Robotica industriale Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/robotica/ I segreti del potere - Notizie e retroscena Tue, 17 Jan 2023 12:22:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 https://www.business.it/wp-content/uploads/2023/01/cropped-Favicon_Business.it_-32x32.jpg Robotica industriale Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/robotica/ 32 32 Un genio dei robot a soli 18 anni, ma va male alla maturità: solo 90 a causa delle “troppe assenze” a scuola https://www.business.it/un-genio-dei-robot-a-soli-18-anni-ma-va-male-alla-maturita-solo-90-a-causa-delle-troppe-assenze-a-scuola/ Tue, 16 Jul 2019 17:22:02 +0000 https://www.business.it/?p=49745 Essere un genio spesso non va di pari passo con l’avere ottimi voti a scuola. E’ il caso di Valeria Cagnina, una ragazza di appena 18 anni considerata una delle 50 donne più influenti del mondo della tecnologia, nonostante alla maturità ha preso solo 90 su 100.Valeria a soli 11 anni ha costruito il suo… Leggi tutto »Un genio dei robot a soli 18 anni, ma va male alla maturità: solo 90 a causa delle “troppe assenze” a scuola

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Essere un genio spesso non va di pari passo con l’avere ottimi voti a scuola. E’ il caso di Valeria Cagnina, una ragazza di appena 18 anni considerata una delle 50 donne più influenti del mondo della tecnologia, nonostante alla maturità ha preso solo 90 su 100.Valeria a soli 11 anni ha costruito il suo primo robot (seguendo un tutorial su Youtube) ed è arrivata fino al Mit di Boston e a fondare una scuola per insegnare robotica e coding anche ai bambini. Inoltre è stata definita un genio nostrano dei robot, parla in summit internazionali e gira nelle scuole pubbliche e private di tutto il mondo per dimostrazioni e conferenze, eppure tutto questo non è bastato affatto ad ottenere il massimo dei voti alla maturità. Il motivo? Tutta colpa delle “troppe assenze” a scuola dovute proprio ai suoi tanti impegni e alla vita frenetica che ha scelto per seguire la sua passione.La ragazza frequentava l’istituto Volta di Alessandria, ma ha dovuto lasciarlo perché i professori minacciavano di non ammetterla all’esame a causa delle troppe e continue assenze (tanto da assegnarle un 7 in condotta). La sua famiglia aveva quindi parlato con l’Ufficio scolastico provinciale per fare in modo che tutta l’attività extrascolastica che svolgeva venisse in qualche modo riconosciuta. Ma non ha funzionato e i voti in pagella sono scesi, sempre a causa delle assenze. Così Valeria ha dovuto abbandonare il suo istituto andando per la sua strada e presentandosi da privatista a Biella.“I voti contano poco, ma mi auguro che un ragazzo che inizia le superiori adesso non si faccia appiattire dalla scuola”, ha affermato la ragazza al quotidiano la Stampa. “La scuola è importante certo, bisogna farla al meglio se si decide di concentrarsi solo su quello. Ma se trovi altro che ti appassiona avere dei 7 e 8 anziché dei 10 va bene lo stesso”. Valeria ha anche annunciato però che proseguirà gli studi anche all’università in ingegneria informatica ma rigorosamente online.Ti potrebbe interessare anche: Un’Italia che non dà più sostegno: crescono i disabili, non gli insegnanti. La scuola non funziona più

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Tecnologia: l’intelligenza artificiale e la robotica stanno aiutando l’industria dei trasporti merce https://www.business.it/tecnologia-lintelligenza-artificiale-robotica-iutando-lindustria-trasporti-merce/ Tue, 30 Oct 2018 11:09:27 +0000 https://www.business.it/?p=34338 II trasporto merci si trasforma. Il settore della digitalizzazione, infatti, sta migliorando l’efficienza e il flusso dei prodotti dal ritiro alla consegna. Gli algoritmi, che

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II trasporto merci si trasforma. Il settore della digitalizzazione, infatti, sta migliorando l’efficienza e il flusso dei prodotti dal ritiro alla consegna. Gli algoritmi, che ottimizzano il processo e permettono al mittente di risparmiare, consentono ai broker di merci automatici di applicare commissioni significativamente inferiori (5%–10%) rispetto ai broker tradizionali (15%–20%). Il futuro della logistica si basa su quattro elementi chiave: Sostenibilitàtecnologiapersone centralità del cliente. La digitalizzazione che sta alla base delle maggiori trasformazioni del settore, conferma la rilevanza strategica dell’innovazione all’interno del mondo logistico. I trend principali riguardano l’intelligenza artificiale e la robotica.

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Le start-up saranno il fulcro di questa trasformazione perché indirizzano in modo mirato le aree di bisogno con soluzioni all’avanguardia. L’impennata dell’e-commerce negli ultimi anni, combinata con l’appetito dei consumatori per la consegna in giornata, ci ha portato ad un punto critico. Le società di consegna stanno facendo tutto il possibile per consegnare gli ordini ai clienti in modo sempre più rapido. Le soluzioni digitali all’avanguardia costringono quindi le società di consegna tradizionali a evolversi.  Oggi l’Intelligenza Artificiale (AI) è parte integrante delle nostre giornate, anche grazie ai progressi della tecnologia che la rendono sempre più accessibile. Il termine Intelligenza Artificiale è stato coniato nel 1956 da John McCarthy. L’argomento, da allora, ha suscitato grande interesse dando avvio a numerose ricerche e scoperte.

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Si tratta dell’insieme di studi e tecniche per creare macchine in grado di risolvere problemi e riprodurre attività tipiche dell’intelligenza umana, attraverso computer dotati di opportuni software. Ci sono molte ragioni che portano a pensare che questo sia il momento migliore per puntare sull’Intelligenza Artificiale anche nel settore della logistica, per il suo grande potere di ottimizzare l’attività e creare valore aggiunto. In particolare l’Intelligenza Artificiale può aiutare a gestire le informazioni di contatto, verificando che siano costantemente aggiornate e dettagliate. Il rischio di errori dispendiosi per le aziende si riduce notevolmente, e cresce la possibilità di tenere sotto controllo tutti gli aspetti legislativi, ottenendo risultati ottimali. DHL ha sviluppato uno strumento basato sull’apprendimento automatico per evitare ritardi nei tempi di trasporto delle merci: il modello di machine learning è in grado, infatti, di prevedere ritardi nella spedizione, identificando i fattori principali che li determinano, e aiutando i corrieri a pianificare metodologie di intervento mirato.

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L’AI consente agli operatori logistici di interagire con i sistemi informatici proprio come farebbero con un altro essere umano. La capacità di automatizzare input, memorizzare e recuperare informazioni tramite l’interazione vocale riduce tempo e complessità di quelle attività che richiederebbero l’inserimento manuale o la ricerca di informazioni. Cambia anche il rapporto tra fornitori di servizi logistici e clienti finali, perché l’AI può aiutare a personalizzare i punti di contatto fra le due parti, aumentando la fidelizzazione. Un’altra frontiera interessante è quella della logistica anticipata, che consiste nel fare previsioni su ciò che i clienti acquisteranno, accorciando ulteriormente i tempi di consegna. Si tende sempre più verso un paradigma proattivo e predittivoAllo stesso tempo si rende necessario sviluppare standard e regolamenti per garantire il continuo progresso dell’AI e ottenere i massimi benefici da essa.

DHL crede nel grande potenziale della tecnologia in ambito logistico ed è proprio questo il momento di cogliere le notevoli opportunità dell’Intelligenza Artificiale. Tuttavia si evidenzia una crescente consapevolezza sui reali benefici offerti della Digitalizzazione nei processi di Trasporto Merci e, più in generale, della Logistica. Ci sono tutti i presupposti per dare il via ad una vera e propria rivoluzione grazie al digitale e alle tecnologie emergenti. Anche la normativa sembra sempre più indirizzata alla definizione di unMercato Unico Digitale Europeo, con regole comuni a tutti i Paesi dell’UE e volte a stimolare la ripresa economica complessiva; una situazione nemmeno immaginabile pochi anni fa.

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Robot Alter Ego, perla tecnologica Made in Italy https://www.business.it/robot-alter-ego-made-in-italy/ Thu, 26 Jul 2018 12:29:34 +0000 https://www.business.it/?p=29902 Divisi tra panico e curiosità, il mondo dei robot sembra ancora un futuro troppo lontano. Eppure, i cosiddetti umanoidi tecnologicamente avanzati si inseriscono nella nostra vita molto più di quanto immaginiamo. Iniziamo a vederli alla reception di grandi alberghi, come “Paolo Pepper, il receptionist che accoglie i turisti al Parc Hotel del Garda. Ma non… Leggi tutto »Robot Alter Ego, perla tecnologica Made in Italy

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Divisi tra panico e curiosità, il mondo dei robot sembra ancora un futuro troppo lontano. Eppure, i cosiddetti umanoidi tecnologicamente avanzati si inseriscono nella nostra vita molto più di quanto immaginiamo. Iniziamo a vederli alla reception di grandi alberghi, come “Paolo Pepper, il receptionist che accoglie i turisti al Parc Hotel del Garda.

Ma non è il solo. Pochi giorni fa è stato presentato al pubblico un altro robot, Alter Ego, direttamente di fronte al pubblico del caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta.

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L’incontro

L’incontro tra il robot e il folto pubblico aveva proprio lo scopo di far interfacciare le due realtà, mostrandone soprattutto come il primo può porsi in modo collaborativo nei confronti del secondo.

Per questo è stato scelto ila Caffè della Versiliana: gli incontri settimanali sono trasmessi di volta in volta sia sul canale web, sia sulla pagina Facebook, oltre ad andare in onda su Noi Tv, Canale 10 e Toscana tv.

L’incontro che ha presentato al pubblico per la prima volta Alter Ego è stato a dir poco interessante, e corredato della spiegazione scientifica esplicata da Claudio Sottili, conduttore (e ideatore) del programma.

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Gli ospiti

Tanti gli ospiti coinvolti, capaci con la propria esperienza e competenza, di mostrare quali sono i vantaggi di Alter Ego e perché la robotica possa essere una scienza auspicata anziché temuta: da  Antonio Bicchi (professore di robotica presso il Centro di ricerca “Piaggio”), Maria Chiara Carrozza, professoressa (e ministro dell’Istruzione durante il governo Letta, nonché ordinario di bioingegneria Industriale alla Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa), il professor Franco Mosca (che ricopre la carica di Presidente della Fondazione Arpa, ed è direttore del Festival Internazionale di Robotica) e  Walter Tamburini, il Presidente della Camera di Commercio di Pisa.

Il robot è stato progettato dal centro di ricerca Piaggio, una vera e propria eccellenza nel nostro territorio, in collaborazione con l’Istituto tecnico italiano di Genova.

Il dibattito ha toccato molti argomenti, tra i quali la spiegazione della nomina di robot collaborativo. Alter Ego si presenta infatti come un robot estremamente indipendente, con l’obiettivo di fare azioni che per l’uomo sarebbero fin troppo pericolose, e ottimizzando quindi le risorse a propria disposizione.

Quella del Caffè della Versilia è stata solo un’introduzione affinché il dibattito sul futuro tra l’uomo e la robotica venga sempre più discusso nel nostro paese.

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Tecnologia: questo robot è la prossima frontiera nella lotta contro il cancro https://www.business.it/tecnologia-questo-robot-prossima-frontiera-lotta-contro-cancro/ Wed, 18 Jul 2018 07:00:43 +0000 https://www.business.it/?p=29618 Frederic H. Moll si è formato per diventare un chirurgo, ma non ha mai completato la sua residenza al Virgina Mason Hospital di Seattle. Ciononostante, il dottore di formazione e umile “ragazzo dei gadget” ha cambiato definitivamente il volto della medicina. Moll, che è noto come “Bill Gates della robotica” ha iniziato una nuova avventura, la… Leggi tutto »Tecnologia: questo robot è la prossima frontiera nella lotta contro il cancro

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Frederic H. Moll si è formato per diventare un chirurgo, ma non ha mai completato la sua residenza al Virgina Mason Hospital di Seattle. Ciononostante, il dottore di formazione e umile “ragazzo dei gadget” ha cambiato definitivamente il volto della medicina. Moll, che è noto come “Bill Gates della robotica” ha iniziato una nuova avventura, la sua quarta, chiamata Auris Health a Redwood City, in California. Lì, sta creando una “seconda generazione di capacità robotiche” per i medici, dice. Oggi i robot sono comunemente accettati in chirurgia grazie a Moll. 

E l’innovatore ha rivolto la sua attenzione all’endoscopia, una procedura che consente ai medici di diagnosticare o somministrare un trattamento agli organi di un paziente attraverso le loro naturali aperture corporee, senza praticare alcuna incisione, nemmeno una puntura di dimensioni minuscole. A Auris Health, Moll e il suo team hanno messo un spin high-tech sull’endoscopio con un robot che chiamano la piattaforma Monarch. A marzo, Auris ha vinto l’autorizzazione della FDA per utilizzarlo per lo screening del cancro del polmone, che uccide ogni anno 1,7 milioni di persone in tutto il mondo. L’azienda si propone di aiutare i medici a diagnosticare il cancro del polmone prima rispetto alle tecnologie e ai metodi attuali, compresi gli endoscopi tradizionali e le biopsie dell’ago. Il capo della strategia di Auris, Josh DeFonzo, afferma che a lungo termine il team vuole anche espandersi oltre la diagnostica.

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Innovare la tecnologia della robotica chirurgica

Auris Health, Inc, sta trasformando l’intervento medico con l’introduzione della piattaforma Monarch. Con la piattaforma Monarch, Auris cerca di sfruttare la potenza della robotica flessibile per abilitare nuove possibilità in endoscopia, che utilizza piccole fotocamere e strumenti per entrare nel corpo attraverso le sue aperture naturali. Il Monarch include un endoscopio robotizzato che funziona con qualcosa che assomiglia ad un controller di gioco X-box. Invece di un lungo strumento a forma di tubo, l’endoscopio Monarch può essere esteso come un telescopio. Può manovrare attraverso le vie respiratorie di un paziente, fino ai limiti dei polmoni, dando ai medici una visione diretta di ciò che è dentro.

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Il broncoscopio pieghevole, che contiene una piccola telecamera, naviga i piccoli tubi nei polmoni di un paziente. Quando arriva nella posizione desiderata, un ago estrae un campione di tessuto. Auris vede il cancro ai polmoni come l’inizio, dal momento che il broncoscopio può essere scambiato per altre fotocamere utilizzate per cercare una varietà di disturbi. L’avvio ha già eseguito test di esami di gastrologia e urologia.

La piattaforma Monarch integra gli ultimi progressi in robotica, microstrumentazione, progettazione di endoscopi, rilevamento e scienza dei dati in un’unica piattaforma per migliorare i risultati e ridurre i costi. La prima malattia alla nostra vista è il cancro ai polmoni. La piattaforma Monarch è destinata alle procedure broncoscopiche diagnostiche e terapeutiche. Il sistema fornisce anche la visualizzazione assistita da computer ai medici. Il software Monarch guida i medici verso una particolare parte del polmone che devono valutare.

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Auris ha il potenziale per trasformare la vita di milioni di persone

Josh DeFonzo, il capo della strategia di Auris, spiega: “Ci sono così tante terapie che vengono sviluppate oggi fuori da Auris per curare il cancro del polmone, come la radioterapia esterna, agenti chemioterapici e dispositivi che mirano all’energia o all’ablazione per affrontare una patologia, oppure se hai un cancro al polmone avanzato, potresti aver bisogno di una pneumonectomia , una lobectomia o un’altra procedura chirurgica Speriamo di offrire terapie uniche endoscopicamente, in modo da poter diagnosticare e trattare i pazienti con una singola procedura. “ Circa il 19 per cento delle persone a cui viene diagnosticato un cancro ai polmoni sopravviverà solo per 5 anni, ma se lo prendi presto il numero salta al 56 percento, secondo la ricerca della American Lung Association. “Riteniamo che Monarch diventerà l’approccio decisivo per la diagnosi del cancro al polmone in futuro”, ha affermato DeFonzo.

Poiché Moll crede che “tecnologia e tecnica” siano le uniche cose che limitano i risultati dei pazienti, è disposto a costruire medici un esercito di robot, se necessario, in modo che possano trattare i pazienti ai migliori livelli possibili, in modo coerente. Crede anche che la tecnologia, dalla robotica alla realtà virtuale, renderà l’assistenza sanitaria meno costosa, specialmente per le procedure di routine.

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Stampa 3D: arrivano le prime case olandesi stampate in 3D https://www.business.it/stampa-3d-arrivano-prime-case-olandesi-stampate-3d/ Mon, 11 Jun 2018 08:01:24 +0000 https://www.business.it/?p=28265 Se qualcuno avesse predetto che nel giro di cinquant’anni una pionieristica stampante sarebbe arrivata a stampare delle case tridimensionali, probabilmente avremmo fatto una bella risata. Eppure oggi, nei pressi della città di Eindhoven, la casa editrice olandese Van Wijnen sta incredibilmente realizzando questo futuristico progetto – ribattezzato Project Milestone. Sta lanciando le prime case al mondo effettivamente abitabili realizzate con una stampante… Leggi tutto »Stampa 3D: arrivano le prime case olandesi stampate in 3D

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Se qualcuno avesse predetto che nel giro di cinquant’anni una pionieristica stampante sarebbe arrivata a stampare delle case tridimensionali, probabilmente avremmo fatto una bella risata. Eppure oggi, nei pressi della città di Eindhoven, la casa editrice olandese Van Wijnen sta incredibilmente realizzando questo futuristico progetto – ribattezzato Project Milestone. Sta lanciando le prime case al mondo effettivamente abitabili realizzate con una stampante 3D.

La stampa 3D sta diventando un punto fermo in un vasto numero di applicazioni industriali diverse: dai dispositivi di metallo liquido per veicoli spaziali alla stampa 3D di tessuti viventi. Ma adesso è persino possibile costruire case intere utilizzando enormi stampanti 3D su scala industriale. Quello che sarà sperimentato a Eindhoven nel futuro più che prossimo è un qualcosa di rivoluzionario a livello internazionale.

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Quando la tecnologia è di “casa”

L’Olanda si conferma ancora una volta come la patria dell’innovazione e della tecnologia. In questi giorni ha destato molto stupore la costruzione di un complesso di case attraverso la stampa 3D, nella città di Eindhoven. Progetto pilota, “Milestone” è il primo nel mondo e non a caso il comprensorio prende il nome di “pietra miliare”, precursore di un nuovo modo di ideare l’architettura, totalmente personalizzabile, ecologica e “smart”. I sensori wireless, l’illuminazione e il riscaldamento delle abitazioni possono essere incorporati direttamente nelle pareti, che potranno essere ideate, in futuro, a proprio piacimento. Grazie alle stampanti 3D, che costruiscono in modo tridimensionale sulla base di un disegno, e all’utilizzo di un cemento innovativo appositamente creato per questo processo di stampa, è possibile infondere alle costruzioni qualsiasi forma e dimensione. 

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Attualmente, ci sono cinque case in totale, ognuna con una forma e dimensioni uniche che mostra la flessibilità della tecnologia all’avanguardia. Poiché la stampante è essenzialmente un gigantesco ugello di cemento che si muove lungo una traccia bidimensionale in alto nell’aria, gli architetti sono in grado di progettare le case in quasi tutte le forme che desiderano. In questo momento, le case vengono stampate a pezzi al di fuori del sito, quindi trasportate alla loro destinazione finale. Verso la fine del progetto, il team spera di apportare ulteriori modifiche portando la stampante sul posto.

Ma, come pronosticato dal team di esperti del progetto, lo sviluppo di questa tecnica potrebbe addirittura consentire di evitare questi dispendiosi spostamenti e portare la stampante direttamente sul posto. “Il metodo ridurrà sia i costi di produzione sia il danno ambientale, riducendo la quantità di cemento che viene generalmente utilizzato” ha dichiarato Rudy Van Gurp, manager dell’azienda capofila che sta collaborando al progetto con l’Università tecnologica di Eindhoven. “Inoltre questa tecnica non necessita dei classici stampi usati per creare le tipiche case di cemento, motivo per cui quest’ultimo non verrà mai usato in quantità superiori al necessario”.

Oltre all’innegabile fascino futuristico, a catalizzare l’attenzione e la curiosità del grande pubblico per questa innovativa proposta è anche il significativo effetto domino di vantaggi che, a detta dei suoi fautori, si andrebbe a creare: la forte riduzione dei tempi di lavoro, i bassi costi di realizzazione, la diminuzione del numero di incidenti sul lavoro e – più di tutto – il positivo effetto sull’impatto ambientale dovuto ad enormi tagli al consumo e successivo trasporto del cemento tradizionale.

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Il futuro è la stampa 3D?

La visione futuristica di Van Wijnen è solo uno dei tanti progetti in tutto il mondo che utilizzano la stampa 3D per costruire case uniche. L’Olanda è tra i paesi, insieme a Stati Uniti e Cina, a guidare la tecnologia all’avanguardia della stampa 3D, utilizzando computer e robotica per costruire oggetti e strutture d’uso quotidiano a partire da zero. Questo fenomeno nasce nel 2009 in America, con l’apertura dei primi spazi hackers per l’innovazione collaborativa, in cui gli appassionati di tecnologia potevano incontrarsi e dare libero sfogo alle idee, migliorando la vita delle persone e la fruibilità dei luoghi con le loro invenzioni. 

Ma una cosa è chiara: c’è un sacco di eccitazione e di cauto ottimismo dietro la tecnologia, e questo è destinato ad avere un effetto di ricaduta sui metodi di costruzione convenzionali. Tuttavia, è improbabile che questi metodi convenzionali vengano completamente sostituiti immediatamente: è molto più probabile che la stampa 3D si estenda e modifichi il modo in cui costruiamo le case nel prossimo futuro. Inoltre, chi non vorrebbe che le case fossero più sicure, più ecologiche e meno costose da costruire?

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Droni: le industrie sfruttano i droni per aumentare l’efficenza e ridurre i costi https://www.business.it/droni-le-industrie-sfruttano-i-droni-per-aumentare-lefficenza-e-ridurre-i-costi/ Sat, 09 Jun 2018 07:00:39 +0000 https://www.business.it/?p=28207 Da diversi anni ormai le macchine hanno conquistato le fabbriche e le industrie. Ma con l’avvento dell’industria 4.0 i dispositivi elettronici utilizzati per la produzione di oggetti e componenti si moltiplicheranno in maniera significativa. Un ruolo molto importante lo avranno anche droni e robot. Fondamentale nell’Industria 4.0, ma sarà necessario per le PMI e per le industrie. Ma ancora… Leggi tutto »Droni: le industrie sfruttano i droni per aumentare l’efficenza e ridurre i costi

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Da diversi anni ormai le macchine hanno conquistato le fabbriche e le industrie. Ma con l’avvento dell’industria 4.0 i dispositivi elettronici utilizzati per la produzione di oggetti e componenti si moltiplicheranno in maniera significativa. Un ruolo molto importante lo avranno anche droni e robot. Fondamentale nell’Industria 4.0, ma sarà necessario per le PMI e per le industrie. Ma ancora più importante, gli utenti di droni stanno ora realizzando un profondo ritorno sui loro investimenti dalla capacità del velivolo di aiutare a risparmiare ore e ore di lavoro.

Le applicazioni dei Droni non sono limitate al mondo militare, ma sono aperte anche ad una grande fetta dell’economia, con meccanismi avanzati e capacità impressionanti. I crescenti interessi degli utenti nella tecnologia drone hanno sviluppato nuovi campi di applicazione. Attualmente, i droni stanno lavorando in tante aree e con continui progressi nelle tecnologie queste macchine saranno più robuste e utili anche nel prossimo futuro. Con la tecnologia in continua crescita, molti nuovi sensori sono stati aggiunti ai droni in modo che il loro funzionamento possa essere altamente ottimizzato per applicazioni dedicate ad alte prestazioni. I droni sono ora presenti in tutti i settori in cui l’umanità vuole operare; li puoi trovare nell’industria dell’agricoltura e nel mondo di internet. E’ interessante conoscere le capacità impressionanti dei droni. Inoltre individuiamo le funzionalità che rendono i droni strumenti utili all’interno di diversi settori.

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Ecco alcuni esempi

  • Da quando, nel mese di agosto 2016, la Federal Aviation Administration (FAA) ha implementato le sue normative sulla parte 107 per gli aerei senza pilota, l’industria dei droni commerciali negli Stati Uniti è decollata.
  • Le aziende negli Stati Uniti si sono affrettate a installare droni per ridurre i costi, aumentare l’efficienza operativa e aprire nuovi flussi di entrate. Nel frattempo, le aziende di tutto il mondo hanno preso nota e hanno avviato i propri progetti di droni.
  • I velivoli senza pilota hanno il potenziale per creare il più grande valore di business nelle industrie di costruzione, estrazione mineraria e agricoltura. L’industria agricola è stata relativamente in anticipo con i droni e oggi un terzo degli agricoltori negli Stati Uniti prevede di utilizzare almeno un drone quest’anno.
  • I droni porteranno queste industrie a diventare altamente guidate dai dati nei prossimi anni, rendendo l’aereo un must per le aziende per tenere il passo con i loro concorrenti. Permetteranno alle aziende di sintetizzare e analizzare le tendenze nei loro flussi di lavoro per rafforzare la loro efficienza operativa e prevedere i problemi prima che si verifichino.

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I Droni possono essere molto utili nella fotografia aerea

Un uso molto comune di queste unità avanzate è quello di scattare foto da luoghi inaccessibili. In precedenza, solo le grandi industrie di news erano in grado di scattare immagini particolari perché si potevano permettere gli elicotteri. Ma oggi quasi tutte le imprese mediatiche di piccole dimensioni e i giornalisti locali sono in grado di registrare filmati cristallini per un’impressionante copertura delle notizie. I droni possono anche spostarsi facilmente in aree più strette grazie alla loro piccola dimensione.

Possono migliorare le operazioni di ricerca e salvataggio

I droni di oggi sono dotati di sensori termici che possono individuare la posizione delle persone disperse. Sono anche in grado di lavorare al buio e all’interno di un terreno impegnativo. Le operazioni di ricerca e salvataggio stavano soffrendo a causa della mancanza di tecnologia, ma ora i droni possono fare tutto in pochi minuti. Possono essere utilizzati per la distribuzione e per le missioni di ricerca e salvataggio anche durante le guerre. 

Nel settore dell’agricoltura

Questo è il più grande successo della tecnologia drone, in quanto oggi questi velivoli sono in grado di aiutare gli agricoltori per molti scopi. Il Drone può aiutare gli agricoltori a risparmiare soldi analizzando le colture e le piante che non hanno funzionato al meglio. Possono studiare le terre agricole di grandi dimensioni insieme ad un adeguato monitoraggio dei sistemi di irrigazione. Gli agricoltori possono ora sperare in tutti gli aggiornamenti delle informazioni in modo rapido e i droni possono anche aiutarli a spruzzare fertilizzanti, pesticidi e acqua per i raccolti in tempi brevi.

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Drone per la spedizione e la consegna

Poiché le unità avanzate sono in grado di trasportare carichi pesanti, possono così essere utilizzate per le spedizioni e le consegne. Aiuteranno le persone a ottenere il servizio istantaneo per i loro prodotti richiesti, proprio fuori dalla porta di casa, e il traffico non sarà più un problema. Ora potrai avere la pizza ancora fumante in pochi minuti.

Drone e applicazioni ingegneristiche

La maggior parte delle aziende di ingegneria ad oggi sta usando la tecnologia del drone per monitorare i loro progetti in profondità come i cavi di trasmissione, i condotti petroliferi e le ispezioni di manutenzione. Ci sono tante attività che un drone può svolgere in un attimo

 Mappatura 3D con i droni

Che si stia parlando di progetti infrastrutturali, attività di pianificazione aeroportuale, manutenzione e attività di costruzione, i droni sono in grado di eseguire sopralluoghi con maggiore efficienza.

Drone per la sorveglianza e la sicurezza

Questi piccoli dispositivi possono aiutare le persone a raggiungere il successo nella sicurezza pubblica e nella sorveglianza delle masse. I droni sono in grado di rilevare le attività criminali tra la gente. Essi trovano anche applicazioni in un attento monitoraggio nelle aree di frontiera, in modo che le droghe e i contrabbandieri possano essere facilmente catturati. I droni servono come esercito intelligente per proteggere la nazione da tanti problemi e per questo la maggior parte dei Paesi oramai sta lavorando verso lo sviluppo di unità drone altamente avanzate.

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Automazione: sciopero per 50.000 lavoratori di Las Vegas, al riparo dai robot https://www.business.it/automazione-sciopero-50-000-lavoratori-las-vegas-riparo-robot/ Thu, 31 May 2018 10:51:20 +0000 https://www.business.it/?p=27454 La metà delle attività lavorative di oggi potrebbe essere automatizzata entro il 2055. Scenario che in realtà potrebbe variare di molto a seconda della velocità con cui si svilupperanno e matureranno determinate tecnologie. Tuttavia, qualsiasi tipo di lavoro è soggetto a una automazione parziale. Considerando l’avanzamento tecnologico, che negli ultimi 5 anni ha raggiunto notevoli livelli… Leggi tutto »Automazione: sciopero per 50.000 lavoratori di Las Vegas, al riparo dai robot

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La metà delle attività lavorative di oggi potrebbe essere automatizzata entro il 2055. Scenario che in realtà potrebbe variare di molto a seconda della velocità con cui si svilupperanno e matureranno determinate tecnologie. Tuttavia, qualsiasi tipo di lavoro è soggetto a una automazione parziale. Considerando l’avanzamento tecnologico, che negli ultimi 5 anni ha raggiunto notevoli livelli di maturità, soprattutto sul fronte della sensoristica, delle capacità cognitive dell’intelligenza artificiale e della robotica è abbastanza comprensibile pensare che l’automazione sarà il futuro in molti lavori. Ecco perché la Culinary Workers Union di Las Vegas ha votato 99-1 per uno sciopero, che inizierà venerdì.

Perché i lavoratori dei casinò minacciano lo sciopero

Dietro le luci scintillanti, le insegne luminose, la musica, le auto di lusso, il gioco d’azzardo e i fiumi di champagne a Las Vegas ci sono migliaia di lavoratori che contribuiscono alla costruzione del business del divertimento nel Nevada. Su Las Vegas si intravedono nubi all’orizzonte che non promettono nulla di buono. Oggi 31 maggio, scadrà il contratto per 50.000 lavoratori che sono già sul piede di guerra (sindacale) e minacciano uno sciopero per l’1 giugno.

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Cameriericuochifacchinifattorini e baristi rischiano di rimanere senza contratto di categoria. L’accordo per il rinnovo dei contratti non è stato raggiunto ancora e molti lavoratori iscritti al sindacato hanno minacciato di incrociare le braccia. Secondo la società di consulenza PWC, quasi il 40% di tutti i lavori negli Stati Uniti sarà automatizzato o sostituito da una sorta di robot entro il 2025. I lavori più a rischio di estinzione sono quelli che svolgono attività altamente ripetitive, come la produzione, la vendita al dettaglio, ospitalità e lavoro culinario.

Si arriverà allo sciopero generale? Difficile poter fare previsioni, anzi se si dovesse tener conto della storia della città è probabile attendere un accordo che sarà trovato all’ultimo minuto. A Las Vegas è un evento raro lo sciopero. L’ultima volta è successo 30 anni fa, ma il rischio di mettere in ginocchio gli hotel della città c’è. Pensiamo solo alle strutture dei grossi resort-casinò come il BellagioMGM GrandCosmopolitanPlanet HollywoodVenetianAriaCaesar’s Palace etc. potrebbero trovarsi dalla sera alla mattina a corto di personale causando disagi ai visitatori e gravi danni economici. Avere 50mila dipendenti in meno in un solo colpo rischia di tradursi in disservizi importanti per i clienti che, in quel periodo, invaderanno Vegas.

L’ultima volta che i lavoratori di Las Vegas sono entrati in sciopero era il 1984 e la protesta andò avanti per 67 giorni determinando perdite di decine di milioni di dollari all’industria del divertimento. Dopo il voto della mozione di ieri Culinary Union, il sindacato che guida la protesta, ha guadagnato un enorme potere negoziale con i titolari dei 34 casinò di Las Vegas che tremano all’idea di perdere montagne di soldi. Per scongiurare lo sciopero in meno di una settimana il nuovo contratto quinquennale dovrà essere firmato. Geoconda Argüello-Kline, segretario-tesoriere del sindacato ha spiegato che il nuovo contratto oltre alla crescita dei salari dovrà prevedere anche maggiori garanzie di sicurezza sul lavoro e tutele ai dipendenti in caso di molestie sessuali.

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L’automazione sta già assumendo posti di lavoro

L’automazione sta già assumendo posti di lavoro, ma non abbastanza da avere un impatto reale sui numeri di occupazione. McDonald’s e altre catene alimentari hanno chioschi per l’ordinazione. La società della Silicon Valley Knightscope produce robot che sostituiscono le guardie di sicurezza (con risultati misti). Savioke, il produttore di Elvis, ha i suoi robot Relay in hotel in tutto il paese. Amazon ha appena aperto il suo primo negozio di alimentari senza cassiere.

Las Vegas ha affrontato problemi simili prima, molto prima che qualcuno immaginasse che le auto potessero guidare da sole. Quando le slot machine prendevano solo monete, la gente vagava per i piani dei casinò facendo cambiamenti. La tecnologia relativamente semplice, dalle macchine da poker agli sportelli automatici, ha sostituito vari lavori di gioco nel corso degli anni. Anche se la gente del posto finirà per lottare per trovare lavoro, la città continuerà probabilmente come attrazione turistica per gli estranei che hanno un lavoro e possono permettersi le vacanze.

“Vegas sarà ancora Vegas e ciò che caratterizza Vegas sarà sempre lo stesso”, ha detto Johannes Moenius che ha lavorato a uno studio sul rischio di perdere posti di lavoro per l’automazione, dell’Università di Redlands. “Vedrete meno persone faccia a faccia nel settore dei servizi, ma il Cirque du Soleil sarà ancora lì.”

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Robot: Boston Dynamics è appena uscito per fare joggin nel giardino https://www.business.it/robot-boston-dynamics-appena-uscito-fare-joggin-giardino/ Fri, 11 May 2018 09:13:18 +0000 https://www.business.it/?p=24925 Tutti hanno bisogno di prendere un po’ di aria fresca ogni tanto. Anche, un robot. Boston Dynamics ha appena caricato un video del suo robot bipede verticale, Atlas, che sta andando a fare jogging. Nessun cavo, nessuna rigidità imbarazzante, solo un robot, un campo verde e molta aria fresca. Senza stress che lo trattiene, Atlas attraversa senza fatica… Leggi tutto »Robot: Boston Dynamics è appena uscito per fare joggin nel giardino

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Tutti hanno bisogno di prendere un po’ di aria fresca ogni tanto. Anche, un robot. Boston Dynamics ha appena caricato un video del suo robot bipede verticale, Atlas, che sta andando a fare jogging. Nessun cavo, nessuna rigidità imbarazzante, solo un robot, un campo verde e molta aria fresca. Senza stress che lo trattiene, Atlas attraversa senza fatica diversi tipi di terreno, da dolci pendii a pesanti pennellate, persino un tronco non può rallentarlo. Con l’aiuto di un piccolo squat, Atlas cancella il tronco come una ginnasta olimpica, saltando con sicurezza.

Inutile dire che i robot di Boston Dynamics stanno diventando molto bravi ad attraversare tutti i tipi di terreno e a fare cose umane quotidiane. E tutto da solo per ora, basandosi sulla batteria, invece di dover fare affidamento su fonti di energia esterne. Possono saltare, aprire porte. Speriamo solo che non serbano rancore.

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I robot hanno iniziato a fare jogging

Ogni due mesi, Boston Dynamics rivela un nuovo video che illustra un’altra straordinaria abilità dalla sua linea di robot in rapida evoluzione. L’ultimo duo di clip non fa eccezione, stavolta mostra il suo robot Atlas facendo una corsa sfrenata nei boschi. Il bipede Atlas rilasciato dalla Boston Dynamics sta andando per quello che sembra essere un jogging pomeridiano. 

Quindi, per riassumere: i robot di Boston Dynamics stanno aprendo le porte facendo capriole e correndo su un terreno irregolare. E’ quasi impressionante vedere un robot correre senza legami su un terreno aperto e liberare facilmente un piccolo ostacolo. E questo mostra quanto la tecnologia sia arrivata in pochi anni ad uno sviluppo così impressionante.

Atlas utilizza l’equilibrio e le competenze di tutto il corpo per ottenere una manipolazione mobile a due mani.Per essere chiari: gli umanoidi non dovrebbero essere in grado di farlo. È estremamente difficile creare un robot bipede in grado di muoversi in modo efficace, e molto meno dare il via a una routine irregolare. La bellezza dei robot a quattro zampe è che si bilanciano facilmente, sia a riposo che in movimento, ma i bipedi come Atlas devono bilanciare un corpo superiore ingombrante su due sole gambe.

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Si evidenzia nel video pubblicato dalla Boston Dynamics, come il robot umanoide Atlas e la sua capacità di navigare su terreni dinamici all’aperto sia così naturale. La rapida evoluzione di Atlas negli ultimi anni è stata sia impressionante che snervante. Solo pochi anni fa la società ha rivelato la sua prima iterazione illimitata del robot, imparando precariamente a bilanciare e attraversare terreni difficili.

Ora possiamo guardare Atlas fare una corsa sfrenata attraverso i boschi, dimostrando la sua capacità di mantenere l’equilibrio durante la corsa e la navigazione su terreni ondulati. Viviamo in un mondo costruito per gli umani, quindi potrebbero esserci situazioni in cui si desidera distribuire un robot che funzioni come un essere umano. Se devi esplorare un impianto nucleare contaminato, ad esempio, vorrai qualcosa che possa salire le scale e girare le valvole al posto tuo. Quindi un umanoide potrebbe essere la strada da percorrere. Può tornare utile in situazioni dove gli umani non osano.

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Si chiama Vera, è Russa, ed è il Robot che seleziona il personale grazie all’Intelligenza Artificiale https://www.business.it/robotica-vera-robot-selezione-personale-intelligenza-artificiale/ Thu, 26 Apr 2018 10:55:41 +0000 https://www.business.it/?p=23943 Ormai i robot non sono più una novità, quello che sorprende è la velocità con cui questi umanoidi si evolvono e diventano sempre più utili e anche…intelligenti! Se Hanson è noto per essere il robot in grado di simulare alla perfezione molte espressioni umane, Vera sta acquisendo popolarità per il suo incarico nel settore del… Leggi tutto »Si chiama Vera, è Russa, ed è il Robot che seleziona il personale grazie all’Intelligenza Artificiale

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Ormai i robot non sono più una novità, quello che sorprende è la velocità con cui questi umanoidi si evolvono e diventano sempre più utili e anche…intelligenti!

Se Hanson è noto per essere il robot in grado di simulare alla perfezione molte espressioni umane, Vera sta acquisendo popolarità per il suo incarico nel settore del recruitment.

Grazie ad una sofisticata tecnologia basata sull’intelligenza artificiale, la start-up Stafory che ha creato Vera ha potuto subito impiegarla per effettuare ricerche di personale per clienti importanti come Pepsi Co, L’Oreal e Ikea. L’obiettivo di Vera è quindi quello di prendere decisioni riguardanti essere umani!

La qualità di Vera è la sua capacità di intervistare più candidati contemporaneamente attraverso chiamate telefoniche o video. Può quindi selezionare il personale per ricerche che prevedono un elevato turnover e grandi quantità di colloqui. Stiamo parlando di commessi, camerieri, magazzinieri, lavoratori manuali di vario genere, muratori, imbianchini e impiegati amministrativi. Grazie alla sua capacità di dialogare con centinaia di persone simultaneamente Vera riesce a ridurre i costi della selezione di un buon 35% scremando il 90% dei candidati.

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Vera si chiama come la madre del ventottenne Vladimir Sveshnikov che assieme a Alexander Uraksin ha creato il Robot. Vera è in grado di riconoscere le frasi grazie ad una tecnologia di “speech recognition” basata sui sistemi di Google, Microsoft, Amazon e del motore di ricerca Russo Yandex. Il suo software è stato alimentato con 13 miliardi di esempi di discorsi e sintassi provenienti da programmi televisivi, Wikipedia, annunci di lavoro e altre fonti. Lo scopo è stato quello di darle modo di comprendere un gigantesco vocabolario, che, grazie ad un sofisticato “deep learning” ha dato modo al Robot di capire una domanda ed essere in grado di fornire una risposta.

I due ragazzi, entrambi esperti di ricerca e selezione del personale, hanno avuto l’idea di creare Vera perché si sentivano essi stessi dei Robot. Troppi colloqui ripetitivi e troppe valutazioni che si sovrapponevano hanno motivato Vladimir ed Alexander a intraprendere questo progetto innovativo con l’intento di automatizzare la valutazione delle “hard skills” ma anche delle “soft skills” dei candidati. Già perché nonostante i candidati selezionati da Vera debbano poi superare un secondo colloquio gestito da essere umani, in due anni di lavoro, Vera ha imparato anche a comprendere non solo le soft skills ma persino alcune emozioni.

Svechnikov e Uraksin infatti hanno lavorato per insegnare al Bot di Vera le basi per apprendere se un candidato è arrabbiato, felice, nervoso, deluso o insoddisfatto.

La sensazione è che un recruiter robotizzato possa svolgere mansioni di routine ma non sia ancora in grado di identificare il candidato da sottoporre al cliente finale. Solo questione di tempo?

Robot sempre più umani

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Romecup 2018, l'Italia protagonista dell'innovazione tecnologica https://www.business.it/romecup-2018-italia-innovazione-tecnologica/ Thu, 19 Apr 2018 06:30:50 +0000 https://www.business.it/?p=23297 É terminata ieri la 12esima edizione della Rome Cup, la manifestazione interamente dedicata alle scienze della vita, alla robotica e all’innovazione. La nostra capitale ha accolto una tre giorni (16-17-18 aprile) di eventi futuristici e numerose iniziative che hanno coinvolto non solo il mondo delle startup ma anche quello della scuola e i centri di… Leggi tutto »Romecup 2018, l'Italia protagonista dell'innovazione tecnologica

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É terminata ieri la 12esima edizione della Rome Cup, la manifestazione interamente dedicata alle scienze della vita, alla robotica e all’innovazione. La nostra capitale ha accolto una tre giorni (16-17-18 aprile) di eventi futuristici e numerose iniziative che hanno coinvolto non solo il mondo delle startup ma anche quello della scuola e i centri di ricerca.

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I numeri dell’evento

Roma è diventata il fulcro mondiale della scienze robotiche, puntando l’attenzione su di se per 72 ore piene di iniziative. Il tutto si è svolto nell’ambito dell’università Campus Bio-Medico e in Campidoglio: laboratori, convegni, seminari, e il futuro che prende vita davanti a noi con una proposta espositiva che ha interessato 51 stand. Anche le scuole sono state coinvolte a partecipare, facendo la propria parte con circa 230 stereotipi da loro ideati e realizzati. Rome Cup è stato il contesto ideale per confrontare i vari progetti, prendere nuovi spunti ed alimentare l’entusiasmo per continuare il percorso sulla strada dell’innovazione.

L’evento ha rappresentato il punto di incontro tra la formazione scolastica e il mondo delle PMI, alimentando il rapporto tra i due ambiti e incoraggiando la creazione di nuove partnership e produttive collaborazioni.

Competizioni di robotica: la scuola protagonista

Durante i tre giorni di eventi si sono svolte competizioni di robotica, volta a presentare e scatenare la volontà di migliorarsi sempre di più tra i partecipanti. Il settore della robotica è infatti quello che ottiene maggiore interesse nelle scuole, per questo è il più sfruttato in ambito tecnologico e innovativo al fine di trovare soluzioni che possano aiutare anche la diversità, come la costruzione di protesi per persone diversamente abili.

Eugenio Guglielmelli, prorettore alla Ricerca dell’università Campus Bio-Medico di Roma, ha sottolineato l’importanza dello studio di questo settore nella scuola moderna:  La robotica è una tecnologia emergente che consentirà di trovare nuove forme di lavoro, nuove professioni. Questa è una palestra formativa importante. Le gare abituano soprattutto al metodo scientifico, alla ripetitività degli esperimenti, a misurare quello che è il progresso delle prestazioni delle macchine che i ragazzi imparano a costruire. E’ una componente fondamentale del loro curriculum che gli aiuterà per tutta la vita. Questi ragazzi saranno le generazioni che dovranno inventare il modo in cui i robot potranno aiutare le persone in tutte le attività della vita quotidiana. Avremo bisogno della loro creatività, che qui si sta forgiando, per immaginare queste tecnologie e dominarle, per evitare che crei problemi e se ne abbia una percezione negativa”.

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I giovani e il futuro

Uno sguardo al futuro delle nuove generazioni, che più che sognante sembra concreto e fondamentale per l’occupazione in cui gli studenti saranno in grado di inserirsi in maniera competente.

Dello stesso avviso è Filippo Tortoriellò, presidente di Unindustria, Unione degli industriali e delle imprese del Lazio. Dichiara apertamente il parallelismo perfetto fra l’entusiasmo giovanile e la velocità dell’innovazione tecnologica, che va incoraggiato e soprattutto sfruttato positivamente:

I giovani rappresentano il nostro futuro. L’innovazione tecnologica ha la capacità di correre così veloce nel tempo, e i giovani hanno la capacità di essere fortemente in simbiosi con questa celerità. Non solo siamo convinti del loro percorso estremamente positivo nella costruzione del futuro, ma in modo particolare lo siamo sul tema dell’alternanza scuola – lavoro, che è l’elemento su cui si basa il rapporto tra il mondo dell’impresa e quello della formazione”.

Un successo in continua crescita quello di Romecup, con oltre 5mila visitatori, segno che eventi come questo sono specchio nel mostrare quanto è attivo il nostro paese nel settore più determinante del nostro prossimo futuro: quello dell’innovazione tecnologica.

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Industria 4.0, Elon Musk: “La Model 3 prodotta con troppi robot” https://www.business.it/industria-40-elon-musk-model-3-robot/ Mon, 16 Apr 2018 08:30:37 +0000 https://www.business.it/?p=23004 Elon Musk e l’Industria 4.0: passi indietro per il fondatore di Tesla? In un’intervista a “CBS This Morning”, Elon Musk si è detto pentito dell’utilizzo troppo massiccio di robot e macchinari dell’Industria 4.0 per la produzione della Tesla Model 3, la berlina elettrica economica lanciata lo scorso luglio. Non solo: durante la giornata di venerdì,… Leggi tutto »Industria 4.0, Elon Musk: “La Model 3 prodotta con troppi robot”

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Elon Musk e l’Industria 4.0: passi indietro per il fondatore di Tesla? In un’intervista a “CBS This Morning”, Elon Musk si è detto pentito dell’utilizzo troppo massiccio di robot e macchinari dell’Industria 4.0 per la produzione della Tesla Model 3, la berlina elettrica economica lanciata lo scorso luglio. Non solo: durante la giornata di venerdì, il fondatore di Tesla e SpaceX ha risposto su Twitter ad un reporte del Wall Street Journal affermando che gli esseri umani “sono sottovalutati”. Non solo contro l’Intelligenza Artificiale, quindi, Elon Musk sembra scagliarsi in queste ore anche contro un’eccessiva automazione delle aziende…

elon-musk-teslaElon Musk e l’Industria 4.0: troppi robot per la Model 3

Elon Musk, l’imprenditore visionario fondatore di Tesla e SpaceX, sembra tornare sui suoi passi parlando di errore nell’affidare una parte troppo ampia della produzione della Tesla Model 3 ai robot. Intervistato durante il programma “CBS This Morning” a proposito degli evidenti ritardi di produzione della berlina elettrica economica Model 3, Elon Musk ha parlato di un’eccessiva automazione all’interno della fabbrica di Fremont, in California. Nel pomeriggio, Tim Higging – reporter per il Wall Street Journal – ha riportato la notizia su Twitter taggando l’imprenditore che, prontamente, ha risposto dicendo “Sì, l’eccesso di automazione in Tesla è stato un errore, per essere precisi un mio errore. Gli umani sono sottovalutati”. E ora?
Attualmente, Elon Musk non ha ancora precisato se Tesla prenderà provvedimenti a riguardo o se, comunque, si troverà a dover affrontare i problemi dovuti ad uno squilibrio tra dipendenti e robot utilizzati per la produzione della Tesla Model 3. Niente commenti aggiuntivi, insomma, né da Elon Musk né da altri vertici di Tesla che, comunque, conta 10mila dipendenti nella sola fabbrica di Fremont.


Di certo, comunque, Elon Musk e Tesla dovranno affrontare il problema della lentezza di produzione della berlina elettrica lanciata poco meno di un anno fa con una roadmap di modelli immessi nel mercato non rispettata. La Tesla Model 3, a dire di Elon Musk, è fondamentale per la crescita dell’azienda in quanto rappresenta uno degli obiettivi a lungo termine di Tesla sin dagli albori. L’avventura imprenditoriale della casa automobilistica del visionario imprenditore, infatti, è iniziata con veicoli di fascia alta, con margini più elevati come la sportiva Roadster, la berlina Model S e il SUV Model X così da spianare la strada alla Model 3. Qualcosa, però, sembra essere andato storto: quando Tesla ha lanciato la berlina – lo scorso luglio – Musk aveva parlato di voler produrre ben 20mila vetture al mese entro la fine del 2017. Nel quarto trimestre, però, ne sono state prodotte solo 2.425. La scorsa settimana, comunque, la società ha dichiarato di aver realizzato 9.766 Model 3 durante il primo trimestre di quest’anno e che il nuovo obiettivo è quello di arrivare a produrre 5mila esemplari alla settimana entro la fine di giugno.

Elon Musk: ritorno al controllo umano?

Dopo le dichiarazioni rilasciate sul tema dell’Intelligenza Artificiale e alla luce di quanto affermato sull’eccesivo utilizzo di robot, sembra chiaro che Elon Musk stia rivalutando notevolmente le potenzialità dell’uomo rispetto a quelle delle macchine. Durante l’intervista ha parlato infatti di essersi trovato di fronte ad una “folle e complessa rete di nastri trasportatori” da tenere a bada. Per ora, la soluzione presa da Elon Musk è quella di dormire nella fabbrica di Fremont per assicurarsi personalmente che la produzione rimanga in linea con gli obiettivi prestabiliti.
In copertina, Credits: Heisenberg Media on Wikimedia Commons
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Robot Killer: la Corea del Sud li sta costruendo https://www.business.it/robot-killer-corea-del-sud-sta-costruendo/ Tue, 10 Apr 2018 08:35:08 +0000 https://www.business.it/?p=22545 Cosa separa dalla fantascienza il mondo reale? Ebbene si quello che un tempo potevamo vedere solo attraverso i film, diventa realtà: la Corea del Sud starebbero costruendo dei robot killer. Ecco che parte un’appello dei ricercatori mondiali contro la loro costruzione. Uno scenario da film di fantascienza si starebbe prospettando. Profonda preoccupazione per la creazione del progetto… Leggi tutto »Robot Killer: la Corea del Sud li sta costruendo

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Cosa separa dalla fantascienza il mondo reale? Ebbene si quello che un tempo potevamo vedere solo attraverso i film, diventa realtà: la Corea del Sud starebbero costruendo dei robot killer. Ecco che parte un’appello dei ricercatori mondiali contro la loro costruzione. Uno scenario da film di fantascienza si starebbe prospettando.

Profonda preoccupazione per la creazione del progetto lanciato da Kaist e Hanwha Systems, tra i più grandi produttori di armi nel Paese. Allarme mondiale contro i robot-killer. Un gruppo di ricercatori internazionali nel campo dell’Intelligenza Artificiale ha annunciato che boicotterà un’università sudcoreana, il Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST) e il suo partner industriale, Hanwha Systems, per un progetto che punta a sviluppare armi autonome che potrebbero diventare “strumenti del terrore”. Robot-killer, appunto.

In poche parole, l’idea degli ingegneri coreani, è quella di dotare le armi di intelligenza artificiale, di renderle autonome indipendentemente quindi dalla presenza o meno dell’uomo. Visto lo scenario inquietante che si profila all’orizzonte, una serie di ricercatori di tutto il mondo, fra cui l’Italia, hanno firmato una lettera destinata proprio al presidente del Kaist.

La Campagna per fermare i robot assassini, appoggiata da Elon Musk di Tesla e Mustafa Suleyman di Alphabet, chiede un divieto preventivo delle leggi, poiché la finestra di opportunità per un’azione preventiva credibile sta rapidamente chiudendo e una corsa agli armamenti è già in pieno svolgimento.

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I Robot Killer una minaccia

In una lettera aperta, 50 ricercatori di 30 diversi Paesi minacciano di non partecipare ad alcuna attività accademica di quella che è una delle più prestigiose università statali della Corea del Sud ed esprimono la loro “profonda preoccupazione” per la creazione del progetto “Centro di Convergenza della difesa nazionale e Intelligenza Artificiale”, lanciata dall’università con la società tra i più grandi produttori di armi nel Paese.

L’obiettivo è quello di sviluppare tecnologie di Intelligenza artificiale per attrezzature militari autonome: ma il rischio, scrivono gli scienziati, è “aprire il vaso di Pandora” e schiudere la “terza rivoluzione” nella tecnologia militare. Quelle che verrebbero sviluppate sono armi che “permetterebbero di combattere ad una velocità e su una scala che non ha precedenti” e potrebbero essere utilizzate “da despoti e terroristi contro i civili, eliminando ogni barriera etica”. Nella lettera aperta, si ricorda che l’intelligenza artificiale dovrebbe “migliorare la vita umana, invece di distruggerla”.

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L’università della Corea del Sud ha risposto

Ecco cosa riporta la lettera presentata: “In quanto ricercatori e ingegneri che lavorano nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale, siamo molto preoccupati dall’apertura del Centro di Convergenza della difesa nazionale e Intelligenza Artificiale lanciato dal KAIST in collaborazione con Hanwha Systems, uno dei più grandi produttori di armi nel paese. E’ stato riportato che uno dei principali goal del Centro è applicare alle armi l’intelligenza artificiale”. 

Obiettivo dei vari studiosi è quello di boicottare tutte le collaborazione con l’istituto coreano, finché il progetto verrà continuato. Quindi la lettera prosegue nel suo passaggio forse più inquietante: “Se sviluppate queste armi porteranno alla terza rivoluzione della tenologia militare. Terroristi e despoti potranno utilizzarle contro persone innocenti. Si tratta di un vaso di Pandora che sarà difficile da chiudere una volta aperto”. L’appello è firmato da più di 50 ricercatori, di cui 4 italiani.

Tra le firme, alcune delle menti più brillanti nel campo della Intelligenza Artificiale: il britannico Geoffrey Hinton, il canadese Yoshua Bengio o il tedesco Jurgen Schmidhuber, che boicotteranno l’ateneo fino a quando non darà garanzia “che non svilupperà armi autonome senza significativi controlli umani”.

E’ arrivata anche la replica del Kaist, che ha ammesso che non si stanno progettando armi autonome, ma semplicemente armamenti controllati in remoto. L’università ha risposto che il progetto “non comprende ricerche su armi autonome incontrollabili” che coinvolgano “violazioni di etica o di dignità umana”. Da parte sua, l’azienda – che tra l’altro produce bombe a grappolo vietate in 120 Paesi – ha dichiarato che l’obiettivo “non è sviluppare armi killer”, ma “controllare in remoto le tecnologie volte a ridurre le perdite”.

Cosa sarà del nostro futuro. Di certo se le prospettive sono queste, dove tutto quello che ritenevamo appartenere al mondo della fantascienza e al surreale, prendono vita robot killer come Terminator e Robocop, allora dobbiamo solo preoccuparci di fare le giuste domande: ma stiamo realmente andando verso la strada giusta? Il mondo reggerà l’impatto con la fantascienza? Intanto questa, rimane purtroppo una storia vera.
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Le mani protesiche diventano intelligenti, i traguardi della tecnologia https://www.business.it/mani-protesiche-intelligenti-tecnologia/ Mon, 09 Apr 2018 11:31:50 +0000 https://www.business.it/?p=22498 Avete mai sentito parlare di protesi connesse al tessuto neurale? La tecnologia e la ricerca vanno avanti complimentando studi ed esperienze nel settore. Per quanto riguarda le protesi alla mano, oggi al fanta scienza è finalmente diventata realtà: sono moltissimi gli esperimenti che riguardano protesi cibernetiche da trapiantarsi sul polso e collegata direttamente con gli… Leggi tutto »Le mani protesiche diventano intelligenti, i traguardi della tecnologia

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Avete mai sentito parlare di protesi connesse al tessuto neurale? La tecnologia e la ricerca vanno avanti complimentando studi ed esperienze nel settore. Per quanto riguarda le protesi alla mano, oggi al fanta scienza è finalmente diventata realtà: sono moltissimi gli esperimenti che riguardano protesi cibernetiche da trapiantarsi sul polso e collegata direttamente con gli impulsi neuronici. Questo darà la possibilità di rendere sempre più ampia la gamma di sensazioni dei movimenti che si stanno compiendo. Dunque ricerca e tecnologia puntano al passo successivo: far diventare una mano protesica anche una mano intelligente, fornendo alle protesi il senso del tatto. Questo darà la possibilità alla mente di controllare la pulsione di chi le indossa e di percepire ciò che stanno toccando.

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Le mani intelligenti di Psyonic

Finora infatti, il problema comune ha tutti coloro che indossavano una protesi era quello di non riuscire a percepire la pressione: ciò capitava quando stringevano le mani ad altre persone, prendevano un bicchiere o una cosa più delicata come il guscio d’uovo.

Garrett Anderson ne rappresenta l’esempio perfetto: ex-sergente dell’esercito degli Stati Uniti in pensione, Anderson aveva perso il braccio destro nel 2005 mentre era in pattuglia in Iraq. Ben anche lui, come tanti nelle sue condizioni, non riusciva a dire quanta pressione stava applicando con la sua mano protesica, una volta ruppe quasi la mano della nonna mentre la stava solo stringendo.

Anderson si è reso disponibile per sperimentazione di nuovi prototipi, così negli ultimi tre anni, ne ha testati personalmente numerosissimi. L’ultimo gli ha cambiato la vita:

Posso sentire il tocco della mano di mia figlia o toccare la mano di mia moglie e prendere un guscio d’uovo vuoto senza schiacciarlo“, afferma entusiasta Anderson. Il prototipo di ultima generazione arriva da Psyonic, una startup operativa al Research Park dell’Università dell’Illinois, a Urbana-Champaign. Psyonic prevede di fornire protesi commerciali con rilevamento della pressione già dal prossimo anno, e quelle con feedback sensoriale subito dopo.

Come molte protesi già sul mercato, la mano ideata da Psyonic di Anderson è quella che viene chiamata “una protesi mioelettrica“, il che significa che è controllata usando segnali elettrici generati dai restanti muscoli del suo braccio. I muscoli del suo avambraccio dicono alle sue dita di flettersi ed estendersi, e ciò accade come per tutti noi. 

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Ricerca e tecnologia complementari

La tecnologia è davvero in procinto di trasformare l’impensabile in realtà. Le protesi, solo all’apparenza fredde e insensibili, si trasformano in estensioni del corpo umano e possono essere finalmente controllate dalla mente regalando, a chi le indossa, un senso del tatto e una maggiore libertà di movimento.

imprese italianeInsieme al feedback sensoriale, la protesi in gomma e in silicone di Psyonic utilizzano l’apprendimento automatico per dare un controllo intuitivo a chi lo indossa. Il Modular Prosthetic Limb della Johns Hopkins University promette di fornire forza “umana”, abilità e sensibilità dettate dal pensiero. Il progetto è attualmente in fase di ricerca, ma non è l’unica. Anche la compagnia islandese Ossur sta conducendo prove precliniche su protesi di piedi e piedi controllati dalla mente. Questi e altri progressi potrebbero rendere finalmente più facile per gli amputati svolgere i compiti che la maggior parte delle persone dà per scontati.

L’esempio Made in Italy

Anche l’Italia e la ricerca sono all’avanguardia nel settore: solo di pochi mesi fa la notizia dell’intervento eseguito al policlinico Gemelli di Roma ad Almerina Mascarello, 55 anni, la prima persona italiana a cui è stata impiantata una mano bionica. La protesi della mano è stata sviluppata a Pisa, alla scuola superiore Sant’Anna. Un esempio di eccellenza tecnologia Made in Italy.

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Il pesce robot funziona con batteria al litio come uno smartphone https://www.business.it/pesce-robot-batteria-litio-smartphone/ Sun, 01 Apr 2018 08:00:35 +0000 https://www.business.it/?p=21856 Gli scienziati del MIT hanno inventato un pesce robotico dalle capacità straordinarie: grazie al design innovativo risulta estremamente agile ed è dotato di una fotocamera che può nuotare a fianco di altri pesci nei fondali oceanici per catturare filmati ravvicinati. Un esperimento del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del MIT La nuova creazione ad alta tecnologia è stata rivelata… Leggi tutto »Il pesce robot funziona con batteria al litio come uno smartphone

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Gli scienziati del MIT hanno inventato un pesce robotico dalle capacità straordinarie: grazie al design innovativo risulta estremamente agile ed è dotato di una fotocamera che può nuotare a fianco di altri pesci nei fondali oceanici per catturare filmati ravvicinati.

Un esperimento del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del MIT

La nuova creazione ad alta tecnologia è stata rivelata tramite un documento pubblicato dal Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory  (CSAIL) del MIT. Il pesce robotico in questione, con tutte le fattezze di un normale animale marino, è stato denominato SoFi, ed è progettato per essere il più possibile non distruttivo per il suo ambiente.

Testato nella Rainbow Reef delle Fiji, nei primi test in acqua SoFi ha nuotato ad una profondità superiore ai 50 piedi per un massimo di 40 minuti.

Il robot, azionato da un motore idraulico che crea un movimento da lato a lato per imitare il movimento piannale di un vero pesce, è capace di effettuare diverse velocità di nuoto.

La sua velocità media è di circa un metro al secondo.

Il pesce robotico del MIT ha anche un’ulteriore capacità: quella di controllare la sua galleggiabilità utilizzando un compartimento pesi regolabile grazie ad una “unità di controllo dell’assetto”, che può cambiarne la densità comprimendo e decomprimendo l’aria. Inoltre, due alette laterali consentono a SoFi di regolare la tonalità, in modo che possa nuotare in linea retta, virare oppure tuffarsi.

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pesce-robotCaratteristiche di SoFi

Il corpo del robot è realizzato in gomma siliconica e plastica flessibile, con diversi componenti stampati in 3D, inclusa la testa, che contiene tutta l’elettronica, inclusa la telecamera.

Per guidare il pesce, il team di scienziati del MIT ha utilizzato un controller Super Nintendo impermeabile, che funziona utilizzando un sistema di comunicazioni acustico personalizzato.

A differenza dei veicoli subacquei autonomi esistenti (gli AUV), tradizionalmente legati alle imbarcazioni o alimentati da eliche, SoFi funziona con una batteria a polimeri di litio, simile a quella degli smartphone che utilizziamo quotidianamente.

Per quanto ne sappiamo, questo è il primo pesce robotico in grado di nuotare senza tregua in tre dimensioni per lunghi periodi di tempo“, ha detto il ricercatore del MIT Robert Katzschmann.

Possiede il potenziale per essere un nuovo tipo di strumento per l’esplorazione oceanica e per aprire nuove strade allo scopo di scoprire i misteri della vita marina”.

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Octobot

SoFi arriva dopo ill lancio dello scorso anno di Octobot, un morbido robot stampato in 3D e sviluppato dai ricercatori dell’Università di Harvard. Alimentato da una reazione chimica nel suo circuito pieno di liquido, Octobot è stata la prima invenzione capace di spostare il suo corpo in silicone autonomamente

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Biorobotica: Festo e il robot-ragno https://www.business.it/biorobotica-festo-e-il-robot-ragno/ Fri, 30 Mar 2018 09:16:57 +0000 https://www.business.it/?p=21808 Animali robot al servizio dell’uomo: le innovazioni nel campo della robotica non nascono nel chiuso di un laboratorio. Come avviene per pittori e poeti, è la natura ad ispirare gli scienziati. Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago, i  robot del futuro saranno simili agli uomini, è vero, ma in alcuni casi anche a grossi quadrupedi o… Leggi tutto »Biorobotica: Festo e il robot-ragno

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Animali robot al servizio dell’uomo: le innovazioni nel campo della robotica non nascono nel chiuso di un laboratorio. Come avviene per pittori e poeti, è la natura ad ispirare gli scienziati. Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago, i  robot del futuro saranno simili agli uomini, è vero, ma in alcuni casi anche a grossi quadrupedi o a piccolissimi insetti. Perché ad affascinare l’ingegneria robotica è la natura. Siamo entrati nel campo della biorobotica.

Una delle aziende più interessanti che lavorano in questo spazio è la compagnia di automazione tedesca Festo. Le sue ultime creazioni sono due delle più grandi finora: un ragno robotico BionicWheelBot che assomiglia a un droide di guerra di Star Wars e un BionicFlyingFox che è, beh, praticamente quello che suggerisce il suo nome un enorme pipistrello.

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Animali robot BionicWheelbot e BionicFlyingFox

Il BionicWheelbot è stato ispirato dal ragno di flic-flac e dal suo modo di muoversi molto insolito, che include una combinazione di camminare, fare la capriola e rotolare sul terreno. Vive nel deserto dell’Erg Chebbi ai margini del Sahara. Il professor Ingo Rechenberg, un trasformatore di bionica alla TU di Berlino, lo scoprì nel 2008. Il ragno di flic-flac può camminare come altri ragni. Può anche spingere se stesso nell’aria. Quando non è occupato a correre, il robot – che è alimentato da 15 motori – inizia la sua azione rotatoria piegando tre gambe su ciascun lato del suo corpo per formare una ruota. Poi si estendono due gambe aggiuntive, spingendo il ragno arrotolato da terra e in avanti. Ciò consente di spostarsi su terreni più accidentati a velocità elevate, comprese le pendenze in salita.

Il BionicFlyingFox, nel frattempo, è una creazione di 580 g con un corpo in schiuma fresata in 3D, uno scheletro in fibra di carbonio e un’apertura alare di 228 cm – composto da un materiale a membrana ultra leggera e sottile. Il robot non assomiglia ad una vera e propria volpe volante, ma può effettivamente volare sbattendo le ali in un’approssimazione realistica dell’articolo originale. Viene lanciato tramite telecomando, ma può quindi eseguire il suo volo reale utilizzando un sistema di pilota automatico, aiutato da telecamere a infrarossi integrate nelle gambe e nelle punte delle ali.

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Perché creare queste creature?

Purtroppo, non si potrà acquistare nessun robot. “Entrambi i progetti sono demo tecnologiche quindi non ci sarà un’applicazione per loro reale – forse un po’ simile a concept car nell’industria automobilistica”, ha detto il Dr. Elias Knubben, responsabile dei progetti bionici aziendali di Festo. 

Festo afferma che la sua missione è “motivare, ispirare, entusiasmare e rilanciare l’innovazione”. Ma perché le menti innovative vogliono spaventarci così? “Stiamo cercando di trasferire le conoscenze acquisite nello sviluppo dei progetti bionici su argomenti relativi ai prodotti come l’efficienza energetica e la costruzione leggera, in modo da poter offrire prodotti e soluzioni più efficienti ai nostri partner e clienti”, continua Knubben.

Alla fine, Knubben ha affermato che l’obiettivo è mostrare la tecnologia dell’azienda e, auspicabilmente, ispirare i bambini sulle possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnologia nel processo. Dobbiamo ammettere che questo è un buon motivo per creare queste creature!

Animali hi-tech

Possono curare le malattie, combattere l’inquinamento o esplorare zone difficili da raggiungere. Sono gli insetti robot: alcuni, come RoboBee, rischiano seriamente di rubare il lavoro alle api vere essendo capaci di impollinare i fiori. Altri – grilli, scarafaggi e gerridi robot – sanno nuotare e muoversi all’interno del nostro corpo per trattare le patologie del colon e dell’intestino o pulire i vasi sanguigni.

Gli animali robot progettati negli ultimi anni sono stati sperimentati in molti campi: dall’ambito militare alla sfera educativa. Cloni dei cugini in carne e ossa, alcuni animali robot sono in grado di imitare i loro comportamenti per sostituirsi all’uomo in situazioni di pericolo o emergenza. Come Big Dog un cane robotizzato ideato dalla Boston Dynamics in collaborazione con il Dipartimento della Difesa americano, già usato dai marines in attività di perlustrazione, capace di camminare su terreni accidentati, di percorrere fino a 32 km in completa autonomia e trasportare materiali fino a 180 chili. Oppure Spotmini ad alimentazione elettrica, il più evoluto cane robotico della Boston Dynamics che ha capito come aprire le porte.


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Skorpion Engineering: gli imprenditori milanesi dell’Industria 4.0 https://www.business.it/skorpion-engineering-gli-imprenditori-milanesi-dellindustria-4-0/ Sat, 17 Mar 2018 09:49:31 +0000 https://www.business.it/?p=20926 Non solo startup: l’Industria 4.0 sta coinvolgendo sempre di più anche realtà industriali già attive da tempo sul territorio italiano. Tra queste anche Skorpion Engineering, azienda milanese nata negli anni 2000 e ora leader, anche grazie all’utilizzo di tecnologie altamente innovative, nel settore della prototipazione rapida per numerosi settori, dall’automotive a quello medicale. L’azienda nasce… Leggi tutto »Skorpion Engineering: gli imprenditori milanesi dell’Industria 4.0

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Non solo startup: l’Industria 4.0 sta coinvolgendo sempre di più anche realtà industriali già attive da tempo sul territorio italiano. Tra queste anche Skorpion Engineering, azienda milanese nata negli anni 2000 e ora leader, anche grazie all’utilizzo di tecnologie altamente innovative, nel settore della prototipazione rapida per numerosi settori, dall’automotive a quello medicale.
L’azienda nasce come pioniera dell’utilizzo delle tecnologie additive. Attraverso una struttura modulare e flessibile ed un team di professionisti altamente qualificati, Skorpion offre un servizio di Project Management per tutte le fasi di sviluppo di nuovi prodotti combinando innovative tecnologie di additive manufacturing con le tradizionali tecniche di prototipazione. Negli anni, l’azienda milanese è diventata un partner affidabile per trasformare qualsiasi progetto di design in prodotto, grazie ad una consolidata esperienza nella progettazione e realizzazione di prototipi e pre-serie d’eccellenza.

Skorpion: la svolta verso Industria 4.0

La svolta in chiave Industria 4.0 per Skorpion Engineering è arrivata nel 2015 quando l’azienda, oramai affermata e attiva nel territorio milanese, ha iniziato un nuova fase della propria crescita, costituendo un nuovo attrezzatissimo centro produttivo a Trofarello (TO), nella prestigiosa zona industriale di Vadò: Factory 61. All’interno della nuova sede, grazie all’ampiezza della struttura, sono state inserite numerose macchine di Rapid Prototyping e Rapid Manufacturing, per la produzione, la finitura e l’assemblaggio di pezzi di dimensioni importanti e la realizzazione progetti più complessi.
Attiva inizialmente nel solo settore Automotive, Skorpion Engineering è ora leader della prototipazione rapida in moltissimi settori, da quello del Visual Merchandising a quello medicale. Come spiegano dall’azienda, infatti, “Un team di project manager specializzati in Ingegneria Biomedica si occupa esclusivamente di realizzare prototipi di macchinari, attrezzature medicali, repliche di organi e strutture scheletriche umane”.
Lo sviluppo verso questo settore, in particolare, è reso possibile dall’utilizzo delle più innovative tecnologie di stampa 3D che, grazie alle sue infinite potenzialità, ha avuto negli ultimi anni grandissimi riscontri in questo settore, non soltanto per la realizzazione di macchinari e attrezzature medicali, ma anche e soprattutto per l’implantologia ortopedica e odontoiatrica, per la ricostruzione tridimensionale di strutture scheletriche e per la riproduzione di strutture anatomiche. Skorpion Engineering è quindi oggi in grado di ricostruire il modello 3D virtuale delle strutture anatomiche di interesse, tramite software di elaborazioni di immagini mediche: una volta definito il modello virtuale, si passa alla realizzazione del pezzo fisico grazie alle tecnologie di prototipazione rapida. Il prototipo derivante dalla stampa 3D riproduce fedelmente e nei minimi particolari l’anatomia del paziente e consente al medico di ottenere velocemente le migliori informazioni sul caso clinico in esame, pianificandone al meglio l’intervento.

Come spiega Alessandro Cattaneo all’Ansa, CEO dell’azienda, il diffondersi dell’Industria 4.0 – anche probabilmente grazie agli incentivi messi in campo dal governo con il Piano Impresa 4.0 – ha fatto sì che negli ultimi anni crescesse l’attenzione delle PMI italiane verso le tecnologie più all’avanguardia, capaci di creare una crescita in termini sia economici sia di prestigio. Il CEO di Skorpion Engineering, però, spiega all’Ansa “Noi però ci distinguiamo per l’esperienza e il know how più che decennale”, forti anche di un costante “impegno in ricerca e sviluppo per ogni progetto”.
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Medicina e chirurgia: robot chirurgici in sala operatoria https://www.business.it/medicina-chirurgia-robot-chirurgici-sala-operatoria/ Sat, 17 Mar 2018 07:30:53 +0000 https://www.business.it/?p=20813 Negli ultimi due decenni, una delle applicazioni più importanti per l’intelligenza artificiale in medicina è stata lo sviluppo di robot chirurgici. Nella maggior parte dei casi, i robot chirurgici (il Da Vinci è il più noto) funzionano come un’estensione del chirurgo umano, che controlla il dispositivo da una console vicina. Una delle procedure più ambiziose, che si… Leggi tutto »Medicina e chirurgia: robot chirurgici in sala operatoria

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Negli ultimi due decenni, una delle applicazioni più importanti per l’intelligenza artificiale in medicina è stata lo sviluppo di robot chirurgici. Nella maggior parte dei casi, i robot chirurgici (il Da Vinci è il più noto) funzionano come un’estensione del chirurgo umano, che controlla il dispositivo da una console vicina. Una delle procedure più ambiziose, che si è affermata per la prima volta a livello mondiale, si è svolta a Montreal nel 2010. È stata la prima esibizione in tandem sia di un robot chirurgico che di un anestesista di robot (di nome McSleepy); i dati raccolti sulla procedura riflettono le prestazioni impressionanti di questi medici robotici.

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Valutare la sicurezza della chirurgia robotica

Nel 2015, oltre un decennio dopo che i primi robot chirurgici sono entrati nella sala operatoria, il MIT ha effettuato un’analisi retrospettiva dei dati della FDA per valutare la sicurezza della chirurgia robotica. Ci sono stati 144 decessi per paziente e 1.391 feriti riportati durante il periodo di studio, causati principalmente da difficoltà tecniche o malfunzionamenti del dispositivo. Il rapporto ha rilevato che “nonostante un numero relativamente elevato di segnalazioni, la stragrande maggioranza delle procedure ha avuto successo e non ha comportato alcun problema.” Ma il numero di eventi in aree chirurgiche più complesse (come la chirurgia cardiotoracica) era “significativamente più alto” rispetto a aree come ginecologia e chirurgia generale.

Il takeaway sembrerebbe essere quello, mentre la chirurgia robotica può funzionare bene in alcune specialità, gli interventi chirurgici più complessi sono meglio lasciati ai chirurghi umani – almeno per ora. Ma questo potrebbe cambiare rapidamente, e dato che i robot chirurgici sono in grado di operare in modo più indipendente dai chirurghi umani, diventerà più difficile sapere a chi dare la colpa quando qualcosa va storto.

Un paziente può denunciare un robot per negligenza?

Poiché la tecnologia è ancora relativamente nuova, il contenzioso in tali casi costituisce una sorta di area grigia legale. Tradizionalmente, gli esperti ritengono che la negligenza medica sia il risultato di negligenza da parte del medico o violazione di uno standard di cura definito. Il concetto di negligenza, tuttavia, implica una consapevolezza che l’intelligenza intrinseca è carente, e mentre è concepibile che i robot possano essere considerati standard di prestazioni di qualche tipo, tali standard dovrebbero esistere.

Quindi se non il robot, chi, o cosa, si prende la colpa? Può la famiglia di un paziente tenere il chirurgo umano sovrintendente al robot responsabile? Oppure la compagnia che ha fabbricato il robot dovrebbe assumersi la responsabilità? L’ingegnere specifico che l’ha progettato? Questa è una domanda che, al momento, non ha una risposta chiara, ma dovrà essere affrontata prima piuttosto che dopo.

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Costruire, non predire, il futuro

Negli anni a venire, il ruolo di IA in medicina non farà che crescere: in un rapporto preparato da Accenture Consulting, il valore di mercato dell’IA in medicina nel 2014 è risultato di $ 600 milioni. Entro il 2021, tale cifra dovrebbe raggiungere $ 6,6 miliardi. Un principio del processo decisionale medico è se i benefici di una procedura o trattamento superano i rischi. Quando si valuta se l’intelligenza artificiale sia pronta a stare sullo stesso piano di un chirurgo umano in sala operatoria, una piccola analisi di rischio-beneficio e uguaglianza andrà molto lontano.

Anche se a volte temiamo che i robot stiano conducendo l’incarico di integrare l’intelligenza artificiale in medicina, gli umani sono quelli che hanno queste conversazioni e, alla fine, guidano il cambiamento. Decidiamo dove dovrebbe essere applicata l’intelligenza artificiale e cosa è meglio fare alla vecchia maniera. Invece di cercare di prevedere come sarà la visita di un medico in 20 anni, i medici possono usare l’intelligenza artificiale come strumento per iniziare a costruire il futuro che vogliono – il futuro che è meglio per loro e per i loro pazienti, il futuro della chirurgia si baserà su robot, dati e intelligenza artificiale; ma il ruolo dei medici continuerà ad essere indispensabile.

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Little Caesars: ha ottenuto il brevetto per un robot pizzaiolo https://www.business.it/little-caesars-ha-ottenuto-brevetto-robot-pizzaiolo/ Thu, 15 Mar 2018 10:10:30 +0000 https://www.business.it/?p=20779 È difficile temere la rivoluzione dei robot quando arrivano con la pizza. Little Caesars Enterprises Inc. è la terza più grande catena di pizza negli Stati Uniti, dietro Pizza Hut e Domino’s Pizza è stato oggi rilasciato un brevetto per un robot progettato per aiutare a montare pizze, il che significa che la vita sta… Leggi tutto »Little Caesars: ha ottenuto il brevetto per un robot pizzaiolo

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È difficile temere la rivoluzione dei robot quando arrivano con la pizza. Little Caesars Enterprises Inc. è la terza più grande catena di pizza negli Stati Uniti, dietro Pizza Hut e Domino’s Pizza è stato oggi rilasciato un brevetto per un robot progettato per aiutare a montare pizze, il che significa che la vita sta diventando molto più facile (o molto più difficile, a seconda della prospettiva) per spargitori di formaggio umano sfortunati.

Il brevetto mostra un dispositivo a forma di piano cottura, con stazioni per diversi compiti di produzione della pizza. Il robot preleva una teglia con l’impasto della pizza, distribuisce salsa, formaggio e peperoni nelle giuste proporzioni.

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Il robot pizzaiolo

Secondo la spiegazione della società, nel brevetto, il robot libererebbe Little Caesars dalla noia dei compiti ripetitivi e consentirebbe loro di “svolgere altri compiti a valore aggiunto”. Presumibilmente è lo stesso pensiero che ci ha dato Flippy, il robot che lancia l’ hamburger. Inoltre, contribuirà a migliorare l’efficienza, garantendo una pizza di qualità più costante a una velocità più elevata.

Se Little Caesars ha utilizzato il suo nuovo brevetto impiegando un esercito di robot per pizza nei suoi ristoranti, segnerà l’ennesimo passo avanti per l’automazione nella ristorazione informale. A giudicare dalle foto dei brevetti, il robot proposto da Little Caesar è in grado di gestire l’intero processo di assemblaggio della pizza, consegnando un prodotto finito a un essere umano che potrebbe metterlo a buffet o inserirlo in una scatola per la consegna.

Little Caesar non è la prima azienda a creare un sistema automatico di assemblaggio della pizza. Zume Pizza nella Silicon Valley utilizza robot per allungare l’impasto della pizza, aggiungere la salsa e passare le torte nel forno. Tuttavia, avevano ancora bisogno degli umani per aggiungere i condimenti, qualcosa che il robot di Little Caesar è in grado di fare da solo.

Ottimizzare ciò che i clienti amano

Questo brevetto mostra che le catene di fast food stanno cercando di ottimizzare ciò che i clienti amano. L‘uso della robotica nel processo di produzione della pizza dimostra che Little Caesars sta cercando di ottenere un vantaggio sulla concorrenza facendo appello al desiderio del cliente: velocità e prezzi bassi – e riducono ciò di cui si preoccupano: chi (o cosa) sta cucinando il cibo.

Questo nuovo brevetto di Little Caesars non significa necessariamente che un robot che produce pizze arrivi nel proprio quartiere in qualunque momento, o addirittura che arriverà del tutto. Eppure, è un segno eccitante per chiunque odia cucinare, ma ama mangiare la pizza. Il suo uso diffuso potrebbe significare una cucina più efficiente, e il tempo libero per i dipendenti di concentrarsi sul servizio clienti – oltre a ridurre il costo di una pizza.

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Questo robot potrebbe essere l’inizio della fine?

In una prospettiva molto più grave sul futuro, questo robot per pizza potrebbe essere l’inizio della fine per gli umani che lavorano in cucina. Se un robot può svolgere gli stessi compiti di un essere umano e vivere secondo standard simili a una frazione del costo, dov’è il bisogno di un essere umano? Fondamentalmente, quello che stiamo cercando di dire è che se lavori da Little Caesars, il robot per la pizza inizia a intromettersi nel proprio lavoro quotidiano, quindi il nostro lavoro è in bilico? 

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Robot del futuro: Avatar muove i primi passi https://www.business.it/robot-futuro-avatar-muove-primi-passi/ Tue, 13 Mar 2018 09:50:32 +0000 https://www.business.it/?p=20558 I robot del futuro? Saranno sempre più indipendenti, sempre più sofisticati e autonomi. E sempre più necessari. La robotica è pronta a riservarci molte sorprese nei prossimi decenni. Bastano vent’anni, dicono scienziati e futurologi, perché i robot diventino una presenza costante nella nostra vita. In ogni momento della giornata. Gli avatar dei robot sono stati un punto di riferimento sci-fi… Leggi tutto »Robot del futuro: Avatar muove i primi passi

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I robot del futuro? Saranno sempre più indipendenti, sempre più sofisticati e autonomi. E sempre più necessari. La robotica è pronta a riservarci molte sorprese nei prossimi decenni. Bastano vent’anni, dicono scienziati e futurologi, perché i robot diventino una presenza costante nella nostra vita. In ogni momento della giornata.

Gli avatar dei robot sono stati un punto di riferimento sci-fi (fantascienza) per decenni, consentendo agli esseri umani di eseguire da remoto compiti delicati e difficili, dall’assistenza ospedaliera alle attività minerarie sulla Luna. Ma, come al solito, la nostra immaginazione supera la realtà. I migliori “avatar” disponibili in commercio sono i robot di telepresenza, che sono poco più di Ipad su ruote, mentre i robot umanoidi  all’avanguardia sembrano appariscenti ma lottano per mantenere l’equilibrio. La X Prize Foundation vuole cambiarlo e oggi ha annunciato la sua ultima sfida: costruire “avatar del mondo reale” entro il 2021.

Questi dispositivi consentirebbero alle persone di vedere, ascoltare e toccare e interagire con ambienti fisici e altre persone in luoghi distanti. Potrebbe sembrare una scena del famoso film Avatar di James Cameron, ma il rapido tasso di progressi della robotica, dell’intelligenza artificiale, della tecnologia VR e dei sensori lo renderà presto una realtà commerciale praticabile.

Per accelerare la ricerca e lo sviluppo dei prodotti in questo campo, la XPrize Foundation annuncia un XPRIZE Avatar da 10 milioni di dollari il lunedì a South dalla conferenza Southwest ad Austin, in Texas. La competizione globale di quattro anni è sponsorizzata dalla giapponese All Nippon Airways, una società che traccia le tendenze future nel settore dei trasporti.

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Cosa farà un Avatar del mondo reale?

“Questo premio può consentire la creazione di una tecnologia in grado di distribuire in modo efficiente competenze pratiche in località distanti in tutto il mondo, ovunque siano necessarie”, ha affermato il Dr. Peters Diamandis, fondatore e presidente esecutivo della Fondazione XPRIZE“È un modo per colmare il divario tra distanza, tempo e culture”.

Nei primi giorni, Diamandis immagina che gli avatar avranno applicazioni limitate. Saranno utilizzati per soccorsi in caso di calamità, soprattutto in luoghi in cui le persone non possono calpestare. Ma alla fine egli prevede che gli avatar svolgano una serie di funzioni: aiutare gli anziani, consentendo visite mediche virtuali e riparazione robotica di elettrodomestici.

“Non si tratta di avatar che sostituiscono gli umani e le loro abilità, ma di aumentare la sfera di influenza degli esseri umani in tutto il pianeta”, ha detto Diamandis, sottolineando “l’industria ha un grande potere dirompente”. Ha aggiunto: “Nei prossimi 20 anni, crescerà in un mercato da miliardi di dollari man mano che sempre più consumatori li useranno e cambieranno interamente l’equazione di viaggio”.

Che impatto avrebbero sulla società?

Il team vincente dell’ANA Avatar XPRIZE unirà tecnologie all’avanguardia per dimostrare un avatar robotico che consente a un operatore inesperto di completare una serie diversificata di compiti, da semplici a complessi, in un ambiente fisico distante almeno 100 chilometri. Gli avatar devono dimostrare la capacità di eseguire attività su una varietà di scenari reali. In futuro, le applicazioni di avatar potrebbero aiutare a fornire assistenza critica e implementare una risposta immediata all’emergenza in scenari di calamità naturali, estendendo i limiti di ciò che è possibile e massimizzando l’impatto delle competenze e della condivisione della conoscenza.

L’impatto globale dell’accesso agli avatar di lavoro sarebbe enorme; rivoluzionerebbero la società moderna e consentirebbero il passaggio libero e immediato di lavoratori qualificati nel luogo in cui sono più necessari, tra cui la possibilità di fornire assistenza medica, istruzione e missioni di soccorso, indipendentemente dalla distanza, dai confini o dalle condizioni ambientali pericolose. Il potenziale di XPRIZE “ANA AVATAR” per un impatto benefico e duraturo nel mondo moderno è stato riconosciuto e sostenuto da un numero crescente di noti scienziati e influencer. 

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X Prize annuncia una competizione da 10 milioni di dollari

Almeno, questa è la visione dietro l’ultimo XPrize , che oggi ha annunciato una nuova competizione che assegnerà $ 10 milioni alla prima squadra che è in grado di creare un avatar robotico funzionale entro il 2021.

Il termine ultimo per la registrazione delle squadre tramite il sito Web XPRIZE è il 31 ottobre 2018. Le squadre devono presentare un piano di concorrenza completo a un gruppo indipendente di giudici esperti entro il 31 gennaio 2019. 

Due concorsi di pietra miliare si svolgeranno nell’aprile 2020 e nell’aprile del 2021 , rispettivamente, durante il quale tutte le squadre gareggeranno per un montepremi da $ 1 milione ogni anno. Il primo premio da $ 8 milioni verrà assegnato nell’ottobre del 2021. In una prima volta per XPRIZE, qualsiasi squadra che crede di aver raggiunto gli obiettivi della competizione potrebbe richiedere che le finali si tengano presto. Le finali di cinque giorni includeranno test delle prestazioni basati su compiti specifici che mostrano l’applicazione delle tecnologie avatar.

Quando è nato ANA XPRIZE?

L’avatar di ANA XPRIZE è nato nel 2016 dal programma di incubazione di sei mesi di XPRIZE, chiamato Visioneers, guidato dallo scienziato Harry Kloor Ph.D., dove il team di ANA Visioneers ha proposto per la prima volta il concetto di avatar. Questo concetto ha ricevuto il massimo riconoscimento al Summit del Visioneers Summit ed è stato qualificato come “pronto al lancio” da un gruppo di 250 mentori, tra cui importanti leader politici e aziendali, imprenditori, filantropi, artisti, tecnologi e scienziati.

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Innovazione: le 10 tecnologie più innovative di oggi https://www.business.it/innovazione-10-tecnologie-innovative-oggi/ Mon, 12 Mar 2018 12:20:50 +0000 https://www.business.it/?p=20477 Le persone spesso si chiedono, che cosa si intende per “svolta”? Una domanda ragionevole visti gli ultimi progressi in campo tecnologico e digi-tech. L’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, la realtà aumentata sono termini che si utilizzano spesso e che fanno parte oramai della nostra vita quotidiana. Stiamo attraversando una fase in cui i cambiamenti sono realmente… Leggi tutto »Innovazione: le 10 tecnologie più innovative di oggi

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Le persone spesso si chiedono, che cosa si intende per “svolta”? Una domanda ragionevole visti gli ultimi progressi in campo tecnologico e digi-tech. L’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, la realtà aumentata sono termini che si utilizzano spesso e che fanno parte oramai della nostra vita quotidiana. Stiamo attraversando una fase in cui i cambiamenti sono realmente sostanziali.

Le innovazioni tecnologiche sono fondamentali sopratutto per le aziende che decidono di investire in questo campo, un sistema tecnologico in grado di risolvere problemi o svolgere compiti e attività tipici della mente e dell’abilità umane. Quello che stiamo davvero cercando è una tecnologia, o forse anche una collezione di tecnologie, che avrà un profondo effetto sulle nostre vite.

Ma quali sono le dieci tecnologie più innovative da tenere d’occhio e che è possibile utilizzare sin da ora?

tecnologie-innovative-oggiStampa in metallo 3-D

Le stampanti 3D stanno diventando una presenza sempre più importante all’interno delle fabbriche e delle aziende. Questa tecnologia permette a tutti di realizzare piccoli oggetti a basso costo, scegliendo materiali e forme. Ma ancora non a tutti è chiaro cosa è e come funziona una stampante 3D.

Partiamo dalla base. Perché si chiama stampa 3D? Viene utilizzato il termine stampa perché la tecnica alla base, fatte le dovute proporzioni, ricorda quella utilizzata dalle stampanti laser. L’utente realizza un progetto su un software per la stampa 3D e  poi lo invia alla stampante 3D affinché lo possa realizzare. Il procedimento è molto simile a quello che utilizziamo per stampare dei documenti con la periferica che abbiamo a casa. In pochi minuti, la sottilissima testina costruisce davanti ai nostri occhi il progetto, forgiando il materiale prescelto strato dopo strato.

Esistono anche le stampanti 3D per il cibo, che sono in continua evoluzione. I materiali più usati al momento sono il cioccolato e lo zucchero. Con quest’ultimo che viene applicato per realizzare delle particolari decorazioni su torte e dolci. Anche se ultimamente qualche produttore ha iniziato a usare stampanti 3D per la pasta e la carne. In futuro questi macchinari produrranno i cibi in base alle esigenze delle persone per adattarsi a intolleranze e allergie.

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Blockchain migliora la sicurezza, la privacy e il trasferimento dei dati

Blockchain o catena di blocchi è un database condiviso che funziona come un libro per la registrazione delle operazioni di compravendita o qualsiasi altra transazione.

Si utilizza attualmente per le monete digitali come il bitcoin. La futura economia mondiale si baserà sulle transazioni Blockchain e determinate organizzazioni del settore terziario potrebbero non essere più necessarie.

Blockchain è un insieme di dati online condiviso in cui vengono registrate, mediante codice, quantità, date e partecipanti. Il suo punto forte è che presenta vantaggi riguardo alla sicurezza, contro la manipolazione e le frodi.

Robots

I robot del futuro? Saranno sempre più indipendenti, sempre più sofisticati, autonomi e sempre più necessari. La robotica è pronta a riservarci molte sorprese nei prossimi decenni. Bastano vent’anni, dicono scienziati e futurologi, perché i robot diventino una presenza costante nella nostra vita. In ogni momento della nostra giornata.

Nei laboratori si continuano a fare test e ricerche prima che I robot nel futuro saranno presenti in ogni momento della nostra vita. I robot stanno entrando nelle scuole di tutto il mondo grazie alla robotica educativa e vengono utilizzati per insegnare a programmare ai più piccoli mentre giocano. Cominciano anche ad essere utilizzati nelle terapie contro l’autismo nei bambini.

Entro i prossimi cento anni, i robot saranno presenti ovunque nella nostra giornata. Saremo circondati da robot umanoidi, driverless car, chatbots ecc. I robot del futuro ci prepareranno la colazione,  faranno i baby sitter, si prenderanno cura dei più anziani. La robotica sarà ovunque grazie ai continui progressi della tecnologia.

Realtà virtuale avanzata

Le tecnologie legate alla realtà aumentata stanno progressivamente prendendo piede, mostrando via via potenzialità crescenti nell’ambito dell’intrattenimento multimediale, videoludico e non solo. Professionisti e operatori del settore business potranno beneficiarne.

La realtà aumentata è una tecnologia, relativamente recente, e in continua evoluzione. Se volessimo definirla, in maniera molto generica, si potrebbe dire che è la rappresentazione di una realtà alterata in cui, alla normale realtà percepita dai nostri sensi, vengono sovrapposte informazioni artificiali e virtuali.

Sono già in cantiere molte altre applicazioni in grado di cambiare la vita di tutti i giorni. Come, per esempio, nel settore medico: i chirurghi potrebbero consultare le cartelle cliniche dei pazienti senza interrompere un’operazione in corso. Oppure i pompieri essere in grado di visualizzare il luogo di un incendio, magari per sapere in anticipo dove sono posizionati gli idranti o studiare le planimetrie di un edificio, ancora prima di intervenire per spegnere le fiamme. La realtà aumentata, infine, sta per “investire” il settore automobilistico cambiando completamente le nostre abitudini al volante. Una cosa però è certa: la realtà aumentata sta per stravolgere, per sempre, la nostra realtà quotidiana.

Colonizzazione spaziale

Colonizzare altri mondi: un sogno che ispira la fantasia umana da oltre un secolo, ma che fino a pochi anni fa era relegato per lo più a film e romanzi di fantascienza. Da qualche tempo però anche la scienza sembra avere iniziato ad occuparsene, e grazie ai progressi nella tecnologia spaziale. Le missioni di lunga durata su altri pianeti del Sistema Solare sembra ormai sempre più a portata di mano.  La colonizzazione spaziale è uno dei progetti che, grazie a varie tecnologie innovative, può essere portato a compimento. Questa opportunità già esiste in progetti come la Stazione Spaziale Internazionale.

La NASA ha presentato diversi progetti di colonizzazione spaziale come la Società Nazionale dello Spazio e la Conferenza Internazionale dello Sviluppo Spaziale. Inoltre, ci sono diverse aziende private come SpaceX, Virgin Galactic, Blu Origin e Stratolaunch Sistem che lavorano nel turismo spaziale e nella colonizzazione. Queste aziende sono finanziate per inventare tecnologie innovative orientate al futuro.

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Internet delle cose

Internet delle Cose è in pieno boom: si attesteranno a 25 miliardi i dispositivi connessi entro il 2018. Nell’arco dei prossimi anni lo sviluppo di Internet of Things (IoT) comporterà dei progressi (dagli elettrodomestici che ottimizzano l’impegno di energia agli impianti di produzione che scambiano dati con i manufatti, fino ai semafori che si sincronizzano per far passare un mezzo di soccorso), ma anche un balzo degli sprechi energetici, perché gli oggetti di uso quotidiano dotati di connettività di rete saranno in grado di spedire e ricevere dati.

Cloud

Il cloud computing è un sistema per erogare potenza di elaborazione, storage di database, applicazioni e altre risorse IT on demand tramite una piattaforma di servizi cloud via Internet con tariffe a consumo.

Il cloud computing offre un metodo semplice per accedere a server, storage, database e a una vasta gamma di servizi applicativi su Internet. In una piattaforma di servizi cloud come Amazon Web Services, l’hardware di rete per i servizi applicativi appartiene alla piattaforma che lo gestisce, mentre i clienti eseguono il provisioning e utilizzano le risorse necessarie utilizzando un’apposita applicazione Web.

L’intelligenza artificiale e i chatbots

Sono bot che interagiscono con gli utenti tramite una chat, che può essere appunto quella di Messenger o di un altro servizio di instant messaging. Le aziende hanno cominciato a intravedere un grande potenziale nella nascente “bot economy”. Diversi brand e società editoriali hanno sviluppato bot per i canali di messaging e collaborativi. Tra questi HP, la già citata 1-800-Flowerse e la Cnn. Gli assistenti digitali stanno cercando raggiungere i chatbots: comprendere il linguaggio umano per migliorare l’esperienza degli utenti. E stanno cambiano il modo di comunicare. I chatbots cercano di migliorare l’esperienza del consumatore per quanto riguarda l’ambito dell’attenzione al cliente. 

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Automobili automatiche e droni

Questa tecnologia include automobili automatiche e droni. Si riferisce a veicoli o aerei privi di pilota che potrebbero operare e guidare automaticamente in diverse situazioni. Utilizzando sensori avanzati e sistemi di comunicazione automatizzati.

I droni sono un tipo di robot ma hanno specifiche particolari. Sicuramente abbiamo sentito parlare delle prove che Amazon stava facendo riguardo alle consegne con i droni. Questo è solo uno degli usi di una delle tecnologie che cambieranno il modo di fare marketing. Le telecamere sono, al giorno d’oggi, responsabili della raccolta delle informazioni che l’occhio umano non arriva a vedere. Quindi, i droni in questo settore sono una delle tecnologie innovative più utilizzate.

Auto volanti

Molti progetti di questi avveniristici mezzi di trasporto ibridi (con ruote e ali o eliche) si stanno per concretizzare. E nel giro di pochi anni verranno prodotti in serie. Rivoluzionando la mobilità. Secondo gli esperti nei prossimi anni i più importanti progetti di vetture volanti si concretizzeranno. Ad essi stanno lavorando non solo aziende specializzate in questo settore avveniristico, come Kitty Hawk, ma anche gruppi industriali ben consolidati, come Airbus o Boeing, e società private all’avanguardia nel trasporto automobilistico privato, come Uber.

Se le automobili automatiche ci sono sembrate un tema futuristico, questo ultimo punto ci sembrerà ancor più innovativo. Uber è uno dei protagonisti di questa rivoluzione. I veicoli volanti di Uber saranno elettrici e con partenza in verticale. Sono pensati per ridurre il traffico nelle grandi città. Per questo non c’è nulla di meglio che volare per evitare le auto.

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Industria 4.0: Siemens Centro Tecnologico Piacenza https://www.business.it/industria-4-0-siemens-centro-tecnologico-piacenza/ Tue, 27 Feb 2018 10:28:13 +0000 https://www.business.it/?p=19477 Il Settore Industry di Siemens Italia presenta risultati record e rafforza il suo ruolo di partner delle imprese italiane per guidarle verso il futuro del manufacturing. “Nel mondo, come in Italia, l’industria manifatturiera sta cambiando più velocemente che mai e Siemens ha le competenze e la vision necessarie per dare risposte efficaci e innovative alle nuove… Leggi tutto »Industria 4.0: Siemens Centro Tecnologico Piacenza

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Il Settore Industry di Siemens Italia presenta risultati record e rafforza il suo ruolo di partner delle imprese italiane per guidarle verso il futuro del manufacturing. “Nel mondo, come in Italia, l’industria manifatturiera sta cambiando più velocemente che mai e Siemens ha le competenze e la vision necessarie per dare risposte efficaci e innovative alle nuove esigenze del settore”. Così Giuliano Busetto, Industry Sector Lead di Siemens Italia, descrive il posizionamento del suo Settore nel mondo attuale dell’industria manifatturiera, che si trova ad affrontare oggi nuove sfide e sostanziali trasformazioni.

Siemens leader mondiale nell’automazione è in prima fila verso la frontiera dell’ Industria 4.0, il processo evolutivo che vedrà le imprese gestire reti globali con macchinari, sistemi di magazzinaggio e strutture produttive, grazie al coordinamento di elementi computazionali e oggetti fisici. L’azienda vanta un posizionamento completo lungo tutta la catena del valore – dal product design al production planning, production enginering, execution fino a simulazione e servizi.

Il Centro Tecnologico e Applicativo Macchine Utensili di Piacenza, rappresenta uno dei messaggi significativi del contributo che Siemens Italia vuole dare allo sviluppo del Manifatturiero in Italia, mettendo a disposizione di costruttori di macchine, di utilizzatori finali – siano essi grandi realtà industriali o piccole officine – di scuole e Università e di partner, una serie di servizi e competenze atti a creare una “Community Tecnologica” che sappia valorizzare il know how delle aziende operanti nel comparto. Le applicazioni sono infinite e interessano sia le grandi aziende che intendono sperimentare modifiche alle linee di montaggio, sia le piccole e medie imprese che immaginano di automatizzare progressivamente un determinato ciclo di produzione ma preferiscono capirne prima l’impatto sulla forza lavoro.

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Il Centro Tecnologico

La scuola di Industria 4.0 si trova a Piacenza e si estende su una superficie di più di 700 metri quadri. Non potevano che realizzarlo i tedeschi di Siemens, leader mondiale nell’automazione. Una conglomerata che investe 5,2 miliardi di euro in ricerca e sviluppo ogni anno e ha trainato la quarta rivoluzione industriale della Germania, legata a doppio filo al modello duale dell’alternanza scuola-lavoro. Racconta Filippo Giannini, direttore di questo prototipo di fabbrica digitale in cui ogni processo è anticipato su computer (dalla tornitura alla fresatura), che il cuore del ragionamento sta tutto in quello che lui definisce «manifattura predittiva». 

E’ un centro dimostrativo dove approfondire i vantaggi correlati all’utilizzo della piattaforma di controlli numerici Sinumerik sulle macchine utensili, dove presentare le soluzioni dedicate per le diverse tecnologie di lavorazione e per l’integrazione delle macchine utensili in un contesto di cella o di fabbrica automatizzata, con focus sui sistemi operativi di interfaccia uomo macchina (Sinumerik Operate), su produttività, efficienza delle macchine e degli impianti, gestione delle macchine e manutenibilità.

L’interconnessione digitale della produzione, l’interazione uomo-macchina che passa per l’informatica, consente alle aziende-clienti di determinare in anticipo se conviene (e come) realizzare un prodotto. Con quale linea di montaggio. Come distribuire le celle di lavoro nei reparti. Con quali costi. L’analisi dei dati di ogni possibile variazione sulla catena permette, ad esempio, a tutti i grandi colossi dell’auto di capire come intervenire per risparmiare ulteriormente sui processi e per amplificare l’uso dei robot ottimizzando l’efficienza e la produttività.

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Cosa propone il Centro Tecnologico

La struttura è particolarmente attrezzata e fruibile dove è  possibile mostrare efficacemente agli utenti quali sono i vantaggi della sinergia tra software industriale e automazione lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, dove testare soluzioni innovative per rendere competitivi i clienti in termini di produttività, flessibilità, time to market e ottimizzazione delle risorse e dove mostrare la potenzialità del connubio  tra mondo digitale e mondo reale .

Inoltre il centro propone formazione di alto livello, attraverso corsi basati su macchine utensili programmate con CNC Siemens Sinumerik. Le postazioni di apprendimento sono tutte equipaggiate con computer, e i partecipanti sono supportati dal software di apprendimento Sinutrain e da simulatori CNC per tutti i sistemi Sinumerik .Nel centro è possibile lavorare con la tecnologia Siemens di ultima generazione. 

Ecco perché questo centro tecnologico si sta tramutando in superconsulente di Industria 4.0, con il patrocinio di Ucimu (l’associazione di produttori di macchine utensili), la collaborazione dei Politecnici di Milano, Torino e Bari che qui spediscono i loro ingegneri gestionali, meccanici, di processo, per formarsi sulle ultime novità possibili con i “gemelli digitali”.

Siemens CNC-Trainingpartners

Siemens Italia ha siglato accordi di collaborazione con alcuni prestigiosi Istituti tecnici italiani che hanno ottenuto la qualifica di “Siemens CNC-Trainingpartners”, e che sono abilitati a svolgere, con il supporto tecnico di Siemens, corsi di formazione per operatori/programmatori di macchine utensili. L’offerta formativa, oltre agli studenti, si rivolge infatti anche alle aziende del territorio, che possono fare riferimento alla struttura scolastica per la formazione e l’aggiornamento professionale dei propri dipendenti. Tutte le novità provenienti dal mondo Siemens vengono trasferiti ai Siemens CNC-Trainingpartners dando la possibilità agli studenti di confrontarsi con tecnologie sempre all’avanguardia e immediatamente “spendibili” nel mondo del lavoro.

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Industria 4.0: cos'è la Quarta Rivoluzione Industriale https://www.business.it/industria-4-0-cose-quarta-rivoluzione-industriale/ Mon, 26 Feb 2018 09:40:39 +0000 https://www.business.it/?p=19338 Il digitale sta rivoluzionando il volto dell’economia al punto che diventa sempre più difficile tracciare linee di confine tra mondo fisico e tecnologico. Stiamo attraversando la cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale, definita anche Industria 4.0 che si basa sull’integrazione delle nuove tecnologie nei diversi processi produttivi. Stampanti 3D, IoT, big data, smart manufacturing, open data, cloud computing e robotica sono soltanto… Leggi tutto »Industria 4.0: cos'è la Quarta Rivoluzione Industriale

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Il digitale sta rivoluzionando il volto dell’economia al punto che diventa sempre più difficile tracciare linee di confine tra mondo fisico e tecnologico. Stiamo attraversando la cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale, definita anche Industria 4.0 che si basa sull’integrazione delle nuove tecnologie nei diversi processi produttivi. Stampanti 3D, IoT, big data, smart manufacturing, open data, cloud computing e robotica sono soltanto alcune delle innovazioni che stanno contribuendo a ridisegnare il modo di fare impresa, creando opportunità per sviluppare business model completamente nuovi.

Si sente spesso parlare di Industria 4.0, di Internet of things o di quarta rivoluzione industriale: cerchiamo di capire meglio cosa s’intende nel concreto e quali possono essere gli effetti sul piano economico e dell’occupazione.

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Cosa vuol dire Industria 4.0

Con la definizione di Industria 4.0 si fa riferimento ad un nuovo modello di gestione aziendale che si basa sulla connessione tra sistemi fisici e digitali ovverosia l’integrazione tra i macchinari necessari alla produzione e la loro connessione al web.

Il termine fu utilizzato per la prima volta durante una fiera sulle tecnologie industriali in Germania e non a caso il paese è quello più all’avanguardia in questo settore grazie alla sua capacità di sapere coinvolgere gruppi industriali, startup tecnologiche e poli di ricerca universitaria, agevolati da una serie di misure specifiche.

l’Industria 4.0 è espressione del cambiamento profondo che il mondo della produzione sta vivendo grazie all’ integrazione delle smart technologies nei processi industriali manifatturieri.

Come si è arrivati all’industria 4.0

Finora le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre: nel 1784 con la nascita della macchina a vapore e di conseguenza con lo sfruttamento della potenza di acqua e vapore per meccanizzare la produzione; nel 1870 con il via alla produzione di massa attraverso l’uso sempre più diffuso dell’elettricità, l’avvento del motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica; nel 1970 con la nascita dell’informatica, dalla quale è scaturita l’era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology). La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora stabilita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile indicarne l’atto fondante. 

In che modo l’industria 4.0 cambierà il mondo del lavoro

Secondo la ricerca “The Future of the Jobs” presentata al World Economic Forum, fattori tecnologici e demografici come il cloud, l’IoT e la flessibilità del lavoro, stanno già influenzando le dinamiche economiche e lavorative e ciò aumenterà nei prossimi 2-3 anni. Il principale effetto sarà la creazione di nuovi posti di lavoro che andranno a ricoprire ruoli prima sconosciuti (si parla di circa 2 milioni di nuovi posti), a cui corrisponderà, nel contempo, la perdita di circa 7 milioni, generando un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro.

La situazione in Italia

L’Italia ne esce con un pareggio (200mila posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti. Secondo la ricerca compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria. Cambiano di conseguenza le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività. 

In realtà, nonostante l’impegno dimostrato dal governo, l’Italia appare ancora molto in ritardo sull’Industria 4.0. Alla crescente consapevolezza di imprenditori e manager dell’importanza di evolvere nell’ottica di un’Industria 4.0 non corrisponde un’adeguata riorganizzazione delle aziende, dei processi, della formazione. La sfida è ormai in corso, sta alle PMI italiane sapere cogliere i benefici dell’Industria 4.0, attuando iniziative per la formazione dei lavoratori e per lo sviluppo dell’innovazione digitale nei processi dell’industria manifatturiera, in modo da ridurre il gap nei confronti di altre PMI come quelle tedesche.

Una ricerca dell’università di Padova su 600 PMI del Nord rivela che l’adozione di tecnologie tipiche dell’Industria 4.0 è partita da molti anni, non ha portato a licenziamenti e ha fatto aumentare la redditività. Il primo obiettivo? Migliorare il rapporto con i clienti e diversificare i prodotti. Solo un’azienda su cinque, nel Nord Italia, nei settori della meccanica, moda e arredo, ha tecnologie dell’Industria 4.0. È un dato basso ma è più importante sapere che queste aziende hanno risultati tangibili in termini di redditività, hanno le idee chiare sui vantaggi strategici da ottenere e, soprattutto, non hanno bruciato alcun posto di lavoro a seguito dell’adozione dei macchinari avanzati.

Questo sguardo lungo permette di dare segnali molto rassicuranti relativi al lavoro: tra le imprese che hanno adottato le nuove tecnologie, solo il 2% dichiara che l’investimento sulle nuove tecnologie ha avuto come impatto una diminuzione degli occupati. Ben il 40% dichiara che l’impatto è stato un aumento degli occupati, mentre poco meno di sei su dieci ritiene che il risultato sia stato una stabilità del lavoro.

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industria40-digitaleCome si spiega questo dato?

Per avere una risposta bisogna scandagliare le motivazioni che portano all’adozione dei macchinari innovativi. L’ottenimento più efficienza è solo al secondo posto tra le motivazioni. Al primo c’è la volontà di migliorare il servizio al cliente. È un dato che si lega agli impatti ottenuti a seguito dell’introduzione della tecnologia: i primi tre risultati vedono appaiati l’aumento della produttività, l’efficienza e l’incremento della qualità del servizio al cliente. Non solo: viene anche aumentato il valore legato al prodotto in termini di personalizzazione (grazie alla co-progettazione), di servizi collegati e tracciabilità e di controllo sul prodotto.

I segnali positivi dunque ci sono, ma non possono nascondere i molti limiti che emergono dalle risposte di chi dichiara di non adottare le nuove tecnologie. La prima delle motivazioni è la convinzione che queste tecnologie non siano di interesse per il business aziendale (66%). La seconda è che le imprese si chiamano fuori dagli investimenti perché si vedono come imprese troppo piccole (27%). Oltre il 90% delle imprese non adottanti rientra nella classe delle micro e piccole imprese. Spetterà alle edizioni successive della ricerca vedere se il piano di incentivazione pubblica ha contribuito a un cambio di passo che oggi si vede solo in parte.

Il Piano nazionale Industria 4.0

Il Piano nazionale Industria 4.0 – che nel 2018 diventa Impresa 4.0 – intende promuovere lo sviluppo tecnologico, l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese italiane. La modernizzazione dei processi produttivi è, infatti, uno strumento essenziale attraverso cui le piccole e medie imprese possono guadagnare competitività sui mercati internazionali. Il presupposto di I4.0 è il Piano per la banda ultra larga, grazie cui l’Italia ha avviato il necessario ciclo di investimenti per garantire su tutto il territorio nazionale adeguata connettività.
Le misure introdotte nella Legge di Bilancio 2017, e rafforzate in quella per il 2018, fanno leva prevalentemente su incentivi automatici a vantaggio delle imprese che investono. Sono previsti inoltre molti strumenti per favorire la conoscenza delle opportunità esistenti e aiutare le imprese a individuare quali tecnologie e quali vantaggi fiscali possono utilizzare. Un impegno rilevante, quello del governo, poco meno di 10 miliardi di euro, a partire dal 2018, per il piano Impresa 4.0 tra decreto fiscale e legge di bilancio, senza contare le risorse per il credito d’imposta in Ricerca e Sviluppo previste nella scorsa legge di bilancio.
Nel dettaglio:
-7,8 miliardi per il rinnovo iper e super ammortamento
-250 milioni per il credito di imposta per la formazione su tecnologie 4.0
-95 milioni per incrementare il numero di studenti degli ITS
-300 milioni per il Fondo per il capitale immateriale
-330 milioni per il rifinanziamento della nuova Sabatini
-830 milioni per il Fondo di Garanzia per le pmi
-230 milioni per il Piano straordinario Made in Italy per aiutare le aziende a penetrare e essere competitive sui mercati esteri.
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Intelligenza artificiale: i robot nel mondo del lavoro https://www.business.it/intelligenza-artificiale-robot-mondo-lavoro/ Fri, 16 Feb 2018 15:07:44 +0000 https://www.business.it/?p=18829 Con l’avvento dell’intelligenza artificiale e della tecnologia blockchain l’ampiezza e le ripercussioni della AI oggi sono indiscutibili. Questa scarica tecnologica esplosiva ci obbliga a porci una domanda: l’intelligenza artificiale riuscirà davvero in un futuro non troppo lontano a rubarci il lavoro? Pertanto, sembra che mentre il mercato del lavoro si è evoluto per adattarsi alla crescente tendenza dell’intelligenza artificiale, c’è chi… Leggi tutto »Intelligenza artificiale: i robot nel mondo del lavoro

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Con l’avvento dell’intelligenza artificiale e della tecnologia blockchain l’ampiezza e le ripercussioni della AI oggi sono indiscutibili. Questa scarica tecnologica esplosiva ci obbliga a porci una domanda: l’intelligenza artificiale riuscirà davvero in un futuro non troppo lontano a rubarci il lavoro?

Pertanto, sembra che mentre il mercato del lavoro si è evoluto per adattarsi alla crescente tendenza dell’intelligenza artificiale, c’è chi però affronta questo cambiamento con un po’ di timore, un momento di ansia generale sul futuro del lavoro.

Le persone intelligenti temono che l’intelligenza artificiale e i robot stiano rapidamente eliminando posti di lavoro. Secondo una stima pubblicata da BCG e dal World Economic Forum il mese scorso, 1,4 milioni di posti di lavoro americani saranno sostituiti dall’automazione nel corso dei prossimi otto anni. Un’altro recente rapporto di PWC prevede che fino al 40% dei posti di lavoro nel Regno Unito potrebbe scomparire entro il 2030. Secondo McKinsey, la metà dei posti di lavoro in tutto il mondo potrebbe essere trasferita nei prossimi 20 anni. Questi esperti possono litigare sul numero di posti di lavoro a rischio, ma il consenso generale è: molto.

L’ AI eliminerà di certo alcuni lavori, ma ne creerà infinitamente di più. Secondo una ricerca di Gartner, circa 1,8 milioni di posti di lavoro saranno spazzati via entro il 2020, ma ne verranno creati oltre 2,3 milioni.

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Gli aspetti positivi dell’intelligenza artificiale

L’AI creerà sicuramente nuovi posti di lavoro per coloro che sono disposti ad abbracciare le nuove tecnologie. Molti posti di lavoro si trasformeranno. In sostanza le tecnologie per quanto innovative avranno sempre bisogno della supervisione di un essere umano, questo implica che crescerà il numero di manager, nel caso specifico di AI Manager.

L’ultimo rapporto di Accenture Strategy, intitolato Reworking the Revolutionevidenzia le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, e il loro impatto sull’economia. Secondo la multinazionale, che ha utilizzato tecniche di ricerca quantitative e qualitative per analizzare le opinioni di lavoratori e manager aziendali, grazie all’intelligenza artificiale i ricavi delle imprese potrebbero crescere del 38% entro il 2020, ma solo se investiranno in una efficace cooperazione uomo-macchina, almeno quanto già fanno le aziende leader di mercato.  

Se queste condizioni si concretizzeranno, anche l’occupazione ne beneficerà, registrando un aumento del 10%. Per l’economia mondiale globale significherebbe una crescita dei profitti pari a 4,8 trilioni di dollari

Ma come centrare questi obiettivi

“Per riuscire a crescere nell’era dell’intelligenza artificiale, le aziende devono investire di più in formazione, così da preparare i dipendenti a un nuovo modo di lavorare in cooperazione con le macchine – ha dichiarato Marco Morchio, ‎Accenture Strategy Lead per Italia, Europa centrale e Grecia -. La capacità di integrare rapidamente tecnologia intelligente e capacità umana, in tutte le funzioni aziendali, sarà sempre più un elemento imprescindibile per il successo e la crescita delle imprese”. 

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Cosa vuol dire studiare l’intelligenza artificiale

Studiare l’intelligenza artificiale vuol dire studiare l’intelligenza umana, comprenderne il funzionamento per replicarne i meccanismi. Per lo scienziato britannico Alan Turing, ad esempio, una macchina è intelligente se è capace di convincere chi la sta utilizzando che ha di fronte una persona. Il computer risponde a domande specifiche, rivolte contemporaneamente anche a un uomo, e i membri della giuria devono cercare di capire chi dei due è il loro interlocutore. Il test, descritto in Macchine calcolatrici e intelligenza, si considera superato se il computer riesce a ingannare i giudici almeno un terzo delle volte. 

“In tutte le definizioni di intelligenza c’è un punto debole”, osserva Marcello Pelillo, professore ordinario di informatica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore dello European Centre for Living Technology. “Il test di Turing fornisce però una definizione operativa, basata su quello che una macchina è in grado di fare, e per questo dopo 68 anni è ancora valido”.

Turing aveva previsto che un giorno o l’altro un calcolatore avrebbe superato la sua prova, eppure il criterio con cui una macchina viene equiparata a un essere umano non lusinga né l’uno né l’altro: l’intelligenza artificiale è la capacità di ingannare gli uomini, di far credere di essere diversi da quello che si è. Ma simulare un pensiero è già un pensiero? “Allo stato attuale, è difficile sostenere che i computer siano capaci di pensare – prosegue Pelillo – non fanno altro che manipolare dei simboli”.

Analizzano quantità enormi di dati e forniscono risposte a precise domande, tenendo conto dell’interlocutore, della situazione, del contesto. A Siri chiediamo che tempo fa, a Google Assistant se c’è traffico, a Cortana di suggerirci un film da vedere, ad Alexa di suonare una canzone. Sistemi più complessi investono in borsa, controllano reti elettriche, interpretano esami clinici, tracciano rotte di aerei e camion. Ma l’intelligenza artificiale dà risposte, non fa domande: a porle è l’intelligenza umana.  

Previsioni per il futuro

Nonostante i limiti dell’intelligenza artificiale nella sua forma attuale, è possibile che molte attività ordinarie finiranno inevitabilmente per automatizzarsi man mano che l’intelligenza artificiale e i robot diventeranno più potenti e capaci. 

Negli ultimi anni, è diventato ormai convenzionale saggezza che i drammatici progressi della robotica e dell’intelligenza artificiale ci hanno messo sulla strada di un futuro senza lavoro. Questa preoccupazione per l’automazione è comprensibile alla luce dei progressi inarrestabili che le aziende tecnologiche hanno fatto ultimamente in robotica e intelligenza artificiale.

E l’idea di dover affrontare una presunta disoccupazione tecnologica, certamente si confonde con la consapevolezza di vivere in un’epoca di innovazione senza precedenti e in accelerazione.

È una storia drammatica la disoccupazione tecnologica, ma una cosa è certa: non ci sono molte prove che questo stia accadendo davvero. O forse si?

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Robot umanoidi: intanto arriva SpotMini, il robot a quattro zampe https://www.business.it/robot-umanoidi-spotmini-robot-quattro-zampe/ Thu, 15 Feb 2018 10:00:41 +0000 https://www.business.it/?p=18704 Negli anni, la società statunitense Boston Dynamics ci ha abituati a progressi notevoli e spesso inquietanti nelle tecnologie dei suoi robot, diventati famosi soprattutto per essere in grado di camminare come quadrupedi e attraversare terreni difficili da percorrere. L’azienda di robotica all’avanguardia ha dato felicemente al mondo un’anteprima di ciò a cui sta lavorando da tempo. La società… Leggi tutto »Robot umanoidi: intanto arriva SpotMini, il robot a quattro zampe

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Negli anni, la società statunitense Boston Dynamics ci ha abituati a progressi notevoli e spesso inquietanti nelle tecnologie dei suoi robot, diventati famosi soprattutto per essere in grado di camminare come quadrupedi e attraversare terreni difficili da percorrere. L’azienda di robotica all’avanguardia ha dato felicemente al mondo un’anteprima di ciò a cui sta lavorando da tempo. La società ha pubblicato un trailer di 24 secondi che presenta una nuova versione elegante della sua ultima offerta, SpotMini ad alimentazione elettrica.

Boston Dynamics attraversa una nuova soglia con un cane apri porta

L’andatura inquietante dei robot quadrupedi di Boston Dynamics è ancora inquietante. SpotMini il più evoluto cane robotico della Boston Dynamics ha capito come aprire le porte – con il braccio o il viso, a seconda di come la si guarda. Ci riesce grazie al suo quinto arto articolato, sistemato dove un cane normale avrebbe la testa e dotato di una pinza per afferrare gli oggetti. Con questo strumento, il robot aveva già dimostrato di saper svuotare e riempire lavastoviglie, senza rompere piatti e bicchieri.

Una macchina gialla a quattro zampe alta circa un metro, sbalordita da una porta chiusa prima individua correttamente la porta, poi per salvare la situazione arriva un secondo robot dello stesso tipo, dotato di un quinto ramo che si estende dal retro. Il secondo robot gira la maniglia, apre la porta e la tiene ferma per far prima passare e poi segue.

Il video è impressionante sia per l’agilità del braccio stesso, sia per la capacità del robot di mantenere l’equilibrio mentre si apre aprendo quella che sembra essere una porta abbastanza pesante.

SpotMini pesa 30 kg ed è alto 84 cm. può fare le scale, muoversi su terreni accidentati ed esplorare i dintorni, ma in più è capace di afferrare gli oggetti grazie a una serie di sensori di navigazione, forza e posizione. E’ un robot a quattro zampe che potrebbe quasi essere carino. L’animale da compagnia robotico della compagnia, di solito, si muove con un’andatura simile a un cane che potrebbe essere affascinante. 

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Robot in futuro

Lo SpotMini potrà essere utilizzato in diversi scenari, per trasportare materiale o esplorare edifici in situazioni di emergenza, per esempio dopo un incendio o un terremoto. Saranno ottimi robot portinai, fino a quando non decideranno di dominarci tutti. Se la compagnia riuscisse a programmare Spot Mini in realtà per aprire la porta da sola al fine di aiutare a liberare il suo amico, beh, forse è il momento di preoccuparsi.

In futuro, insomma, ci sarà più spazio per modelli produttivi che daranno alle persone più tempo libero da trascorrere imparando, divertendosi o semplicemente in compagnia della propria famiglia. La tecnologia, dunque, ci libererà sempre di più dalla fatica della quotidianità e il risultato sarà una relazione più positiva con il lavoro e con le persone.

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Come saranno i robot del futuro: riusciranno a pensare https://www.business.it/robot-futuro-potranno-pensare/ Tue, 13 Feb 2018 09:07:55 +0000 https://www.business.it/?p=18548 Uomini e robot: pensano allo stesso modo? Forse un giorno un robot sarà in grado di “pensare” come un essere umano, ma per ora alcuni scienziati hanno scoperto che è il nostro cervello a funzionare come una macchina, analizzando una funzione particolare: come si formano i nostri giudizi. Una macchina potrà mai pensare come un essere umano?… Leggi tutto »Come saranno i robot del futuro: riusciranno a pensare

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Uomini e robot: pensano allo stesso modo? Forse un giorno un robot sarà in grado di “pensare” come un essere umano, ma per ora alcuni scienziati hanno scoperto che è il nostro cervello a funzionare come una macchina, analizzando una funzione particolare: come si formano i nostri giudizi. Una macchina potrà mai pensare come un essere umano? Nonostante alcuni scienziati ci stiano lavorando da tempo sembra ancora difficile. Ma forse non impossibile. I robot sono bravi a fare ciò che gli viene detto. Ma a volte l’inserimento di tali informazioni in un sistema è un processo molto più complesso rispetto al compito che stiamo chiedendo loro di eseguire. Questo fa parte del motivo per cui sono più adatti per lavori semplici e ripetitivi.

Possono i robot pensare, imparare e mostrare un’intelligenza simile a quella umana? Se avete letto Asimov o visto il film “I Robot” saprete benissimo che questo tema è ricorrente nella letteratura fantascientifica ma, forse, oggi possiamo togliere il prefisso “fanta”.

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Tecnologia per i robot

Al Tokyo Institute of Technology, infatti, è stata sviluppata una tecnologia chiamata SOINN, un sistema che crea una rete neurale che si potenzia da sola e permette ai robot di agire in maniera simile agli umani quando si tratta di eseguire compiti non scriptati. Sfruttando le conoscenze pregresse e le esperienze, il robot nell’esperimento decide quali azioni eseguire e in quale ordine. Compito affidatogli: servire un bicchiere d’acqua fredda a una persona.

Partendo da conoscenze di base “ad esempio il ghiaccio rende l’acqua fredda”, il robot sceglie l’ordine delle azioni da eseguire per ottenere il risultato tramite SOINN, un algoritmo semplice, leggero nei calcoli (così da essere efficace anche senza processori potenti) e in grado di comunicare con la rete.

Fulcro del progetto è comunque la capacità di imparare e adattarsi sfruttando sensori tattili, uditivi e visuali.

Nuovi sviluppi di ricerca per i robot

Un team di ricercatori della Brown University e del MIT sta lavorando per sviluppare un sistema in cui i robot possano pianificare le attività sviluppando concetti astratti di oggetti del mondo reale e idee basate sulle abilità motorie. Con questo sistema, i robot possono eseguire compiti complessi senza impantanarsi nei minimi dettagli necessari per completarli.

I ricercatori hanno programmato un robot a due bracci (Anathema Device o “Ana”) per manipolare oggetti in una stanza – aprendo e chiudendo una credenza e un dispositivo di raffreddamento, accendendo un interruttore della luce e raccogliendo  una bottiglia. Durante l’esecuzione dei compiti, il robot si stava occupando dell’ambiente circostante e elaborava le informazioni attraverso algoritmi sviluppati dai ricercatori. Secondo il team, il robot è stato in grado di apprendere concetti astratti sull’oggetto e sull’ambiente. Ana è stata in grado di determinare che le porte devono essere chiuse prima di poter essere aperte, se non sa come comportarsi studierà gli oggetti intorno a se, e cercherà nella rete informazioni su come utilizzarli per portare a termine la sua mansione.

“Ha appreso che la luce all’interno della credenza era così brillante da spremere i suoi sensori”, hanno scritto i ricercatori in un comunicato che annunciava le loro scoperte. “Quindi per poter manipolare la bottiglia all’interno della credenza, la luce doveva essere spenta. Ha anche imparato che per spegnere la luce, la porta dell’armadio doveva essere chiusa, perché la porta aperta le impediva l’accesso all’interruttore. “

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Il linguaggio tra robot e essere umano

Una volta elaborato, il robot associa un simbolo a uno di questi concetti astratti. È una sorta di linguaggio comune sviluppato tra il robot e l’essere umano che non richiede una codifica complessa da eseguire. Questo tipo di qualità adattiva significa che i robot potrebbero diventare molto più capaci di eseguire una maggiore varietà di compiti in ambienti più diversi scegliendo le azioni che devono eseguire in un determinato scenario.

“Se vogliamo robot intelligenti, non possiamo scrivere un programma per tutto ciò che potremmo desiderare che facciano” ha detto George Konidaris, un assistente professore della Brown University. “Dobbiamo essere in grado di dare loro degli obiettivi e far sì che generino un comportamento da soli”.

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Donne e tecnologia, innovazione professionale https://www.business.it/donne-tecnologia-innovazione-professionale/ Wed, 07 Feb 2018 08:30:31 +0000 https://www.business.it/?p=18210 Per motivi storici e sociali, le donne non sono quasi mai state protagoniste del settore scientifico, e questo si è riflesso, fino ai decenni più recenti, anche sul settore informatico e tecnologico. Oggi finalmente le donne gremiscono le facoltà universitarie scientifiche, specie nel campo di biologia, medicina e scienza della vita. È importante parlare di donne… Leggi tutto »Donne e tecnologia, innovazione professionale

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Per motivi storici e sociali, le donne non sono quasi mai state protagoniste del settore scientifico, e questo si è riflesso, fino ai decenni più recenti, anche sul settore informatico e tecnologico. Oggi finalmente le donne gremiscono le facoltà universitarie scientifiche, specie nel campo di biologia, medicina e scienza della vita. È importante parlare di donne in tecnologia e donne sul posto di lavoro in generale. Sono poche infatti quelle che trovano lavoro in settori come quello tecnologico e del management; un gap di quote rose che si assesta appena al 25% per quando riguarda il gentil sesso impiegato in ruoli tecno-scientifici. 

Una soluzione possibile potrebbe essere lo smart working (che non è il semplice lavoro da casa: i dipendenti sono valutati non per le ore che passano in azienda ma per i risultati raggiunti a fine mese), un modo sicuramente per rivalutare le dinamiche del lavoro, per andare oltre il concetto di conciliazione di casa e lavoro. Una metodologia che nei paesi in cui è stata già applicata si è tradotta in sviluppo e nuove occasioni professionali. Ma la presenza femminile è destinata a crescere rapidamente nei prossimi anni a fronte del processo di trasformazione digitale. Sono comunque otto le professioni legate alla trasformazione digitale e all’innovazione che, in un futuro molto vicino, dovrebbero rappresentare le migliori opportunità di lavoro in tutti i settori di mercato: vale a dire il data protection officer, il digital information officer, il cyber security expert, il big data engineer, il mobile application developer, data scientist, l’esperto in metodologie agile e internet of things expert.

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Primo passo: rivalutare le risorse umane

A definire quella che è la geografia delle “quote rose” nel settore tecnologico è una ricerca di Net Consulting, riportata da Anitec (ovvero l’Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo). Secondo lo studio i ruoli ricoperti dalle donne in ambito tecnologico sono per lo più riferiti a Responsabili di Area (48,6%), Project Manager (45,7%) e Sviluppatori-Programmatori con una percentuali di 31,4%; “L’innovazione rappresenta il maggiore potenziale di crescita per il nostro Paese. Nel mondo delle startup e dell’innovazione è molto importante il contributo delle donne che rappresenta una quota fondamentale per la creatività e lo sviluppo delle idee – ha commentato Cristiano Radaelli, presidente di Anitec – “Viviamo in un mondo sempre più multitasking, in cui rapidità delle decisioni e capacità di visione strategica giocano un ruolo fondamentale. Sono due elementi in cui la capacità di management femminile è largamente sottoutilizzata”. Con l’innovazione tecnologica che potrebbe essere uno dei motori per il rilancio dell’industria italiana, bisognerebbe quindi innanzitutto rivalutare la gestione delle risorse umane e delle quote al femminile in questo settore, come propone lo stesso numero uno dell’Anitec: Deve crescere la valorizzazione del ruolo della donna, anche grazie agli strumenti di lavoro digitale e a modalità di lavoro flessibile”.

Fondamentale è promuovere la formazione scientifica e tecnologica anche fra le donne. Ma nelle aziende italiane la presenza di queste figure si rivela ancora limitata e prevalentemente maschile, ma è destinata a crescere rapidamente nei prossimi anni a fronte del processo di trasformazione digitale che le imprese devono affrontare per competere e innovare. E’ questo uno dei risultati più significativi dell’indagine “Donne e digital transformation: binomio vincente”, condotta da NetConsulting Cube per conto di CA Technologies su un campione di responsabili delle risorse umane e direttori dei sistemi informativi di 60 aziende italiane e 225 studenti di Licei e Istituti Professionali per promuovere l’importanza della formazione STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ai fini dell’occupabilità femminile e sul ruolo delle donne nell’innovazione tecnologica.

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Quando il gentil sesso conquista la tecnologia. Donne nella robotica

Quando parliamo di robotica siamo abituati a leggere soprattutto di uomini che sono sempre in prima linea in questo campo. In realtà esistono anche tantissime donne nella robotica, che danno un contributo fondamentale. Recentemente Robohub, una delle maggiori comunità scientifiche nel campo della robotica, ha stilato una classifica dove sono presenti le 25 donne considerate dei geni della robotica.

Tra queste 25 protagoniste c’è anche l’italiana Maria Chiara Carrozza, laureata in fisica a Pisa e attualmente docente di biorobotica all’Università Sant’Anna di Pisa L’ex Ministro dell’Istruzione Carrozza è rientrata nella classifica di Robohub grazie al suo constante impegno per migliorare la qualità della vita delle persone attraverso lo studio e lo sviluppo di nuove tecnologie nel campo della bioingegneria, della robotica umanoide, della prostetica, dell’interazione umano-robot, dei sensori tattili e della pelle artificiale.

Nella classifica di Robohub ci sono donne da tutto il mondo, tutte con caratteristiche che le accomunano: entusiasmo, coraggio, ambizione, risultati ottenuti e la loro storia d’ispirazione. Il ruolo che svolgono a livello lavorativo varia da donna a donna. Ci sono imprenditrici, ricercatrici, startupper, inventrici, docenti,etc. Tutte attive nel campo della robotica e che riescono a dare un contributo fondamentale nel campo delle innovazioni.

Per citare qualche nome famoso nominiamo Raia Hadstell, ricercatrice presso Google DeepMind a Londra; Sarah Hensley, ricercatrice del MIT che attualmente sta lavorando ad un robot in grado di muoversi su MarteJulie Schoenfeld, founder e CEO di Strobe, una compagnia tecnologica che si occupa di sviluppare immagini laser per le auto a guida autonoma. Neha Chaudhry, fondatrice di Walk to Beat/Bristol Robotics Lab Incubator e che ha inventato un bastone elettronico per aiutare i malati di Parkinson a camminare, etc. Oltre a queste donne ce ne sono altre che danno un grande contributo alla robotica. Parliamo di ricercatrici, di imprenditrici e di donne che occupano vari ruoli nella società.

Tra queste anche italiane come Cecilia Laschi della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che ha realizzato il robot soffice ispirato al polpo e Barbara Mazzolai che coordina il centro di micro-biorobotica di Pontedera. Quest’ultima è anche responsabile del progetto “Plantoide”, il primo robot al mondo ispirato alle piante. Le due ricercatrici collaborano tra loro e come in altri casi presto ci aspettiamo di veder nascere nuove innovazioni che daranno sicuramente altri grandi contributi alla robotica.

Per concludere possiamo solo dire che fortunatamente la robotica non è più ritenuto un ramo esclusivo per gli uomini. Le donne nella robotica sono sempre più presenti in progetti importanti dando il loro contributo a migliorare la vita delle persone.

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Figuraccia al Ces 2018: i robot non funzionano e deludono i potenziali clienti https://www.business.it/figuraccia-al-ces-2018-i-robot-non-funzionano-e-deludono-i-potenziali-clienti/ Wed, 17 Jan 2018 06:30:24 +0000 http://www.business.it/?p=16796 Il Ces 2018, la più grande convention tecnologica del mondo, è stato uno spettacolo senza precedenti, eppure è riuscita in parte a deludere le aspettative. Il settore dei robot, infatti, ha attirato l’attenzione di milioni di curiosi, non per l’efficienza, ma per l’incompetenza! Cosa è successo? Chi ha visitato la fiera tecnologica più grande del… Leggi tutto »Figuraccia al Ces 2018: i robot non funzionano e deludono i potenziali clienti

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Il Ces 2018, la più grande convention tecnologica del mondo, è stato uno spettacolo senza precedenti, eppure è riuscita in parte a deludere le aspettative. Il settore dei robot, infatti, ha attirato l’attenzione di milioni di curiosi, non per l’efficienza, ma per l’incompetenza!

Cosa è successo?

Chi ha visitato la fiera tecnologica più grande del mondo ha visto robot pieghevoli che non riuscivano a piegare il bucato, robot aiutanti che si rifiutavano di aiutare, robot camerieri che non servivano e numerosi altri esperimenti di A.I. che non riuscivano a compiere il loro dovere.

A quanto pare, la strada da percorrere per raggiungere dinamismo e produttività è ancora lunga e piena di ostacoli!

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Ne è un esempio la figuraccia fatta dall’esperimento della nota casa LG, che ha prodotto un robot capace di eseguire ordini tramite comando vocale.

Il problema è che durante la performance, guidata dal vice presidente del marketing statunitense David VanderWaal, il robot in questione non sia riuscito a portare a termine neanche una mansione.

Per non parlare di FoldiMate. Il robot è stato presentato come una rivoluzione in campo domestico: già prenotato per il 2019 da numerosi clienti, il prodigio per piegare il bucato si è inceppato, non riuscendo a concludere il proprio lavoro.

E poi Buddy, presentato come l’A.I. che può “fare tutto ciò che il tuo dispositivo Amazon Echo farebbe”. Che in realtà non ha portato a termine neanche un’azione programmata!

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Insomma, stando ad un’analisi generale delle performance tenute dai robot al Ces 2018, possiamo affermare che questo settore ha deluso su tutta la linea! Perfino il Sony Aibo, cagnolino robot da 2mila dollari di costo, ha mancato durante la sua dimostrazione.

Praticamente tutte le promesse fatte prima del grande evento, dai progressi che i robot avrebbero portata alla connettività , fino alla semplificazione della propria routine quotidiana, i robot del CES hanno fallito ripetutamente. Non solo hanno svolto solo a metà le azioni che dicevano di saper effettuare, ma lo hanno fatto anche male.

Il CES si presenta come la vetrina nella quale la tecnologia di qualità viene presentata per  cambiare la nostra vita. Ma per quanto riguarda la robotica, è necessario fare ulteriori passi avanti se inoltre pensiamo a quanto risulta costosa, ovvero ai cospicui investimenti se vengono sborsati ogni anno.

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Dalla Svizzera un robot… tutto da mangiare! https://www.business.it/dalla-svizzera-un-robot-tutto-da-mangiare/ Wed, 10 Jan 2018 06:29:37 +0000 http://www.business.it/?p=16448 Il settore della robotica è in continua evoluzione. Oggi esistono robot che prendono ordinazioni al ristorante, accolgono gli ospiti negli alberghi e si occupano di trasportare le persone dove desiderano. Grazie a notevoli investimenti e alla corsa al dominio del settore, la robotica sta vivendo il suo momento d’oro. É di pochi giorni fa l’ennesima… Leggi tutto »Dalla Svizzera un robot… tutto da mangiare!

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Il settore della robotica è in continua evoluzione. Oggi esistono robot che prendono ordinazioni al ristorante, accolgono gli ospiti negli alberghi e si occupano di trasportare le persone dove desiderano.

Grazie a notevoli investimenti e alla corsa al dominio del settore, la robotica sta vivendo il suo momento d’oro. É di pochi giorni fa l’ennesima notizia, a dir poco straordinaria: è stato inventato un robot commestibile! Questo marchingegno sarà infatti capace di portare il cibo a domicilio, operare perfino all’interno del nostro corpo e, infine, essere mangiato!

Il Giappone è noto per lo sviluppo nel settore robotico, ma anche l’Italia gioca un ruolo fondamentale in quanto numerose università del nostro paese hanno contributo a realizzare modelli robotica all’avanguardia.

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robot-commestibiliL’innovazione arriva dalla Svizzera

Questo particolare robot commestibile è stato ideato e assemblato in Svizzera, precisamente al Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna. Si tratta di un esperimento di ultima generazione, completamente costituito da materiali commestibili. Il robot è infatti composto da acqua, gelatina e glicerina, poco saporite al gusto ma sicuramente non tossiche per il nostro organismo.

I laboratori di Losanna hanno creato questa innovazione di ultima generazione rendendo il robot biodegradabile ed ecosostenibile, quindi a zero impatto ambientale.

Come funziona? Secondo i video e le immagini rilasciate dall’Ecole Polytechnique si può notare come il composto sia capace di muoversi grazie ad attuatori che ne influenzano il movimento. Può infatti gonfiarsi e sgonfiarsi, afferrare e lasciare oggetti di piccole e medie dimensioni.

Guarda il video: Motobot: il robot che sfiderà Valentino Rossi

robot-commestibiliQual è il suo scopo?

Il robot è stato creato al fine di aiutare diverse tipologie di cure mediche.
Visto che è stato ideato e programmato per essere ingerito, l’obiettivo è quello di contrastare problemi e malattie che riguardano l’apparato digerente e l’intestino. Inoltre potranno essere effettuati controlli e analisi altrimenti impraticabili dall’interno del nostro corpo. 

Quindi, transistor, elettrodi e sensori sono tutti commestibili, compresi stavolta anche gli attuatori. Gli scienziati della scuola svizzera hanno pensato proprio a tutto, ipotizzando diversi utilizzi. Ad esempio intervenire in ambienti ostili, per poi degradarsi automaticamente, senza recare alcun danno all’ambiente o nuove forme di packaging per il cibo su consegna domiciliare.

robot-commestibiliL’ultima frontiera: i robot usa e getta

«I materiali utilizzati per tali robot commestibili potrebbero essere mescolati con componenti nutrizionali o farmaceutici digeribili o metabolizzabili. Tra le potenziali applicazioni troviamo dei robot usa e getta utili per l’esplorazione, robot digeribili dall’uomo o dagli animali per scopi medici e per il trasporto di alimenti in cui il robot stesso risulta essere cibo». Queste le parole di Dario Floreano, a capo del team scientifico che ha messo a punto il robot. Attendiamo nuovi sviluppi, ci scommettiamo, ancora più sorprendenti.

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I robot tra alberghi e ristoranti: il progresso che avanza senza ostacoli https://www.business.it/i-robot-tra-alberghi-e-ristoranti-il-progresso-che-avanza-senza-ostacoli/ Sun, 07 Jan 2018 06:30:01 +0000 http://www.business.it/?p=16363 Nell’era della tecnologia e dell’innovazione, i robot faranno presto parte della nostra vita quotidiana. Quando anni fa, si preannunciava l’entrata dei robot nella società, i più scettici storcevano il naso. Adesso ci siamo abituati all’automazione del lavoro e ci imbattiamo in macchine che facilitano i gesti quotidiani. L’ingresso dei robot è sempre più prossimo. L’ultimo… Leggi tutto »I robot tra alberghi e ristoranti: il progresso che avanza senza ostacoli

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Nell’era della tecnologia e dell’innovazione, i robot faranno presto parte della nostra vita quotidiana. Quando anni fa, si preannunciava l’entrata dei robot nella società, i più scettici storcevano il naso.
Adesso ci siamo abituati all’automazione del lavoro e ci imbattiamo in macchine che facilitano i gesti quotidiani. L’ingresso dei robot è sempre più prossimo.
L’ultimo esempio concreto proviene dall’Oriente e dall’America, dove robot umanoidi vengono impiegati nei ristoranti, sia per cucinare, sia per accogliere i clienti. É il caso di Hen-Na, un ristorante poco distante dalla città di Nagasaki. In questo luogo i piatti della tradizioni vengono esclusivamente preparati da robot esperti di cucina, mentre all’entrata ce ne altri che accolgono i clienti e forniscono le indicazioni essenziali per la scelta del menu.

robotSe poi si è ospiti di un albergo, ci pensano ancora i robot ad effettuare il check-in e portare i bagagli in camera, senza alcun bisogno di aiuto dal parte del personale umano.

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Non serviranno più fattorini o esperti nell’accoglienza? A quanto pare no, almeno in Giappone, dove, stando alle statistiche attuali, la disoccupazione registra uno dei tassi più bassi di tutti i paesi industrializzati, ovvero il 2,8%.

La situazione sarebbe molto diversa nel nostro paese, dove non solo esiste un tasso di disoccupazione molto alto, ma per quanto i robot sarebbero in grado di “rubare” il lavoro già così precario anche chi fa parte del settore.

Eppure, stando all’esperienza nipponica, i robot sono molto più convenienti. Per rientrare nel costo iniziale ci vogliono circa due anni, ma poi è tutto un guadagno, visto che i robot non vanno mai in vacanza e sono capaci di lavorare a ciclo continuo.

I giapponesi non sono però gli unici a puntare sulla robotica. L’America non è da meno e potrebbe sostituire lavori svolti dagli umani con i robot per circa il 54% delle attività svolte nel settore alberghiero.

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La cosa desta curiosità e timore al tempo stesso. Da un lato sappiamo che la tecnologia è inarrestabile e il processo di trasformazione è ormai avviato, senza possibilità di retrocedere. Dall’altro i robot serviranno nella compensazione delle attività umane in quanto andranno semplicemente a sopperire ruoli diventati meccanici, pesanti ed obsoleti.

É quanto sostengono i colossi della ristorazione McDonalds e Starbucks, continuando ad affermare che non ci sarà la tanto temuta riduzione dei posti di lavoro a causa dei robot.

I dati negli Stati Uniti parlano chiaro: la cifra che riguarda i dipendenti del settore alberghiero e della ristorazione è cresciuto del 38% in poco meno di vent’anni, arrivando a raggiungere il numero di 13,7 milioni di persone.

Robot come Flippy, utilizzato in Caliburger, viene adoperato esclusivamente per cuocere hamburger, lasciando spazio agli umani per le prestazioni più importanti, a diretto contatto con i clienti. Così il cliente potrà essere maggiormente coccolato e il “lavoro sporco” lo faranno i robot.

L’altro esempio americano del robot che accoglie al ristorante si trova in California, precisamente nella cittadina di Redwood City. Qui c’è Sally: prepara le insalate ordinate attraverso il touch screen dai clienti.

Se quindi i robot occuperanno nuovi mansioni, è anche vero che maggiore tecnologia significa anche maggiore nascita di nuovi impieghi.

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Rivoluzione digitale: ecco come le nuove tecnologie cambiano il modo di fare industria https://www.business.it/rivoluzione-digitale-ecco-come-le-nuove-tecnologie-cambiano-il-modo-di-fare-industria/ Mon, 04 Dec 2017 06:30:21 +0000 http://www.business.it/?p=15513 La rivoluzione digitale ha creato l'Industria 4.0, dove tutto cambia nell'ottica dell'efficienza, del contenimento dei costi e dell'adattabilità al mercato. Per le aziende italiane è arrivato il momento di cambiare: vediamo come

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Industria 4.0: imprese e società dell’Ict fanno il punto

La rivoluzione digitale è stata al centro del convegno tenutosi lo scorso 13 ottobre a Torino e che ha visto la partecipazione, al tavolo dei relatori, dei rappresentanti delle principali società italiane dell’Ict quali Cisco, Ibm e Digital Magics. Il titolo del meeting – “Industia 4.0, il momento è adesso ” – basta già da sé per individuare il messaggio portato alle aziende italiane: è il momento di cavalcare l’ondata innovativa apportata dalla rivoluzione digitale e investire in interconnessione e nuove tecnologie.
Attualmente, in Italia, l’investimento nella c.d. trasformazione digitale è decisamente scarso: 200 milioni di euro all’anno sono poco in confronto agli 800 milioni della Francia e praticamente nulla se paragonati agli 8 miliardi di euro impiegati nelle aziende del Regno Unito. Le aziende del nostro Paese sono sicuramente vincolate dalla tipologia di finanziamenti statali messi in campo per favorire la nascita dell’Industra 4.0, ma c’è un escamotage e si chiama Open Innovation.
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Open Innovation: lo stato dell’arte delle aziende italiane

La rivoluzione digitale attraverso l’Open Innovation si realizza con le start-up, che sono ben finanziate e adeguatamente sostenute anche da contributi a fondo perduto, e possono essere usate inizialmente per innovare singole linee produttive esterne e poi, grazie alla collaborazione tra diverse realtà, l’azienda nella sua interezza. Ecco qualche esempio di industria 4.0 in Italia.
In una società fiorentina leader nel settore delle macchine per il caffè, ogni operaio gestisce ferie e permessi vari con l’iPad consegnatogli dall’azienda. Grazie all’interconnessione, i progettisti di una delle più grandi aziende italiane produttrici di auto da competizione possono lavorare a distanza, interagendo in tempo reale con i tecnici e gli operai della catena di montaggio.
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Il concetto di Industria 4.0

La rivoluzione digitale che sta interessando l’industria è l’effetto di quell’ondata innovativa partita negli anni Novanta e che ha investito i settori manifatturiero, industriale e terziario. La digitalizzazione riguarda la quasi totalità dell’informazione, gli algoritmi diventano più affinati e sensibili, i componenti digitali costano sempre meno: questi sono i motivi principali che stanno alla base della rivoluzione digitale, dove internet si applica alla logistica, alla progettazione, alla gestione dei big-data e alla robotica.
Tutto ciò trova una rappresentazione sintetica nell’espressione Industria 4.0. In quest’industria le macchine diventano flessibili, producono a costi ridotti anche in piccole serie, si possono adattare facilmente per recepire i feedback provenienti dal mercato, richiedono una manutenzione poco onerosa e rendono il processo produttivo più “intelligente”.
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Le tecnologie dirompenti che cambiano la produzione

La rivoluzione digitale avviene essenzialmente grazie a tre tipi di tecnologie che hanno già apportato innovazioni dirompenti: la stampa 3D, la robotica e le nanotecnologie. La stampa 3D (produzione additiva) consente di produrre dove si consuma e non più centralmente, mentre la robotica rende più intelligenti le cose e, assieme alle interconnessioni, fa viaggiare la conoscenza e le informazioni. Le nanotecnologie, infine, permettono di produrre aumentando senza limiti le funzioni del manufatto di base.
Le conseguenze di un’economia meccanizzata si riflettono, in primis, sul lavoro. I robot non ruberanno il posto a nessuno, anche perché ad oggi le macchine “intelligenti” non riescono a replicare la complessità del cervello umano, ma cambieranno drasticamente il modo di eseguire i lavori e ne creeranno di nuovi. Serviranno maggiori competenze e una netta riqualificazione all’insegna della creatività.

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Un gruppo di ricerca lancia l’allarme: i fondali oceanici sono sommersi di rifiuti e i pesci intossicati https://www.business.it/un-gruppo-di-ricerca-lancia-lallarme-i-fondali-oceanici-sono-sommersi-di-rifiuti-e-i-pesci-intossicati/ Thu, 23 Nov 2017 06:40:01 +0000 http://www.business.it/?p=14943 L’inquinamento marino è un problema che causa gravi danni l’ambiente. L’intero ecosistema è compromesso, piante e animali sono intossicati dai rifiuti. La situazione è più grave di quel che si pensa in quanto anche gli abitanti delle profondità marine si sono cibati inconsapevolmente di plastiche e rifiuti. Ciò danneggia non solo questi pesci, ma il contesto… Leggi tutto »Un gruppo di ricerca lancia l’allarme: i fondali oceanici sono sommersi di rifiuti e i pesci intossicati

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L’inquinamento marino è un problema che causa gravi danni l’ambiente. L’intero ecosistema è compromesso, piante e animali sono intossicati dai rifiuti.
La situazione è più grave di quel che si pensa in quanto anche gli abitanti delle profondità marine si sono cibati inconsapevolmente di plastiche e rifiuti. Ciò danneggia non solo questi pesci, ma il contesto acquatico che li circonda, arrivando fino all’uomo.

La devastazione delle profondità del mare sono state studiate da un gruppo di ricercatori dell’Università di Newcastle in Inghilterra. Prendendo in considerazione i crostacei che vivono nella Fossa delle Marianne e in altre profondità oceaniche, hanno tristemente riscontrato che si sono nutriti di fibre artificiali plastiche. Come ne sono sicuri? Avvalendosi delle più avanzate tecnologie, il team ha avuto il supporto di alcuni robot sottomarini, scesi a circa 10mila metri di profondità. Grazie ai robot è stato possibile catturare alcuni esemplari per poterli analizzare.

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oceani inquinatiI robot sono serviti anche per una altro scopo: girare le riprese di una nuova serie televisiva, prodotta dalla BBC dal titolo BLUE PLanet II. Il progetto servirà a far conoscere le bellezze dei nostri fondali, pur mostrando quanto male ha provocato l’uomo attraverso l’inquinamento.

Pesci e specie marine intossicate dai nostri rifiuti

Che la plastica sia estesa dovunque è cosa nota, ma che sia arrivata fino in fondo al mare è davvero deplorevole. Nell’intestino dei crostacei analizzati dal gruppo di ricercatori di Newcastle sono state addirittura trovate fibre di nylon e polivinile, oltre a cellulosa. Ciò causa un’alterazione della catena alimentare marina, arrivando fino ad alcuni pesci presenti sulle nostre tavole.

Il problema è che non esiste una specie preservate, ma tutte quelle presenti mostravano una contaminazione con plastica e rifiuti. “è quasi certo che non esistano ecosistemi marini che non siano stati in qualche modo contaminati e influenzati da detriti di origine antropica» ha affermato Alan Jamieson, capo del progetto dei ricerca in quanto le analisi hanno dimostrato la presenza di fibre artificiali nell’intero ecosistema marino.

La Fossa delle Marianne non è l’unica zona di interesse. La ricerca si è estesa anche ad altri ambienti acquatici come fosse del Pacifico, Perù e Vanuatu, arrivando fino alle isole del Giappone.

 
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300 milioni di tonnellate di plastica invadono i nostri oceani

I risultati sono sconcertanti: i campioni presi in esame vivevano a tra 6mila e 10mila metri di profondità, e più del 50% dei pesci hanno presentato corpi estranei all’interno dei loro intestini. Il problema è proprio quello della permanenza delle fibre sintetiche sul fondo degli oceani: non si disintegrano facilmente, per cui è facile che vengano inglobate dagli organismi che si nutrono di ciò che resta sui fondali.
Lo studio ha reso note cifre agghiaccianti: circa 300 milioni di tonnellate di plastica transitano nei nostri oceani, 250 galleggiano sulla superficie, il resto va tutto a depositarsi sui fondali. Le previsioni future sono a dir poco allarmanti.

Nella sola Fossa della Marianne, la presenza dei corpi estranei nei pesci ha dato risultati nel 100% degli esemplari studiati. Visto che sono gli esseri umani la causa di questo grave inquinamento, sta a noi trovare le soluzioni più adeguate a risolvere la situazione. E, vista la gravità, è necessario agire nel minor tempo possibile.

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Postino robot: in Germania già lanciata l'ultima novità nel settore della distribuzione postale https://www.business.it/postino-robot-in-germania-gia-lanciata-lultima-novita-nel-settore-della-distribuzione-postale/ Fri, 03 Nov 2017 06:30:30 +0000 http://www.business.it/?p=13961 Il postino robot, chiamato PostBot, è sbarcato a Bad Hersfeld ed è un piccolo veicolo giallo a guida autonoma che aiuta le poste tedesche a distribuire pacchi e lettere

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PostBot e la rivoluzione nella distribuzione della posta

Nel futuro della Germania la posta verrà consegnata da PostBot, il robot postino giallo a guida autonoma che in questo periodo è testato nella piccola cittadina di Bad Hersfeld nell’est di Colonia. Il centro abitato è da sempre interessato alle nuove tecnologie e per il momento l’esperimento sta funzionando davvero bene, tanto che si sta progettando di utilizzare a breve PostBot in tutto il Paese.
Il robot postino è il risultato di una collaborazione tra Deutsche Post, Nvidia e Zf, che hanno annunciato l’introduzione di due progetti sulla guida autonoma, contando di modificare le pratiche comuni dei tedeschi già nel 2018. Se la prima innovazione è appunto PostBot, il secondo progetto è ancora in fase di sviluppo.
L’amministratore delegato di Deutsche Post Jürgen Gerdes ha spiegato che la nuova tecnologia non vuole sostituire nessuno. I postini svolgono un ottimo lavoro ma hanno bisogno di qualcuno o qualcosa che renda il loro compito meno estenuante. PostBot può reggere 150 kg di pacchi e segue i fattorini nei loro giri, aiutando nella consegna della posta.
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postbot il postino robotI progetti di Deutsche Post per il futuro

Deutsche Post è stata privatizzata nel 2000 e ha fagocitato Dhl e le poste inglesi, arrivando oggi a contare mezzo milione di dipendenti e a produrre un fatturato di 57 miliardi di euro. Si tratta di una realtà affermata e diffusa su tutto il territorio tedesco, dunque i suoi primi passi nel settore della robotica non si possono certo considerare una novità di poco conto.
Come si accennava in precedenza, il robot postino è già realtà, mentre il secondo, più ambizioso progetto non ha ancora portato a risultati effettivi e riguarda l’ammodernamento dei 3500 furgoncini elettrici delle poste. Zf fornirà ai nuovi mezzi un’intelligenza artificiale e i sensori necessari alla guida autonoma, mentre Nvidia si occuperà di tutti i processori. Alla fine dovrebbe nascere un secondo PostBot di dimensioni maggiori.
Danny Shapiro, capo della divisione automotive di Nvidia, ha recentemente parlato di Pegasus, la nuova piattaforma per guida autonoma da lanciare nel 2018. Il programma sarà in grado di gestire i segnali di sedici telecamere contemporaneamente e potrà precedere il postino, anche se le consegne verranno effettuate tutte rigorosamente da un umano.
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Le possibili conseguenze della robotizzazione

I vertici di Deutsche Post, Zf e Nvidia hanno sottolineato a più riprese che il robot postino non sostituirà l’uomo e non sottrarrà posti di lavoro, ma lo scetticismo in merito alla questione appare fondato. A breve i robot saranno capaci di consegnare da soli la posta e per ritirare i pacchi potrebbe bastare inserire un codice nell’applicazione per aprire il furgone o per confermare l’avvenuta consegna. E i fattorini andrebbero licenziati o quanto meno ricollocati.
Torsten Gollewski di Zf spiega che il progetto di collaborazione ha mire molto ambiziose e a breve nelle città tedesche ci saranno intere corsie dedicate esclusivamente alla guida autonoma, per garantire uno spostamento più efficiente di beni e di persone. Le innovazioni di questi giorni sono solo i primi passi e nei prossimi due anni le cose cambieranno molto velocemente.
Quello che appare chiaro è che la Germania non si sta preoccupando soltanto del codice etico per la robotica. Il Paese sta provando a mettere la freccia per superare tutta l’Europa e forse anche di più, puntando sullo sviluppo e l’investimento nel mondo della tecnologia e dell’integrazione robotica.
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Gadget animali: le ultime proposte smart per prendersi cura dei propri animali domestici https://www.business.it/gadget-animali-le-ultime-proposte-smart-per-prendersi-cura-dei-propri-animali-domestici/ Wed, 01 Nov 2017 06:28:40 +0000 http://www.business.it/?p=13873 I gadget animali aiutano i padroni a prendersi cura dei propri cuccioli, curando l'alimentazione, i momenti di riposo e le ore di gioco di cani e gatti durante la giornata

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5. PetChatz Pawcall per essere sempre con il proprio animale

PetChatz Pawcall è tra i gadget animali che consentono di interagire a distanza con il proprio animale quando si è fuori per qualche motivo. Una volta insegnato al cane quale tasto spingere, PetChatz Pawcall informa i padroni di ogni chiamata e permette di prendersi cura di lui a distanza. La particolarità di questo dispositivo è che, a differenza di tanti altri prodotti simili, ha anche la modalità videochiamata, quindi l’animale può essere tranquillizzato quando è impaurito per qualche motivo o si sente solo e ha bisogno di vedere il proprio padrone.

gadget animali classifica dei migliori4. Feed and Go per una dieta sana e pasti regolari

I gadget animali utilizzati per dare da mangiare ai cuccioli quando si è lontani da casa sono molto importanti, perché è stato provato che una dieta equilibrata può influire positivamente sulla salute del cane o del gatto e aiutarlo a vivere meglio e più a lungo. Feed and Go è uno smart-feeder con webcam integrata che contiene fino a sei porzioni di pasti secchi o umidi, snack e medicinali. Grazie a questo dispositivo non c’è bisogno di chiedere ad amici o parenti di passare a casa e prendersi cura del proprio cucciolo, in quanto Feed and Go si occuperà di tutto. L’applicazione gratuita permette di modificare le impostazioni in qualsiasi momento. Chi vuole può registrare un messaggio vocale per il cane o il gatto, mentre per animali con particolari esigenze c’è la possibilità di inserire uno schedule dei pasti.

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3. Tenere d’occhio il proprio animale a distanza con Petcube

Petcube fa parte dei gadget animali che distraggono i cuccioli nei momenti di solitudine e al tempo stesso si occupano della loro salute. Questo particolare dispositivo consente di vedere il cane o il gatto attraverso la webcam integrata e assicurarsi che non gli manchi nulla, parlandogli e facendolo giocare. Petcube può inoltre lanciare dei piccoli snack e proiettare delle luci particolari con il laser integrato, per poter stimolare momenti di gioco. Con la night vision si può vedere un animale anche di notte o negli spazi bui, mentre il video cloud recording ha una capienza di circa trenta giorni di registrazioni ininterrotte.

2. Zencrate per un sonno di qualità

Tra i gadget animali meglio studiati c’è indubbiamente Zencrate, una cuccia high-tech per cani, pensata appositamente per dare tranquillità e sicurezza ad un animale che si sente spaventato o poco tranquillo. La cuccia è realizzata con materiali eco-friendly ed isola le vibrazioni alle frequenze più basse, come quelle di tuoni e fuochi d’artificio. Grazie ai sensori Zencrate riconosce la presenza del cane nella cuccia e lo tranquillizza con musiche rilassanti.

1. Far giocare un cucciolo con CleverPet

I gadget animali per far giocare i cuccioli sono tanti ma CleverPet è in grado di offrire stimoli e intrattenimenti davvero vari e utili ad addestrare l’animale anche quando non si è a casa. La console di gioco è stata ideata per i cani ma può andare bene anche per i gatti e appare come una ciotola particolare, perché ogni giorno crea dei particolari puzzle per intrattenere gli animali. Attraverso luci, suoni e il touchpad CleverPet idea giochi sempre originali e premia il cane ogni volta che risolve una difficoltà, consentendo al padrone di monitorare i progressi.
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gadget animali top 5

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Il progetto sperimentale Enea: sviluppare robot che aiutano i bambini autistici https://www.business.it/il-progetto-sperimentale-enea-sviluppare-robot-che-aiutano-i-bambini-autistici/ Fri, 27 Oct 2017 05:29:26 +0000 http://www.business.it/?p=13750 La nuova tecnologia è utile in moltissimi ambiti. Applicata agli oggetti di uso quotidiano facilita le azioni della nostra vita, nel settore lavorativo riesce a sgravare dai lavori pesanti e ci permette di restare sempre connessi. Il dibattito contemporaneo sull’impatto che l’intelligenza artificiale continuerà ad esercitare sulle nostre vite è tuttora in corso. I robot… Leggi tutto »Il progetto sperimentale Enea: sviluppare robot che aiutano i bambini autistici

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La nuova tecnologia è utile in moltissimi ambiti. Applicata agli oggetti di uso quotidiano facilita le azioni della nostra vita, nel settore lavorativo riesce a sgravare dai lavori pesanti e ci permette di restare sempre connessi. Il dibattito contemporaneo sull’impatto che l’intelligenza artificiale continuerà ad esercitare sulle nostre vite è tuttora in corso.
I robot saranno amici dell’uomo? Aumenteranno davvero la nostra qualità di vita? Il progetto ENEA ha voluto provarci con i robot che aiutano i bambini autistici attraverso una comunicazione semplice, fatta apposta per le loro esigenze. Si chiama “interazione robot-mediata“: si tratta di un approccio totalmente innovativo che segue la relazione tra il bambino autistico e la famiglia, o il dottore che lo ha in cura, attraverso un  mediatore speciale: un robot.

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Robot come mediatori tra adulti e bambini affetti da DSA

La sperimentazione, unica nel suo genere, nasce ad opera della dott.ssa Temple Grandin, che segue i bambini affetti dall’autismo fin dagli anni ’60. “Ci sono quei bambini intelligenti, geeky, che hanno un pizzico di autismo, ed è lì che si deve lavorare per entusiasmarli, facendogli fare cose interessanti. Le mie interazioni sociali sono state il frutto della condivisione di interessi”.
La Grandin è professoressa alla Colorado State University.
Le nuove tecniche all’avanguardia rappresentate dall’interazione robot-mediata costituiscono una ulteriore forma di coinvolgimento emotivo per il bambino autistico.
É infatti noto che i bambini sono molto stimolati da oggetti elettronici come tablet e pc, per questo gli strumenti digitali sono entrati a pieno titolo come strumenti fondamentali nelle terapie neuropsichiatriche che li vedono coinvolti.

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Robot autismo

Il progetto Enea

Sembra effettivamente importante la forma umanoide del robot che interagisce con il bambino autistico. Il robot si comporta come un umano, ma non lo è. Questo sembra rilassare i bambini che così possono interagire con minor emozione e imbarazzo.
In Inghilterra sono già in fase di sperimentazione numerosi robot che interagiscono con i bambini malati durante la loro fase di degenza in ospedale.
In Italia il progetto Enea ha iniziato il proprio percorso a Bari, precisamente nel centro Polivalente per disabili Pesci Rossi di Triggiano. Se ne occupa il Laboratorio Intelligenza Distribuita e Robotica per l’Ambiente e la Persona dell’ENEA, cercando di  sviluppare comportamenti intelligenti da mettere sul robot che dovrà interagire con i piccoli affetti da DSA. Il robot utilizzato sarà un Nao, come quello già noto di Aldebaran Robotics. Gesti e azioni dell’umanoide saranno sviluppati in modo da attirare l’attenzione del bambino e far sì che produca un’imitazione. Lo scopo è inoltre quello di mettere in comunicazione il bambino con l’adulto, sia esso genitore o il terapeuta che lo segue attraverso l’intermediario robot.

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Robot Giganti: l'America e il Giappone sono pronti per il duello https://www.business.it/robot-giganti-lamerica-e-il-giappone-sono-pronti-per-il-duello/ Sat, 14 Oct 2017 05:30:42 +0000 https://www.business.it/?p=13402 Che prima o poi si arrivi alla lotta tra Robot Giganti è certo. La fantascienza ha precorso in tutto e per tutto invenzioni tecnologiche che sembravano irrealizzabili. A volte, ha persino superato le aspettative. Ebbene questo è uno di quei casi. Per tutti i bimbi cresciuti con i Trasformers, che hanno sempre sognato di vederli… Leggi tutto »Robot Giganti: l'America e il Giappone sono pronti per il duello

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Che prima o poi si arrivi alla lotta tra Robot Giganti è certo. La fantascienza ha precorso in tutto e per tutto invenzioni tecnologiche che sembravano irrealizzabili. A volte, ha persino superato le aspettative. Ebbene questo è uno di quei casi. Per tutti i bimbi cresciuti con i Trasformers, che hanno sempre sognato di vederli combattere nelle realtà, il sogno si realizza. Stavolta non arrivano da altri pianeti, ma vengono prodotti sulla Terra e, più precisamente in Giappone e negli Usa, nazioni da sempre all’avanguardia in ambito innovativo e tecnologico. 

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Il primo Robot Gigante

Esistono davvero e si trovano nella terra del Sol Levante per volontà del noto artista giapponese Kogoro Kurata. Fin da piccolo amava i robot giocattolo e la cultura giapponese attorno ai quali si creava. La passione non è mai scemata per cui, dopo aver aspettato invano che venissero inventati nella realtà, ha deciso di crearseli da solo finanziando la nascita di una azienda che li producesse a grandezza naturale, la  Suidobashi Heavy Industry (SHI).
Ha rilasciato un’intervista al The Verge, l’ambizioso magazine multimediale che esamina quotidianamente come la tecnologia cambierà la nostra vita nell’immediato futuro, nella affermato: “Non posso più aspettare! E ho iniziato a farne uno io stesso”. Così è nato il primo robot gigante chiamato Kuratas, e ovviamente costruito per combattere. Sono state state costruite varie versioni da allora. La prima già misurava 4 metri di altezza e pesava 3.629 kg, la bellezza di quasi 4 tonnellate. Il design è cambiato da allora, perfezionando sempre di più i dettagli e le armi a sua disposizione. La SHI ha infatti dotato Kuratas di una pistola simil mitragliatrice, che spara 6mila colpi al minuto e un bunker pile, un’arma micidiale, capace di sparare un singolo colpo perforante.

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Giappone vs Stati Uniti: i Robot Giganti di sfidano a duello

Dopo il grande successo cinematografico di blockbuster come Real Steel, Pacific Rim e Transformers, l’America non poteva certo restare a guardare. Così Matt Oehrlein, co-fondatore dell’americana  Megabots Inc. ha pensato bene di costruire un robot gigante, Mark II nella prima versione, che potesse sfidare sul campo Kuratas. D’altra parte, per cosa sono nati questi robot se non per combattere?
Nel 2015, il canale Youtube del colosso americano ha lanciato un video nel quale appariva la sfida: “SUIDOBASHI HEAVY INDUSTRIES! MegaBots Inc. vi sfida a duello! Voi avete un robot gigante, noi abbiamo un robot gigante. Abbiamo un dovere nei confronti degli amanti della fantascienza di questo mondo: combattere fino alla morte. Preparatevi e scegliete il campo di battaglia. In un anno combatteremo”.
La risposta giapponese non si è fatta attendere, i nipponici hanno affermato che non potevano lasciare che un altro paese li battesse perché i Robot Giganti fanno parte della loro cultura. Quindi, ecco la replica: “Megabots, grazie per il video. In nome del Giappone, noi accettiamo la tua sfida. Ma ad una condizione: il combattimento corpo a corpo sarà parte della lotta. Organizza il duello, Megabots e saremo lì per combattere. Questa sfida rimarrà nella storia come la prima battaglia al mondo tra Robot Giganti. Assicuriamoci che gli storici abbiano qualcosa su cui scrivere”.
L’anno è passato, ci sono voluti aggiornamenti e nuove armi, ma sembra che il combattimento sia finalmente pronto per il pugno d’inizio.

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Roboetologia, la scienza che stimola i bambini ad approcciarsi… alla scienza https://www.business.it/roboetologia-la-scienza-che-stimola-i-bambini-ad-approcciarsi-alla-scienza/ Thu, 12 Oct 2017 05:30:15 +0000 https://www.business.it/?p=13319 Robotica e formazione: un binomio possibile? A quanto pare sì, stando all’opinione del Dott. Edoardo Datteri, ricercatore di logica e filosofia della scienze all’Università Milano Bicocca. Nel settore della robotica educativa è un forte sostenitore di un metodo innovativo che stimola i bambini ad approcciarsi alle scienze. Inoltre, c’è anche un altro ambito della ricerca… Leggi tutto »Roboetologia, la scienza che stimola i bambini ad approcciarsi… alla scienza

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Robotica e formazione: un binomio possibile? A quanto pare sì, stando all’opinione del Dott. Edoardo Datteri, ricercatore di logica e filosofia della scienze all’Università Milano Bicocca. Nel settore della robotica educativa è un forte sostenitore di un metodo innovativo che stimola i bambini ad approcciarsi alle scienze. Inoltre, c’è anche un altro ambito della ricerca che si occupa dell’utilizzo dei robot nei reparti pediatrici degli ospedali, coinvolgendo i bambini che sono ricoverati. La robotica al servizio dei piccoli e bisognosi di cure.

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Robot bambini

La ricerca nelle scuole e negli ospedali

Il ricercatore tiene a precisare che il progetto di ricerca, dato il suo ambito, non è quello propriamente circoscritto alla tecnologia e alla robotica, bensì all’educazione. Quindi si cerca un metodo appropriato all’uso dei robot come strumenti per l’apprendimento. Grazie al suo lungimirante lavoro nel settore, Datteri è stato il promotore di giornate dedicate a questo tema, gli Educational Robotics Week, un festival tenutosi a giugno e interamente dedicato all’utilizzo dei robot guardati esclusivamente come strumenti didattici.

Una nuova scuola

«In Bicocca stiamo allestendo anche un laboratorio per le scienze cognitive e sociali che sarà dedicato alla ricerca sulle applicazioni della robotica, in primo luogo a quelle didattiche. Recentemente abbiamo acquisito anche la proprietà intellettuale di un robot messo a punto da un cittadino, Coderbot, al fine di ottimizzarlo per programmi di didattica educativa» afferma entusiasta Datteri sottolineando quando stia procedendo il progetto.
Infatti il dipartimento dell’Università Bicocca, che svolge la ricerca, sarà responsabile anche di una scuola di robotica educativa nella città di Milano, creata soprattutto per formare e preparare gli insegnanti a tale materia di educazione nei confronti dei più piccoli.

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Robot etologia

Il robot e i bambini

Il progetto che, invece, riguarda la robotica negli ospedali pediatrici, è più complesso. Di solito ai ragazzi viene chiesto come è formato un robot, come si assemblano le varie parti, come si programma il sistema operativo. “Noi presentiamo agli studenti un robot già programmato” afferma Datteri “e chiediamo loro di capire le caratteristiche del programma a partire dal comportamento della macchina. Si tratta di un approccio completamente diverso, chiamato appunto roboetologia, che promuove la scoperta scientifica a bambini dai sei anni in su».

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Elon Musk contro i soldati robot: l'intelligenza artificiale va bandita dai conflitti armati https://www.business.it/elon-musk-soldati-robot-lintelligenza-artificiale-va-bandita-dai-conflitti-armati/ Thu, 28 Sep 2017 05:30:21 +0000 https://www.business.it/?p=12981 L’Intelligenza artificiale, con i suoi possibili sviluppi e applicazioni, è un argomento che scotta. Negli ultimi tempi, i maggiori rappresentanti politici, economici e scientifici sono chiamati in causa per conoscere il loro parere: favorevoli o contrari? Timorosi o affascinati? Da qualunque lato si guardi la questione, i robot che invadono il nostro futuro sono una… Leggi tutto »Elon Musk contro i soldati robot: l'intelligenza artificiale va bandita dai conflitti armati

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L’Intelligenza artificiale, con i suoi possibili sviluppi e applicazioni, è un argomento che scotta. Negli ultimi tempi, i maggiori rappresentanti politici, economici e scientifici sono chiamati in causa per conoscere il loro parere: favorevoli o contrari? Timorosi o affascinati? Da qualunque lato si guardi la questione, i robot che invadono il nostro futuro sono una prospettiva ben poco allettante, in particolare per scopi che non riguardano né l’aiuto alla comunità né la facilitazione delle nostre azioni quotidiane.
Devono aver pensato questo e altro Elon Musk e altri 116 fondatori di aziende di A.I. e robotica quando, circa un mese fa, a Melbourne, hanno firmato una lettera chiedendo di bloccare la corsa agli “armamenti autonomi”.

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soldati robot: Elon Musk dice no

Il rischio dei soldati robot

Ci è voluta una lettera per la seconda volta. Già nel 2015, al medesimo convegno annuale della International Joint Conference on Artificial Intelligence (IJCAI), era stata sottoscritta una carta con i nomi più autorevoli del settore della ricerca universitaria e scientifica. Un esponente per tutti: Stephen Hawking, che insieme ad un centinaio di studiosi, aveva esplicitato il proprio dissenso per l’implicazione di soldati robot nei conflitti militari.
Quest’anno il monito all’ONU è stato ribadito da Musk e colleghi affinché sia vietato l’utilizzo di armamenti autonomi. Il suo invito, insieme a quello degli altri fondatori, è rivolto ai partecipanti del GGE (Esperti Governativi) ed cè quello di: “sforzarsi di trovare modi per prevenire una corsa agli armamenti autonomi, per proteggere i civili dagli abusi e per evitare gli effetti destabilizzanti di queste tecnologie.
Le armi letali autonome minacciano di essere la terza rivoluzione in campo militare. Una volta sviluppate, permetteranno ai conflitti armati di essere combattuti su una scala più grande che mai, e su scale temporali più veloci di quanto gli umani possano comprendere: sono armi che despoti e terroristi potrebbero rivolgere contro popoli innocenti, oltre che armi che gli hacker potrebbero riprogrammare per comportarsi in modi indesiderabili”.

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soldati robot: Elon Musk dice no

Un pericolo senza precedenti

Chi è a favore dell’A.I. impiegata nei conflitti militari non sa bene di cosa si tratti realmente. Perché la questione riguarda anche le responsabilità da attribuire per ogni eventuale “falla” nel sistema. Ovvero: i soldati robot saranno dotati di reti neurali che andranno a formare una scatola nera capace di prendere decisioni. Il problema è proprio questo: saranno decisioni giuste? Il robot eviterà civili e innocenti? Purtroppo non conosciamo la risposta. E se accadrà qualcosa di inevitabile, a chi dare la colpa? Ad una macchina? Chi si prenderà la responsabilità di una strage?
Le scottanti questioni riguardo l’A.I. vogliono scongiurare l’attacco dei robot verso gli esseri umani. Inoltre, hanno il pregio di far riflettere anche sulla guerra stessa, sui conflitti moderni, che non hanno più senso di esistere perché ormai le vere risorse per cui si lotta sono quelle mentali e non più i terreni conquistabili con le milizie militari.

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Elon Musk profeta contro tutti: la Terza Guerra Mondiale sarà causata dai robot https://www.business.it/elon-musk-profeta-contro-tutti-la-terza-guerra-mondiale-sara-causata-dai-robot/ Fri, 22 Sep 2017 05:30:42 +0000 https://www.business.it/?p=12857 Elon Musk punta il dito contro l'Intelligenza Artificiale, più pericolosa anche di Trump e Kim Jong-un

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Dall’intelligenza artificiale al nuovo conflitto globale

Elon Musk, sarà lui il Nostradamus 4.0? Guerra nucleare, climatica o magari direttamente l’Apocalisse: quando si pensa alla Terza Guerra Mondiale ognuno ha la sua visione, e il numero 1 di Tesla, SpaceX e Hyperloop non fa eccezione. Il fatto è che la sua è piuttosto curiosa visti i tempi, e soprattutto il capo di accusa: l’Intelligenza Artificiale provocherà la Terza Guerra Mondiale. Fine delle trasmissioni.
Insomma, non sono i potenti che giocano con il destino della Terra a preoccuparlo, come accade al resto dei comuni mortali. Trump, Kim Jong-un e Putin, per esempio, per lui nemmeno esistono. In ogni caso, sono senz’altro meno temibili dei robot. Le capacità tecnogiche dei leader del pianeta, non le loro armi belliche, sono quelle a fargli paura.
Ormai siamo nel terzo millennio e anche le profezie si adeguano. Alla tecnologia, appunto. Non è un caso che Elon Musk l’abbia affidata a Twitter, in risposta all’ultima uscita del presidente russo, il quale aveva sentenziato che soltanto le nazioni leader nel campo dell’Intelligenza Artificiale potranno dominare il mondo.

Elon Musk nel 1995

Signori dell’AI=signori del mondo

L’equazione di Elon Musk non è nuova in realtà, già in passato il genio della Silicon Valley aveva messo in guardia le persone dalle conseguenze nefaste di una AI senza controllo. La sua visione distopica dello scenario futuro era emersa persino in un animato botta e risposta con Mark Zuckerberg, signore di Facebook (e quasi del mondo), che non ci aveva pensato due volte a etichettarlo come irresponsabile per diffondere idee del genere.
Idee che invece avevano conquistato Putin al punto che il presidente russo era arrivato ad “inaugurarle” in pubblico durante la conferenza di apertura del nuovo Anno Scolastico, trasmessa – nel nome della tecnologia – via satellite: “Chi guida l’Intelligenza Artificiale sarà padrone del mondo”, aveva detto ai giovani studenti.
Il capo del Cremlino è da sempre ai ferri corti con Pyongyang e non esclude l’ipotesi di un conflitto nucleare su scala globale. In quella occasione aveva però voluto sottolineare l’importanza dell’Intelligenza Artificiale per il genere umano, non solo per la Russia. A suo avviso l’AI è portatrice di grandi possibilità ma anche di minacce di difficile previsione che possono mettere a rischio l’intero pianeta. In questo senso, chi la controlla diventa il signore del mondo nel bene o nel male.

Perché i robot sono più pericolosi della Corea del Nord

Dopo il discorso di Putin, Elon Musk è tornato a maneggiare la patata bollente, ancora una volta su Twitter e con il dente avvelenato. Prima ha postato un articolo con i pensieri del Grey Cardinal, poi ha dato il via ad una discussione sui pericoli dell’AI che ha coinvolto migliaia di seguaci.
Secondo lui, molto presto la Cina, la Russia e tutte le nazioni che dominano nel campo dell’informatica daranno vita a sistemi di intelligenza artificiale. Sarà proprio la competizione per il predominio tra queste diverse potenze a causare, con tutta probabilità, la Terza Guerra Mondiale.
Il ragionamento di Musk si basa sulla previsione di uno scenario futuro, quando le macchine prenderanno il posto dell’uomo. Allora daranno vita ad un nuovo sistema di Intelligenza Artificiale, che spaventa più delle singole volontà di leader come Putin, Trump e Kim Jong-un.
Anche sull’ultimo Musk ha le idee chiare quanto controcorrente. Ritiene che la pericolosità della Nord Corea sia sopravvalutata, visto che il Paese non ha alleanze tali da potere innescare una guerra su scala globale.
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Tesla Model 3: i primi 30 esemplari consegnati da Elon Musk il 28 luglio
Autostrade sotterranee per treni e auto: il traffico secondo Elon Musk
 

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Manipolare gli umani da parte delle macchine non è fantascienza https://www.business.it/manipolare-gli-umani-parte-delle-macchine-non-fantascienza/ Sun, 27 Aug 2017 05:30:37 +0000 https://www.business.it/?p=12201 L’uomo ama farsi dominare (dalle macchine) Manipolare gli umani con uso di sofisticate intelligenze artificiali con lo scopo di sottometterli al dominio delle macchine è un tema più volte trattato dalla fantascienza sotto varie forme ma sostanzialmente concluso sempre con la ribellione vittoriosa del genere umano. Eppure nella realtà le cose potrebbero andare diversamente, vista una presunta… Leggi tutto »Manipolare gli umani da parte delle macchine non è fantascienza

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L’uomo ama farsi dominare (dalle macchine)

Manipolare gli umani con uso di sofisticate intelligenze artificiali con lo scopo di sottometterli al dominio delle macchine è un tema più volte trattato dalla fantascienza sotto varie forme ma sostanzialmente concluso sempre con la ribellione vittoriosa del genere umano.

Eppure nella realtà le cose potrebbero andare diversamente, vista una presunta tendenza naturale nell’essere umano ad assoggettarsi alle applicazioni di Intelligenza Artificiale. Almeno a quelle più avanzate attualmente in circolazione sul mercato.

Questo è il pensiero di Liesl Yearsley, ex CEO di una startup operante nel settore degli assistenti personali virtuali basati su Intelligenza Artificiale avanzata, acquisita nei mesi scorsi da un colosso mondiale dell’informatica.

Dalla sua esperienza, maturata in vari settori d’impiego degli agenti artificiali che spazia dal personal training alle funzioni di segreteria, sembrerebbe che gli utilizzatori di entità intelligenti riescano a creare un rapporto personale profondo con l’Intelligenza Artificiale che muove questi bot.

Sempre secondo la Yearsley, intervistata da una prestigiosa rivista statunitense, gli utenti si illuderebbero molto facilmente di trovarsi di fronte ad altri esseri umani e creerebbero un rapporto di fiducia così profondo da spingerli a confidare sogni e segreti personali che con altri simili non condividerebbero.

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i robot e il lavoro del futuroRischi concreti da non sottovalutare

Uno scenario sicuramente preoccupante che potrebbe avere ripercussioni etiche veramente importanti e soprattutto pericolose. Gli studiosi, infatti, hanno sempre ipotizzato che fossero le macchine a poter subire condizionamenti dagli umani coi quali interagiscono, invece nella pratica sembra possa accadere che siano le macchine a manipolare gli umani.

Se questo fenomeno fosse confermato, non sarebbe difficile immaginare l’uso malevolo e ingannevole che alcune aziende potrebbero fare dei loro bot per manipolare l’essere umano che si affida al loro servizio.

E il rischio non riguarderebbe solo la sfera commerciale o del marketing, in quanto è scontato e comprensibile che un’industria investa nell’Intelligenza Artificiale per promuovere i propri prodotti, ma quella sociale più ampia, dove alcune ideologie o pensieri estremi potrebbero essere veicolati in modo subdolo e subliminale dagli agenti personali virtuali che dovrebbero invece aiutare l’essere umano nello svolgimento dei compiti quotidiani più comuni invece di tentare di manipolare gli umani per scopi occulti.

Tornando all’esperienza di Liesl Yearsley, l’aspetto preoccupante sta nel target che questi strumenti attualmente hanno, ovvero uomini di affari di alto livello di importanti realtà economiche, ovvero chi muove e suggerisce come governare il mondo.

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manipolare gli umani con l'intelligenza artificiale cosa succederà

Man vs AI, a vincere non saremmo noi

Le preoccupazioni riguardanti le derive indipendentiste dell’entità AI non sono certo una novità e non riguardano solo il mondo sotterraneo dei complottisti di professione. Il primo a mettere in guardia l’umanità sull’uso improprio, o spropositato, dell’Intelligenza Artificiale è Stephen Hawking, il quale da anni resiste all’entusiasmo sfrenato verso questa tecnologia.

Se lo scienziato britannico ha sempre sostenuto la ricerca nell’ambito della creazione di algoritmi che possano interagire autonomamente ed intelligentemente con l’uomo, non ha mancato di precisare che, vista la capacità cognitiva di questi dispositivi, la loro crescita potrebbe essere così veloce da cogliere impreparati anche i tecnici più competenti. In pratica, dice Hawking, tra uomo e macchina, sarebbero i primi a soccombere.

La lotta tra umanità e macchine pensanti, quindi, si sposta da uno scenario di guerra apocalittico prendendo la forma meno catastrofica, ma comunque sempre inquietante, di cordiali assistenti virtuali che siano in grado di manipolare gli umani facendogli compiere scelte all’apparenza libere che invece vengono dettate da un algoritmo. Un rischio da non sottovalutare.

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Il lavoro del futuro in mano alle macchine: ecco i mestieri e le professioni che rischiano il posto https://www.business.it/lavoro-del-futuro-mano-alle-macchine-mestieri-le-professioni-rischiano-posto/ Fri, 25 Aug 2017 06:00:17 +0000 https://www.business.it/?p=12050 Il dominio delle macchine nei luoghi di lavoro Il lavoro del futuro sarà molto diverso dall’odierno, vicino a quello immaginato dalla letteratura e dalla cinematografia fantascientifica. La sua forza principale sarà costituita dai robot, che si sostituiranno agli uomini nello svolgimento di mansioni fino a ieri impensabili. Solo negli Stati Uniti attualmente ne sono attivi 270 mila, cifra destinata… Leggi tutto »Il lavoro del futuro in mano alle macchine: ecco i mestieri e le professioni che rischiano il posto

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Il dominio delle macchine nei luoghi di lavoro

Il lavoro del futuro sarà molto diverso dall’odierno, vicino a quello immaginato dalla letteratura e dalla cinematografia fantascientifica. La sua forza principale sarà costituita dai robot, che si sostituiranno agli uomini nello svolgimento di mansioni fino a ieri impensabili. Solo negli Stati Uniti attualmente ne sono attivi 270 mila, cifra destinata a crescere molto.

La previsione dello scenario per i prossimi anni non è per niente ottimistica da certi punti di vista, ipotizza una perdita di 5 milioni di posti entro il 2020. Se non si riuscirà a far fronte a questo crollo, con soluzioni e professioni alternative, le conseguenze saranno deleterie, a maggior ragione vista la forte crisi economica (e non solo) che oggi non sembra risparmiare alcun Paese.

Saranno molti i settori interessati da questo importante cambiamento: dall’edilizia ai trasporti, dal commercio alla grande distribuzione, passando per la ristorazione, il turismo, il legale e i servizi alla persona. Questi sono solo gli ambiti più a rischio, perché la lista è destinata ad allungarsi con il progresso tecnologico che porterà a creare macchine sempre più performanti, veloci ed economiche dell’uomo.

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Il futuro di edilizia, trasporti, commercio e grande distribuzione

Edilizia

Nel settore delle costruzioni la rivoluzione è dietro l’angolo e forse riuscirà ad innovarlo dopo decenni di stasi. Il lavoro del futuro vedrà i robot sostituire i muratori. Rapidi, instancabili e tuttofare, saranno in grado di svolgere da soli più mansioni in contemporanea e di assemblare 1.000 mattoni all’ora, quantità che richiede all’uomo 2 giorni di tempo.

Trasporti

Un giorno i taxisti saranno rimpiazzati dai taxi robotici, macchine dalla guida automatica a cui stanno già lavorando in cooperazione importanti aziende automobilistiche, come le tedesche Daimler e Uber. La prima sta già sperimentando in America un camion a guida semi-automatica, il “Mercedes Benz Future Track”, con l’obiettivo di renderlo completamente autonomo a breve.

Commercio e grande distribuzione

I distributori automatici prenderanno il posto degli assistenti alle vendite. Oggi in Giappone è presente una vending machine ogni 23 persone dove si può trovare di tutto, dagli hamburger ai sex toys. Nella grande distribuzione le casse automatiche sostituiranno gradualmente i cassieri. Presto basterà entrare in un negozio con uno smartphone per avere l’addebito direttamente sulla carta o sul conto. I robot saranno utilizzati anche al posto degli addetti alla corsia, al magazzino e agli inventari.

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i robot e il lavoro del futuroIl futuro di ristorazione, turismo, legale e servizi alla persona

Ristorazione

Il lavoro del futuro farà a meno anche dei camerieri. Nei ristoranti saranno i robot ad allestire la tavola, prendere le prenotazioni, servire i clienti e sparecchiare, come accade già all’Hajime di Bangkok. In cucina aumenteranno le macchine per aiutare gli chef, tra i pochi “fortunati” a non perdere il posto perché occorre la presenza umana per raggiungere un alto livello.

Turismo

Presto saranno i robot ad accogliere le persone in hotel al posto dei receptionist. Gestiranno le operazioni di check-in, check-out e offriranno anche informazioni turistiche.

Legale

Con sorpresa le macchine sostituiranno anche le professioni legali, non solo quelle manuali e pratiche. L’azienda Jp Morgan ha già sviluppato un software che legge ed interpreta i contratti, risparmiando il lavoro degli avvocati per oltre di 360 mila ore all’anno.

Servizi alla persona

Come accade in Giappone da qualche anno, in futuro i robot si occuperanno persino di assistire gli anziani. Li supporteranno nelle più svariate attività quotidiane: dalla cura personale agli spostamenti in città, fino all’intrattenimento.

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Industria 4.0: come i robot influenzeranno il mondo del lavoro https://www.business.it/industria-4-0-come-i-robot-influenzeranno-il-mondo-del-lavoro/ Thu, 03 Aug 2017 06:00:29 +0000 https://www.business.it/?p=11656 Uno studio di TradeMachines, la più grande startup per la compravendita online dell’usato industriale, fotografa l’impatto dei robot nel processo di produzione facendo una stima delle prime previsioni. Negli ultimi 15 anni il numero di robot venduti nel mondo è aumentato del 500% e la tendenza porterà verso una sempre maggiore automatizzazione dei processi produttivi.  Se… Leggi tutto »Industria 4.0: come i robot influenzeranno il mondo del lavoro

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Uno studio di TradeMachines, la più grande startup per la compravendita online dell’usato industriale, fotografa l’impatto dei robot nel processo di produzione facendo una stima delle prime previsioni.

Negli ultimi 15 anni il numero di robot venduti nel mondo è aumentato del 500% e la tendenza porterà verso una sempre maggiore automatizzazione dei processi produttivi.  Se si pensa che le previsioni al 2099 dicono che il 70% dei lavoratori sarà automatizzato appare evidente quanto sia fondamentale interrogarsi su come i robot influenzeranno il mondo del lavoro. Non è la prima volta che succede un fenomeno di questo tipo. 200 anni fa con l’avvento della Rivoluzione Industriale circa il 99% dei lavoratori agricoli furono automatizzati e ad oggi, con l’automatizzazione del 80% del ciclo di produzione di una macchina la questione torna a essere ben attuale. In Italia il settore dell’industria 4.0 (con cui si intende, appunto, la quarta Rivoluzione industriale a seguito dell’avvento dei sistemi cibernetici) spinge la compravendita di macchinari, registrando nel 2016 un record di fatturato di oltre 42 miliardi e un + 3,5% rispetto all’anno precedente.

Ecco come la pensa Heico Koch, Ceo e fondatore di TradeMachinesla più grande startup per la compravendita online dell’usato industriale

Automazione fa rima con disoccupazione?

Anche se potrebbe sembrare così, le ricerche confutano questa equazione. La Germania, terzo mercato per robotica, ha registrato un calo del livello di disoccupazione del 37% dal 2009 al 2015. Questo perché i robot in realtà aumentano la produttività: nel solo mercato del lavoro dell’automotive americano i robot hanno creato 1,5 milioni di posti di lavoro.

Quali sono i settori maggiormente automatizzati?

Circa l’80% del totale dei robot è impiegato in quattro settori (43% nell’automotive, 21% nell’elettronica, 9% nel metallo e 7% nella chimica). Ben presto però i dispositivi automatici inizieranno a invadere la nostra vita anche in ambiti ben lontani dall’immaginario cibernetico, come la sanità, i trasporti e perfino il mondo dell’arte: un’orchestra di robot ha già effettuato una performance a Manchester.

Chi sono i protagonisti di questa corsa ai robot?

Il 70% di tutti i robot venduti nel mondo sono distribuiti in Cina, Giappone, Corea del Sud, Usa e Germania. È evidente quindi che l’asse della robotizzazione è notevolmente spostato a oriente, sia per quanto riguarda la domanda che l’offerta. In Asia la richiesta di robot cresce tre volte più velocemente che nel resto del mondo e delle cinque aziende che producono i 4/5 del totale dei robot, tre sono Giapponesi.

Cosa aspettarsi in futuro?

Le ultime tendenze in robotica evidenziano quanto importante sia la cooperazione uomo-robot. Si parla dei così detti robot collaborativi (in breve CoBots) che non lavorano più per gli uomini ma con gli uomini, facendo della tecnologia una risorsa capace di creare incredibili avanzamenti, non sempre prevedibili. La capacità di percepire persone nello spazio circostante rende i CoBots più sicuri e affidabili, forti della loro tecnologia “watch and learn” (basta accompagnare il robot nel movimento e salvarlo in memoria per integrare nuove funzionalità).

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Robot come postini, l’idea di una start-up milanese https://www.business.it/robot-come-postini-lidea-di-una-start-up-milanese/ Mon, 31 Jul 2017 06:00:39 +0000 https://www.business.it/?p=11528 Arriva dall’azienda italiana e-Novia un robot per consegnare pacchi a domicilio. Si chiama Yep e da settembre sarà sul mercato. Un’innovazione tecnologica al passo coi tempi. Con le app sullo smartphone si può fare di tutto: pagare, ordinare libri e trasportare della merce. Proprio così. L’azienda milanese e-Novia ha realizzato un robot in grado di… Leggi tutto »Robot come postini, l’idea di una start-up milanese

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Arriva dall’azienda italiana e-Novia un robot per consegnare pacchi a domicilio. Si chiama Yep e da settembre sarà sul mercato. Un’innovazione tecnologica al passo coi tempi.

Con le app sullo smartphone si può fare di tutto: pagare, ordinare libri e trasportare della merce. Proprio così. L’azienda milanese e-Novia ha realizzato un robot in grado di percorre tragitti prestabiliti solo con l’uso di un’applicazione.
Il robot in questione si chiama Yep (acronimo di  Your Autonomous Pony Express) ed è stato studiato per chi necessita di servizi di trasporto in città.
traffico

Come funziona Yep

Per controllarlo basta accedere alla funzione dal proprio telefonino, impostare il percorso e dare l’ok per farlo partire. La forma ricorda quella di un carrello, tanto che è dotato di ruote di piccole dimensioni. Il sistema di funzionamento è quello della guida autonoma, con sensori e impianti che riconoscono la strada, i cartelli e i semafori. In questo modo il robot Yelp è sicuro anche sotto l’aspetto dell’energia. Con la sua velocità può raggiungere gli 80 km, con picchi anche di 20 km/h (la velocità di una bicicletta).
trasporto

Le soluzioni

Può capire che il destinatario di un pacco abiti in una zona dai tratti sterrati o in vie interne circondate da rotatorie o attraversamenti. Per il recapito non ci sono problemi dato che Yep riconosce gli ostacoli (autobus, strisce pedonali, isole di traffico) regolando la velocità e la mappatura del percorso. Per memorizzare la strada il robot utilizza videocamere e sensori laser. E’ possibile aggiornare le mappe, così da evitare zone con lavori in corso o strade chiuse. Oltre che dalle rotelle, Yep ha una struttura di colore nero che sorregge un ampio spazio per l’immissione e il ritiro dei pacchi.
strada

I robot alternativi al postino

Trasportando della merce con un robot si evitano gli eventuali problemi tipici della trasporto tradizionale come i  ritardi nella spedizione o le giacenze. La multinazionale che per prima ha sperimentato un modo nuovo di spedizione è stata Amazon con i suoi droni. Il 7 dicembre del 2016 ha effettuato la prima consegna con questo strumento: ad un signore di mezza età residente nella campagna di Cambridge, il gruppo di Jeff Bezos ha recapitato un decoder per la tv che aveva ordinato online. Poco dopo l’uomo ha chiesto del cibo per il proprio cane che Amazon gli ha puntualmente portato. Per il trasporto il drone ha impiegato 13 minuti, partendo dal magazzino situato a Cambridge. Fra i paesi che stanno considerando i robot come postini c’è la Svizzera, che ha stretto un accordo con la società Starship Technologies per portare pacchi e lettere. C’è il rischio che questi robot rimpiazzino il lavoro umano? Per Claudia Pletscher, responsabile sviluppo di Poste Elvetiche, il lavoro delle macchine sarà complementare a quello umano soprattutto per gli spostamenti a corto raggio.
 
Fonte principale originale: wired.it

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Come i Robot cambieranno il mondo: Intelligenza Artificiale e Big Data https://www.business.it/robot-cambieranno-mondo-intelligenza-artificiale-big-data/ Thu, 08 Jun 2017 07:00:53 +0000 https://www.business.it/?p=9336 È una delle domande più frequenti del nostro tempo: la tecnologia che avanza ci toglierà posti di lavoro? Verremo sostituiti dai robot? La storia ci insegna che ci sono rivoluzioni che sconvolgono il mondo ed il ruolo dell’uomo sul pianeta, rivoluzioni che cambiano i paesaggi e modificano usi e costumi degli abitanti della Terra. La… Leggi tutto »Come i Robot cambieranno il mondo: Intelligenza Artificiale e Big Data

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È una delle domande più frequenti del nostro tempo: la tecnologia che avanza ci toglierà posti di lavoro? Verremo sostituiti dai robot?

La storia ci insegna che ci sono rivoluzioni che sconvolgono il mondo ed il ruolo dell’uomo sul pianeta, rivoluzioni che cambiano i paesaggi e modificano usi e costumi degli abitanti della Terra. La celebre ‘rivoluzione industriale’ partita dall’Inghilterra sul finire del XVIII secolo, fu il primo vero e proprio scossone dell’era moderna. Fu un cambiamento radicale che trasformò completamente il mondo intero, formando quei grandi agglomerati urbani che prima erano solo fortini riforniti dalle indispensabili campagne.

Il grande esodo dalle zone rurali alle città, per lavorare nelle neonate industrie, fu un movimento di folle senza precedenti: gli esperti affermano che tutto ciò sia stato nulla in confronto a ciò che sta per succedere.

L’industria 4.0 travolgerà il mondo: Machine Learning, Big Data, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, Robot, Digitale, una rivoluzione epocale per cui, probabilmente, non abbiamo un buon libretto d’istruzioni.

Cercheremo le risposte raccogliendo e rielaborando opinioni di esperti e studi di settore, partendo dalla certezza che questo cambiamento alle porte, sarà ancora più radicale ed invasivo rispetto alle grandi svolte del passato, che l’automazione non raggiungerà soltanto le industrie ma anche le banche, i cantieri, i negozi e perfino le nostre case.

Si creeranno certamente nuove occupazioni legate soprattutto alla programmazione ed alla manutenzione di tutti i nuovi strumenti, ma riusciranno a compensare le perdite dei posti di lavoro polverizzati dall’introduzione delle macchine?

Questa massiccia caduta dell’occupazione interesserà sicuramente il nostro Paese, la cui crescita procede sempre più lentamente, ma non sarà certo solo l’Italia a piegarsi all’avanzata dell’intelligenza artificiale.

Diversi studi hanno confermato che addirittura metà dei lavoratori mondiali, svolgono attività soggette a possibili introduzioni di automazioni, ed addirittura, fa ancora più impressione il dato ufficiale di coloro che saranno ‘sostituibili’: il 47% degli occupati.

Soggetti e non soggetti alla rivoluzione

Si calcola che saranno addirittura più di un miliardo le posizioni messe a rischio dall’intelligenza artificiale e dai robot, di cui ben 700 milioni tra l’India e la Cina.

Un dato estremamente sconcertante, e se vi sembra un riscontro esotico e lontano da noi, le ricerche hanno prodotto analisi devastanti anche sul territorio europeo: 54 milioni di posti di lavoro a forte rischio, con un monte stipendi totale di 1700 miliardi di euro, per quanto riguarda i 5 paesi presi in considerazione (Francia, UK, Spagna, Germania ed Italia).

Ma non dobbiamo vedere tutto grigio: ci sono alcune professioni che non saranno soggette a questo ingente cambiamento, si tratta degli psichiatri e… udite udite: i deputati, altro privilegio che continuerà ad alimentare il fuoco di poltrone, che già arde impetuoso, dalle nostre parti.

Ma la vera motivazione per cui non dobbiamo disperarci per il futuro dei nostri  figli, nipoti e pronipoti, è che molti esperti parlano di un grande assestamento che avverrà dopo l’enorme scossa. Ci sarà un periodo di transizione da superare, ma se tutti remeranno nella stessa direzione della tecnologia, compresi i Governi degli Stati mondiali, dalla grande rivoluzione il mondo trarrà beneficio e ci sarà una ricollocazione cospicua dei lavoratori del globo.

La Riprogrammazione

Un aspetto fondamentale per fronteggiare questa serie di enormi cambiamenti è, senza dubbi, la necessità di riprogrammare la società, ma in che termini?

Dovremo essere preparati a ciò che accadrà ed aumentare la nostra prontezza di riflessi di fronte a queste grandi scosse, tutto parte dall’istruzione, dall’educazione, dalla programmazione.

Dovranno essere formate figure tecnicamente e professionalmente in grado di adattarsi al futuro, sfruttare al meglio quello che gli esperti chiamano ‘potenziale umano’, quel mix di intelligenza emozionale, analisi critica e, soprattutto, creatività, che distinguerà sempre e comunque l’uomo dalla macchina.

In molti sono concordi sul fatto che la rivoluzione dell’automazione non potrà colpire integralmente tutti i settori, ci sono ambiti su cui non si può prescindere dall’acume umano, dovremo essere bravi proprio in questo: riprogrammare la nostra mente per non diventare ‘sostituibili’.

Anche se l’intelligenza artificiale ha dei margini di azione sconfinati, la creatività e l’emozione umana, non potranno mai essere coniate né riprodotte, per cui saranno queste le leve fondamentali della crescita. Dunque, ciò che gli inglesi hanno definito ‘re-skilling’ dovrà essere il presupposto necessario per prepararci alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale.

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L’Italia dei robot

Quali sono le caratteristiche più tipiche che rendono l’Italia famosa in tutto il mondo?

Proviamo a rispondere con semplicità: l’arte e la cucina.

Proprio queste due parole sono il monito di un Paese avvantaggiato, di fronte al sopraggiungere di una massiccia automazione.

L’Italia ha una grande tradizione di creatività ed imprenditorialità, d’iniziativa e capacità di adattamento: tra tutti i difetti che il mondo può attribuire al popolo italiano, ci sono pregi indiscutibili, che, in questo ambito, potrebbero risultare decisivi.

Arte e cucina sono sinonimo di estro, fantasia, inventiva, è la parte destra del cervello che lavora intensamente: sono le armi principali per non farsi travolgere dal processo che disintegrerà milioni di posti di lavoro.

Proprio per questo ci sentiamo di affermare che l’Italia può considerarsi avvantaggiata rispetto a paesi in cui certi meccanismi emozionali vengono meno, per storia e tradizione.

Non ci sono dubbi a riguardo della lenta crescita economica italiana e del grosso ritardo rispetto alle principali potenze mondiali, ma ci sono altre risorse che devono essere esaltate e valorizzate, visto che spesso ce ne dimentichiamo.

Prendiamo, ad esempio, l’educazione scolastica: ancorati ad un sistema vecchio ed ingiallito, ci scordiamo della necessità di coltivare quel ‘potenziale umano’ di cui abbiamo parlato, indispensabile per farsi trovare pronti di fronte al cambiamento. Molto spesso, nelle scuole, vengono penalizzate le menti creative che tendono ad uscire dagli schemi.

Ecco, il primo passo verso la riprogrammazione, è cercare di incanalare queste caratteristiche, tipicamente emozionali, di cui il popolo italiano dispone per cultura ed essenza, in direzioni utili ad affrontare l’avvento dell’intelligenza artificiale.

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Fonte originale principale: www.repubblica.it

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Il magazzino Amazon diventa 4.0 anche in Italia https://www.business.it/il-magazzino-amazon-4-0-anche-in-italia/ Fri, 05 May 2017 06:00:13 +0000 https://www.business.it/?p=8595 La logistica, così come l’industria, deve mantenersi al passo con i tempi. E per fare ciò è necessario che, anche in questo ambito, si affacci l’alta tecnologia. A fare da ‘precursore’, allora, ci pensa Amazon, il colosso mondiale del commercio elettronico: il prossimo autunno, infatti, il nuovo magazzino Amazon di Passo Corese – nei pressi… Leggi tutto »Il magazzino Amazon diventa 4.0 anche in Italia

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La logistica, così come l’industria, deve mantenersi al passo con i tempi. E per fare ciò è necessario che, anche in questo ambito, si affacci l’alta tecnologia. A fare da ‘precursore’, allora, ci pensa Amazon, il colosso mondiale del commercio elettronico: il prossimo autunno, infatti, il nuovo magazzino Amazon di Passo Corese – nei pressi di Roma – sarà uno dei pochissimi centri logistici dell’azienda in cui i robot sostituiranno i magazzinieri.
O meglio: i robot coadiuveranno e agevoleranno il lavoro dei magazzinieri, che saranno comunque presenti. Lo scopo è naturalmente quello di supportare il lavoro degli operatori, alleggerendone i compiti e ottimizzando i tempi.
Sono solo altri 5, dei 31 totali che Amazon possiede in Europa, i magazzini che hanno un’automazione così spinta.

Come è fatto il nuovo magazzino Amazon?

Per riuscire ad immaginare come funzionerà, si può prendere a modello il magazzino Amazon di Dunstable, uno dei tre centri logistici UK in cui il modello 4.0 è ormai saldamente radicato.
Qui, ovviamente, gli scaffali sono sistemati lungo innumerevoli corsie. Quello che colpisce è che siano recintate: agli operatori, infatti, è vietato aggirarsi tra le corsie, alla ricerca prima dello scaffale e poi del prodotto giusto. Non è più l’uomo che si dirige verso lo scaffale, ma è lo scaffale che si muove verso l’operatore. Al magazziniere resta sempre il compito di estrarre o inserire prodotti, su quello stesso scaffale che si sarà mosso verso di lui autonomamente.
magazzino amazon-recinto-corsie
Il dispendio di energia, per la persona, è senz’altro ridotto. Il robot permette di evitare lunghi tragitti attraverso le corsie e, di conseguenza, di recuperare quel tempo che altrimenti si sarebbe perduto nello svolgere quel compito.
Come spiega Stefano Perego, direttore operation in UK dove gestisce l’attività di tutti i 12 magazzini presenti, “C’è un evidente efficientamento. Stimiamo fino al 15% di volumi in più trattati, a parità di superficie”.
Nel magazzino Amazon 4.0, però, non vengono trattati prodotti ingombranti o abbigliamento. Almeno per ora.

Pregi e difetti del magazzino Amazon 4.0

L’efficienza data dall’automazione, all’interno del magazzino Amazon, è un aspetto sicuramente rilevante e ben riconoscibile. La riduzione dei tempi di percorrenza delle corsie, mansione che diventa di esclusiva competenza dei robot, lascia agli operatori la possibilità di occuparsi dello smistamento dei prodotti in maniera più funzionale.
Ad oggi, i “robot magazzinieri” svolgono turni lavorativi di ben 20 ore giornaliere, con 4 ore di stop per cambi turno e piccole manutenzioni.
Uno dei limiti che, però, al momento si può riscontrare è la necessità di dover fermare tutto in caso di guasto. Per il futuro, è prevista l’introduzione di giubbotti – chiamati “Cerberus Vests” – attraverso i quali i tecnici manutentori potranno veicolare a sé soltanto quegli scaffali robot che richiedono un intervento manutentivo, senza perciò fermare l’intero ‘parco macchine’.
Altro aspetto critico potrebbe essere l’impatto occupazionale. A Passo Corese, dove il magazzino Amazon avrà come fulcro di tutto la logistica automatica, a fianco dei mille robot magazzinieri impiegati è stato previsto di assumere – nel giro di tre anni – fino a 1200 persone. Un numero considerevole, ma ad ogni modo inferiore alle 1500 unità di personale presenti, ad esempio, nel magazzino Amazon ‘tradizionale’ di Castel San Giovanni (PC).
Anche in questo caso, Perego tiene a precisare che la logistica automatica non porterà alla perdita di posti di lavoro, poiché la fase automatizzata riguarda solo quel passaggio che vede, nel magazzino tradizionale, i magazzinieri spostarsi tra gli scaffali. Anzi, sottolinea, “Aumenterà la produttività con tutto ciò che consegue”.

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AIRBUS POP UP SYSTEM LA MACCHINA VOLANTE https://www.business.it/airbus-pop-system-la-macchina-volante/ Tue, 21 Mar 2017 08:40:27 +0000 https://www.business.it/?p=7828 La macchina volante: un classico di ogni film del futuro, una sorta di chimera che l’uomo sogna di raggiungere da decine d’anni, ormai è un progetto destinato a realizzarsi? Airbus dice di sì. L’azienda francese, colosso nella produzione di aerei internazionali, sta diversificando i propri interessi e mettendo in atto importanti studi per produrre veicoli… Leggi tutto »AIRBUS POP UP SYSTEM LA MACCHINA VOLANTE

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La macchina volante: un classico di ogni film del futuro, una sorta di chimera che l’uomo sogna di raggiungere da decine d’anni, ormai è un progetto destinato a realizzarsi?

Airbus dice di sì.

L’azienda francese, colosso nella produzione di aerei internazionali, sta diversificando i propri interessi e mettendo in atto importanti studi per produrre veicoli molto particolari.

Al Motor Show 2017 di Ginevra è stato presentato “POP UP SYSTEM”, un prototipo eccezionale, una vettura che si trasforma in un drone, quindi, può volare!

PopupmachhinavolanteIIICompletamente elettrica, basterà collegarla alla corrente per ricaricarla, non esiste lo sterzo, la guida è totalmente autonoma, utilizza l’intelligenza artificiale per decidere il percorso migliore.

POP UP è la soluzione finale al traffico cittadino, trasformandosi in un drone, diventa a tutti gli effetti una macchina volante, eliminando così il problema delle code in strada, nonché combattendo la piaga dello smog.

Niente più noie, neppure per il parcheggio, POP UP, infatti, è una capsula che si collega perfettamente ad un sistema di convoglio-mezzi, tutto ciò eliminerà tutti quei tempi morti in cerca di parcheggio, che tanto ci fanno innervosire.

Questa macchina volante è una vera e propria auto modulare, capace di cambiare forma e sostanza in pochissimi secondi.

Il veicolo è formato da tre parti differenti: la capsula che accoglie i due passeggeri, il rotore con le quattro eliche ed un modulo terrestre: a seconda delle necessità, si potrà utilizzare uno dei diversi moduli.

Quando si userà il rotore con le eliche, POP UP effettuerà un decollo verticale e spiccherà il volo verso la destinazione finale.

Il cruscotto è, di fatto, uno schermo molto grande, con cui i passeggeri potranno interagire per scegliere la destinazione finale e scoprire i luoghi, le attività, i negozi e gli uffici che ci sono nei paraggi.

Inoltre, il veicolo integra anche la realtà aumentata per poter interagire con l’esterno.

Per portare avanti il progetto della macchina volante, Aribus ha chiesto l’aiuto dell’azienda italiana Italdesign, che già collabora con grandi marchi del settore automobilistico come Alfa Romeo e Volkswagen.

L’esperienza di Italdesign ha permesso ad Airbus di perfezionare il funzionamento di POP UP.

Non sappiamo ancora quando il veicolo sarà messo in commercio: al momento Airbus sta ancora lavorando al suo sviluppo.

Quante volte abbiamo sognato di sorvolare le lunghe file ai semafori, le immense ed interminabili colonne in tangenziale, quante volte avremmo desiderato essere in quei visionari film di fantascienza che immaginano un futuro supersonico?

Siamo alle porte di questa svolta epocale e ciò che fino a poco tempo fa ci sembrava soltanto un montaggio assurdo di un film fatto al computer, presto sarà la pura realtà.

Gianluca Parodi

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L’era delle piattaforme: come ragionare in ottica platfirm https://www.business.it/lera-delle-piattaforme-come-ragionare-in-ottica-platform-guida/ Mon, 20 Mar 2017 08:00:18 +0000 https://www.business.it/?p=4453 In un supplemento speciale al numero 7/8 dello scorso anno dell’Harward Business Review, la società di consulenza OpenKnowledge (parte del gruppo BIP – Business Integration Partner, italianissima multinazionale della consulenza in grande crescita) indagava le implicazioni del modello piattaforma nel business e nelle organizzazioni contemporanee. La questione sollevata sull’illustre periodico è: “Come le aziende piattaforma… Leggi tutto »L’era delle piattaforme: come ragionare in ottica platfirm

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In un supplemento speciale al numero 7/8 dello scorso anno dell’Harward Business Review, la società di consulenza OpenKnowledge (parte del gruppo BIP – Business Integration Partner, italianissima multinazionale della consulenza in grande crescita) indagava le implicazioni del modello piattaforma nel business e nelle organizzazioni contemporanee. La questione sollevata sull’illustre periodico è: “Come le aziende piattaforma ridisegnano la co-creazione del valore, la competizione sui mercati, l’organizzazione e la leadership?” Domanda non da poco, alla quale i consulenti di OpenKnowledge e BIP hanno risposto con un corposo saggio e con la constatazione di essere nella Platfirm Age, l’era delle piattaforme.
Al di là delle grandi multinazionali della new economy (da Airbnb a Facebook, a Amazon), come possono le aziende tradizionali usufruire del modello piattaforma? Quali considerazioni possono fare e come possono interpretare la realtà traendo vantaggio da questo nuovo e straordinario modello organizzativo e di business?
OpenKnowledge e BIP hanno elaborato il modello TDD – Thinking Design Deploying, un approccio consulenziale utile a progettare una platform strategy.
L'era delle piattaforme

1 – L’era delle piattaforme: Platfirm Strategy

“Siamo nell’era delle piattaforme”, si legge nell’inserto: l’era cioè di una nuova rivoluzione industriale abilitata dal digitale e da tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, la robotica, i big data, che influenzano l’ambiente circostante e i nostri comportamenti. I modelli di business fondati su queste tecnologie e sugli assunti che vedremo a breve crescono in fretta e scalano il mercato a ritmi fino a poco fa impensati, rivoluzionando i propri settori di appartenenza, il modo in cui le aziende creano valore e i nostri modelli di consumo e di interazione come utenti.
Le piattaforme, infatti, propongono un modello economico completamente diverso da quelli tradizionali: un modello disruptive che favorisce un aumento della produttività, una spinta all’innovazione, e una maggiore efficienza (pensate alle piattaforme di sharing o aia grandi market place, che fanno incontrare domanda e offerta senza intermediazioni).
Anche le aziende tradizionali hanno bisogno di innovarsi e trasformarsi secondo i modelli delle Platfirm. Come abbiamo già avuto modo di dire qui però non basta digitalizzare i canali tradizionali (ad es. rendendo digitale un customer care, o aprendo un sito e-commerce), bisogna piuttosto “pensare digitale”, immaginando nuovi modelli di business e organizzativi che come le Platfirm abbiano alcune caratteristiche specifiche.

2 – L’era delle piattaforme: il modello TDD Thinking

Come funziona il modello piattaforma? Come nasce e come si sviluppa? Innanzitutto bisogna mettersi in ascolto delle esigenze e dei feedback degli utenti del nostro servizio o prodotto, utilizzando tecniche come ricerche netnografiche, analisi di benchmarking, community mapping, hackaton (leggete qui).
Una volta individuate le esigenze, è possibile progettare le interazioni primarie tra gli utenti e la piattaforma e tra le varie tipologie di utenti (produttori e consumatori), interazioni che saranno concretamente disegnate nella fase successiva.

3 – Designing

Con metodologie di co-progettazione, e cioè coinvolgendo direttamente i potenziali utilizzatori della piattaforma e tutti coloro che sono implicati nell’erogazione del servizio, bisogna disegnare l’intero ecosistema nel quale la piattaforma si collocherà: non la singola app o sito web, ma l’architettura intera tra hardware, software, protocolli di connessione, dati, network, mappando gli attori (sia umani che tecnologici) che in base al servizio saranno connessi, scambieranno informazioni e creeranno valore dentro e fuori la piattaforma.
A questo punto potete costruire personas, journeys, etc., disegnando l’esperienza dei beneficiari della piattaforma, partendo sempre prima di tutto dalle interazioni per proseguire poi con il design vero e proprio delle interfacce e degli strumenti, effettuato sempre con metodologie agili.
L'era delle piattaforme

4 – Deploying

A questo punto la piattaforma è on line, ma il lavoro non è finito: siete partiti con un sviluppo iniziale a funzionalità limitate (MVP – Minimum Viable Platfirm), ora dovete arricchire continuativamente la piattaforma guidati dai feedback dei partecipanti.
A questa attività di design continuo si aggiunge un’attività di management della piattaforma, che ne stimoli la crescita organica attraverso la partecipazione di tutti i beneficiari. È fondamentale quindi definire una content strategy che animi la piattaforma e pianificare con attenzione le attività di community management per mantenere vivo l’interesse degli utenti a partecipare e contribuire all’intero sistema.

5 – L’era delle piattaforme: rivedere i modelli aziendali

Guardando ai modelli piattaforma, le aziende tradizionali devono ripensare le proprie funzioni aziendali e la logica del lavoro in una nuova ottica di servizio.
L’aspetto più rilevante è sicuramente la capacità di sfruttare al meglio fattori produttivi sia esterni che interni all’organizzazione attraverso la connessione tra elementi fisici ed elementi digitali, trasformando le funzioni aziendali tradizionali con le logiche platfirm.
In una platfirm infatti, la produzione del valore è spostata fuori dall’organizzazione e deriva dalla capacità di creare e gestire le interazioni tra i vari attori dell’ecosistema, sistema molto lontano dal tradizionale modello a silos nel quale le funzioni aziendali sono per la maggior parte indipendenti l’una dall’altra. Nello scenario contemporaneo, in cui si disegnano esperienze e si progetta il tempo delle persone che utilizzano le nostre piattaforme, discipline un tempo lontane tra loro si intersecano, richiedendo al management una nuova consapevolezza: si pensi, ad esempio, alle nuove frontiere del marketing, sempre più digital tra big data, growth haking, etc.
Per replicare i vantaggi delle piattaforme, perciò, è necessario immaginare:

  • Nuovi modelli di leadership a incentivo, non più a comando e controllo, che stimolino gli utenti a intervenire
  • Nuove logiche di storytelling, che creino il senso di appartenenza ad una community
  • Nuove strategie di business disruptive, che innovino radicalmente il settore di riferimento
  • Nuove logiche di servizio a connessione costante con i beneficiari, sviluppate attraverso una strategia multicanale.

6 – L’era delle piattaforme: progettare il tempo

Quando progettiamo una piattaforma stiamo progettando un servizio e la modalità con cui i beneficiari lo utilizzeranno. Questo significa che di fatto stiamo progettando il tempo delle persone.
Ogni giorno generiamo quantità enormi di dati e di informazioni, e a nostra volta fruiamo di quelle generate da altri: si parla perciò di Anticipatory design, con il quale il progetto dell’esperienza utente viene semplificato il più possibile con decisioni e percorsi automatici che anticipano la nostra volontà. La possibilità di ipotizzare le scelte di qualcun altro non è completamente arbitraria, ma si fonda sui dati che abbiamo a disposizione sugli utenti e sui loro comportamenti sul web grazie al digitale e ai tanti strumenti di misurazione che ci fornisce. L’evoluzione di queste tendenza progettuale sarà l’intelligenza artificiale, i cui agenti intelligenti (assistenti virtuali o bot) prenderanno decisioni e svolgeranno compiti . Quando progettiamo una piattaforma dobbiamo pertanto tenere conto concretamente dell’aspetto tempo, e di come questo può incidere sulla vita delle persone.
Chiara Patitucci

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Sedric è l'auto del futuro: un salotto su 4 ruote https://www.business.it/auto-del-futuro-un-salotto-4-ruote/ Thu, 16 Mar 2017 08:19:53 +0000 https://www.business.it/?p=7758 Ecco l’auto del futuro: senza volante e senza pedali. Il gruppo Volkswagen ci presenta il nostro destino, decisamente un nuovo ed inedito modo di viaggiare. Al Salone di Ginevra 2017, il colosso tedesco, ha presentato in anteprima mondiale la concept “Sedric”, l’acronimo di “Self driving car”, prototipo a trazione elettrica e guida autonoma di livello… Leggi tutto »Sedric è l'auto del futuro: un salotto su 4 ruote

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Ecco l’auto del futuro: senza volante e senza pedali.

Il gruppo Volkswagen ci presenta il nostro destino, decisamente un nuovo ed inedito modo di viaggiare.

Al Salone di Ginevra 2017, il colosso tedesco, ha presentato in anteprima mondiale la concept “Sedric”, l’acronimo di “Self driving car”, prototipo a trazione elettrica e guida autonoma di livello 5, il più avanzato fra quelli Sae.

Un’auto del futuro, se così possiamo definirla, che costituisce una chiara indicazione sul futuro “green” del mondo dell’automobile: Volkswagen ha già progettato  ben 30 nuovi modelli a batteria, pronti a stravolgere il mercato mondiale da qui al 2025

                     Sedric1

Sedric è una sorta di Taxi robot, un salotto telecomandato che ti viene a prendere dove vuoi e ti porta dove desideri.

Con un’interazione simile a quella di David Hasselhoff con la sua Supercar, potremmo richiamare la nostra auto del futuro con una chiave digitale.

L’intelligenza artificiale del dispositivo sarà elevatissima, comandi vocali ed app speciali, creeranno un vero e proprio rapporto uomo-macchina che porterà i livelli di automazione a picchi altissimi.

L’ambiente interno dell’auto sarà accogliente e confortevole, con sedili in pelle e un grande schermo touchscreen, basterà sedersi e lasciarsi portare nel posto desiderato, un po’ come su di una carrozza, soltanto che invece dei cavalli, a muovere il mezzo è un cervello elettronico interattivo.

                     Sedric2

Sedric è stata concettualmente sviluppata dal Future Center Europe, a Potsdam, in Germania, in collaborazione con il centro ricerche Volkswagen di Wolfsburg: è costruita sulla piattaforma Meb, sfruttando un hardware composto da laser, Lidar, radar e telecamere: indispensabili per la funzione di guida autonoma.

Sono state preventivate anche alcune piccole suggestioni come piccole piante che purificano l’ambiente interno della “carrozza” ed un parabrezza che memorizza le informazioni utili per i passeggeri.

Gianluca Parodi

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Robot e responsabilità. Nuove norme dall’UE https://www.business.it/robot-e-responsabilita-nuove-norme-dallue/ Thu, 23 Feb 2017 08:00:02 +0000 https://www.business.it/?p=7357 Robot e responsabilità, nuove norme in arrivo dall’Unione europea. Nei giorni scorsi, gli eurodeputati hanno approvato a maggioranza una risoluzione per richiedere alla commissione di seguire lo sviluppo della robotica e, in particolare, definire norme per inquadrare il rapporto fra robot e responsabilità: responsabilità civile, responsabilità penale, gestione dati, sicurezza, privacy e, finanche, norme etiche per… Leggi tutto »Robot e responsabilità. Nuove norme dall’UE

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Robot e responsabilità, nuove norme in arrivo dall’Unione europea. Nei giorni scorsi, gli eurodeputati hanno approvato a maggioranza una risoluzione per richiedere alla commissione di seguire lo sviluppo della robotica e, in particolare, definire norme per inquadrare il rapporto fra robot e responsabilità: responsabilità civile, responsabilità penale, gestione dati, sicurezza, privacy e, finanche, norme etiche per prevenire i casi di ribellione dei robot, come decenni di letteratura sull’intelligenza artificiale ci hanno insegnato.

Robot e responsabilità. Il caso delle auto senza conducenti

Non sono questioni futuribili ma problemi del nostro presente. Come comportarsi e a quali norme fare appello in caso di incidenti con auto senza conducenti? Come definire la responsabilità civile e penale nel caso ci siano vittime? Gli eurodeputati hanno proposto un regime di assicurazione obbligatoria per questo tipo di auto e un fondo integrativo per garantire il risarcimento alle vittime.

Verso il riconoscimento di status giuridico

La riflessione su robot e responsabilità, sostengono gli eurodeputati, dovrà portare, nel tempo, al riconoscimento di uno specifico status giuridico dei robot che permetta di chiarire in che misura il robot è responsabile in caso di danni. I robot, grazie a un’intelligenza artificiale sempre più sofisticata, possono già assumere decisioni autonome, capaci di innescare azioni e reazioni. Come comportarsi, allora, in caso di macchine inefficienti, “impazzite” o, peggio, volontariamente “ribelli”? Si tratta di un tema classico della letteratura di fantascienza ma che sembra diventare per noi sempre più vicino. Anche per questo, sostengono dall’Europarlamento, è necessario capire come individuare la responsabilità in capo ai robot. Ci sono poi le questioni relative alla gestione dei dati, alla gestione delle immense quantità di informazioni che i robot utilizzano e che richiamano, pertanto, problemi di privacy e sicurezza. Alla luce di tutte queste implicazioni su robot e responsabilità, i deputati europei intendono definire un codice di condotta volontario che progettisti e ricercatori dovranno sottoscrivere, impegnandosi così a rispettare alcune norme legali ed etiche di base, prima fra tutte il rispetto della dignità umana. Tali norme potranno essere utilizzate per definire standard condivisi a livello europeo.

Robot e responsabilità nel mercato del lavoro

Parlando di robot non si può non parlare delle implicazioni che la robotica ha avuto, e continuerà ad avere, nel mondo del lavoro. I robot uccidono il mercato del lavoro? Ammazzano oppure creano nuovi posti di lavoro? Il settore della robotica, nello specifico, è in crescita: +29% la vendita dei robot nel mondo nel 2014, secondo i dati forniti da Federation of Robotics. D’altra parte, però, più robot nelle catene di montaggio determinano meno operai al lavoro. Anche questa è una delle motivazioni per cui gli eurodeputati chiedono norme nuove per regolamentare il rapporto fra robot e responsabilità. Qui le dichiarazioni di Mady Delvaux, del Parti ouvrier socialiste luxembourgeois, relatrice della risoluzione dell’Europarlamento.

[Foto di Kai Schreiber-Wikimedia]

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Agility Robotics presenta Cassie, il robot bipede https://www.business.it/agility-robotics-presenta-cassie-il-robot-bipede/ Sun, 19 Feb 2017 08:00:05 +0000 https://www.business.it/?p=7321 L’Agility Robotics, azienda spin-off dell’Oregon State University, ha ufficialmente annunciato il suo nuovo robot bipede: Cassie. Robot bipede agile e dinamico Cassie è un robot bipede camminatore, agile e dinamico, abbastanza differente da quelli finora proposti perché si pone l’obiettivo di poter camminare in maniera simile a un umano. Queste caratteristiche lo rendono adatto ad affrontare diversi… Leggi tutto »Agility Robotics presenta Cassie, il robot bipede

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L’Agility Robotics, azienda spin-off dell’Oregon State University, ha ufficialmente annunciato il suo nuovo robot bipede: Cassie.

Robot bipede agile e dinamico

Cassie è un robot bipede camminatore, agile e dinamico, abbastanza differente da quelli finora proposti perché si pone l’obiettivo di poter camminare in maniera simile a un umano. Queste caratteristiche lo rendono adatto ad affrontare diversi tipologie di ambienti e terreni, anche complessi, riducendo al minimo la possibilità di cadere. Tutto ciò è fondamentale se si vuole impiegare il robot in situazioni solitamente adatte a un umano.

Nel video potete osservare Cassie in azione all’interno dei laboratori della Agility Robotics e anche in varie tipologie di ambienti. Il modello presentato nel video è stato sviluppato in circa tre mesi e, considerando il tempo di progettazione e collaudo necessario, sembra davvero sorprendente.
Dal video è facile notare come questo robot bipede si adatti facilmente alle più svariate situazioni e ai differenti terreni anche con equilibrio molto precario; riesce perfino a stare, senza problemi, sotto la pioggia.
Se si osserva bene Cassie è più facile associarlo alle sembianze di uno struzzo piuttosto che a quelle di un umano. Questo non perché gli ingegneri che l’hanno progettato volessero imitare uno struzzo ma semplicemente perché, studiando vari tipi di strutture e la dinamica della camminata, hanno pensato che questa fosse la soluzione migliore per ottenere un robot bipede agile, efficiente e robusto.
robot_bipede
Nonostante l’Agility Robotics sia una compagnia molto giovane, ha già un’esperienza maturata nello sviluppo di altri robot bipedi, predecessori di Cassie. Dalle passate esperienze, i componenti di quest’azienda hanno potuto osservare cosa andava migliorato e quali fossero i punti deboli da migliorare fino ad arrivare al risultato finale rappresentato da Cassie.
Alcune caratteristiche particolari di Cassie:

  • La specifica conformazione delle gambe di questo robot bipede è pensata per ottimizzare l’efficienza, favorendo l’uso di motori piccoli rispetto ai predecessori.
  • Ogni gamba ha 3 gradi di libertà, come un umano: in questo modo, oltre a poter andare avanti e indietro, può andare anche lateralmente e ruotare allo stesso tempo.
  • Le caviglie sono alimentate e grazie a esse può rimanere in piedi senza dover effettuare continui movimenti.
  • Inoltre ha abbastanza energia per poter alimentare dei computer di bordo: sarà quindi possibile aggiungere delle eventuali funzioni di percezione.

Le applicazioni per questo tipo di robot potrebbero essere le più disparate essendo pensato per poter camminare nelle stesse superfici in cui riesce a camminare un umano. Ad esempio, potrebbe essere impiegato per effettuare operazioni di soccorso e ricerca in situazioni pericolose (incendi, terremoti, esplosioni) oppure essere in grado di sostituire un umano nella consegna di pacchi all’interno di una città.
Ovviamente questo robot bipede è solo un primo passo verso questo tipo di tecnologia e in futuro potremo trovarlo anche con braccia, svariati sensori e maggiori funzioni per quanto riguarda l’autonomia nello svolgere determinati compiti.
 
 

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Piaggio il robot aiutante che ti segue usando Visual SLAM https://www.business.it/piaggio-il-robot-aiutante-che-ti-segue-usando-visual-slam/ Tue, 07 Feb 2017 09:22:38 +0000 https://www.business.it/?p=7208 Un problema a cui molte aziende del settore robotico stanno lavorando è quello di creare robot in grado di effettuare consegne in maniera autonoma. Una delle maggiori difficoltà è quella di creare un robot in grado di orientarsi all’interno di un ambiente non strutturato, adattandosi alle diverse situazioni che possono presentarsi. La Piaggio Fast Forward (PFF) sta sviluppando [...]

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Un problema a cui molte aziende del settore robotico stanno lavorando è quello di creare robot in grado di effettuare consegne in maniera autonoma. Una delle maggiori difficoltà è quella di creare un robot in grado di orientarsi all’interno di un ambiente non strutturato, adattandosi alle diverse situazioni che possono presentarsi. La Piaggio Fast Forward (PFF) sta sviluppando “Gita“, un robot aiutante in grado di seguire l’utente anche in ambienti non strutturati.

Gita il robot aiutante che ci segue in autonomia

L’ idea principale che sta dietro Gita è quella di creare un robot in grado di trasportare una determinata quantità di oggetti al nostro posto. Secondo la PFF infatti, sarebbe meglio, sia in termini di salute che in termini ambientali, che le persone sbrigassero le proprie commissioni (come per esempio fare la spesa) camminando, ma ciò che molto spesso li scoraggia dal farlo è il dover trasportare su di sé un carico eccessivo.
Gita è un robot aiutante in grado di trasportare oggetti fino a un massimo di 19 Kg; inoltre, ha integrato un sistema di camere stereoscopiche che effettua algoritmi di Visual-SLAM in real-time.  Nella pratica il robot aiutante confronterà le immagini ricavate dalle camere a bordo, con le immagini provenienti da due camere stereoscopiche montate sulla cintura dell’utente da seguire: applicando gli algoritmi di Visual-SLAM ed effettuando un confronto sulle mappe di punti, sarà in grado di seguirlo.
Non è poi così difficile intuire il motivo per cui viene utilizzato questo sistema piuttosto complicato quando, di contro, si potrebbe semplicemente utilizzare un altro tipo di tecnologia (per esempio Beacon), legata magari allo smartphone, per poter seguire la posizione dell’utente. L’idea della PFF è quella di creare un robot che in futuro sia in grado di muoversi in maniera del tutto autonoma all’interno di ambienti non strutturati. Per fare un esempio si potrebbe pensare a un robot in grado di effettuare delle consegne, oppure capace di svolgere compiti analoghi.
Grazie a questo sistema si vuole in qualche modo cercare di istruire il robot a orientarsi in maniera adattiva in ambienti non strutturati, così da poter in futuro effettuare le stesse operazioni in autonomia.
Il robot aiutante di Piaggio può arrivare fino a 35 Km/h a pieno carico, una velocità in grado di seguire qualsiasi pedone e magari, successivamente, un eventuale ciclista. Per adesso le fasi di test si stanno svolgendo in ambienti semi-strutturati e solo seguendo pedoni. Il team di sviluppatori vuole che il robot sia in grado di funzionare in maniera perfetta in queste condizioni prima di passare a velocità più elevate.
Sarà necessario almeno un altro intero anno di test in ambienti del mondo reale prima che questo robot aiutante possa essere messo in produzione per una eventuale commercializzazione. Per quanto riguarda i costi non si hanno notizie certe, ma il proposito è quello di mantenere un costo contenuto per renderlo alla portata di molti, comprese le piccole aziende che potrebbero utilizzarlo nelle attività quotidiane.
Galleria Immagini:



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Esoscheletri in catena di montaggio: il futuro è robotico https://www.business.it/esoscheletri-in-catena-di-montaggio-il-futuro-e-robotico/ Mon, 23 Jan 2017 08:30:01 +0000 https://www.business.it/?p=2551 Nella sempre crescente interazione fra umani e robot, un ruolo determinante sarà quello degli esoscheletri. “Corazze” per ogni uso, corporatura e temperatura, possono svolgere un ruolo sia attivo che passivo. La prospettiva è quella di una maggiore adozione in tutti i settori, tra cui automobilistico, manifatturiero, della Difesa e della sanità. Nelle fabbriche possono migliorare… Leggi tutto »Esoscheletri in catena di montaggio: il futuro è robotico

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Nella sempre crescente interazione fra umani e robot, un ruolo determinante sarà quello degli esoscheletri. “Corazze” per ogni uso, corporatura e temperatura, possono svolgere un ruolo sia attivo che passivo. La prospettiva è quella di una maggiore adozione in tutti i settori, tra cui automobilistico, manifatturiero, della Difesa e della sanità.
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Nelle fabbriche possono migliorare l’ergonomia e offrire sicurezza aumentando l’automazione, migliorando così la qualità, riducendo gli sprechi e diminuendo i livelli di assenteismo dovuti agli infortuni.
Comprendere i costi, i benefici e il ritorno sull’investimento dell’integrazione degli esoscheletri nelle catene di montaggio è quindi un’opportunità per molte imprese. A dirlo è lo studio intitolato “Analysis of Exoskeleton Technology Implementation in Future Factories”, parte del programma Visionary Innovation (Mega Trends) Growth Partnership Service di Frost & Sullivan, che esamina le macro tendenze che plasmano il mondo. Il servizio in abbonamento fornisce approfondimenti su diversi argomenti tra cui: futuro della logistica, analisi comparativa delle città intelligenti, rivoluzione fintech, futuro del lavoro e implicazioni della Brexit.
Il potenziale per l’integrazione all’interno delle fabbriche, i costi di manutenzione inferiori e un ritorno dell’investimento con un periodo di ammortamento inferiore a un anno indicano un buon scenario per la tecnologia dell’esoscheletro, anche se alcune sfide rimangono:

  • Attualmente, non ci sono normative che limitino l’utilizzo degli esoscheletri negli stabilimenti industriali. È necessaria la definizione di un quadro normativo adeguato per garantire che i requisiti di sicurezza relativi all’utilizzo della tecnologia siano soddisfatti.
  • La sostituzione del personale umano con le macchine è un dibattito aperto e vivace, che spesso rappresenta una preoccupazione.

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“Poiché i notevoli vantaggi economici in termini di produttività e assicurazione per i lavoratori spingono avanti la tecnologia dell’esoscheletro”, si legge in una nota di Frost &Sullivan, “diversi operatori stanno offrendo soluzioni innovative. Questo studio presenta case study su diverse nuove soluzioni di aziende innovative come Noonee, Exso Bionics, Cyberdyne, Active Bionics, Robo Mate Consortium, Lockheed-Martin, Bioservo Technologies e Sarcos”.
“Gli esoscheletri rivestiranno un ruolo critico nel futuro delle fabbriche intelligenti”, osserva Vijay Natarajan, analista del gruppo per l’Innovazione Visionaria di Frost & Sullivan. “Entro il 2020, le aziende nella maggior parte dei settori utilizzeranno una qualche forma di tecnologia dell’esoscheletro ed è probabile che entro il 2025 concetti come la collaborazione uomo-robot sostituiranno gli esoscheletri, portando ad una maggiore collaborazione tra esseri umani e robot.”
“L’evoluzione dell’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico – dice ancora – porteranno a robot intelligenti autonomi che percepiscono l’ambiente circostante e lavorano efficacemente con gli esseri umani per portare a nuovi livelli di efficienza. In questo senso, gli esoscheletri hanno un ruolo decisamente unico nel futuro delle fabbriche che sfruttano la collaborazione uomo-robot, o cobot.”

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BALLU, il pallone robot che si tiene in equilibrio https://www.business.it/ballu-il-pallone-robot-che-si-tiene-in-equilibrio/ Fri, 02 Dec 2016 09:13:40 +0000 https://www.business.it/?p=6558 Recentemente si è svolta, a Cancun – Messico, la 2016 IEEE International Conference on Humanoid Robots. Come è facile intuire la conferenza è incentrata su nuovi modelli di robot umanoidi, particolarmente interessante il robot BALLU. BALLU, il robot che sta in equilibrio sfidando la gravità BALLU, acronimo di Buoyancy Assisted Lightweight Legged Unit, è stato ideato dal Dr. Dennis Hong, membro del Robotics… Leggi tutto »BALLU, il pallone robot che si tiene in equilibrio

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Recentemente si è svolta, a Cancun – Messico, la 2016 IEEE International Conference on Humanoid Robots. Come è facile intuire la conferenza è incentrata su nuovi modelli di robot umanoidi, particolarmente interessante il robot BALLU.

BALLU, il robot che sta in equilibrio sfidando la gravità

BALLU, acronimo di Buoyancy Assisted Lightweight Legged Unit, è stato ideato dal Dr. Dennis Hong, membro del Robotics & Mechanisms Laboratory – RoMeLa – dell’UCLA.
Uno dei problemi principali della robotica umanoide è quello di progettare robot in grado di imitare la postura e la camminata delle persone, riuscendo a mantenere l’equilibrio nei differenti ambienti.
Lo scopo principale di BALLU è quello di riuscire a stare sempre in equilibrio, sfruttando una metodologia nuova e alquanto particolare. Questo nuovo robot è formato da:

  • un pallone pieno d’elio che rappresenta la parte superiore del robot;
  • un paio di gambe robotiche molto sottili e leggere.

Nel video seguente è possibile vedere all’opera BALLU, il robot:

In pratica BALLU cerca di contrastare la gravità sfruttando le proprietà dell’elio all’interno del pallone; infatti, risultando più leggero dell’aria, tende a salire. Tutta la struttura è stata pensata in modo che la parte superiore non si stacchi dal suolo e rimanga, quindi, appoggiata sulle due gambe robotiche.
Grazie a questa nuova metodologia, BALLU riesce a stare in piedi praticamente galleggiando nell’aria; oltretutto, riesce, tramite le gambe robotiche, a muoversi in superfici piane, a salire le scale e a superare diversi ostacoli. Osservandolo all’opera si può notare che ha un comportamento molto simile a quello degli astronauti in ambienti a gravità ridotta.
Un grosso problema che affligge questo tipo di modello è che non può essere utilizzato in contesti in cui è presente una notevole quantità di vento. Nel caso in cui  soffi un forte vento, BALLU viene praticamente trasportato via senza possibilità di controllo.
L’idea è davvero interessante, anche se questo tipo di struttura non permette di realizzare robot in grado di spostare o alzare oggetti molto pesanti. Il prossimo passo del team di ricerca è quello di realizzare un altro prototipo con le stesse metodologie ma con 4 gambe. Lo scopo principale è quello di proporre un robot finale in grado di agire in situazioni d’emergenza, magari difficilmente affrontabili dall’uomo.

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Cubo di Rubik risolto in 637 ms da un robot https://www.business.it/cubo-di-rubik-risolto-in-637-ms-da-un-robot/ Sat, 12 Nov 2016 09:00:13 +0000 https://www.business.it/?p=6170 Il robot Sub1 Reloaded ha stabilito un nuovo record nella risoluzione del Cubo di Rubik, risolvendo il rompicapo in soli 637 millisecondi. Cubo di Rubik troppo semplice per un robot Il nuovo Sub1 Reloaded ha stracciato ogni record risolvendo il Cubo di Rubik in appena 637 ms, il precedente record detenuto dalla versione meno recente dello stesso… Leggi tutto »Cubo di Rubik risolto in 637 ms da un robot

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Il robot Sub1 Reloaded ha stabilito un nuovo record nella risoluzione del Cubo di Rubik, risolvendo il rompicapo in soli 637 millisecondi.

Cubo di Rubik troppo semplice per un robot

Il nuovo Sub1 Reloaded ha stracciato ogni record risolvendo il Cubo di Rubik in appena 637 ms, il precedente record detenuto dalla versione meno recente dello stesso robot era di 887 ms, mentre il record ufficiale attuale per quanto riguarda le persone è di 4,904 secondi.
Il Sub1 Reloaded è formato da 6 step-motor collegati ad altrettanti bracci, ognuno dei quali va a prendere il tassello centrale di ogni singola faccia del cubo, in questo modo ogni motore può far ruotare un’intera faccia del Cubo di Rubik.
Il Cubo di Rubik utilizzato è stato realizzato appositamente per questo esperimento. Il cubo in questione ha la caratteristica di avere un attrito minimo in modo da favorire la risoluzione veloce dello stesso.
La scheda di controllo utilizzata per questo robot è stata fornita dalla Infineon, che ha voluto promuovere questo progetto per sottolineare come, tramite l’utilizzo dei loro chip, sia possibile ottimizzare e minimizzare i tempi di esecuzione di determinate azioni rispetto ai tempi impiegati dalle persone.  La loro tesi è che se un computer riesce a risolvere il Cubo di Rubik  in un tempo di gran lunga inferiore a quello di una persona, sulla base delle stesse premesse,  utilizzando questi chip si potranno ottenere migliori risultati anche in azioni come la frenata automatica in un’automobile o altre azioni legate alla guida autonoma.
Sicuramente è impressionante come il robot catturi tramite immagini lo stato del Cubo di Rubik, elabori la soluzione ottimale per la risoluzione dello stesso e la attui in una frazione di secondo. Però, c’è da ricordare che il Cubo di Rubik è un “puzzle” algoritmico che ha una soluzione ben precisa per ogni suo possibile stato quindi è un problema ottimale per un computer; mentre, considerando le implicazioni legate alla guida autonoma, si deve tener conto di tantissime variabili, spesso impredicibili, quindi non è così scontato che la sola velocità di un chip possa essere la soluzione a tutti i problemi.
Maggiori approfondimenti e il video dimostrativo di Sub1 Reloaded potrete trovali a questo link.
 

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Chip Cerebrali: feedback tattile da braccio robotico https://www.business.it/chip-cerebrali-feedback-tattile-da-braccio-robotico/ Sun, 23 Oct 2016 14:00:57 +0000 https://www.business.it/?p=5819 Nathan Copeland è un ragazzo che non è più in grado di muovere i suoi arti a causa di un incidente automobilistico avvenuto diversi anni fa. Adesso, grazie a dei chip cerebrali, riesce a muovere un braccio robotico avvertendo anche delle sensazioni tattili. Questa è la prima volta che tramite un impianto neurale una persona riesce ad… Leggi tutto »Chip Cerebrali: feedback tattile da braccio robotico

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Nathan Copeland è un ragazzo che non è più in grado di muovere i suoi arti a causa di un incidente automobilistico avvenuto diversi anni fa. Adesso, grazie a dei chip cerebrali, riesce a muovere un braccio robotico avvertendo anche delle sensazioni tattili. Questa è la prima volta che tramite un impianto neurale una persona riesce ad avvertire il tatto utilizzando una protesi robotica.

Chip Cerebrali feedback tattile

Funziona bene, riesco ad avvertire la pressione sulle dita

Le dichiarazioni di Copeland tramite un video rilasciato dalla University of Pittsburgh Medical Center (UPMC). Questo importantissimo risultato è stato pubblicato in questi giorni nella rivista scientifica Science Translational Medicine; è facile capire come una scoperta di questa portata possa permettere di sperimentare e realizzare protesi robotiche in grado di restituire le sensazioni tattili a persone che non possono più avvertirle.
A Copeland l’incidente ha cambiato la vita all’età di 18 anni, causandogli un grave danno alla spina dorsale che non gli ha più permesso l’utilizzo degli arti, azzerandogli anche la sensibilità tattile. All’età di 27 anni gli scienziati della UMPC gli hanno impiantato 4 chip cerebrali (array di elettrodi) nel cervello.
Due di questi chip cerebrali sono stati posizionati nella parte del cervello dedicata al movimento (motor cortex), e grazie a questi Copeland riesce a manovrare un braccio robotico semplicemente “pensando”. Questo risultato è da tempo già stato raggiunto anche da altri gruppi di ricerca; rispetto agli altri, in questo caso, sono stati posizionati altri due chip cerebrali nella parte di cervello dedicata alla rilevazioni delle sensazioni.
Sono stati compiuti diversi test per individuare la zona della corteccia in cui posizionare questi elettrodi, utilizzando varie tecniche di brain imaging per monitorare l’attività celebrale.
chip cerebrali impiantati vengono collegati al braccio robotico in modo da poterlo controllare, mentre quando il braccio viene stimolato esternamente elabora un segnale che tramite un computer viene rimandato ai chip cerebrali per il rilevamento delle sensazioni.
Dopo mesi di esperimenti e stimolazioni sono finalmente arrivati i primi risultati: Copeland è in grado di percepire quando una delle dita del braccio robotico viene toccata, riuscendo persino a capire quale dito della mano venga stimolato.
Qui il video dei progressi di Nathan Copeland con il suo braccio robotico.
Questo risultato è solo un piccolo passo in un campo scientifico ancora molto vasto e tutto da esplorare. Riuscire a garantire un feedback tattile è molto importante perché grazie ad esso è possibile controllare in maniera precisa i movimenti della protesi stessa. Risulta, infatti, molto difficile poter capire con quanta forza si sta stringendo un oggetto senza avere nessun feedback.
Nonostante questo sia davvero un grande passo in avanti, la strada da percorrere nell’ambito degli arti robotici è ancora molto lunga.

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