163 Jeff Bezos sempre più vicino a portare turisti nello Spazio con la sua Blue Origin, azienda da lui fondata nel 2009. Nella giornata di ieri, Blue Origin ha effettuato l’ottavo lancio di test del razzo sub-orbitale e della navetta New Shepard: il test si è concluso con successo. Il razzo – lanciato in un cielo privo… Leggi tutto »Jeff Bezos e Blue Origin: successo per l'ottavo lancio di prova

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Jeff Bezos sempre più vicino a portare turisti nello Spazio con la sua Blue Origin, azienda da lui fondata nel 2009. Nella giornata di ieri, Blue Origin ha effettuato l’ottavo lancio di test del razzo sub-orbitale e della navetta New Shepard: il test si è concluso con successo. Il razzo – lanciato in un cielo privo di nuvole – è salito al cielo con una velocità massima di 2200 miglia orarie, accompagnando la capsula e il suo occupante “Mannquin Skywalker” sino a godere di una bellissima vista sul nostro pianeta. È bene sottolineare che, a differenza di Elon Musk, Jeff Bezos ha fondato Blue Origin al fine di contribuire allo sviluppo del turismo spaziale: qualora tutto andasse come previsto, infatti, il fondatore di Amazon garantirebbe a tutti (almeno a chi potrà permettersi il costo del volo spaziale” di ammirare la Terra dallo Spazio in tutta sicurezza, vivere l’esperienza dell’assenza di gravità nonché tornare senza alcun pericolo.

Blue Origin: pronta ad un test con umani a bordo?

Nuovo test di volo suborbitale per la capsula “Crew Capsule 2.0” di Blue Origin, l’azienda dell’aerospazio fondata da Jeff Bezos allo scopo di dare vita ad un progetto di turismo spaziale. A portare la capsula nello Spazio è stato il razzo New Shepard, chiamato così in onore di Alan Shepard, primo americano a vedere la Terra dallo Spazio.


Il razzo ha raggiunto un’altezza massima di 107 chilometri, quella descritta da Jeff Bezos come l’altezza scelta per le operazioni. A quel punto – dopo un lasso di tempo pari a 2 minuti e 26 secondi dal decollo – il razzo ha rilasciato la capsula al cui interno si trovava “Skywalker”, manichino così chiamato in onore del celebre Luke di Star Wars. Sia il razzo sia la capsula sono successivamente rientrati a Terra con successo. Come il Falcon 9 di SpaceX, anche il razzo New Shepard è riutilizzabile. A quanto si apprende, Jeff Bezos avrebbe in programma un lancio con persone a bordo già entro la fine del 2018: nel 2019, quindi, potrebbero partire i primi voli turistici.

Jeff Bezos: “Blue Origin è la cosa più importante che sto facendo”

Poche ore prima del lancio del razzo New Shepard e della capsula, Jeff Bezos ha rilasciato un’intervista al CEO di Axel Springer spiegando che Blue Origin è il progetto più importante a cui sta lavorando. Il fondatore di Amazon, infatti, si dice convinto che per la sopravvivenza umana è fondamentale lo sviluppo di tecnologie che permettano all’umanità di diventare una civiltà interplanetaria. “Sto portando avanti questo progetto poiché credo che, qualora non lo facessimo, finiremo col diventare una civiltà di stasi, ipotesi che trovo molto demoralizzante” – ha spiegato Jeff Bezos precisando che tutti gli uomini apprezzano il cambiamento e l’evoluzione e i viaggi spaziali sono parte integrante a questa spinta umana verso la conoscenza.


La sua affermazione, comunque, ha destato abbastanza scalpore: in molti, infatti, pensavano che fosse Amazon il vero successo di Jeff Bezos. L’imprenditore che ha creato l’e-commerce più importante del mondo nel suo garage di casa, invece, è convinto che il suo progetto migliore, quello in cui vale davvero la pena investire denaro e impegno è prima di tutti Blue Origin. È proprio questo il motivo che spinge Jeff Bezos ad investire ogni anno oltre un miliardo di dollari in Blue Origin.

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Jeff Bezos: il CEO di Amazon svela il segreto della sua mail da un carattere https://www.business.it/jeff-bezos-amazon-mail-carattere/ Mon, 23 Apr 2018 11:00:21 +0000 https://www.business.it/?p=23630 Jeff Bezos, CEO nonché fondatore di Amazon, ha rivelato al mondo il segreto dietro la sua tanto chiacchierata e-mail da un solo carattere. Da tempo, infatti, girava voce di un suo messaggio di posta elettronica tanto breve quanto capace di incutere timore ai dipendenti del colosso dell’e-commerce. Finalmente, dopo mesi di mistero, è lo stesso… Leggi tutto »Jeff Bezos: il CEO di Amazon svela il segreto della sua mail da un carattere

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Jeff Bezos, CEO nonché fondatore di Amazon, ha rivelato al mondo il segreto dietro la sua tanto chiacchierata e-mail da un solo carattere. Da tempo, infatti, girava voce di un suo messaggio di posta elettronica tanto breve quanto capace di incutere timore ai dipendenti del colosso dell’e-commerce. Finalmente, dopo mesi di mistero, è lo stesso Bezos a rivelare il contenuto di tale mail, considerata da molti uno dei segreti della leadership dell’imprenditore che, nel 2018, ha superato Bill Gates diventando l’uomo più ricco del mondo

Jeff Bezos: quella mail che mette in moto i dipendenti

Durante una recente intervista, Jeff Bezos – CEO nonché fondatore di Amazon – ha rivelato il segreto dietro quella sua celebre mail capace di mettere in moto anche il più pigro dei suoi dipendenti. Il fondatore di Amazon, infatti, ha una mail personale ([email protected]) alla quale tutti i clienti possono scrivere per segnalare disservizi, problemi e lamentele varie… Ovviamente, vista la mole di utenti del celebre e-commerce, non è quasi mai lo stesso Bezos a rispondere ma si dice che il CEO legga ogni mail e le inoltri quindi al dipendente più adatto alla risoluzione dei problemi. Sono proprio questi messaggi, almeno secondo qualcuno, a destare i manager Amazon e a farli attivare, nonostante essi contengano un solo carattere.

Il punto interrogativo che rende Amazon più efficiente

È solo durante una recente intervista, però, che Jeff Bezos ha svelato l’arcano dietro il contenuto delle sue mail. Quell’unico carattere di cui tanto si vociferava, infatti, non è altro che un semplice punto interrogativo. “Ho ancora un indirizzo email a cui i clienti possono scrivere. Vedo la maggior parte di queste e-mail, le leggo e le inoltro ai dirigenti che si occupano dell’area con un punto interrogativo: è una scorciatoia che significa ‘puoi esaminare questo? Perché sta accadendo questo?'” – ha spiegato Jeff Bezos. Un solo punto interrogativo, quindi, capace di rendere l’e-commerce molto più efficiente nei confronti dei suoi clienti.
Stando alle affermazioni di alcuni dipendenti, ricevere questa mail è una situazione molto comune ma che rappresenta anche un problema da risolvere. Il manager di turno, infatti, dovrà infatti a sua volta inoltrare il messaggio all’addetto più idoneo a risolvere, nel più breve tempo possibile, la questione sollevata dal cliente.

Non solo capacità di leadership

Sebbene questa trovata di Jeff Bezos possa sembrare solamente un modo per applicare la sua capacità di leadership, in realtà rappresenta una pratica utile al CEO per mantenere un contatto diretto (o quasi) con i suoi clienti e dipendenti. “Ogni giorno leggo e analizzo tonnellate di parametri e dati. Quando spedisci miliardi di pacchi all’anno, hai bisogno di buoni dati e metriche: stai consegnando in tempo? La consegna arriva in tempo in ogni città? E cosa succede nei complessi di appartamenti? … Se i pacchetti hanno troppa aria si spreca imballaggio, ecc… “ – ha spiegato Jeff Bezos che aggiunge anche che, pur stando attento ai dati, pone solitamente molta attenzione anche sui feedback dei propri clienti. Non dimentichiamo, infatti, che ciò che ha reso Bezos l’uomo più ricco del mondo è anche (e soprattutto) una continua attenzione alle necessità dei clienti.

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Amazon Prime: i clienti sono oltre 100 milioni https://www.business.it/amazon-prime-clienti-oltre-100-milioni/ Sun, 22 Apr 2018 07:00:26 +0000 https://www.business.it/?p=23353 E’ stato per anni uno dei più grandi segreti di Amazon: quante persone pagano per l’abbonamento a Prime. Il raggiungimento di una cifra tonda “importante” sembra aver spinto il CEO Jeff Bezos a sollevare finalmente il velo: «13 anni dopo il lancio, abbiamo superato i 100 milioni di utenti premium (di Amazon Prime, ndr) a livello… Leggi tutto »Amazon Prime: i clienti sono oltre 100 milioni

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E’ stato per anni uno dei più grandi segreti di Amazon: quante persone pagano per l’abbonamento a Prime. Il raggiungimento di una cifra tonda “importante” sembra aver spinto il CEO Jeff Bezos a sollevare finalmente il velo: «13 anni dopo il lancio, abbiamo superato i 100 milioni di utenti premium (di Amazon Prime, ndr) a livello globale», ha scritto il numero uno di Seattle nella lettera di quest’anno agli azionisti. Bezos ha aggiunto che nel 2017, il numero di nuovi abbonati a Prime è stato il più alto rispetto a qualsiasi altro anno. L’abbonamento ad Amazon Prime negli Stati Uniti costa 99 dollari all’anno (in Italia è stato recentemente portato da 19,99 a 36 euro l’anno) e attira le persone con la spedizione gratuita in due giorni e l’accesso allo streaming di video e musica. L’anno scorso e all’inizio di quest’anno , Amazon ha aggiunto tariffe Prime scontate per i destinatari di Medicaid e programmi di assistenza governativa.

jeff bezos amazon lettera azionisti 2018Amazon Prime: un grande affare per la società di Jeff Bezos

Gli abbonati Amazon Prime sono noti per essere più redditizi per la società guidata da Jeff Bezos: secondo i Consumer Intelligence Research Partners questi utenti spendono il doppio di soldi ogni anno rispetto ai non membri. Gli analisti hanno proiettato il numero di abbonati paganti di Amazon da circa 65 milioni a 85 milioni, mentre la compagnia aveva storicamente fatto riferimento a “decine di milioni”.
In una lettera agli azionisti nel 2016 , Bezos aveva scritto: “Vogliamo che Prime abbia un così buon valore, che sia impensabile non essere un membro”. Le lettere annuali di Bezos agli azionisti di Amazon sono una lettura popolare nel mondo degli affari. Nella nota di quest’anno, riflette sul valore di stabilire standard più elevati (“Credo che alti standard possano essere oggetto di insegnamento”, afferma il numero uno di Amazon), sull’arte di creare grandi offerte e sulle aspettative sempre crescenti dei clienti.

Non solo e-commerce: dalla tv via cavo alla moda e alla smart-home

La lettera diffusa ieri, nel percorrere le recenti pietre miliari di Amazon, mette in evidenza l’enorme campo d’azione dell’azienda: la sua massiccia attività cloud-server, l’assistente intelligente Alexa e i dispositivi domestici basati su Alexa, la pluripremiata produzione di TV e film, lo streaming via cavo e le reti televisive, una recente spinta verso la moda, il lancio di un negozio senza sede a Seattle e l’acquisizione da 14 miliardi di dollari di Whole Foods. Inoltre, Bezos non ha menzionato le spinte relativamente nascenti di Amazon verso la sicurezza domestica con l’acquisto di Ring e dei piani vaghi per l’assistenza sanitaria della società, che avevano spaventato il settore. Nella lettera di mercoledì, Bezos ha dichiarato che Amazon impiega più di 560.000 persone a livello globale. Amazon ha inoltre aumentato drasticamente il numero di piccole imprese e altri venditori di terze parti che competono con la propria attività di vendita al dettaglio sulla sua piattaforma commerciale. Nella lettera, Bezos ha detto che il 2017 è stato il primo anno in cui più della metà delle merci vendute su Amazon in tutto il mondo provenivano da venditori di terze parti.
Leggi anche: Amazon, Apple, Facebook, Google: ecco perché sono e saranno leader

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Jeff Bezos, patrimonio e storia: 10 cose da sapere sul patron di Amazon https://www.business.it/jeff-bezos-patrimonio-e-storia-10-cose-da-sapere-sul-patron-di-amazon/ Thu, 19 Apr 2018 17:38:45 +0000 https://www.business.it/?p=23419 Jeff Bezos, un patrimonio da record e un’idea imprenditoriale che ha cambiato totalmente il modo di concepire gli acquisti in buona parte del mondo. Queste sono le caratteristiche che, forse più di altre, emergono quando si parla di Jeff Bezos, founder e CEO di Amazon. Quest’oggi, quindi, vi raccontiamo la storia dell’imprenditore che sta, a… Leggi tutto »Jeff Bezos, patrimonio e storia: 10 cose da sapere sul patron di Amazon

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Jeff Bezos, un patrimonio da record e un’idea imprenditoriale che ha cambiato totalmente il modo di concepire gli acquisti in buona parte del mondo. Queste sono le caratteristiche che, forse più di altre, emergono quando si parla di Jeff Bezos, founder e CEO di Amazon. Quest’oggi, quindi, vi raccontiamo la storia dell’imprenditore che sta, a poco a poco, cambiando drasticamente le nostre vite ma anche 10 cose da sapere assolutamente su di lui per “conoscerlo” meglio.

Jeff Bezos: storia e biografia dell’uomo più ricco del mondo

Jeff Bezos nasce, come Jeffrey Preston Jorgensen, nel 1964 a Albuquerque, nel Nuovo Messico. Il cognome Bezos lo prenderà invece solo nel 1968 quando la madre, che aveva dato alla luce Jeff a soli 17 anni, si risposa con Miguel “Mike” Bezos, uomo cubano emigrato negli Stati Uniti. La famiglia Bezos si trasferisce quindi in Texas dove Jeff inizia a frequentare le scuole elementari, mostrando già i primi segnali di un evidente interesse per le nuove tecnologie. È proprio durante i primi anni di scuola, infatti, che Jeff Bezos costruisce un allarme al fine di tenere lontano i fratelli dalla sua stanza.
La carriera studentesca di Bezos continua sino al 1986 quando si laurea in ingegneria elettronica ed informatica presso l’Università di Princeton. Da lì al 1994 Jeff Bezos lavora dapprima a Wall Street nel settore informatico per poi passare alla costruzione di una rete per il commercio internazionale per l’azienda Fitel e successivamente alla Bankers Trust per finire ad una società finanziaria di New York.
L’anno della svolta è però il 1994 quando, dopo aver lasciato il lavoro, fonda tra le pareti del garage di casa sua a Seattle la piattaforma Cadabra.com. Il business plan dell’azienda, redatto durante un viaggio in auto, prevede l’assenza di profitti per circa 5 anni. Nel luglio del 1995 viene lanciata a tutti gli effetti la sua società, con il nuovo nome di Amazon.com. Come tutti sappiamo, la storia dell’e-coomerce inizia con la vendita di libri per poi allargarsi a videogiochi, dvd ma anche elettrodomestici, dispositivi tecnologici e molto altro. A soli 2 anni di distanza dalla sua fondazione, Amazon nel 1997 entra nel mercato azionario.

Jeff Bezos, Amazon ma non solo: dai viaggi spaziali all’editoria

Conosciuto universalmente per essere CEO e fondatore di Amazon, Jeff Bezos rappresenta in realtà anche la figura di imprenditore a 360 gradi. Dopo la nascita di Amazon, infatti, Bezos si è dedicato anche ad altre attività imprenditoriali quali ad esempio quella di Blue Origin. Quest’ultima è una startup attiva nel settore dei viaggi spaziali per essere umani in vista di un prossimo affermarsi del turismo spaziale: il sogno di Bezos, infatti, sembra essere quello di costruire colonie umane ma anche luoghi di divertimento in orbita intorno alla Terra.
Nel 2013, invece, Jeff Bezos ha acquistato per 250 milioni di dollari in contati il celebre “Washington Post”, quotidiano che ha portato alla luce lo scandalo Watergate e che al momento dell’acquisto da parte di Bezos si trovavo con i conti in affanno. Nel 2017, infine, Jeff Bezos acquista Whole Foods, nota società americana di commercio di prodotti freschi e biologici.

Amazon Go a Seattle – Credits: SounderBruce on Wikimedia Commons

Le cose da sapere su Jeff Bezos

Come molti business man, anche Jeff Bezos ha le sue stranezze o, comunque, caratteristiche che rendono ancora più curiosa la sua figura. Ecco allora 10 cose da sapere assolutamente su di lui

  1. Jeff Bezos è fan accanito di Star Trek. L’imprenditore, che nel 2016 è anche apparso in Star Trek Beyond, ha affermato anche che Alexa si ispira all’iconica serie;
  2. Nel 2008, Jeff Bezos è apparso anche nei Simpson;
  3. Jeff Bezos è stato sempre affascinato dai progetti Mercury e Apollo della NASA. È proprio questo che lo ha spinto a finanziare e partecipare ad una missione sottomarina per recuperare i resti dell’Apollo.
  4. Blue Origini, la startup “spaziale” da lui creata rappresenta il suo sogno di bambino;
  5. Jeff Bezos non utilizza sveglie: è abituato a dormire sempre 8 ore senza necessità di essere svegliato;
  6. Jeff Bezos, almeno stando alla biografia scritta da Brad Stone, sembra essere stato sempre “un passo avanti”. Da piccolissimo, infatti, avrebbe smontato la culla con un cacciavite per far capire ai genitori di voler dormire in un letto vero.
  7. Il patron di Amazon è un vero e proprio uomo di famiglia. Dopo essersi sposato con la moglie Mackenzie, Bezos ha avuto quattro figli, di cui una adottata in Cina.
  8. Da giovanissimo, Bezos trascorreva il periodo estivo nel ranch del nonno in Texas, spesso dedicandosi a riparare macchinari e attrezzi mal funzionanti.
  9. Bezos è un vorace lettore: il suo libro preferito è “The Remains of the Day” di Kazuo Ishiguro.
  10. Il cliente prima di tutto: Jeff Bezos ha sempre pensato che la migliore strategia per far decollare un business è quella di essere sempre attento alle esigenze dei suoi clienti.

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Trump contro Amazon: ordina indagine sull'accordo con US Postal Service https://www.business.it/trump-contro-amazon-indagine-us-postal-service/ Fri, 13 Apr 2018 11:00:01 +0000 https://www.business.it/?p=22897 Il presidente USA Donald Trump ha ordinato la creazione di una task force per rivedere le pratiche commerciali presso l’United States Postal Service (USPS), una mossa che potrebbe influenzare uno dei “nemici” preferiti del numero 1 della Casa Bianca, Amazon. Perché Donald Trump ce l’ha con l’azienda guidata da Jeff Bezos? In una serie di messaggi Twitter,… Leggi tutto »Trump contro Amazon: ordina indagine sull'accordo con US Postal Service

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Il presidente USA Donald Trump ha ordinato la creazione di una task force per rivedere le pratiche commerciali presso l’United States Postal Service (USPS), una mossa che potrebbe influenzare uno dei “nemici” preferiti del numero 1 della Casa Bianca, Amazon. Perché Donald Trump ce l’ha con l’azienda guidata da Jeff Bezos? In una serie di messaggi Twitter, Trump ha accusato Amazon di “prosciugare” il servizio postale di denaro che non può permettersi di perdere. Gli attacchi prolungati di Trump a una delle più grandi società del mondo hanno danneggiato il prezzo delle azioni di Amazon e sollevato interrogativi sull’interferenza del governo nel settore privato.

trump attacca amazonSecondo Trump le poste americane sono in crisi per colpa di Amazon

“L’USPS si trova su un percorso finanziario insostenibile e deve essere ristrutturato per evitare un piano di salvataggio finanziato dai contribuenti”, così si è espresso testualmente Trump in un ordine presidenziale diffuso nel pomeriggio di ieri. L’ordine richiede un esame dei prezzi, delle politiche e dei costi della forza lavoro del servizio postale federale americano, l’USPS appunto. Il servizio postale americano ha perso più di 65 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni, dato che gli americani trasmettono sempre più messaggi online, secondo l’ordine esecutivo. La task force sarà guidata dal segretario del Tesoro Steven Mnuchin o da un suo designato. Un funzionario della Casa Bianca ha detto a Bloomberg che l’ordine presidenziale era inteso a fornire soluzioni ai problemi del servizio postale e non ad “attaccare” qualcuno in particolare. Il funzionario non ha negato che le raccomandazioni della task force potrebbero influenzare Amazon, che ha accordi importanti e convenienti (per lei) con l’USPS. Un secondo funzionario della Casa Bianca ha contestato l’idea che l’ordine fosse diretto su Amazon e ha anche affermato che la task force era incaricata di migliorare il servizio postale.  Amazon non ha, per ora, commentato. Trump ha affermato che Amazon sta “costando ingenti somme di denaro al Servizio Postale degli Stati Uniti, che le fa da fattorino”, una situazione che mette “molte migliaia di rivenditori fuori dal mercato”. Ha ripetuto l’affermazione secondo cui il servizio postale perde in media 1,50 dollari per ogni pacchetto che consegna per Amazon e ha detto che “solo i pazzi o peggio” possono ritenere che l’USPS guadagni dal fare affari con Amazon. Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, possiede anche il Washington Post, che ha sempre trattato aggressivamente l’amministrazione Trump. Da quando nel 2013 è stato siglato un importante contratto quinquennale per la consegna dei pacchi, Amazon e il servizio postale USA hanno dichiarato il loro rapporto commerciale un successo, sebbene i termini del contratto siano riservati.

La questione “ultimo miglio”

L’USPS dice dice di guadagnare grazie all’accordo con Amazon e che è legalmente proibito addebitare a chi fa la consegna meno dei costi di questa. Le entrate dell’e-commerce forniscono “un supporto essenziale per pagare la rete e l’infrastruttura che ci consente di adempiere ai nostri obblighi di servizio universale”, ha scritto David Partenheimer, portavoce del servizio postale, in un editoriale dello scorso gennaio, rimarcando che questo va a beneficio di “tutti gli utenti della posta”. Amazon utilizza regolarmente il servizio postale per completare il cosiddetto “ultimo miglio” di consegna, con i corrieri che lasciano i pacchetti presso circa 150 milioni di abitazioni e aziende ogni giorno. L’azienda dispone di una rete di 35 “centri di smistamento” in cui i pacchetti dei clienti sono ordinati per codice postale, impilati su pallet e consegnati agli uffici postali per la consegna finale. “Amazon ha i soldi per pagare il prezzo equo all’USPS, che sarebbe molto più di quello che stanno pagando ora”, ha detto Trump ai giornalisti alla Casa Bianca all’inizio di questo mese. “Amazon dovrà pagare molto più denaro alle poste americane, non c’è dubbio su questo.” L’ordine esecutivo richiede che la task force esamini “l’espansione e il prezzo del mercato della consegna dei pacchi e il ruolo di USPS nei mercati competitivi”.

Chi stabilisce le tariffe del Servizio Postale

Non è chiaro quale effetto avrebbe infine la task force, poiché la maggior parte delle modifiche alla struttura aziendale del servizio postale federale richiederebbe una nuova legislazione. L’USPS è infatti un’organizzazione indipendente e le sue tariffe postali sono stabilite da una commissione. La task force esaminerà le questioni che sono state studiate per anni da diversi organismi governativi che hanno già emesso raccomandazioni e relazioni incentrate sulla stabilità finanziaria del servizio postale.
Ad esempio, l’ordine esecutivo di Trump richiede che la task force riveda la definizione di obbligo di servizio universale, che è un mandato liberamente definito per il servizio postale per fornire un servizio a prezzi accessibili a tutti i clienti. L’ufficio dell’ispettore generale del servizio postale ha pubblicato una relazione nel 2014 con raccomandazioni per ridefinire l’obbligo nell’era digitale. Nel 2016, lo stesso ufficio ha pubblicato un rapporto con raccomandazioni per il finanziamento del mandato. La task force dovrà presentare una relazione al presidente entro 120 giorni con raccomandazioni per “riforme amministrative e legislative”, questo secondo il testo dell’ordine diffuso ieri.
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Amazon conti correnti: sempre più banca https://www.business.it/amazon-conti-correnti-sempre-piu-banca/ Wed, 07 Mar 2018 16:00:35 +0000 https://www.business.it/?p=20091 Amazon sembra interessata alla creazione di un nuovo prodotto finanziario con il quale espandere e diversificare ulteriormente il suo business. L’indiscrezione proviene dal Wall Street Journal, che riporta come l’azienda di Jeff Bezos stia trattando con le principali banche statunitensi, tra cui JPMorgan Chase, al fine di realizzare una sorta di alternativa al conto corrente bancario per poter effettuare acquisti… Leggi tutto »Amazon conti correnti: sempre più banca

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Amazon sembra interessata alla creazione di un nuovo prodotto finanziario con il quale espandere e diversificare ulteriormente il suo business. L’indiscrezione proviene dal Wall Street Journal, che riporta come l’azienda di Jeff Bezos stia trattando con le principali banche statunitensi, tra cui JPMorgan Chase, al fine di realizzare una sorta di alternativa al conto corrente bancario per poter effettuare acquisti sulla propria piattaforma.

Presto Amazon di ogni cliente saprà, oltre ai dati sui consumi, alle ricerche di prodotto e le preferenze di prezzo, anche quanti soldi ci sono sul suo conto corrente. Il colosso dell’e-commerce sta studiando con Jp Morgan Chase & Co. e Capital One Financial un prodotto simile a un conto corrente bancario da offrire ai suoi milioni di clienti sotto il suo brand, come riporta il WSJ.

La società con sede a Seattle sta parlando con JPMorgan per sviluppare un prodotto simile a un conto corrente, in quanto cerca di rafforzare i legami con milioni di consumatori che si affidano al sito. Questa è l’ultima mossa del gigante dell’e-commerce per risolvere uno dei maggiori ostacoli allo shopping sul suo sito web: la mancanza di una carta di credito. Tuttavia, le banche tradizionali possono ancora dormire sonni tranquilli in quanto, per il momento, Amazon non desidera diventare una banca a tutti gli effetti, ma creare partnership per offrire ai propri clienti un servizio vicino a un conto corrente.

La trattativa di Amazon

Amazon è in trattative con importanti banche statunitensi come la JP Morgan per offrire ai clienti la possibilità di aprire conti correnti direttamente dal rivenditore online. Amazon offre già prestiti alle piccole e medie imprese attraverso una partnership con Bank of America e questo potrebbe essere un altro passo per espandere il proprio business. Il gruppo ha infatti contattato alcuni mesi fa diverse importanti banche, tra cui JP Morgan e Capital One, per offrire ai propri clienti un conto corrente. Amazon non ha intenzione di diventare una banca, la regolamentazione post-crisi renderebbe quasi impossibile una tale trasformazione, ma vuole invece costruire partnership con quelle esistenti. D’altra parte, la sua idea di base è quella di ridurre le tariffe applicate dalle grandi banche ogni volta che uno dei suoi clienti acquista sul suo sito pagando con una carta di credito.

Il progetto è ancora in fase di sviluppo, ma l’idea è quella di attirare un pubblico per lo più giovane senza un conto corrente bancario. Se i piani del gigante di Seattle giungeranno a compimento, Amazon continuerà a espandere segmenti di business, a conseguire risparmi sui costi e a fornire all’azienda informazioni sulle abitudini di spesa dei clienti. Oltre alla piattaforma online ai supermercati Whole Foods, ai negozi Amazon Books e ai negozi Amazon Go, l’azienda offre anche hardware come  Kindles o Echo.

Iniziativa in fase di sviluppo

L’iniziativa del gigante dell’e-commerce, tuttavia, è in fase preliminare e potrebbe non avere successo. Pochi dettagli sono stati dati sull’esatta natura del prodotto che Amazon vuole offrire. I clienti avranno mezzi di pagamento fisici, come carte e libretti degli assegni? Saranno in grado di effettuare pagamenti ad altri trader?

Lo scorso anno, il colosso americano ha annunciato di aver superato la soglia di 3 miliardi di dollari per prestiti concessi cumulativamente a più di 20.000 PMI dal lancio del suo programma di prestito Amazon creato nel 2011. Attraverso quest’ultima, l’azienda offre un servizio di prestito alle piccole imprese che utilizza la sua piattaforma di Marketplace per vendere i propri prodotti. All’inizio del 2017, la società di Seattle ha anche lanciato una carta di credito Visa per i suoi abbonati premium ed emessa da JPMorgan Chase.

Perché questa mossa?

Per tre motivi.

  • Amazon da diversi anni non è più solo un mero sito di eCommerce, ma è ormai un omni-channel: offre anche servizi cloud, podcast e di videostreaming on-demand fino all’ultimo business, il supermercato senza casse aperto a Seattle.
  • Con un proprio conto corrente bancario l’azienda ridurrebbe fortemente le commissioni che paga alle società finanziarie dopo le transazioni dei clienti.
  • Se diventa anche “banca” viene in possesso di nuovi Big Data dei clienti: il loro reddito, le abitudini di spesa, ecc…

Le banche devono avere paura di Amazon?

Le banche tradizionali, logicamente, temono questo potenziale concorrente perché Amazon “ruberebbe” loro milioni di nuovi correntisti e potrebbe tracciare la strada per gli altri Over the Top, perché ricordiamo che la nuova regolazione bancaria PSD2 in vigore nell’Ue dal 13 gennaio, consentirà ai grandi player del web di accedere ai dati sui conti bancari degli utenti e di entrare in concorrenza diretta con le banche sui pagamenti. Per la precisione GoogleAppleFacebookAmazon, ecc… per fare anche da banca nell’Unione europea dovranno attendere settembre 2019 perché si sta lavorando all’infrastruttura tecnologica e della sicurezza e a un registro elettronico della Fintech gestito dall’Eba, l’authority bancaria europea. Al momento nel settore bancario Amazon sembra arrivare più come partner che come disruptor. Di sicuro molti utenti gli affiderebbero il c/c, come emerge da un recente sondaggio condotto su mille clienti Amazon da LendEdu, specializzato nei prestiti agli studenti: il 38% ha dichiarato che si fiderebbe di Amazon per gestire le proprie finanze allo stesso modo di una banca tradizionale.

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Perché i contatti con JPMorgan?

JPMorgan e Amazon si conoscono bene. Dal 2002 ha emesso carte di credito con marchio Amazon e le due società collaborano per un’iniziativa volta a far fronte ai crescenti costi sanitari per i propri dipendenti. Inoltre l’amministratore delegato di JPMorgan, James Dimon, ha dichiarato di essere entrato a far parte di Amazon come dirigente negli anni ’90 e considera Jeff Bezos, il Ceo della società, un “amico di famiglia”. Mentre Capital One è uno dei maggiori istituti bancari che utilizzano il Clou di Amazon.

Amazon vuole ridurre le spese sanitarie

A riguardo delle spese sanitarie, Amazon ha già stretto una partnership con JP Morgan Chase, insieme a Berkshire Hathaway, la società di investimenti del miliardario Warren Buffett, per sviluppare un’offerta per tutti i dipendenti per ridurre i costi di accesso all’assistenza sanitaria. Nel paese dello zio Sam, la spesa per l’assistenza sanitaria cresce ogni anno, al punto che sta crescendo più rapidamente dell’inflazione. L’anno scorso questa spesa ha rappresentato il 18% dell’economia americana. Di fronte a questo, le aziende, che istituiscono piani di assistenza sanitaria per oltre 160 milioni di americani, e il governo stanno cercando di agire a riguardo per ridurre questi costi. Agli occhi di Jeff Bezos e Warren Buffett, c’è un urgente bisogno di ridurre i costi di assicurazione dei dipendenti e offrire un’offerta migliore in questo settore. “Gli enormi costi dell’assistenza sanitaria sono come la tenia affamata sull’economia statunitense”, ha dichiarato Warren Buffett, CEO di Berkshire Hathaway.

Amazon Fintech

L’Amazon-card, qualora dovesse nascere non sarebbe il primo tentativo di Fintech della società.  L’anno scorso ha iniziato a provarci con Amazon Pay, che trasforma l’account dei clienti in un digital wallet, in un portafoglio elettronico, per fare acquisti sicuri anche su altri siti di eCommerce, ma quest’ultimi spesso gli chiudono la porta non accettando questa modalità di pagamento. Per questo “il conto Amazon” dovrà essere un sostanziale passo in avanti rispetto al sistema Amazon Pay.

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Banche e Fintech: Amazon e il futuro della finanza https://www.business.it/banche-fintech-amazon-futuro-finanza/ Thu, 22 Feb 2018 11:30:47 +0000 https://www.business.it/?p=19092 Altro che banche, sim, case d’investimento e mediatori creditizi. Nel settore finanziario i big del futuro potrebbero essere le aziende che oggi dominano già la rete di internet e il comparto tecnologico: Google, Amazon, Facebook e Apple, che i consulenti d’impresa identificano con la sigla Gafa e che da tempo meditano di allargare il proprio business in campi oggi… Leggi tutto »Banche e Fintech: Amazon e il futuro della finanza

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Altro che banche, sim, case d’investimento e mediatori creditizi. Nel settore finanziario i big del futuro potrebbero essere le aziende che oggi dominano già la rete di internet e il comparto tecnologico: Google, Amazon, Facebook e Apple, che i consulenti d’impresa identificano con la sigla Gafa e che da tempo meditano di allargare il proprio business in campi oggi dominati per lo più dalle banche e dalle case d’investimento.

L’avanzata del fintech, gli utenti sempre più digitali, l’espansione dei giganti tecnologici e il capolino della blockchain. Basta citare questi trend per capire quanti occhi aperti e quanta attenzione servano oggi per seguire la trasformazione digitale della finanza, alle prese con una rivoluzione senza precedenti. Tra il pressing delle startup e dei colossi tecnologici, i ritmi evolutivi della finanza sono diventati sempre più frenetici, con un’arena che ha visto un rapido innalzamento della competizione. Ed è in questo contesto che, seppur più consapevoli dell’impatto delle tecnologie sul settore, gli operatori finanziari scontano ancora un ritardo strategico.

A parziale conferma che le cose stanno cambiando in fretta, l’utenza viaggia verso il digitale a passo spedito: il 16% degli italiani ha utilizzato almeno un servizio fintech nel corso del 2017 e il 56% dei clienti bancari è attivo sui canali digitali, con il peso della componente mobile in crescita dal 9 al 15% in un anno. Non tutti gli istituti stanno lavorando per rispondere a questa domanda digitale ed è un temporeggiamento a perdere.

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amazon-lending-fintechLa partnership di Amazon

Arriva una pesante indiscrezione circa il recente accordo siglato dal colosso del commercio elettronico Amazon con il gruppo finanziario Bank of America- Merrill Lynch per offrire congiuntamente prestiti e finanziamenti. Questa alleanza rappresenta però soltanto una piccola tappa di un lungo percorso già iniziato da tempo e che probabilmente porterà molto lontano, verso una profonda trasformazione dell’industria del risparmio e del credito.

Cos’è Amazon Lending come funziona

Non una piattaforma di pagamenti digitali, ma di prestiti a piccoli imprenditori. È Amazon Lending, legata al colosso dell’E-commerce. Per ora funziona solo in Usa, Giappone e Regno Unito, ma ha già erogato circa 3 miliardi di dollari di prestiti. Anche qui, la vera forza è la velocità. Il prestito – dopo l’analisi quasi istantanea dell’azienda, compiuta da un algoritmo – viene erogato nel giro di 24 ore. I prestiti sono a breve termine (durata massima un anno) e vanno da un minimo di mille dollari a un massimo di 750mila. I tassi di interesse lasciano un po’ perplessi: si va dal 6 al 17%.

La vera forza di Amazon Lending quindi risiede nei dati. Un’istruttoria di un prestito dura al massimo 24 ore. Una velocità che non teme rivali e che poggia tutto sui potenti algoritmi di Amazon. Poter disporre della liquidità richiesta in un arco temporale così ridotto è sicuramente un punto di forza. E nasceva proprio da qui l’allarme lanciato da Francisco González e Ralph Hamers nei giorni scorsi: i dati in possesso di colossi come Amazon, Google, Facebook e Alibaba possono fare la differenza e risultare determinanti anche nel mondo della finanza e del credito.

La partnership fra Amazon e Bank of America Merrill Lynch è un segnale fortissimo di come Bezos abbia deciso di cambiare rotta. Fino a oggi, infatti, Lending era stato un servizio tenuto abbastanza nascosto. L’intento di Amazon era quello di esplorare il mercato e testarne il funzionamento. L’accordo con una vera e propria banca di investimenti, invece, cambia le carte in tavola, perché offre ad Amazon maggiore copertura. E questo potrebbe ripercuotersi fortemente sul mercato creditizio statunitense. 

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Il business dei pagamenti

Ma anche altri colossi della rete si stanno muovendo nella stessa direzione. Proprio poche settimane fa il social network più grande del mondo, Facebook, ha chiesto una licenza bancaria in Irlanda, con l’obiettivo di offrire poi in tutta Europa servizi di pagamento attraverso la propria piattaforma.

Stesso discorso per Apple e Google. Anche loro hanno scelto il business dei pagamenti elettronici (con i servizi Apple Pay e Pay with Google) per iniziare a esplorare il settore dei servizi finanziari. E’ difficile però che il loro raggio di azione resti circoscritto alle sole transazioni elettroniche. I big di internet, compresi quelli che operano in Cina come Baidu e Alibaba, hanno infatti un vantaggio competitivo invidiabile: hanno già conquistato miliardi di utenti in tutto il mondo su cui hanno raccolto una miriade di dati, riguardo alle loro abitudini di vita e di consumo.

La velocità della trasformazione digitale

“La velocità con cui si sviluppano le nuove tecnologie e si susseguono le spinte al cambiamento indotte dalla rivoluzione digitale porta a una continua ridefinizione dei confini della competizione e del modello di business dei soggetti finanziari e bancari – spiega Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Digital Finance – Le spinte digitali esterne sono costituite dalle crescenti ambizioni delle aziende tecnologiche sulle attività finanziarie, dalla dinamicità delle startup fintech e dalla nascita di ecosistemi aggiuntivi al trust bancario come quelli basati su blockchain. Ma si assiste anche alla nascita di importanti motori di cambiamento interni, come la presa di coscienza dell’importanza della gestione dei dati, la rilevanza dell’intelligenza artificiale e forme organizzative agili più adatte alla finanza dal Dna digitale”.

Le spinte alla trasformazione digitale non derivano dunque solo dalle esigenze della clientela e delle imprese, ma anche da fenomeni esterni. Si sono ormai affacciati nuovi competitor come le società tecnologiche o come le startup innovative, in grado di raccogliere finanziamenti per 25 miliardi di dollari negli ultimi tre anni. Ed è interessante osservare come oltre 50 grandi imprese internazionali operanti in settori diversi da quello finanziario stiano espandendo le proprie iniziative su segmenti delle attività finanziarie.

Offrendo una o più soluzioni sviluppate internamente (il 60%), tramite partnership con banche e compagnie assicurative (24%) o con anche altre tipologie di attori, come società non finanziarie, startup e service provider (16%). Questa situazione sembra comunque destinata a durare, visto che gli equilibri della finanza digitale sono ancora tutti da scrivere.

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Usa, Jeff Bezos dona 33 milioni di dollari ai Dreamers https://www.business.it/usa-jeff-bezos-dona-33-milioni-di-dollari-ai-dreamers/ Sun, 21 Jan 2018 06:30:04 +0000 http://www.business.it/?p=16999 La ricchezza e la filantropia. Sono due parole che spesso corrono insieme nella vita degli uomini e delle donne che gestiscono i maggiori capitali al mondo. L’ultima notizia in questo senso riguarda Jeff Bezos, il numero uno di Amazon, che pochi giorni fa è salito al primo posto della classifica di Bloomberg degli uomini più ricchi… Leggi tutto »Usa, Jeff Bezos dona 33 milioni di dollari ai Dreamers

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La ricchezza e la filantropia. Sono due parole che spesso corrono insieme nella vita degli uomini e delle donne che gestiscono i maggiori capitali al mondo. L’ultima notizia in questo senso riguarda Jeff Bezos, il numero uno di Amazon, che pochi giorni fa è salito al primo posto della classifica di Bloomberg degli uomini più ricchi del pianeta.

Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, ha annunciato che donerà 33 milioni di dollari per finanziare borse di studio destinate a giovani cosiddetti “dreamers”, giovani immigrati arrivati negli Stati Uniti da bambini e con una vita tutta da costruire intorno al sogno americano.

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In questi giorni il tema dei Dreamer è centrale nel dibattito politico americano. Il gesto di Mr Amazon arriva infatti nel momento in cui al Congresso sono aperte le trattative per trovare una soluzione sullo status dei giovani immigrati che rischiano l’espulsione dal Paese.

Bezos e sua moglie MacKenzie doneranno la somma a TheDream.US, il programma scolastico che dal 2014 ha sostenuto più di 1700 immigrati con 19 milioni di dollari. Il denaro offerto dall’uomo più ricco del mondo permetterà di finanziare 1000 borse di studioProprio l’organizzazione annuncia oggi in un comunicato che si tratta della più cospicua donazione ricevuta fino ad ora. I finanziamenti permetteranno ai ragazzi diplomati di proseguire gli studi e frequentare il college.

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In una nota diffusa da Thedream.us, no-profit la cui missione è garantire un’istruzione universitaria ai Dreamers, Bezos ha fatto riferimento al padre adottivo dicendo: «Mio padre è arrivato neglli Stati Uniti quando aveva 16 anni all’interno dell’operazione Pedro Pan. È approdato qui da solo e senza sapere l’inglese». L’arrivo del padre da Cuba ha quindi avvicinato molto Bezos e sua moglie MacKenzie alle vicende dei dreamers. «Con coraggio e determinazione e l’aiuto di alcune importanti organizzazioni in Delaware, mio padre è diventato un cittadino eccezionale e continua a restituire al Paese, che lui crede l’abbia benedetto in molti modi», ha aggiunto Bezos.

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Amazon e i suoi nuovi poli logistici nel Nord Italia https://www.business.it/amazon-e-i-suoi-nuovi-poli-logistici-nel-nord-italia/ Fri, 12 Jan 2018 06:30:39 +0000 http://www.business.it/?p=16525 Amazon raddoppia al Nord Italia con due nuovi hub che permetteranno di migliorare la logistica all’interno del Paese. Entrambi i due nuovi centri logistici apriranno entro l’autunno del 2018. Il primo sorgerà a Torrazza Piemonte, appena fuori dalle porte di Torino. Il secondo hub sarà realizzato, invece, a Casirate, in provincia di Bergamo. L’apertura di questi nuovi poli logistici conferma la volontà… Leggi tutto »Amazon e i suoi nuovi poli logistici nel Nord Italia

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Amazon raddoppia al Nord Italia con due nuovi hub che permetteranno di migliorare la logistica all’interno del Paese. Entrambi i due nuovi centri logistici apriranno entro l’autunno del 2018. Il primo sorgerà a Torrazza Piemonte, appena fuori dalle porte di Torino. Il secondo hub sarà realizzato, invece, a Casirate, in provincia di Bergamo.

L’apertura di questi nuovi poli logistici conferma la volontà di Amazon di investire in Italia e contestualmente anche la buona salute del mercato del commercio elettronico del Paese. Complessivamente, il colosso dell’e-commerce garantirà oltre 1600 nuovi posti di lavoro.

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Nello specifico, l’hub che sarà costruito in Piemonte, sarà il più grande e fungerà da quarto centro di distribuzione di Amazon in Italia. Gli altri centri di distribuzione si trovano a Castel San Giovanni, Passo Corese e Vercelli. La struttura sarà imponente andando ad occupare una superficie di 60 mila metri quadrati. L’investimento per questo progetto sarà di circa 150 milioni di euro.

L’hub piemontese garantirà, da solo, 1200 nuovi posti di lavoro e sarà dotato di tutte le più moderne tecnologie con sistemi automatici e robotizzati. Il secondo hub, quello di Casirate, invece, sarà molto più piccolo e sarà strutturato per gestire il deposito e lo smistamento della merce già “pronta”, quella cioè ritenuta di grande rilevanza. Un hub con una superficie di 34 mila metri quadrati e porterà 400 nuovi posti di lavoro, che permetterà di ridurre i tempi di consegna e “supporterà” il numero crescente di piccole e medie aziende indipendenti che decidono di vendere i propri prodotti su Amazon o di utilizzare la rete di distribuzione offerta dall’azienda”.

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Amazon così facendo, gestirà nel migliore dei modi, la logistica del Nord Italia, l’investimento incrementerà la crescita delle sue attività nel paese. Grande soddisfazione, ovviamente per le forze politiche locali, che approvano con grande entusiasmo il nuovo progetto Amazon, che aumenterà la vitalità delle imprese del territorio, dando così un forte impulso occupazionale. Orgogliosi che una realtà imprenditoriale come Amazon metta radici anche in terra bergamasca. Da subito, in particolare, sarà “messa in campo un’alleanza tra l’azienda e i centri di formazione professionale e i centri per l’impiego a tutto vantaggio del territorio”. Pronti insieme a fare un salto nel futuro.

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I segreti di Jeff Bezos: ecco com'è riuscito a diventare l'uomo più ricco del mondo https://www.business.it/i-segreti-di-jeff-bezos-ecco-come-riuscito-a-diventare-luomo-piu-ricco-del-mondo/ Tue, 19 Dec 2017 06:30:02 +0000 http://www.business.it/?p=15915 I segreti di Jeff Bezos: dalla ''regola delle due pizze'' ai benefit per fidelizzare i dipendenti, ecco come il magnate statunitense è riuscito a costruire, dal nulla, un vero e proprio impero

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Il successo di Jeff Bezos

Quali sono i segreti di Jeff Bezos e le strategie che, nel corso degli ultimi 23 anni, hanno permesso a questo imprenditore originario del New Mexico e fondatore di Amazon di diventare l’uomo più ricco del pianeta, scalzando persino Bill Gates dal suo trono secondo i dati diffusi da Forbes lo scorso luglio?
Dietro l’ascesa di questo 53enne che ha rivoluzionato il mondo del commercio elettronico ci sono strategie e piccoli trucchi che si sono rivelati vincenti: parte di questi sono stati rivelati in un saggio pubblicato in versione ebook nel 2013 da Brad Stone, reporter di Bloomberg Businessweek, ed emblematicamente intitolato “Vendere tutto. Jeff Bezos e l’era di Amazon”, nel quale si racconta la storia di un visionario uomo d’affari che ha stravolto il mondo delle Internet company.

La “regola delle due pizze”

Uno dei segreti di Jeff Bezos nel dare vita, prima ancora che all’azienda di e-commerce con sede a Seattle, a una vera e propria “vision” strategica è stata, a detta di molti, la sua capacità decisionale. Non solo: sin dagli inizi di una carriera che è letteralmente partita dal basso, l’attuale chairman di Amazon ha sempre avuto chiaro il modello organizzativo che avrebbe dato alla sua creatura.
Al pari di Bill Gates e del compianto Steve Jobs, anche Jeff Bezos è diventato celebre per dei colpi di scena o delle mosse che hanno sparigliato le carte del mercato. Basti pensare a quella che ha definito “la regola delle due pizze” e che racchiude la sua filosofia: il papà di Amazon suggerisce infatti di non organizzare mai una riunione in cui siano presenti più persone di quelle che potrebbero mangiare due pizze. Il motivo? I meeting numerosi sono indice di scarsa organizzazione e perdita di tempo.
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Jeff-Bezos-uomini-più-ricchiIl rapporto con i dipendenti e gli investitori

Tuttavia, tra i segreti di Jeff Bezos, la “regola delle due pizze” rappresenta solo la metafora di un approccio oculato alla gestione del business: infatti, la confusione e la conseguente scarsa tempestività decisionale sono alla base di quelle situazioni in cui sembra che i problemi si moltiplichino e non vi sia apparente soluzione. Non a caso, lo stesso Bezos suggerisce ai suoi dipendenti di non arrivare mai a un meeting presentando dei problemi di cui non si abbia a portata di mano almeno una soluzione.
Ma nella routine quotidiana di Mister Amazon, stando al già citato volume del giornalista di Bloomberg, ci sono anche accorgimenti e trucchi che, col tempo, sono diventati proverbiali nel suo approccio lavorativo: innanzitutto, nel rapporto con i suoi dipendenti non mancano benefit e agevolazioni (la riduzione del pendolarismo, l’incremento della qualità della vita per migliorare l’efficienza), mentre è curioso notare che Bezos ammette di incontrare i potenziali investitori per massimo sei ore all’anno e di scrivere spesso una lettera di suo pugno a tutti gli azionisti di Amazon.
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Immaginarsi a 80 anni

Non ultimo, tra i segreti di Jeff Bezos che hanno contribuito a fare di lui uno dei pionieri del commercio elettronico, stravolgendo tutti i tradizionali modelli di business, c’è una filosofia che può essere sintetizzata nella formula “io a 80 anni”: il diretto interessato ha spiegato infatti che è il modo migliore per fare fronte ai problemi che deve affrontare una multinazionale di tali dimensioni.
In pratica, in presenza di una scelta importante, questo espediente consiste nel figurarsi ottantenni e provare a immaginare quali potrebbero essere state retrospettivamente le conseguenze di quella decisione: in questo modo si valutano con più calma le ricadute di una scelta e si acquisisce maggiore consapevolezza, mantenendo anche la giusta concentrazione e non facendosi influenzare da altri fattori.
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Uomini più ricchi: classifica ufficiale dei miliardari del mondo intero https://www.business.it/uomini-piu-ricchi-classifica-ufficiale-dei-miliardari-del-mondo-intero/ Fri, 01 Dec 2017 06:40:30 +0000 http://www.business.it/?p=15304 Gli uomini più ricchi al mondo riescono ad accumulare patrimoni da capogiro, guidando aziende e attività di successo e arrivando a mettere da parte diversi miliardi di dollari

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5. Mark Zuckerberg

Mark Zuckerberg è diventato in relativamente poco tempo uno degli uomini più ricchi al mondo grazie all’ideazione di Facebook. Oggi Zuckerberg è fonte di ispirazione per tanti e il suo impegno per migliorare costantemente il social media di sua invenzione è sicuramente lodevole. In questi anni ha già guadagnato 56 miliardi di dollari ma certamente il suo patrimonio è destinato a crescere. il suo lavoro per aggiornare Facebook e renderlo sempre più accattivante e fruibile continua ogni giorno a sorprendere e, con ogni probabilità, il suo colosso resterà a lungo sulla cresta dell’onda.

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4. Amancio Ortega

Amancio Ortega è ha investito tutto nella catena di abbigliamento Zara e, a quanto pare, ha fatto un ottimo affare, visto che oggi il suo guadagno ammonta a 71,3 miliardi di dollari. In mezzo ai tantissimi brand e marchi di moda, Ortega risulta essere il più ricco al mondo tra gli imprenditori che lavorano nel settore dell’abbigliamento. Grazie a lui Zara è riuscito a entrare nelle case dei consumatori di tutto il mondo, conquistando consensi grazie al suo stile semplice e di tendenza e ai costi abbordabili e tutt’altro che proibitivi. L’intelligenza di questo imprenditore gli ha permesso di capire che per vendere bene la moda non ha bisogno di sorprendere con un’eccessiva ricercatezza, perché basta qualcosa di originale nella propria quotidianità per far sognare.

warren-buffet-uomini-più-ricchi3. Jeff Bezos

Forse non tutti coloro che navigano su Amazon e acquistano prodotti di qualità a prezzi vantaggiosi sanno che dietro a questo colosso c’è Jeff Bezos, un uomo che ha guadagnato 72,8 miliardi di dollari. Il presidente ed amministratore delegato di Amazon.com oggi dirige il più grande mercato online al mondo ed è riuscito a diventare uno degli uomini più ricchi del pianeta, sfruttando le proprie capacità analitiche e dirigendo al meglio il proprio team. Sotto la sua guida Amazon è riuscito a studiare e comprendere al meglio le esigenze dei consumatori che si approcciano al mercato sul web per trovare praticità, comodità e convenienza, senza rinunciare ad acquisti sicuri e prodotti in grado di soddisfare ogni esigenza.
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Jeff-Bezos-uomini-più-ricchi2. Warren Buffett

Warren Buffett non è semplicemente uno degli imprenditori di maggiore successo nel panorama mondiale. L’economista statunitense è probabilmente la migliore prova vivente che nel mondo dell’imprenditoria non bastano fortuna e intuito. Warren Buffett è prima di tutto un uomo di cultura e una persona estremamente intelligente, che ha saputo analizzare lucidamente il tempo in cui vive, anticipare alcuni fenomeni ed approfittarne per arricchirsi e fare fortuna. Il suo impegno e la sua testimonianza hanno avuto un ruolo centrale nella politica economica statunitense e il suo guadagno ammonta a 75,6 miliardi di dollari.
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warren-buffet-uomini-più-ricchi1. Bill Gates

Bill Gates è da vari anni in tutte le graduatorie che raccolgono gli uomini più ricchi e importanti al mondo. Nel tempo è riuscito a sfruttare le proprie abilità imprenditoriali per interpretare le tendenze, scommettere sui giusti investimenti e costruire un impero intramontabile che non conosce crisi. Il suo contributo al mondo della tecnologia e dei computer è indiscutibile e tra i meriti che gli vanno riconosciuti c’è sicuramente la capacità di dettare tendenza nel suo settore e aver contribuito al rapido sviluppo del mondo digitale. Destinando capitali alla ricerca e alla produzione ha sostenuto e favorito l’economia del proprio Paese, diventando uno dei modelli di ispirazioni per le start up e gli imprenditori che cercano di farsi spazio nel mondo del lavoro. Attualmente il suo patrimonio si aggira intorno agli 86 miliardi di dollari.
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Ecco chi sono i più ricchi del mondo: è sfida tra Jeff Bezos e Bill Gates per il primo posto https://www.business.it/ecco-chi-sono-i-piu-ricchi-del-mondo-e-sfida-tra-jeff-bezos-e-bill-gates-per-il-primo-posto/ Thu, 16 Nov 2017 06:30:49 +0000 http://www.business.it/?p=14254 Gli uomini più ricchi del mondo sono al centro della nuova mappa realizzata dal portale howmuch.net. Tra conferme e "new entry", intanto cresce il divario tra i continenti

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Il club dei (soliti) miliardari: è sfida a due per la pole position

A stilare la classifica dei personaggi più ricchi del mondo ci ha pensato il portale howmuch.net. Stando alla mappa pubblicata di recente, sembrano aumentare il divario tra i continenti e i nuovi ingressi nel fortunato club dei “billionaires”. Già lo scorso anno la nota rivista Forbes aveva individuato ben 145 nuovi miliardari in tutto il mondo.
Ma chi c’è al primo posto? Bella domanda, dipende dall’orario: quest’anno la pole position varia in tempo reale, ma i volti sono noti. Sono infatti Jeff Bezos, patron di Amazon, e Bill Gates, fondatore di Microsoft, a contendersi il primo e il secondo posto in una sfida all’ultimo dollaro. Anche per loro può avere una grande importanza!
Bezos e Gates sembrano infatti i protagonisti di una corsa di Formula 1 tutta da decidere, appesa al filo instabile di continui sorpassi e contro-sorpassi per vincere. Nella “top 5” figura anche Mark Zuckerberg, ma salvo piccole rimonte “orarie”, il re di Facebook quest’anno deve accontentarsi del quinto posto e difficilmente riuscirà a raggiungerli.
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Bezos-Gates più ricchi del mondoAmancio Ortega (Zara) trionfa in Europa, Asia fuori dalla “top ten”

A dominare la classifica europea dei più ricchi del mondo c’è sempre lui, Amancio Ortega, il re di Zara e della moda low cost. Tuttavia non mancano le sorprese, persino l’Italia si impone… e grazie alle donne! Ai primi posti figura infatti l’imprenditrice Maria Franca Fissolo, regina della Ferrero e seconda donna più ricca del mondo dopo Alice Walton.
Anche l’Oceania è in mano alle donne. Nell’altro emisfero la più ricca è Gina Rinehart, la Numero 1 incontrastata del settore minerario. Ciò che invece stupisce della classifica mondiale è la totale assenza dell’Asia dalle prime dieci posizioni. Difficile davvero crederlo, dato che ogni 48 ore un cinese diventa miliardario, come ha rilevato la CNBC.
Cosa ne sarà di Wang Jianlin? Il presidente del Dalian Wanda Group, primo gruppo immobiliare cinese, vanta un patrimonio di 25,1 miliardi di dollari, oggi insufficiente per entrare nella “top ten”. Anzi, per Forbes è “solo” il 34° uomo più ricco del mondo e diversi connazionali stanno meglio di lui – Jack Ma di Alibaba e Ma Huateng di Tencent Holdings – nonché l’imprenditore indiano Mukesh Ambani.
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In Sud America domina un ex tennista, in Africa un petroliere. Ma l’Antartide?

Tra i più ricchi del mondo c’è Jorge Paulo Lemann. L’ex tennista brasiliano, originario della Svizzera, oggi produce birra ed è primo in Sud America. In passato aveva fondato nel Paese il Banco Garantia, un istituto che però di “garanzia” aveva ben poco (salvo per il suo portafoglio), tanto che è stato ribattezzato “Golden Sachs brasiliana”.
In Africa è un paperone nigeriano a vincere la battaglia dei più ricchi. Si tratta di Aliko Dangote, un super imprenditore che quanto a interessi remunerativi non si fa mancare nulla. Infatti opera attivamente in svariati settori: edilizio, energetico, petrolifero e delle telecomunicazioni.
Grandi assenze in classifica tra i ghiacci: in Antartide non c’è nessun residente che figuri tra gli uomini più ricchi del mondo. Un fatto alquanto strano, visto che l’intero territorio abbonda di materie prime e persone che lo sfruttano costantemente per fare business e arricchirsi. How Much ha inserito simbolicamente nella mappa il volto di Arnold W. Donald, re del settore navale e amministratore della Carnival Corporation.
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Una giornata con Jeff Bezos, l’uomo più ricco del pianeta https://www.business.it/una-giornata-con-jeff-bezos-luomo-piu-ricco-del-pianeta/ Wed, 08 Nov 2017 06:30:09 +0000 http://www.business.it/?p=14086 Amazon registra numeri da record, lo sappiamo tutti. Ma come conduce la giornata il “capo” dell’azienda più ricca del mondo? Jeff Bezos ha superato per l’ennesima volta i guadagni di Bill Gates secondo la classifica Bloomberg, affermandosi come l’uomo più ricco del pianeta con ben 91, 9 miliardi di dollari. É di qualche giorno fa… Leggi tutto »Una giornata con Jeff Bezos, l’uomo più ricco del pianeta

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Amazon registra numeri da record, lo sappiamo tutti. Ma come conduce la giornata il “capo” dell’azienda più ricca del mondo? Jeff Bezos ha superato per l’ennesima volta i guadagni di Bill Gates secondo la classifica Bloomberg, affermandosi come l’uomo più ricco del pianeta con ben 91, 9 miliardi di dollari. É di qualche giorno fa la notizia secondo cui avrebbe venduto 1 milione di azioni della compagnia per 1,1 miliardi di dollari, ma continua ad investire in altre costole dell’azienda come Amazon Web Service.
Eppure Bezos ha tutta l’aria del bravo padre di famiglia: conduce una routine familiare con moglie e figli senza colpi di testa né gesti particolarmente scapestrati. Investe i suoi guadagni in altre aziende, come l’acquisizione del Washington Post, e figura come una persona capace di prendersi del tempo per sé e per la cura della sua persona, senza stress.

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Informarsi prima di tutto

La giornata tipo del numero 1 di Amazon è molto simile ai comuni mortali. Jeff Bezos dice di svegliarsi da solo, prima delle 8, senza bisogno di puntare nessuna sveglia. La sua attività preferita è leggere i quotidiani, ma da qualche mese si è anche aggiunto un regime di palestra che l’ha notevolmente irrobustito. La colazione è uno dei suoi pasti preferiti, che desidera consumare in famiglia. Dopodiché non si reca subito in ufficio: fatta eccezione per appuntamenti importanti, Bezos preferisce informarsi il più possibile sulle notizie a livello mondiale, quindi legge di attualità e di economia. Per quanto riguarda il lavoro in azienda, il capo di Amazon sceglie di condurre riunioni senza presentazioni o slide, ma chiede di redigere una relazione ad ogni componente del gruppo.
Più in generale, da numerosi fonti, sappiamo che Bezos è un tipo collerico. Ultimamente sta lavorando a questo lato del carattere per cercare di mitigare i suoi comportamenti. Così l’allenamento fisico risulta anche un modo per scaricarsi e allentare le tensioni giornaliere.

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Beneficenza e turismo spaziale

Tiene alla beneficenza, anche se non si è dimostrato finora filantropo come i più noti Zuckerbeg o Gates.
É comunque un milionario che possiede un grosso patrimonio immobiliare, comprensivo di un parco di 2500 mq a Washington, un jet privato Gulfstream G-650ER del 2015 con il quale si sposta nel mondo e, occasionalmente, si concede viaggi da sogno con la famiglia. E, come ogni buon imprenditore contemporaneo (vedi Elon Musk e Richard Branson), investe nel turismo spaziale con la sua personale compagnia Blue Origin.
Il tempo vola quando si è miliardari, ma un’azione catartica prima di andare a letto si può fare: lavare i piatti. Parola di Bezos, e se lo dice lui.. possiamo crederci.

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Amazon si espande al mondo reale puntando sui negozi fisici https://www.business.it/amazon-si-espande-al-mondo-reale-puntando-sui-negozi-fisici/ Fri, 27 Oct 2017 05:30:32 +0000 http://www.business.it/?p=13739 Amazon moltiplica i punti di contatto con il consumatore presidiando anche il mondo fisico

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Amazon non si accontenta più del commercio elettronico

Il colosso di Seattle, leader mondiale nelle vendite online, ha da qualche anno iniziato ad interessarsi al commercio tradizionale nel tentativo di catturare l’utenza ancora restia all’e-commerce. Le iniziative sono tante: dall’apertura di librerie fisiche ad AmazonGo, che permette di fare la spesa “a portata di app“, fino al desiderio di entrare nel mercato dei generi alimentari con i punti di ritiro AmazonFresh e l’acquisizione di Whole Food Market.
Secondo eMarketer, il 90% della spesa al dettaglio a livello mondiale avviene ancora nei negozi fisici. Inoltre, pare che gli acquisti online siano maggiori in prossimità dei punti vendita materiali. Il colosso fondato da Jeff Bezos ha la possibilità di cambiare il retail con tecnologie di automazione prese in prestito dal commercio elettronico, sfumando il confine con il commercio tradizionale.
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Dalla consegna a domicilio al retail tradizionale

L’approccio iniziale di era quello di superare con l’e-commerce il commercio tradizionale, puntando soprattutto su due servizi: “Amazon Prime”, con consegna in un giorno lavorativo, e “Prime Now”, che consente di ricevere gli ordini in un’ora. In assoluta controtendenza, nel 2015 il gigante ha aperto a Seattle il suo primo negozio fisico, una sorta di estensione di Amazon.com con gli stessi prezzi della piattaforma online.
Da allora sono state aperte 11 librerie. Gli sforzi per spostare nel mondo fisico il core business originario sono proseguiti con gli Amazon Locker, dei punti di ritiro self-service, arrivati anche in Italia nel settembre 2016, che permettono ai clienti che non possono essere presenti in casa al momento della consegna di ritirare la merce in speciali armadietti protetti da una password segreta.
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amazon negozi fisici

AmazonGo, il primo negozio fisico di generi alimentari

In fase di sperimentazione è AmazonGo, negozio fisico di generi alimentari di nuova generazione. Vi si accede passando il proprio smartphone su un lettore; da quel momento, qualsiasi prodotto prelevato dagli scaffali verrà registrato nel carrello virtuale e, una volta abbandonato il negozio, sarà addebitato sulla carta di credito. Il tutto senza dover passare alla cassa, fare code e tirare fuori il portafogli.
Ma l’interesse di Amazon per il settore alimentare non finisce qui. Visto il fallimento di AmazonFresh, servizio di vendita online di prodotti agricoli, anziché abbandonare il mercato dei freschi, Bezos ha deciso di trasformare il servizio in un’attività tradizionale, con la possibilità di ordinare online e passare successivamente in negozio per ritirare la merce. Il gigante di Seattle ha inoltre acquisito la catena di supermercati Whole Foods.
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Una strategia “ibrida” per intercettare un maggior flusso di clienti

Oltre ad aver stretto una parternship con Kohl’s, che inizierà ad accettare i resi di Amazon.com presso 82 store, occupandosi di impacchettarli e spedirli a titolo gratuito, e ad aver introdotto Amazon Instant, distributori di prodotti da ritirare nel giro di pochi minuti, Amazon ha annunciato l’apertura di decine di pop-up store, punti dimostrativi dove provare i sistemi Amazon prima di acquistarli.
L’espansione di Amazon dal mondo dell’e-commerce a quello del retail fisico mira a moltiplicare il più possibile i punti di contatto con il consumatore e a conquistare il business del grocery fisico, un mercato troppo ghiotto per essere ignorato. Comprare con un clic è sicuramente comodo e veloce, ma, soprattutto quando si tratta di cibi freschi, bisogna tener presente la necessità di guardare e toccare con mano.
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Amazon go negozio fisico

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Amazon: 250 milioni al fisco per tasse non pagate https://www.business.it/amazon-250-milioni-al-fisco-per-tasse-non-pagate/ Sat, 21 Oct 2017 05:30:15 +0000 http://www.business.it/?p=13559 Le dure condanne che negli ultimi tempi hanno coinvolto grandi aziende come Apple e Google per aver violato le leggi, pagando meno tasse, hanno colpito anche Amazon Amazon deve restituire 250 milioni per proventi non corrisposti Dopo Facebook e Google anche il colosso statunitense Amazon è stato accusato di aver evaso le tasse violando le… Leggi tutto »Amazon: 250 milioni al fisco per tasse non pagate

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Le dure condanne che negli ultimi tempi hanno coinvolto grandi aziende come Apple e Google per aver violato le leggi, pagando meno tasse, hanno colpito anche Amazon

Amazon deve restituire 250 milioni per proventi non corrisposti

Dopo Facebook e Google anche il colosso statunitense Amazon è stato accusato di aver evaso le tasse violando le regole sulla libera concorrenza e sugli aiuti statali. A mettere in risalto i trattamenti fiscali agevolati di cui hanno beneficiato le importanti realtà operanti nell’economia digitale è stata la commissaria dell’Unione Europea alla concorrenza Margarethe Vestager. Obiettivo principale dell’attacco dell’Unione Europea ai colossi economici è di mettere queste grandi società in condizione di pagare correttamente le tasse generate dagli introiti sul web.
L’indagine condotta nei confronti di Amazon, iniziata nel 2014, si è conclusa pochi giorni fa con un provvedimento in cui la Commissione Europea dichiara illegali i benefici fiscali di cui ha beneficiato Amazon in quanto incompatibili con il regolamento riguardante gli aiuti statali. Ad essere poste sotto osservazione sono state le tassazioni ridotte pagate da Amazon da maggio del 2006 fino alla metà del 2014 che hanno portato ad un risparmio di circa 250 milioni di euro.

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Amazon 250 milioni di multa per tasse non pagate 2

Il tax ruling emanato dal Lussemburgo porta ad una netta diminuzione delle tasse

Il tax ruling emanato dal Lussemburgo nel 2003 ha dato modo al colosso Statunitense di eseguire un trasferimento degli utili da Amazon EU ad Amazon Europe Holding Technologies. Pagando una royalty per utilizzare i diritti di proprietà intellettuale è stato possibile spostare gli utili da una società sottoposta alla tassazione del Granducato ad una estera. Un passaggio che ha ridotto significativamente le tasse da pagare sugli introiti generati. Le due realtà imprenditoriali sono entrambe sottoposte ad un controllo completo della casa madre ma si differenziano per settori di competenza. Amazon EU è una società operante nella vendita al dettaglio di tutti i prodotti commercializzati su Amazon venduti su tutto il territorio europeo, mentre Amazon Europe Holding Technologies è una semplice società di intermediazione utilizzata per eludere le tasse. Amazon EU vanta oltre cinquecento dipendenti che si occupano dell’acquisto all’ingrosso e dello smistamento dei prodotti venduti a differenza dell’holding che non presenta alcun ufficio o dipendenti ma che ha solo diritti di proprietà intellettuale.
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Il funzionamento della royalty usato da Amazon per pagare meno tasse

Il meccanismo del pagamento della royalty è considerato legittimo, ma dal controllo effettuato dalla Commissione Europea è emerso che la cifra pagata da Amazon EU ad Amazon Europe Holding Technologies non era corrispondente alle reali capacità economiche, definendo i benefici fiscali concessi dal Lussemburgo non giustificati. Successivamente alla decisione della Commissione Europea Amazon ha dichiarato di aver agito in piena regola rispettando il regime di tassazione previsto dal Lussemburgo. In questi giorni la società sta valutando la possibilità di ricorrere in appello contro il giudizio che ha condannato Amazon al pagamento di 250 milioni di euro, anche se la società ha dimostrato un atteggiamento di collaborazione con la Commissione Europea aprendo, già dal 2014, un’altra struttura fiscale per la gestione delle tasse da pagare sugli utili generati sul territorio europeo. L’antitrust non si è limitata ad analizzare solo la situazione di Amazon, ma ha rimandato l’Irlanda alla Corte di giustizia per non aver recuperato i 13 miliardi dovuti da Apple. Una conferma che, per i vertici dell’Unione Europea, è fondamentale per combattere l’elusione delle tasse. Il conflitto tra i regimi di tassazione degli Stati Uniti e l’Europa è destinato ad aumentare considerando che i colossi economici stanno cercando di rivedere le proprie posizioni e la tassazione degli utili generati.
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Ti serve un prestito per la tua impresa? Ci pensa Amazon! Ecco le indicazioni https://www.business.it/ti-serve-un-prestito-la-tua-impresa-ci-pensa-amazon-ecco-le-indicazioni/ Tue, 13 Jun 2017 16:28:43 +0000 https://www.business.it/?p=9497 Arriva Amazon Lending, la piattaforma che eroga prestiti alle piccole e medie imprese. Amazon presenta l’alternativa al sistema finanziario tradizionale. Prestiti a breve termine, della durata massima di 12 mesi, da una quota minima di $1000 ad un massimo di $750mila, tassi d’interesse che oscillano tra il 6% ed il 17%: la sezione del colosso… Leggi tutto »Ti serve un prestito per la tua impresa? Ci pensa Amazon! Ecco le indicazioni

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Arriva Amazon Lending, la piattaforma che eroga prestiti alle piccole e medie imprese. Amazon presenta l’alternativa al sistema finanziario tradizionale.

Prestiti a breve termine, della durata massima di 12 mesi, da una quota minima di $1000 ad un massimo di $750mila, tassi d’interesse che oscillano tra il 6% ed il 17%: la sezione del colosso delle vendite online che eroga somme di denaro alle PMI, sta riscuotendo un successo importante.

Anche se la curva dei tassi potrebbe avvicinarsi all’usura, sono addirittura più di 20mila le aziende che hanno beneficiato di questo servizio con soddisfazione, i paesi in cui il progetto è decollato sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna ed il Giappone.

L’obiettivo del marchio statunitense è quello di espandere il servizio anche in Canada, Francia, Italia, Spagna, India e Cina, anche se, naturalmente, l’azienda competitor Alibaba, per quanto riguarda il territorio cinese, non ha esitato a replicare un’iniziativa identica.

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Amazon Lending e le banche

Ma qual’è la differenza tra il sistema proposto da Amazon ed un normale servizio di prestiti bancari?

Velocità, immediatezza, elasticità e precisione nelle analisi, una maggiore comprensione di progetti ed ambizioni, visto che un’impresa sa che cosa significhi ‘fare impresa’ più di una banca.

Ecco come parla di Amazon Lending, il founder Jeff Bezos, che, consolidato ormai il primato mondiale nell’universo dell’e-commerce, è deciso a rivoluzionare anche il sistema finanziario.

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Come funziona

La piattaforma si sviluppa intorno ad un meccanismo ad ‘invito’, un algoritmo analizza i dato delle imprese sotto il profilo finanziario e commerciale ed il sistema, automaticamente, seleziona quelle aziende con un merito di credito, invitandole a richiedere un prestito.

La somma stabilita viene erogata in giornata, prelevandola direttamente dal bilancio di Amazon, gli importi vengono trattenuti automaticamente dal conto di ogni impresa, con cadenza bisettimanale, facilitando il monitoraggio di eventuali difficoltà finanziarie.

Se il conto del rivenditore dovesse risultare insufficiente a coprire le spese, ecco che scatta la particolare forma di garanzia stabilita da Amazon Lending: la merce dell’azienda debitrice viene congelata, bloccando le vendite fino al pagamento della rata dovuta.

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I vantaggi di Amazon

Per Amazon si tratta di un’attività estremamente conveniente, in prima istanza si azzerano completamente tipologie di costi che per banche e altre agenzie di credito risultano ingombranti sia in termini di tempo che di denaro, costi che vengono abbattuti dalla selezione effettuata dal sistema del colosso americano.

Amazon, infatti, incentra le sue valutazione sul database rivenditori già presenti sul suo sito, una banca dati immensa che fornisce indicazioni precise e dettagliate su ogni azienda, in tempo reale.

Ma dove stanno veri vantaggi?

Amazon guadagna sia incassando gli onerosi interessi sulle somme prestate, sia supportando la crescita delle imprese che continueranno a rifornirsi, incrementando le commissioni di intermediazione.

I numeri di Amazon Lending

Il marchio di Seattle ha confermato di aver raggiunto i 3 miliardi di dollari erogati in prestito dal 2011 (anno di inizio del progetto), con una crescita esponenziale che ha portato ad 1 miliardo di dollari concessi solo nell’ultimo anno.

Le azioni di Amazon sono schizzate all’impressionante valore di $1000 ciascuna (20 anni fa un’azione valeva 2 dollari), testimonianza di un titolo in borsa che cresce in maniera spaventosa.

E se Amazon Lending continuerà ad incrementare il suo prestigio ed i suoi clienti, probabilmente per le banche saranno tempi sempre più difficili.

Fonte originale principale: www.businessinsider.com

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Il turismo spaziale è il nuovo obiettivo di Amazon https://www.business.it/il-turismo-spaziale-e-il-nuovo-obiettivo-di-amazon/ Thu, 20 Apr 2017 07:00:48 +0000 https://www.business.it/?p=5761 Amazon, la più famosa piattaforma di commercio elettronico, punta sempre più in alto. E in senso letterale, questa volta. L’ultimo importante annuncio di Jeff Bezos, fondatore e Ceo del colosso dell’e-commerce, riguarda un obiettivo per nulla modesto: vendere un miliardo di azioni Amazon all’anno per poter finanziare progetti di turismo spaziale, interamente gestiti dalla Blue… Leggi tutto »Il turismo spaziale è il nuovo obiettivo di Amazon

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Amazon, la più famosa piattaforma di commercio elettronico, punta sempre più in alto. E in senso letterale, questa volta. L’ultimo importante annuncio di Jeff Bezos, fondatore e Ceo del colosso dell’e-commerce, riguarda un obiettivo per nulla modesto: vendere un miliardo di azioni Amazon all’anno per poter finanziare progetti di turismo spaziale, interamente gestiti dalla Blue Origin, gruppo aerospaziale di cui è fondatore lo stesso Bezos. La notizia è stata diffusa durante il 33° Simposio annuale sullo spazio a Colorado Springs, durante il quale il magnate ha spiegato la sua personale idea di turismo spaziale, e il modello di business a cui intende ispirarsi per raggiungere il suo scopo, concludendo quindi “Voglio che gli esseri umani possano andare nello spazio”.
La stessa futuristica visione è condivisa da alcune altre aziende aerospaziali di recente fondazione, prima fra tutte la SpaceX, capitanata da Elon Musk, Ceo di Tesla, che però – a differenza di Bezos – punta ai viaggi nello spazio non solo per lanciare e sfruttare il turismo spaziale, ma anche per portare astronauti sulla stazione spaziale internazionale e, entro il 2018, le prime persone in orbita intorno alla luna.

Un modello di turismo spaziale alla portata di tutti

La capsula studiata dalla Blue Origin – chiamata New Shepard – si presenta come un vero e proprio salotto high-tech. La novità assoluta, rispetto alle capsule spaziali che siamo stati abituati a vedere finora, riguarda la disposizione delle sedute, poste direttamente davanti a grandi finestre panoramiche, dalle quali è possibile avere una visuale chiara e ampia dello spettacolo extra-terrestre. L’immagine in esclusiva degli interni è stata inviata da Bezos ad alcuni collaboratori e diffusa poi da Mashable.
turismo spaziale-New Shepard-interno
La New Shepard ha già effettuato cinque viaggi suborbitali, dal 2015 a oggi, ma finora non ha mai avuto persone a bordo. Così come per SpaceX, l’obiettivo della Blue Origin è di dare avvio definitivo al turismo spaziale con la New Shepard entro la fine del 2018.
Lo spazio suborbitale esplorato fino a questo momento è abbastanza in quota da far sperimentare ai passeggeri l’assenza di peso, ma non sufficiente per orbitare intorno alla Terra. L’esperienza di turismo spaziale che si vuole offrire, dunque, è la possibilità di guardare la Terra da un punto di vista del tutto nuovo e privilegiato, facendo a meno della forza di gravità. Il razzo spingerà la capsula fino a 100 km di altezza, dopodiché New Shepard planerà nuovamente a terra tramite un set di paracadute, mentre il razzo tornerà al suolo con atterraggio verticale.
La Blue Origin punta al riuso sia delle capsule che dei razzi, così da arrivare a ridurre i costi di viaggio e rendere fruibile questa singolare avventura di turismo spaziale anche a viaggiatori “comuni”: il piano è quello di rendere il viaggio acquistabile con un semplice biglietto, esattamente come avviene con i viaggi aerei.
Non è ancora chiaro quale potrà essere il costo effettivo di un biglietto, ma quasi sicuramente non sarà troppo lontano da quello della concorrente Virgin Galactic: 250 mila dollari.

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